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Gazzettino – Cosi’ Baita “oliava” i grandi progetti

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

18

giu

2014

INCHIESTA MOSE – Le rivelazioni di Buson, ex manager Mantovani. Intanto quattro arrestati sono pronti a parlare

Così Baita “oliava” i grandi progetti

Dalla Nogara Mare all’A27: 800mila euro da distribuire ai politici per i project financing a Nordest

IL PIANO – Dal Grap alla Nogara mare, dalle tangenziali alla Sr 10, dalla Valsugana al prolungamento dell’A27 fino a Cortina: 9 project financing che Piergiorgio Baita nel 2012 decide di “incoraggiare” con 800mila euro di mazzette.

LA RIVELAZIONE – A raccontare la formazione della “provvista” è Nicolò Buson, braccio destro di Baita: i soldi sarebbero serviti per “convincere” i politici. E altri quattro indagati sono pronti a parlare.

IL SISTEMA – Evitare le corse al ribasso, meglio proporre progetti con le cordate

LA RIVELAZIONE «Protestai per le continue richieste dei politici: mi disse che non c’era alternativa»

UN LUNGO ELENCO – Gra e Nogara Mare, Via del mare, Valsugana e Tangenziali Venete

Un fondo da 800mila euro per “oliare” le grandi opere

Le rivelazioni di Buson, ex direttore amministrativo di Mantovani: Baita nel 2012 avrebbe creato finanziamento illecito e false fatturazioni per 4 milioni di euro, una provvista per pagare «chi occupava ruoli di rilievo in regione». Nel mirino 9 projet financing per l’ospedale di Padova

Si va dal Grap alla Nogara mare, dalle tangenziali alla Sr 10, dalla Valsugana al prolungamento dell’A27 fino a Cortina. In tutto sono nove progetti di finanza che Piergiorgio Baita a maggio 2012 decide di “incoraggiare” con 800 mila euro di mazzette. Racconta Nicolò Buson, il braccio destro e sinistro di Baita per quanto riguarda i “finanziamenti”: «A maggio del 2012 ricordo di avere effettuato una serie di incontri prima con Baita, poi con Baita e la Minutillo e infine con Mirco Voltazza relativamente a una provvista di 800 mila euro che il Baita aveva detto che era necessario procurare per la “sistemazione” di alcuni project financing in corso di approvazione o comunque di esame da parte delle competenti autorità regionali. Ricordo che alla fine, oltre a me, anche la Minutillo aveva iniziato a lamentarsi di queste continue somme che venivano chieste dai politici locali per poter favorire l’approvazione dei project financing. Ricordo che in un’occasione io e la Minutillo protestammo espressamente con il Baita, il quale però ribadì la sua decisione di fondo, che non vi erano cioè alternative al pagamento di somme illecite a coloro che occupavano posti di rilievo negli enti pubblici preposti alla approvazione dei progetti.» E’ il 10 aprile 2013 quando i p.m. Stefano Ancilotto e Stefano Buccini, interrogano Buson, allora detenuto nel carcere di Treviso. E Buson racconta che Baita è l’inventore del sistema del project. Il geniale amministratore delegato della Mantovani infatti ha capito per tempo che è inutile dissanguarsi con una corsa al ribasso concorrendo all’aggiudicazione degli appalti. E’ meglio farseli da soli, gli appalti, essendo certi di vincere. E così inventa i projetc ovvero proposte di interventi che hanno interesse pubblico. Il meccanismo del project è complesso perchè chi lo propone non può candidarsi a realizzarlo. O, meglio, può realizzarlo solo subentrando a chi ha vinto la gara e al prezzo fissato da chi ha vinto. E’ un diritto di prelazione che viene riconosciuto al proponente. Baita concorre in numerosi project, ma è lui stesso a dire che perde sempre quando non si allea con la Gemmo. Ma vediamoli questi project. Alcuni sono andati avanti, altri come il prolungamento dell’A27 fino a Cortina sono in alto mare.
Partiamo dal Grande Raccordo Anulare di Padova. L’importo del progetto è di 520 milioni di euro. Si aggiudica la gara la Società Italiana per Condotte d’Acqua S.p.A. – Società Astaldi S.p.A. Attualmente la proposta è sospesa.
Poi c’è la Nogara mare, un intervento che vale 2 miliardi. Vince una associazione temporanea d’imprese che comprende la Mantovani.
Poi ancora la superstrada a pedaggio Via del Mare A4-Jesolo e litorali: tratti da A27 – Silea ad A4 – Meolo e da Jesolo a Ca’ di Valle. Importo del progetto: 281 milioni. Il proponente è la Sitre di Baita, ma il project è sospeso. Si riparte con il progetto Via del Mare: collegamento A4 – Jesolo e litorali. Importo 187 milioni. Vince Adria Infrastrutture cioè una società di Piergiorgio Baita; Nuova strada regionale S.R.10 “Padana Inferiore”. L’importo è di 35 milioni e il 1. classificato è l’Ati guidata dall’impresa Giuseppe Maltauro S.p.A., la società finita nei guai per l’Expo di Milano;
Nuovo sistema delle tangenziali venete: Verona-Vicenza-Padova. Importo del progetto: 2 miliardi 270 milioni di euro. Primo classificato impresa Pizzarotti, ma nell’Ati c’è anche l’impresa Mantovani di Baita; Itinerario della Valsugana Valbrenta – Bassano – Superstrada a pedaggio. Importo del progetto: 787 milioni di euro. Vince Pizzarotti con Mantovani.
Collegamento tra autostrada A4 VE-TS, tra i caselli di Portogruaro e Latisana, e Bibione e litorale. L’intero iter è sospeso.
Infine c’è il project sul prolungamento dell’A27 fino a Cortina, tuttora in alto mare.

Maurizio Dianese

 

PIANO OPERATIVO – Una strategia pianificata in diversi incontri, presenti anche Minutillo e Voltazza

CHI PARLA I chioggiotti Mario e Stefano Boscolo, ma anche Morbiolo e Cuccioletta

Quattro arrestati hanno chiesto l’interrogatorio ai Pm, per vuotare il sacco e uscire di galera

CHI NEGA – Tacciono Marchese, Sutto, Brentan e Piva, l’ex magistrato alle acque

Iniziata la corsa per patteggiare

E’ iniziata la corsa al patteggiamento. E sul pallottoliere la Procura di Venezia comincia ad avere più palline bianche che nere e cioè più gente che vuol collaborare rispetto a quanti continuano a giurare la propria innocenza. Oggi va in scena un’altra tranche di Tribunale del riesame e in parecchi chiederanno di essere scarcerati o di andare ai domiciliari. Ma c’è più di qualcuno che ha chiesto di parlare. Per ora si tratta di richieste di interrogatorio, ma quattro avvocati si sono già presentati in Procura a sondare il terreno. I loro clienti vogliono vuotare il sacco. Del resto il primo è stato il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni ed è proprio sulla base della sua vicenda processuale – che potrebbe chiudersi sabato con un patteggiamento di 4 mesi – che altri quattro arrestati hanno chiesto di essere sentiti al più presto in Procura. Sembra che vogliano presentarsi, come Orsoni, con il cappello in mano “ammettendo i contatti con Sutto” e la “consapevolezza dell’effettiva provenienza del denaro dal Consorzio Venezia Nuova, ai cui finanziamenti illeciti ha dichiarato di non essersi sottoposto” – come si legge nell’ordinanza che ha liberato Orsoni in cambio dell’ammissione di colpevolezza. Adesso altri lo faranno. Il carcere comincia a dare i suoi frutti. Del resto in 24 sono in galera da mercoledì 4 giugno. E due settimane possono essere un tempo infinito. E dunque si può iniziare a fare i conti di chi parla e di chi – per ora – non parla.
Non parla – nel senso che nega tutti gli addebiti e contesta le accuse – Giampietro Marchese, indicato da molti, a cominciare dai suoi compagni di partito come Pio Savioli, come il referente del Pd per quanto riguarda le collette, chiamiamole così, elettorali. Anche Federico Sutto, il postino di Giovanni Mazzacurati per conto del quale consegnava le bustarelle, ha deciso per adesso di non aprire bocca. L’obiettivo del suo avvocato, Gianni Morrone, è quello di farlo uscire dalla galera il più rapidamente possibile, poi si vedrà. Collaborano invece i Boscolo Bacheto, Mario e Stefano, padre e figlio, i chioggiotti che sono al centro dell’inchiesta per quanto riguarda la parte delle mazzette targate Partito democratico. Anche Franco Morbiolo, pure lui della banda delle coop rosse – così la chiama Pio Savioli – ha parlato e il suo verbale è stato secretato, segno evidente che ha aperto il sacco. Non parla invece Lino Brentan, l’ex amministratore delegato della Padova-Venezia, già arrestato un anno fa e sempre per una storia di tangenti. Lino Brentan, ironia della sorte, condivide con uno dei grandi accusatori del sistema Mose – Piergiorgio Baita – la passione per l’orto. Entrambi dicono di essersi ritirati a coltivare pomodori-ciliegino.
Non parla per ora nemmeno Maria Giovanna Piva, ex magistrato alle acque, mentre ha vuotato il sacco ammettendo tutto Patrizio Cuccioletta, che aveva assunto la carica subito prima della Piva. Anche Enzo Casarin, il segretario di Renato Chisso non parla o, meglio, si difende dicendo che esiste un altro Casarin, Gianni, e potrebbe essere lui quello che cercano i pm.
Mancano all’appello – nel senso che ancora non si sa quando verranno interrogati – un paio di funzionari regionali come Giuseppe Fasiol e Giovanni Artico. Almeno per Fasiol la posizione sembra alleggerita dal fatto che è accusato di aver preso un incarico di collaudo del Mose, ma pare che abbia in mano la prova provata che quell’incarico lo ha rifiutato. Artico invece è accusato di aver bloccato tutto finché non gli hanno assunto la figlia. Posizioni minori, ma importanti, secondo l’accusa, per dare il quadro della pervasività della corruzione.

Roberta Brunetti – Maurizio Dianese

 

IL RIESAME – I giudici concedono gli arresti domiciliari all’ex presidente del Coveco, accusato di

Lo zampino di Morbiolo nella consulenza

Il Tribunale del riesame ha concesso gli arresti domiciliari a Franco Morbiolo intervenendo «solo sulla proporzionalità e adeguatezza della misura cautelare», ma «confermando l’ordinanza impugnata nella parte restante». Lo scrive il presidente Angelo Risi per spiegare la decisione di revocare il carcere all’ex presidente del Coveco arrestato il 4 giugno scorso. Così le prime motivazioni dei giudici del riesame, depositate ieri in cancelleria, sono una sostanziale conferma del quadro accusatorio ricostruito dall’ordinanza dal giudice Alberto Scaramuzza, su richiesta dei pm Stefano Ancillotto, Paola Tonini e Stefano Buccini.
Morbiolo è accusato di finanziamento illecito avendo partecipato, con le imprese del Coveco, al giro di false fatturazioni messo in piedi dal Consorzio Venezia Nuova. In particolare gli vengono contestati i contributi “in bianco” all’ex consigliere Giampietro Marchese e al sindaco Giorgio Orsoni: soldi formalmente arrivati da consorziate, in realtà del CVN, quindi illeciti. «La regia della vicenda è riferibile a Mazzacurati» scrive Risi. Ma Morbiolo sapeva, così come sapeva del sistema di sovrafatturazioni. Lo dicono sia Pio Savioli, il rappresentante delle coop nel CVN, che il responsabile amministrativo del Coveco, Enrico Provenzano. «É Morbiolo che suggerisce al responsabile amministrativo Provenzano di trascrivere su carta “mangiabile” e di nascondere in un luogo sicuro i documenti compromettenti relativi proprio ai rapporti tra Coveco e CVN» scrive ancora Risi.
I giudici del riesame approfondiscono anche un’altra vicenda che coinvolge pure Morbiolo, quella della consulenza da 200mila euro pagata proprio dal Coveco all’ex segretario regionale alle sanità, Giancarlo Ruscitti. Così Mazzacurati cerca di entrare nell’operazione nuovo ospedale di Padova. E ancora una volta, per non far apparire il CVN, interpone il Coveco. «Vi sono una pluralità di intercettazioni telefoniche tra Savioli e Morbiolo nonchè tra Savioli e Mazzacurati dalle quali risulta che l’ordine partito da Mazzacurati è quello di “far fare” il contratto con la Coveco». Contratto sottoscritto da Morbiolo. «Che il contratto sia, evidentemente, simulato è ben chiaro anche a Ruscitti che infatti telefona all’ingegner Mazzacurati per ringraziarlo». E una conferma ulteriore arriva da una conversazione intercettata tra Morbiolo, Ruscitti e Savioli.
Il Tribunale, infine, respinge le argomentazioni della difesa, secondo cui Morbiolo era un mero esecutore, senza contatti diretti con i protagonisti della vicenda, che in un caso si era pure opposto a Mazzacurati, mentre il Coveco non ne aveva tratto benefici. «Lungi dall’essere un semplice uomo di paglia – ribattono i giudici – ha esercitato un potere decisionale ampio e assolutamente incontrollato sia sulle cooperative consorziate che sui dipendenti manifestando una fortissima influenza sull’intera gestione dell’intera cooperativa che, tutt’ora, egli è in grado di esercitare. Diversamente non si comprenderebbe come sia riuscito a far emettere alla Covevo fatture per operazioni inesistenti per oltre 4 milioni di euro». Insomma, anche se non apparteneva al «gruppo decisionale», aveva un «ruolo esecutivo cosciente». Quanto al profitto per il Coveco, stava nel «partecipare alla spartizione delle opere che il CVN appaltava alle sue consorziate».

Roberta Brunetti

 

PIGOZZO (PD) «Sospendere le procedure della gara per la Via del Mare che porta a Jesolo»

VENEZIA – Sospendere le procedure di gara per la costruzione e la gestione della superstrada a pedaggio denominata «Via del Mare» A4 – «Jesolo e litorali» in attesa degli esiti della verifica svolta dalla Commissione d’inchiesta sui lavori pubblici e degli sviluppi dell’inchiesta giudiziaria in corso. Lo chiede con interrogazione alla Giunta il consigliere regionale del Pd, Bruno Pigozzo, vicepresidente della commissione Trasporti. Ricorda come il presidente Luca Zaia, riferendo in Consiglio, abbia «preso le distanze» dalle scelte fatte prima del suo mandato. «Nell’elenco delle opere che ha citato nel suo intervento – precisa Pigozzo – ha richiamato anche la Via del Mare Meolo-Jesolo: opera nata progettualmente nel 2007 e messa a gara nel 2013».

 

L’ex Doge al giudizio dei colleghi deputati. E Zoggia si dimette.

E’ arrivato il gran giorno per l’ex Doge di Venezia alias Giancarlo Galan, l’uomo che ha governato il Veneto per tre lustri. La Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera dei deputati deve decidere se farlo arrestare. Lo farà senza Davide Zoggia, che si è dimesso dalla Giunta. Il deputato veneziano rischiava infatti di dover decidere su un collega che è finito al centro di uno scandalo mondiale che, però, tocca in profondità il Pd veneziano di cui Zoggia fa parte da una vita. Non solo. Secondo l’ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, Zoggia avrebbe partecipato ad una riunione, con i compagni di partito Giampiero Marchese e Michele Mognato per convincere Orsoni a chiedere soldi a Mazzacurati, il patron del Consorzio Venezia Nuova. Mognato e Zoggia hanno già smentito l’incontro e Giampiero Marchese è addirittura in grado di indicare la data esatta in cui ha conosciuto di persona Orsoni. Si tratta del luglio 2010, quando il sindaco era già sindaco da 5 mesi. Marchese si ricorda l’episodio perchè in luglio è stato nominato presidente di Ames, una controllata del Comune. Prima di allora non aveva mai incontrato Orsoni. Ma, tra una smentita e l’altra, Zoggia non ha potuto restare in sella e dunque si è dimesso. Al suo posto dovrebbe presentarsi oggi Laura Garavini e sarà lei dunque a votare pro o contro l’arresto.
Giancarlo Galan (sarà sentito in Giunta il 25 giugno) è la star politica dell’inchiesta sul più grande scandalo che sia mai avvenuto in Italia. Contro di lui ci sono una quantità enorme di dichiarazioni di Piergiorgio Baita il quale racconta ai giudici di aver finanziato tutte le campagne elettorali di Galan, a colpi di centinaia di migliaia di euro. Talmente tanti soldi che ad un certo punto il segretario regionale di Forza Italia, l’avv. Nicolò Ghedini, si lamenta perchè al partito non arriva niente. “Galan l’idrovora” è accusato di tenere tutto per sè. E c’è un incontro all’hotel Santa Chiara a Venezia durante il quale Claudia Minutillo, segretaria di Galan, spiega a Baita «che la segreteria di Forza Italia era piuttosto risentita verso il Consorzio Venezia Nuova perché, con tutto quello che facevano loro per il Consorzio, la segreteria non aveva visto nessun tipo di contributo e questo aveva creato anche una certa difficoltà di rapporti tra il Presidente Galan e la struttura del partito, ritenendo che il Presidente Galan intercettasse tutti i contributi».
Claudia Minutillo racconta a sua volta le mille “dazioni” di denaro che Galan avrebbe incassato. Al punto che Minutillo parla di un vero e proprio stipendio da un milione di euro incassato ogni anno dall’ex Governatore. E quando il p.m. Stefano Ancilotto chiede se lei abbia mai visto consegne di denaro con i suoi occhi, Claudia Minutillo risponde: «Sì». Lei ha visto Galan che incassava da Baita, ma anche «dalla Gemmo, da Marchi, da Stefanel…”. E Baita spiega poi ai magistrati di come ha pagato la ristrutturazione della villa di Galan per un totale di 1 milione e 100 mila euro. Infine ci sono i conti in tasca che ha fatto la Finanza, secondo la quale Galan avrebbe avuto in dieci anni entrate per un milione e rotti di euro e ne avrebbe speso più di due. Insomma nei 18 faldoni consegnati dalla Procura alla Giunta della Camera ci sono centinaia di pagine che riguardano direttamente Galan.

Maurizio Dianese

 

IL VESCOVO – Bagnasco: «I cattivi esempi non scoraggino»

GENOVA – «Speriamo che la gente non perda la fiducia, anche alla luce dei cattivi esempi che sembra continuamente ci siano. Questi cattivi esempi non devono assolutamente scoraggiare, perché non sono la maggior parte della gente. Mi riferisco a tutto quello che le cronache quasi quotidiane ci rappresentano». Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, riferendosi ai recenti scandali legati alla Banca Carige e al Mose di Venezia. «Molti parlano di segnali positivi, di ripresa ad alti livelli, dell’economia e della produzione e questo lo speriamo ma temo che ci voglia ancora tempo».

 

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