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Gazzettino – Valsugana, si torni al progetto ’90

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

23

giu

2014

ROMANO D’EZZELINO – Ieri ai Carlessi manifestazione dei comitati che si oppongono al tunnel

Valsugana, si torni al progetto ’90

Riqualificare il vecchio tracciato: Pd e M5S d’accordo sull’onda degli scandali dei project financing

NO TRAFORO – I comittai ieri ai carlesi per il secondo anno per dire “no” alla nuova Valsugana e “no” al traforo del Grappa

TORNARE ALL’ANTICO – In Vallata sembrano tutti d’accordo: meglio tornare al vecchio progetto degli anno Novanta, sul quale non c’erano opposizioni, che prevedeva la messa in sicurezza dell’attuale tracciato

NUOVO CLIMA – Di certo, rispetto al passato, ilclima politico ècambiato. Gli scandali scoppiati intorno a grandi opere basate sul project financing favoriscono ripensamenti. Al momento ilpd sembra essere compatto e d’accordo, ma anche il M5S sostiene le battaglie dei comitati

Gli scandali sui project financing hanno cambiato il clima politico

ROMANO Ieri ai Carlessi manifestazione dei comitati che si oppongono al progetto del tunnel

Valsugana, no a variante e traforo

«Torniamo al piano anni ’90 con la messa in sicurezza del vecchio tracciato», Pd e M5S d’accordo

Tira aria di ottimismo nella seconda edizione della manifestazione “No alla Nuova Valsugana e No al traforo del Grappa”, ospitata nei campi di via Carlessi a Romano d’Ezzelino, dove l’attuale progetto vorrebbe far transitare la grande arteria, prima del suo innesto in galleria, sotto al massiccio del monte sacro alla patria. Tra bancarelle, giochi per bambini, musica e punti promozionali che hanno come filo conduttore la promozione turistica del territorio, i manifestanti mantengono sempre alta l’allerta per i rischi ambientali, idrogeologici e finanziari della grande opera. Ma non si può negare che il clima politico sia più favorevole di un anno fa, e che sul fronte giudiziario lo scandalo Mose abbia riservato novità di rilievo. «È stata aperta un’inchiesta che ha messo in discussione l’intero sistema dei project financing veneti», spiega Maria Pia Farronato, portavoce dell’associazione Labc, «e anche la politica locale, specie tra i comuni della Vallata, si è trovata compatta nello scrivere a Renzi per chiedere di interrompere l’attuale progetto, attualmente al vaglio del Cipe, e rilanciare il vecchio disegno di fine anni Novanta condiviso da tutti, che si trova all’interno del decreto sblocca-Italia».
Si tratterebbe quindi di fare un passo indietro con la progettualità, per farne molti in avanti nel rispetto dell’ambiente e nella sostenibilità economica: il progetto viabilistico alternativo prevede infatti la sola messa in sicurezza dei punti critici della Valsugana come il noto incrocio di Carpanè, e sarebbe realizzato tramite appalto pubblico, prevedendo anche la rivalorizzazione della ferrovia e il completamento della ciclopista del Brenta. Se le voci parlano di un Partito Democratico compatto intorno a questa soluzione, e di un governo pronto a darne il via libera, a manifestare senza indugi la loro vicinanza alla battaglia dei comitati è il Movimento 5 Stelle, arrivato a Romano con una delegazione di parlamentari, per l’occasione senza stemmi, composta da Enrico Cappelletti, Giovanni Endrizzi, Gianni Girotto, Emanuele Cozzolino e Federico D’Incà: «Sosteniamo questa battaglia sin dall’inizio – racconta quest’ultimo – e cerchiamo di mettere in rilievo tutti gli aspetti negativi di questi progetti senza futuro. Noi non siamo contro le opere, ma vogliamo che abbiano un impatto finanziario e ambientale sostenibile. E alle prossime Regionali ci proponiamo per cambiare le sorti decadenti di questo Veneto insieme con i cittadini e gli imprenditori».
La manifestazione di ieri, oltre a protestare per quanto si vuole fare, ha posto l’accento su quello che non viene realizzato, come le opere strategiche per dare slancio alle attrattività del territorio. Una di queste è la ciclabile storica che collega il Piave al Brenta, il cui progetto è depositato, ma ancora fermo, nei cassetti della Regione. Su questo si pensa di mettere insieme le unioni dei comuni e i consorzi per un’azione comune che porti alla valle e alla pedemontana opere considerate davvero utili e per nulla dannose.

 

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