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Nuova Venezia – Poveglia, nessuno rilancia all’asta bis

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

14

mag

2014

IL FUTURO DELL’ISOLA »L’APERTURA DELLE BUSTE

Confermato Brugnaro “Mister 513 mila euro”: la congruità della sua offerta andrà ora al vaglio del Demanio

Nessun vincitore e nessun vinto, almeno fino a ora. L’apertura delle buste ieri ha confermato, come anticipato dalla Nuova, che l’anonimo concorrente era il presidente di Umana Luigi Brugnaro che ieri si è aggiudicato l’asta on line per acquistare Poveglia. Ma l’ultima parola spetterà alla Commissione di Congruità del demanio che dovrà verificare se la somma proposta, 513 mila euro, corrisponda all’effettivo valore dell’isola. La cifra raccolta fino all’ultimo minuto dall’Associazione Poveglia non è bastata a raggiungere la base dell’asta di 513 mila euro, nonostante abbiano partecipato alla colletta quasi 4000 cittadini. Il rilancio tanto atteso a colpi di mille euro è andato quindi in bianco, senza che l’imprenditore veneziano aumentasse la proposta. Il Comune ha fatto sapere che se l’asta verrà aggiudicata a Brugnaro eserciterà il diritto di prelazione. Se invece verrà annullata perché la somma non è ritenuta sufficiente, allora proverà la strada del fiscalismo demaniale. Insomma, le carte sono state scoperte, ma i giocatori stanno ancora studiando la prossima mossa, inclusa l’Associazione Poveglia che sta aspettando dei segnali per capire che ruolo potrà svolgere nei prossimi mesi. Asta. La sfida tra Associazione Poveglia e Brugnaro si è giocata sulla possibilità di rilanciare la somma proposta lo scorso 7 maggio. La prima manche si era conclusa conun 513 mila a 160 mila euro. Ieri i riflettori erano puntati su come si sarebbe svolto il secondo incontro. Fino a ieri non era infatti sicuro che il concorrente in gara fosse Luigi Brugnaro, nonostante molti indizi lo dessero per candidato sicuro. L’associazione. Ieri mattina il direttivo dell’Associazione Poveglia si incontra in quello che è diventato il quartier generale degli iscritti, il Bar Palanca della Giudecca, il locale di Andrea Barina, uno dei soci della prima ora che il 3 aprile scorso lanciò l’idea di acquistare l’isola per non darla in mano ai privati. L’appuntamento è alle 11 sul sito del demanio. La sera prima una quarantina di soci si è incontrata per fare il punto, riconoscendo di non raggiungere la base d’asta. La strategia migliore è quella di rimanere fermi e di sperare che il concorrente non rilanci in modo che la somma rimasta sia così esigua da annullare l’asta. L’ipotesi peggiore è invece che Brugnaro voglia l’isola a tutti i costi e pur di averla sia disposto a proporre qualche milione di euro, cosa che non succede. Dalle 11 alle 12, tempo minimo per rilanciare, gli occhi sono puntati sul monitor fino a quando appare la scritta che dichiara la fine della vendita. La stanchezza accumulata dal direttivo dell’Associazione Poveglia nel corso di un mese di intenso lavoro, trova sfogo in un’acclamazione di gioia generale. L’ipotesi della vendita dell’isola sembra scongiurata. In quell’istante il demanio rende pubblico il nome del concorrente come “amministratore delegato di UmanaSpa”. Brugnaro. Il volto di chi nei giorni scorsi per legge non poteva essere reso noto ora haun nome. Luigi Brugnaro. La somma dell’imprenditore viene confermata come migliore proposta. Non appena la notizia si diffonde lo staff del Patron dell’Umana convoca i giornalisti a una conferenza stampa all’Urban Space di Marghera, per spiegare le sue motivazioni e intenzioni. Brugnaro dichiara di non voler costruire alberghi e di essere disposto a incontrare l’Associazione Poveglia per vedere i progetti elaborati dai gruppi studio, ma anche le idee di altre associazioni che hanno altre proposte. Durante l’incontro attaccherà duramente i giornalisti, colpevoli di aver giudicato negativo il possibile ingresso di un privato e di non aver capito quanti soldi ci vogliono se si vuole restaurare Poveglia.

Vera Mantengoli

 

Abbandonata da 46 anni, c’era il Geriatrico

Tutti da decenni la vogliono, sinora l’ha avuta solo il degrado. La storia “recente” di abbandono di Poveglia ha inizio nel 1968, quando chiuse l’allora ospedale geriatrico: per anni lo Stato trattò con il Touring Club – che voleva farne un villaggio – trovando infine un partner nel Club Mediteranée, che evidentemente avrebbe spostato l’equilibrio verso quel turismo di lusso che è stato il marchio di gran parte delle conversioni delle isole della laguna. Nel 1985 si arrivò ad un’asta demaniale: Poveglia fu messa in vendita per appena 100 milioni di lire. Ma non se ne fece nulla. Nel 1997 sembrava cosa fatta: un progetto di turismo giovanile del Cts con la sponsorizzazione nientemeno che di Bill Gates. Restava da rispolverare il problema della cessione dal Demanio al Comune: un buco nell’acqua anche quella volta. Sette ettari all’ altezza di Malamocco, di Poveglia hanno notizie storiche fin dall’ anno 1000: l’ isola – oggi pericolante negli immobili – ha un campanile del Cinquecento, numerosi edifici, alcune costruzioni rurali, due ville neogotiche, un patrimonio naturalistico prezioso (anche se vittima anch’esso del degrado): è stata la più importante stazione marittima sanitaria dell’ Alto Adriatico e in seguito un ospedale geriatrico, fino all’abbandono nel 1968.

(r.d.r.)

 

Gli scenari

Il Comune farà valere il diritto di prelazione

Se la gara sarà annullata, trasferimento gratuito previsto dal federalismo demaniale

«Gli scenari sono due: o il Demanio riterrà congruo il prezzo di 513 mila euro per vendere Poveglia o annullerà l’asta. Nel primo caso il Comune eserciterà il diritto di prelazione: i soldi li troveremo di sicuro, è certo. Se, invece, il Demanio preferirà annullare l’asta, abbiamo formalizzato al ministero la richiesta di trasferimento gratuito al Comune dell’isola nell’ambito del federalismo demaniale, anche se stante le molte difficoltà che il direttore regionale Soragni ci sta facendo per il trasferimento degli altri beni, la soluzione migliore è la prelazione». Così il sindaco Orsoni s’impegna a togliere l’isola dalle mani di Luigi Brugnaro per mantenerla pubblica, in qualche modo rimediando al pericoloso scivolone di non averla inserita da subito nella partita dei beni del federalismo demaniale, consegnandola così all’asta pubblica di ieri, alla quale la mobilitazione dei cittadini ha certamente fatto cambiare senso. Dunque, Poveglia al Comune: ma per farne cosa? «Voglio tranquillizzare tutte le migliaia di cittadini dell’associazione per Poveglia: il Comune farà tutto il possibile perché l’isola segua il programma da loro immaginato. Troveremo il modo di lavorare assieme, magari dando loro la concessione per la gestione: la Certosa insegna che l’abbiamo già fatto con successo». Non ci sono vincoli che vietino al Comune di acquisire l’isola (caduti a fine 2013 i veti della Finanziaria), anche se il Patto di stabilità impone, per comprare Poveglia, di tagliare 513 mila euro altrove. D’altra parte, la partita federalismo è lenta e “litigiosa”. «Ad aprile, abbiamo inserito Poveglia tra i beni chiesti al Demanio», osserva il vicedirettore generale Luigi Bassetto, «ci sono questioni in sospeso, perché il ministero rivendica per sé il possesso di beni parzialmente in uso allo Stato, come Palazzo Ducale, mentre noi riteniamo che questo non impedisca il trasferimento della parte restante. Un altro aspetto è legato ai beni che abbiamo già valorizzato con i privati, come Punta della Dogana, e che ora il ministero vorrebbe togliere dalla partita. Infine, il confronto per quei beni per i quali non prevediamo un recupero culturale, come la Celestia, destinata a social housing».

Roberta De Rossi

 

«Sì, la voglio comprare io nell’interesse della città»

Il patron di Umana e Reyer spiega le ragioni che l’hanno indotto a farsi avanti

Conferenza stampa nervosa: «Privati dipinti ingiustamente come speculatori»

«Mi scuso per non aver risposto in questi giorni al cellulare, ma quando ci sono delle procedure di asta in corso bisogna rispettare il silenzio. Questo lo dico perché non ho mai voluto essere anonimo. L’isola è in mano ai veneziani e anch’io mi sono spaventato quando ho sentito che era all’asta perché sono contrario che venga chiusa, deve rimanere aperta». Inizia con tono pacato l’incontro organizzato ieri pomeriggio allo Space Urban di Marghera per ascoltare i progetti di Luigi Brugnaro, il patron di Umana e Reyer che ieri si è provvisoriamente aggiudicato l’asta e il diritto di comprare Poveglia, se il demanio approverà la proposta di 513 mila euro. L’imprenditore cambia tono quando precisa poi di aver organizzato la conferenza deluso e scontento di come i giornali abbiano trattato la questione, dipingendo ogni privato come possibile speculatore e dando poche informazioni sui vincoli di destinazione pubblica imposti dalla soprintendenza: «La stampa ha dato un’immagine falsa della città. In questo modo va a finire che facciamo brutta figura con il mondo – ha detto citando il New York Times uscito lunedì – e diciamo un sacco di baggianate ». Il riferimento è in primo luogo alla questione fondamentale dei soldi necessari per restaurare l’isola, calcolati attorno ai 20 milioni in dieci anni: «Ma come avrebbero fatto a trovarli?», osserva inalberandosi riferendosi all’Associazione Poveglia. In secondo luogo, secondo l’imprenditore, non si è parlato a sufficienza delle condizioni di fruizione pubblica del bene che ne garantirebbero un continuo accesso, tanto da individuare in questo vincolo la mancanza di altri pretendenti. Quanto al gruppo di esperti dell’Associazione Poveglia da un mese al lavoro al lavoro per verificare lo studio di fattibilità, Brugnaro replica senza giri di parole: «Il primo a essere interpellato sarà il sindaco a nome della collettività, poi ci saranno tutte le altre associazioni con idee, non solo l’Associazione Poveglia». Ma perché non ha ha contattato i cittadini prima del 7 maggio, giorno di apertura dell’asta? Brugnaro dribbla la domanda e sottolinea di essere «uno che arriva al sodo, un veneziano che ha partecipato all’asta proprio per sottrarla a qualche ricco americano che magari voleva comprarla, sulla spinta magari dello spazio dedicato nei giornali. Sapete come andava a finire se non partecipavo? Che l’asta andava deserta e allora sì che sarebbe arrivato un americano a comprarla». Una sorta di paladino della venezianità che arriva dove il pubblico è più fragile, «mettendo a disposizione il denaro necessario». Brugnaro non ha contemplato l’ipotesi che il Comune eserciti il diritto di prelazione in quanto, secondo lui,non avrebbe le risorse per ristrutturare gli immobili: «Vuole prenderla il Comune? Se hai soldi…». Dietro a quest’operazione non c’è nessun piano B, nemmeno quello di candidarsi a sindaco ribadito più volte con un secco no. Una frecciatina anche a Claudio Scarpa dell’Ava: «Dato che ha spiegato perché non vorrebbe altri alberghi spero che avrà la stessa premura a dirlo ai suoi colleghi in caso volessero ampliare le loro strutture ricettive». Infine, dopo aver detto di non avere ancora un’idea di progetto precisa ha concluso: «Certo che Venezia è viva – ha detto – ed è encomiabile l’iniziativa dell’Associazione Poveglia, ma vorrei sapere se tutta questa gente che si è dimostrata interessata a un’isola di ruderi e pantegane, mostrerebbe la stessa sensibilità per i ragazzini che giocano a basket».

(v.m.)

 

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