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DIFFIDA A RENZI   «Azione legale a livello europeo»

LAGUNA E AMBIENTE – Assemblea a San Leonardo, rilanciata la protesta in vista del Comitatone

No navi, nuovo blocco il 7 giugno

Il comitato ha annunciato di voler fermare le crociere. Manifestazione anche l’8, nei giorni della Biennale

È programmata per il 7 giugno la mobilitazione del corteo No Grandi Navi da Piazzale Roma fino ai cancelli del terminal marittima con l’obiettivo di bloccare la partenza delle navi da crociera, come avvenuto lo scorso anno nello stesso periodo.
Ad annunciare l’azione di disturbo il leader dei centri sociali veneziani Tommaso Cacciari ieri pomeriggio, nel corso di un’assemblea pubblica gremita, con posti a sedere in stile «agorà» che ha visto parlare i membri dell’associazione Ambiente Venezia e dei No Grandi Navi. Alla protesta di massa del 7 giugno che ha tutto fuorché l’aria di risolversi in modo pacifico, ne seguirà una moderata l’8 giugno, con azioni informative di contorno agli eventi della Vogalonga e all’apertura della Biennale.
«Siamo agli sgoccioli – ha affermato Cacciari – abbiamo un mese di tempo per mobilitare la città contro le decisione che si sono prese in barba alle procedure, ai pareri, all’ambiente e alla salute». L’obiettivo ora è quello di stringere alleanze e avere quanta più forza possibile a rigor di numeri, motivo che vedrà la partecipazione degli attivisti a Roma sabato 17 maggio, in occasione della manifestazione nazionale in difesa dei beni comuni indetta dal Forum italiano dei movimenti per l’Acqua. Tra i temi affrontati ieri pomeriggio, anche quello legato all’occupazione portata delle crociere in laguna, ma il cuore degli interventi è stata l’accusa di mancanza di trasparenza da parte dell’amministrazione, e più precisamente, del consiglio comunale.
«Invitiamo l’assessore all’Ambiente a mettere sul tavolo tutti i documenti relativi alle procedure – ha ribadito con forza Cristiano Gasparetto di Italia Nostra – e al sindaco di smettere questo atteggiamento ambiguo dove non si capisce se sia un garante o se porti avanti un progetto per gli affari suoi». Nella stessa direzione va anche la richiesta del comitato di tradurre in più lingue i pareri Via negativi venuti recentemente alla luce, e la diffida che i «No Grandi Navi» indirizzeranno oggi, dopo ulteriori integrazioni, al premier Matteo Renzi e a tutti i membri del comitatone, con richiesta dell’avvio di procedura di infrazione in violazione delle Direttive Acque 2000/60/CEE se qualunque degli scavi dei canali veneziani, vuoi quello dietro la Giudecca, vuoi il contorta Sant’Angelo o il Vittorio Emanuele, dovessero diventare realtà.

 

IL DOCUMENTO – Le otto pagine che promuovono solo i progetti di Vtp e Porto

L’operazione trasparenza comincia a dare i suoi frutti. Il Governo ha infatti deciso, su pressioni del Comune, di desecretare tutta la documentazione relativa alla scelta delle alternative al passaggio delle grandi navi. Il fatto che ci fossero già da tempo valutazioni espresse – e anche molto critiche – ma mai divulgate prima che lo facesse il senatore Felice Casson la scorsa settimana, rischiava di stendere un intollerabile velo di sospetti sulle operazioni di valutazione in corso. E quindi, un poco alla volta, i documenti “top secret” cominciano a riaffiorare. Il primo a vedere la luce è anche il primo in ordine cronologico: la presentazione da parte della Capitaneria di porto, Autorità portuale e Magistrato alle acque dei progetti depositati presso l’autorità marittima e le relative valutazioni. Si tratta di otto paginette che stroncano tutte le alternative dando il via libera solo al canale Contorta e al canale retro Giudecca. Non una parola è riservata alle modifiche che avrebbe l’idrodinamica lagunare con questi due progetti. Si è privilegiato segnalare la scarsa incidenza che avrebbero l’inquinamento acustico e atmosferico sulla situazione esistente e la reversibilità delle realizzazioni per interramento naturale dei canali. Sui rimanenti, il problema comune che viene richiamato è la necessità di rivedere completamente la pianificazione urbanistica e portuale e quindi la necessità di tempi molto più lunghi.
Nel dettaglio, sul progetto De Piccoli – Duferco (127 milioni di investimento), la commissione valutatrice esprime diverse riserve: in particolare sulla vicinanza con il sistema Mose, l’esposizione ai venti e alle correnti, la necessità di predisporre una variante “a tutti gli strumenti urbanistici”, il fatto che i tempi sarebbero difficilmente programmabili, non essendoci nel mondo altri terminal simili e un aumento dei costi per la sicurezza e il trasporto, con conseguente traffico acqueo da e per la Marittima. Idem per le tre varianti, di due gruppi ambientalisti e del Comune di Mira.
Sul porto di Marghera (299 milioni di investimento), il progetto prevede la realizzazione di due ormeggi lungo il canale Vittorio Emanuele vicino ai serbatoi petroliferi. La bocciatura arriva per motivi di sicurezza del traffico, più volte segnalata dallo stesso Paolo Costa.
La tangenziale lagunare retro Giudecca (costo 60 milioni), presentata da Enrico Zanetti e Vtp, è probabilmente il progetto più criticato perché il canale sarebbe scavato non in una via d’acqua più piccola, ma in secca. Questo sembra non interessare: “non si notano modifiche nella morfodinamica lagunare rispetto allo stato di fatto”.
E veniamo al Contorta, che viene presentata come una “ricalibratura” di un canale attualmente profondo un metro. Anche qui nessun accenno all’idrodinamica lagunare. Il costo previsto è di 157milioni, compresi gli interventi di rimodellamento lagunare.

Michele Fullin

 

L’INTERVENTO – Grandi navi, il “sarto” Costa e la laguna sciancata

Quando si crede al lupo che si traveste da agnello, allora si è perduti. Per questo bisogna diffidare delle suadenti parole del presidente dell’Autorità Portuale, Paolo Costa, che favoleggia una laguna da Mulino Bianco spiegando al colto e all’inclita che grazie al Mose alle bocche di porto e – udite udite – grazie allo scavo del canale Contorta Sant’Angelo, sarà possibile ricostruire la morfologia del bacino centrale che egli stesso riconosce ridotto a un braccio di mare.
Costa non dice per quale ragione la laguna sia ridotta così, forse sarà colpa di un destino cinico e baro, ma allora glielo ricordiamo: a distruggere la laguna è stato il Canale dei Petroli con le circa 4 mila navi che vi passano ogni anno, e il Contorta ne sarà la replica. Salvo, naturalmente, arginarli entrambi, per confinare all’interno di un alveo chiuso gli effetti erosivi provocati dallo spostamento di migliaia e migliaia di tonnellate d’acqua innescato dal dislocamento delle navi.
Il presidente dell’Autorità Portuale non parla di argini, ma parla di velme e di barene, come se una volta tagliato un albero si potesse dire al falegname sotto casa di ricostruirne un altro. Le velme e le barene sono frutto della Natura e se sono scomparse è per colpa dell’intervento dell’uomo che sì, è vero, ha sempre operato in laguna, ma per preservarla e per difenderla mirando al suo equilibrio, non per distruggerla. Ciò fino alla Modernità, poi sono arrivati i Costa e quelli come lui, che danno ragione a chi dice che per certi ingegneri il fiume più bello è un tubo.
Chiamiamo, allora, le cose con il loro nome: le velme e le barene di Costa sono argini, isole artificiali, palizzate, burghe riempite di fanghi (inquinati, inquinati) e di sassi, se non addirittura dighe di pietrame come quella lunga 8 chilometri e larga 26 metri che l’Autorità Portuale ha per l’appunto proposto chissà perché per confinare il Canale dei Petroli tra San Leonardo e Fusina. Con le finte barene del Contorta si tratterebbe, sia chiaro, della divisione della laguna in due bacini idraulici separati.
A sentire Costa, viene in mente una mitica barzelletta di Walter Chiari che raccontava di un cliente e di un sarto che non voleva ammettere i propri errori. Per far star bene un vestito sbagliato sul malcapitato, il sarto lo convinceva a modificare in continuazione la sua postura (le spalle, la schiena, le gambe eccetera), finendo per trasformare il cliente in uno sciancato al quale, però, il vestito cadeva a pennello!
Meglio, allora, una laguna “sciancata”, come vorrebbe il sarto Costa, o una laguna sana e con un bel vestito tagliato bene? Nella seconda ipotesi, le navi incompatibili devono restare fuori dalla laguna, conservando la Marittima come terminal per le navi compatibili e come snodo logistico per la nuova portualità.

Silvio Testa autore del libro “E le chiamano navi”, componente del Comitato NO Grandi Navi

 

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