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Gazzettino – Pronti nuovi avvisi di garanzia

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

20

giu

2014

Da Venezia gli atti su alcuni politici verranno spediti a Roma per competenza

NEL MIRINO – Fondi ai Democratici, in tre chiamano in causa il deputato Davide Zoggia

NEL 2009 – L’asse Brentan-Marchese per raccogliere fondi in campagna elettorale

Pronti nuovi avvisi di garanzia

Il prossimo del Pd è Davide Zoggia. Che fa parte del mazzo dei deputati e senatori, di ministri e sottosegretari che sono finiti in qualche modo nelle carte dell’inchiesta sul Mose. Si sa di Altero Matteoli, si è scritto di Gianni Letta, si è parlato dei 500 mila euro dati all’ex deputato del Pdl Marco Milanese, braccio destro e sinistro del ministro Giulio Tremonti. Poi del ministro Pietro Lunardi e del fatto che ci sono una dozzina di milioni di euro che sono finiti nelle casse dei politici romani. Ora, man mano che l’inchiesta va avanti si preciseranno le responsabilità – forse solo politiche per alcuni di loro – di ognuno ed è ovvio che la Procura veneziana si limiterà a trattare i casi “nazionali” che sono interessanti per gli sviluppi veneziani, mentre spedirà tutto il malloppo sulla corruzione romana nella capitale. Ma prima di inviare gli atti a Roma alcuni politici anche di altissimo rango a giorni riceveranno l’avviso di garanzia proprio da Venezia, prima che la Procura si liberi, per problemi di competenza territoriale, di una parte dell’inchiesta, così come si libererà della parte relativa all’Expo di Milano. E, dunque, a Venezia si sta procedendo a mettere a fuoco altri passaggi e altre figure. Sul fronte del Partito democratico si sta accendendo un riflettore sulla posizione di Davide Zoggia. Lo chiamano in causa in tre: Pio Savioli, Lino Brentan per due volte e Giorgio Orsoni. In più il suo nome figura in un verbale secretato di un altro indagato. Quanto basta per costringere il deputato del Pd, ex presidente della Provincia di Venezia, nominato da Pierluigi Bersani coordinatore per il partito degli Enti locali ad andare oltre un «nego tutto».
Zoggia si è appena dimesso dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera perchè non vuole trovarsi a decidere sull’arresto di Giancarlo Galan, l’ex governatore del Veneto indicato come uno stipendiato del Consorzio venezia Nuova. Ma non è detto che ce la faccia a riprendere il suo posto perchè la Giunta della Camera potrebbe essere chiamata a decidere proprio su di lui. Del resto un avviso di garanzia a questo punto è un atto dovuto anche per dare a Zoggia la possibilità di difendersi e di spiegare come sia possibile che il suo nome sia saltato fuori da tre bocche diverse. Vediamo chi lo chiama in causa. Iniziamo con il suo compagno di partito, Lino Brentan, ex amministratore delegato della Venezia-Padova, che aveva già parlato di Zoggia due anni fa, al momento del primo arresto. Brentan, nominato Cavaliere della Repubblica da Giorgio Napolitano, racconta ai magistrati di una cena al ristorante Stella di Lova, nella primavera del 2009. «Hanno raccolto dei fondi, li hanno messi in una busta, me li hanno consegnati a me e io, senza uscire dal locale li ho consegnati alla persona che era incaricata di seguire come responsabile della campagna elettorale di Zoggia (…) Piero Marchese». Non è l’unica volta che Brentan consegna fondi a Marchese, nell’ultimo interrogatorio infatti Brentan ha parlato di altri 12mila euro. Passiamo a Pio Savioli, l’uomo delle coop. rosse: dice di non saperne niente di fondi erogati a Zoggia. Ma poi, sotto pressione, sbotta: «Se si tratta di Zoggia, che non posso soffrire, no, siccome lo odio, va bene così? Siccome Zoggia mi sta sulle palle, proprio io di avere dato 40mila euro a Zoggia non mi ricordo, li avrà decisi il Coveco e li avranno messi in conto qua, scusi. A Reolon l0mila, questo sì mi pare di ricordare.» Reolon è Sergio Reolon, consigliere regionale del Pd che ha avuto un momento di gloria ai tempi del Pci perchè, dopo una elezione che non era andata per il verso giusto, se ne uscì con un «è andata male, ma la prossima volta potrebbe andare peggio».
E fa due. Poi c’è l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni: «I miei interlocutori nel Partito democratico erano sostanzialmente il segretario che era Mognato; poi attorno a questo c’erano un po’ tutti, diciamo, in particolare Zoggia, che era tra l’altro il delegato agli enti locali a livello nazionale». Secondo l’ex sindaco di Venezia, era proprio Zoggia ad insistere per avere finanziamenti da Mazzacurati.

 

VENEZIA «Sorpresi e amareggiati» i difensori per il diniego della Procura alle dichiarazioni spontanee dell’ex governatore

«Galan ha diritto a presentarsi»

VENEZIA «Siamo sorpresi e amareggiati per quello che, di fatto, è un diniego da parte della Procura alla presentazione spontanea dell’onorevole Giancarlo Galan, che secondo noi costituisce un diritto dell’indagato». Antonio Franchini e Niccolò Ghedini, difensori dell’ex ministro ed ex governatore del Veneto hanno dovuto incassare quel fax, spedito l’altra mattina dal palazzo di giustizia di Piazzale Roma, che chiude la porta – per il momento – all’audizione dell’illustre indagato di corruzione.
Secondo gli avvocati, l’articolo 374 del Codice di procedura penale che prevede la presentazione spontanea dovrebbe quasi automaticamente portare alla deposizione. Di diverso avviso la Procura (foprte di una sentenza della Cassazione) che ha gelato Galan, desideroso di spiegare e chiarire ai magistrati la sua posizione prima che la Giunta della Camera decida se dar corso o meno al suo arresto. I Pm hanno redatto un provvedimento, scrivendo che Galan potrà essere sentito più avanti nel tempo, essendo in corso l’indagine preliminare e quindi l’acquisizione di nuovi elementi. E lo hanno invitato, se lo riterrà, a presentare una memoria scritta, in sostituzione delle dichiarazioni, senza contraddittorio, che l’ex governatore era pronto a rilasciare. Sicuramente Galan preparerà una memoria per la Giunta della Camera dove verrà sentito il 25 giugno. I suoi legali stanno valutando se predisporre un documento simile anche per i Pm veneziani.
Nel braccio di ferro tra accusatori e accusato è ormai evidente che i primi puntino a interrogare Galan nella condizione, piuttosto scomoda, di detenuto, se la Camerà darà corso al provvedimento. Per quel momento potrebbero avere in saccoccia qualche nuova dichiarazione dei coindagati, rafforzando soprattutto l’attendibilità di chi accusa Galan di aver intascato alcuni milioni di euro.

Giuseppe Pietrobelli

 

Molto vicina a Matteoli un’impresa “virtuale”

ROMA – La Socostramo di Erasmo Cinque, un costruttore romano «che è stato consigliere del ministro Altero Matteoli», indagato nell’inchiesta sul presunto scandalo del Mose, sarebbe stata una sorta di «impresa virtuale» che avrebbe operato «attraverso un fitto trading di partecipazioni in importanti consorzi per realizzare opere pubbliche in Veneto, Lazio e Lombardia».
Lo scrive “L’Espresso” secondo cui dagli atti dell’inchiesta emerge che nell’area di Venezia l’imprenditore Cinque «ha ceduto alla Mantovani di Romeo Chiarotto e Piergiorgio Baita la sua quota nei consorzi La Quado, Fagos e Talea ricavando oltre 15 milioni di euro da attività che risultavano bloccate per il blocco dei finanziamenti statali». Ricostruiti anche lgi interessi di Cinque in Lazio e Lombardia.

 

Nel portafoglio Expo 2015 e A4

Il Consorzio Veneto Cooperative, 106 imprese associate e 548 milioni di lavori, è al centro
del sistema-tangenti che ruotava intorno al Mose. Via il cda presieduto dall’arrestato Morbiolo

 

I misteri del colosso “rosso”. Azzerato il vertice Coveco

Doveva essere un anno speciale, il 2014, quello del sessantennale dalla fondazione: invece verrà ricordato come l’annus horribilis, che passerà alla storia per l’arresto del presidente Franco Morbiolo, e di un componente del direttivo, Nicola Falconi, coinvolti nello scandalo delle tangenti legate al Mose. Ed è così che un colosso che associa 106 imprese, dà lavoro a migliaia di persone, ha appalti in tutta Italia, che nel 2012 ha partecipato a 630 gare per un portafoglio di 548 milioni e mezzo di euro, rischia di trovarsi a terra.
Stiamo parlando del Coveco, Consorzio Veneto Cooperativo (con sede legale in via Ulloa a Marghera e sedi commerciali a San Giorgio Canavese, Udine e Sesto San Giovanni), con Mantovani uno dei soci pesanti del Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico per la costruzione del Mose, e fra i soggetti più rilevanti all’interno della Lega Coop Veneto.
Coveco risulta presente in quasi tutte le grandi opere pubbliche degli ultimi anni, dal Mose alla realizzazione della Terza corsia dell’A4 nel tratto Ve-Trieste. E non si è fatto sfuggire nemmeno l’Expo 2015, dove con Mantovani è impegnata nella costruzione della piastra espositiva (costo 165 milioni di euro) e con Italiana Costruzioni e Cellini Gtc (costo 29 milioni) anche in quella di Palazzo Italia. Specializzato nella progettazione ed esecuzione di edifici civili, strade, autostrade, ponti, viadotti, ferrovie, metropolitane, opere marittime, dragaggi, reti idriche e fognarie, dallo scorso 4 giugno, l’immagine di Coveco sprofonda nelle acque del malaffare, additato come uno dei centri erogatori di mazzette attraverso l’oliato sistema di sovrafatturazioni e “retrocessioni” finalizzato alla creazione di fondi neri.
Un colpo duro, durissimo all’universo cooperativistico non solo locale, visto che venerdì scorso la questione è stata affrontata alla presenza del presidente veneto Adriano Rizzi e del direttore Franco Mognato (fratello di Michele, deputato Pd, ex segretario provinciale del partito) ma anche di quello nazionale, Mauro Lusetti, subentrato da poco più di un mese a Giuliano Poletti, chiamato da Matteo Renzi a ricoprire la carica di ministro del Lavoro. I primi atti concreti sono stati l’azzeramento del consiglio di amministrazione di Coveco, guidato appunto da Morbiolo, che faceva parte anche della presidenza della stessa Lega Coop Veneto, e fra i cui membri figurava pure Falconi.
Nomi, quelli di Morbiolo, 59 anni di Cona e di Falconi 52 anni del Lido, che figurano fra i 35 destinatari delle ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Venezia Alberto Scaramuzza, che li accusa di finanziamento illecito ai partiti. A preoccupare i vertici di Lega Coop Veneto, esito delle vicende giudiziarie a parte, sono soprattutto le ricadute occupazionali e il futuro al di là degli appalti in essere. Per questo ora si sta cercando di correre ai ripari tentando di formare una squadra di dirigenti in grado di traghettare Coveco fuori dalla palude. I pm Paola Tonini, Stefano Ancilotto e Stefano Buccini contestano a Morbiolo, ad esempio i contributi “in bianco” all’ex consigliere regionale Pd Giampietro Marchese e all’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni: soldi formalmente arrivati da consorziate, ma in realtà poi restituite dal Cvn attraverso false fatture per prestazioni inesistenti, quindi illegali. Stesso discorso per la “parcella” da 200mila euro saldata all’ex segretario regionale della Sanità, Giancarlo Ruscitti. Ed è sempre Morbiolo, suo malgrado, intercettato nel proprio ufficio dalla Guardia di Finanza, a diventare una pedina determinante nell’arresto per turbativa d’asta, avvenuto il 13 luglio 2013, di Giovanni Mazzacurati, il padre-padrone di Cvn, diventato uno dei grandi accusatori (insieme a Piergiorgio Baita ex amministratore delegato di Mantovani finito in cella tre mesi e mezzo prima anche con Pio Savioli, consigliere Cvn e consulente Coveco), della tangentopoli Serenissima, da lui stesso alimentata.

 

COLLEGAMENTI – Il gruppo, socio forte del Cvn, è partner di Mantovani anche nei lavori dell’Expo

Il Mose non si ferma. Il Consorzio Venezia Nuova prosegue nel cronoprogramma che dovrebbe vedere le dighe mobili terminate entro il 2016.
Ieri è stata la volta del varo del primo cassone alla bocca di porto di Malamocco, una delle tre aperture tra la laguna e il mare. Nel pomeriggio ha preso il via l’operazione di “affondamento” della struttura che, assieme ad altri 8 moduli uguali, costituirà gli alloggiamenti per le paratoie della barriera. La possa dei cassoni è già stata terminata alla bocca del Lido, ed è iniziata anche in quella di Chioggia.

 

Crialese, divieto di dimora in Veneto

Gli avvocati Fabrizio Lemme ed Alberto Bianchi, difensori di Corrado Crialese, per quanto riguarda l’articolo pubblicato ieri precisano che il Tribunale del Riesame di Venezia ha modificato l’Ordinanza del Gip sostituendo la misura cautelare degli arresti domiciliari con quella del divieto di dimora in Veneto. Il professor Crialese dunque non è più agli arresti domiciliari.

 

Acquisiti documenti del primo lotto dove sono impegnate Mantovani, Coveco e Socostramo, coinvolte nell’inchiesta Mose. La società: «Controlli di routine»

La Finanza fa visita ad Autovie per i lavori della terza corsia

È un periodo di superlavoro per le Fiamme Gialle. Dopo la megainchiesta sul Mose di Venezia, i militari hanno bussato alle porte della base operativa dei cantieri per l’allargamento dell’A4 Venezia – Trieste per acquisire documenti. I lavori (valore d’appalto 427 milioni e 400mila euro per 18 chilometri), che interessano la tratta Quarto d’Altino-San Donà gestita da Autovie Venete, sono in appalto a una cordata composta da Impregilo, Mantovani, Co.ve.co, So.co.stra.mo, Carron e sono stati completati al 70 per cento.
Questa attività investigativa, in base alle prime indiscrezioni, sarebbe da collegare in qualche modo agli sviluppi dell’inchiesta legata allo scandalo del Mose, la cui portata si sta allargando a tutte le grandi opere pubbliche del Veneto. Il denominatore comune tra il Mose e un nuovo possibile filone sarebbe rappresentato proprio dalla presenza importante della Mantovani Spa, le cui attività sono state e sono tuttora passate al setaccio per distinguere gli appalti sani da quelli in cui si sarebbero “unti” gli ingranaggi per passare avanti a insidiosi concorrenti durante la gestione di Piergiorgio Baita. Ma anche il Coveco e la Socostramo sono coinvolte, a diverso titolo, nell’inchiesta.
Dal palazzo di Giustizia veneziano non arrivano però conferme, ma solamente un silenzio che non conferma e non smentisce nulla. La smentita arriva invece dalla sede di Trieste di Autovie, il cui amministratore delegato Maurizio Castagna precisa che si tratta di controlli legati ad un’attività di routine in base agli accordi stretti con le prefetture interessate dall’opera per scongiurare in via preventiva eventuali infiltrazioni malavitose negli appalti di un certo peso. La documentazione richiesta riguarderebbe soprattutto contratti e autorizzazioni relativi ai lavori dati in subappalto.
«La Guardia di Finanza – ha spiegato Castagna in una nota – che fa parte del Gruppo Interforze costituito per contrastare l’illegalità ha acquisito documenti riguardante esclusivamente il primo lotto, peraltro richiesta proprio dalla Dia. Questo perché – ha ricordato – a suo tempo è stato sottoscritto un protocollo di legalità con lo scopo di prevenire i tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nel settore dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture». La società conclude la nota ribadendo la “totale disponibilità a collaborare con l’azione della magistratura”.
I lavori alla terza corsia sono partiti nel dicembre 2011, con l’allora presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, nelle vesti di commissario. Dopo le regionali dello scorso anno, Debora Serracchiani è subentrata nell’incarico. Per la parte veneta, il subcommissario è stato Silvano Vernizzi, di Veneto Strade, che si è dimesso a gennaio e non è stato ancora sostituito.

 

Il Mose non si ferma. Posato ieri il primo cassone alla bocca di Malamocco

Coveco, Consorzio veneto cooperativo, sede legale Marghera. Anno di fondazione 1954. Base sociale costituita da 106 società. È aderente a Lega Coop Veneto. Portafoglio lavori 548 milioni di euro, da eseguire 316 milioni. I dati sono relativi al 31 dicembre 2012 quando il bilancio chiuse con un utile netto di 30.552 euro. Attualmente Coveco è impegnato all’Expo 2015, Mose di Venezia e terza corsia dell’A4 Ve-Ts.

 

MOSE – Nuovi cassoni a Malamocco e Chioggia. Intanto Caccia attacca il presidente Fabris.

L’operazione di “affondamento” non ha avuto intoppi. E tutto si è concluso nei tempi previsti. Il primo cassone della barriera del Mose alla bocca di porto di Malamocco è stato sistemato sul fondale. Intanto il Consorzio Venezia Nuova fa sapere che da questa sera, alle 22 si procederà alla posa dei cassoni alla bocca di porto di Chioggia che rimarrà chiusa al transito marittimo fino alle 11 di domenica prossima, quindi per 37 ore continuate, secondo un’ordinanza stabilita dalla Capitaneria di Porto. Intanto per quel che riguarda la conca di Malamocco, ieri si è tenuta una conferenza di servizi nella sede dell’Autorità portuale per le misure necessarie al transito delle navi. E in questo clima il consigliere comunale di “In Comune”, Beppe Caccia polemizza con le recenti dichiarazioni del presidente del Consorzio Venezia Nuova, Mauro Fabris, dopo l’incontro con il governo. «La lettera del presidente del Consorzio Venezia Nuova Mauro Fabris al presidente del Consiglio Matteo Renzi è una delle cose più indecenti che si siano viste nelle ultime due settimane. Innanzitutto per la posizione personale del mittente, cui andrebbe suggerito un più sobrio silenzio. Invece di pretendere garanzie dal Governo, Fabris dovrebbe dare un bel po’ di spiegazioni sui rapporti intrattenuti negli ultimi vent’anni con la cricca che guidava il Consorzio. Dovrebbe immediatamente rendere pubblico il contratto di “consulenza strategica” – di cui ha parlato l’ing. Piergiorgio Baita – che Fabris avrebbe ottenuto per sé dallo stesso Consorzio e spiegarci se il contratto era valido e retribuito anche per gli anni in cui si trovava a ricoprire il delicato incarico di sottosegretario ai Lavori Pubblici. In secondo luogo, per l’arroganza con cui pretenderebbe di salvare, insieme a se stesso, tutto il “sistema”, quello della concessione unica dello Stato per le opere di salvaguardia che ha regalato il monopolio su queste al pool di imprese private del Consorzio. Terzo per la volontà di sottrarre i cantieri delle dighe mobili a qualsiasi verifica rigorosa, autorevole e indipendente, sulla sicurezza dell’opera in via di realizzazione».

 

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