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L’ACQUISTO DELL’ISOLA DI POVEGLIA

Il Demanio dice no a Brugnaro

L’offerta di 513 mila euro non è congrua con il reale valore

Niente da fare per Luigi Brugnaro, il patron diUmana della Reyer che si era aggiudicato all’asta l’isola di Poveglia per 513 mila euro. L’Agenzia del Demanio ha fatto sapere ieri che la cifra non è stata ritenuta non congrua con il reale valore del bene. Soddisfatta l’Associazione Poveglia: «Èmeglioche resti allo Stato».

Poveglia, no del Demanio all’offerta di Brugnaro

Troppo pochi per l’Agenzia i 513 mila proposti per la gestione dell’isola Il patron dell’Umana si riserva una risposta: «Attendiamo di leggere la lettera»

Troppo pochi per l’Agenzia del Demanio 513 mila euro per prendere in gestione l’isola di Poveglia e così l’ufficio patrimoniale statale ha comunicato ieri di aver respinto con una lettera l’offerta presentata dall’imprenditore Luigi Brugnaro, perché la propostaeconomicanonè stata ritenuta congrua. Brugnaro, presidente dell’Umana Holding, che raggruppa 19 società, e “patron” della Reyer di pallacanestro, aveva appunto offerto per l’aggiudicazione dell’isola veneziana 513 mila euro. All’imprenditore si era contrapposto all’asta il comitato cittadino “Poveglia per tutti” che si batte per un futuro uso dell’isola non turistico e aperto ai veneziani, con un’offerta di 160 mila euro. «Aspettiamo di leggere nel dettaglio la lettera dell’Agenzia del Demanio per conoscere i motivi del rifiuto dell’offertafanno sapere dallo staff di Brugnaro – e prendere quindi posizione in merito ad essi. La decisione del Demanio blocca di fatto tutta la procedura e riporta la situazione di Poveglia al punto di partenza. Il Comitato “Poveglia per tutti” – come riferiamo a parte – aveva già chiesto che fosse il Comune a chiedere al Demanio di ricevere direttamente in gestione l’isola, nell’ambito del federalismo demaniale, anche se in questomomento, con un’Amministrazione ormai alle ultime settimane di vita – sull’onda dei contraccolpi dell’inchiesta sul Mose e dell’arresto del sindaco Giorgio Orsoni – sembra difficile che in questo momento Ca’ Farsetti possa prendere qualsiasi iniziativa di questo tipo. Da parte sua l’Agenzia del Demanio ora valuterà quali altre possibilità di valorizzazione dell’isola lagunare possano essere messe in atto, considerando che la gara non è andata abuonfine. Il Bando proponeva al mercato l’isola della laguna, assieme ad altri complessi immobiliari italiani che presentavano per il Demanio – per localizzazione, dimensioni e possibili destinazioni d’uso – potenzialità di trasformazione e sviluppo con finalità turistico-culturali. Il bando prevedeva appunto anche la cessione per 99 anni degli edifici dell’Isola di Poveglia a Venezia, costituita da tre isole molto vicine, due delle quali collegate da un ponte. Situato nella Laguna Sud, di fronte al Lido di Venezia, il complesso di isole presenta numerosi fabbricati da recuperare, di valore storico e architettonico. Poveglia, che è stata nel Settecento anche un lazzaretto e poi nel Novecento stazione marittima per la quarantena di equipaggi e passeggeri fu trasformata poi in ospedale convertito a casa di riposo e quindi abbandonata. Ha una superficie di circa 75 mila metri quadrati di cui oltre 5 mila coperti. L’isola collocata più a sud, l’Ottagono di Poveglia, ha un recente marginamento in mattoni ed era anticamente adibita a scopo difensivo dell’insieme. L’isola collocata centralmente è collegata con quella più a nord da un ponte recentemente recuperato, con fabbricati in pessimo stato di manutenzione, ad eccezione di unacavana.

(e.t.)

 

Le reazioni. L’Associazione soddisfatta «Un bene che resti allo Stato»

Ieri tutti i soci dell’Associazione Poveglia in cuor loro hanno tirato un respiro di sollievo: «Benché non volessimo credere che per quella cifra lo Stato avrebbe tolto ai cittadini il piacere di godere di un bene pubblico – ha detto Lorenzo Pesola, uno dei soci del direttivo – fino all’ultimo non abbiamo voluto pronunciarci, sperando che Poveglia rimanesse allo Stato». Non si sa quale criterio abbia utilizzato la Commissione di Congruità per arrivare a respingere l’offerta dell’imprenditore veneziano, ma l’Associazione Poveglia pensa di aver contribuito a scoraggiare qualsiasi gestione privata fin dall’inizio, grazie alla numerosissima partecipazione di cittadini. Che cosa succede adesso? Gli scenari che si prospettano nel futuro immediato sono due, uno strategico e uno economico. Il primo: «Partendo dal fatto che l’isola è tornata allo Stato – prosegue Pesola – vogliamo presentare un piano economico per garantire la disponibilità di Poveglia per tutti, per almeno una generazione. Vorremmo quindi presentare un progetto, basato anche sulle proposte emerse nell’ultima assemblea, al Ministero dell’Economiae alMibac che riteniamo un partner ideale dato il comprovato interesse pubblico di Poveglia». Secondo scenario. L’accordo coni soci era che,nonappenail demanio avesse preso una decisione sul futuro di Poveglia e avesse restituito all’Associazione Poveglia lasomma dei 20 mila euro dati come fideiussione, sarebbero tornati indietro automaticamente anche gli 80, donati da ogni socio per la partecipazione all’asta. Per essere trasparenti e non creare nessun tipo di fraintendimento, il direttivohadeciso dinonattendere la sommae di procedere alla restituzione che partirà nel giro di qualche giorno. Nel corso dell’ultima assemblea del 2 giugno, si era votato a favore della creazione di un fondo scopo che, nel caso in cui si ottenesse la concessione, servirebbe a finanziare i primi interventi come la messa in sicurezza degli edifici e un primo necessario taglio dalle erbacce: «Quando rimanderemo indietro i soldi – specifica Pesola – ci sarà l’opzione di trasferirli subito al fondo scopo. Il fatto che sia il cittadino che scelga di appoggiarci mantiene vivo il senso della partecipazione e la responsabilità del direttivo». Per le donazioni cartacee saranno invece istituiti due punti ancora da definire in città. In questi giorni si deciderà quando convocare la prossima assemblea e come festeggiare. Intanto si tirano le fila di questa fase: «È la dimostrazione che quando i cittadini si uniscono per difendere e riappropriarsi di quello che è loro, riescono a rompere il silenzio che si sarebbe creato se nessuno avesse fatto nulla».

Vera Mantengoli

 

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