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Il Tavolo dei Pendolari del Veneto dice no all’aumento dei biglietti ferroviari. Secondo i rappresentarti dei pendolari gli aumenti corrispondono alla volontà della Regione di scaricare i costi dell’orario cadenzato sugli utenti. Per questo i Comitati dei Pendolari di Quarto d’Altino, del Veneto Orientale, Treno dei Desideri e Trenitardo, il coordinamento degli Studenti e Legambiente in un documento condiviso spiegano che non intendono pagare ciò che non hanno chiesto, non hanno voluto e non funziona. Il cadenzamento, adottato dal 15 dicembre del 2013, era stato presentato dall’assessore regionale alla Mobilità Renato Chisso come una rivoluzione del trasporto ferroviario. «Una rivoluzione non si può fare a costo zero – spiega Nicola Nucera di Legambiente – l’aumento è inaccettabile, in alcuni casi oltre il 15 per cento. Il presidente della regione Luca Zaia e l’assessore Chisso nel bilancio preventivo non hanno previsto un euro in più oltre al fondo nazionale. Il cadenzamento vero non è mai partito perché il servizio ferroviario da dicembre non copre in modo equo e completo né la giornata, né la settimana, né tutto il territorio regionale. Gli aumenti non sono conseguenza delle richieste dei pendolari ma necessari per risolvere le criticità create dalla Regione con il nuovo orario». I rappresentanti dei pendolari sottolineano come l’aumento dei biglietti non abbia incentivato l’uso del treno e non corrisponda a miglioramenti del servizio. «Si afferma di voler incentivare il trasporto pubblico ma non si fa altro che penalizzarlo, dando priorità alla costruzione di nuove strade in una regione tra le più inquinate e trafficate d’Europa». Il Tavolo dei Pendolari precisa di essere in attesa di risposte alle istanze di modifica agli orari presentate ad aprile alla Regione.

Davide De Bortoli

 

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