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IL CASO – L’impero Baita: 35 “poltrone” case e azioni

IL MANAGER L’ex presidente della Mantovani nel 2013 dichiarava 594mila euro di reddito. E un ricco patrimonio

Ecco l’”impero Baita”: case, quote azionarie e un posto in 35 società

Case, terreni, 35 partecipazioni in società. E un reddito annuo di 594mila 197 euro. È “l’impero Baita” che esce dalla dichiarazione dei redditi 2013 (su redditi 2012) dei manager pubblici depositata da ieri in Prefettura a Venezia, secondo le leggi sulla trasparenza. Piergiorgio Baita è uno dei 16 manager veneti presenti e compare in quanto allora vicepresidente di Autostrade Serenissima spa. Ed è il primo della classifica.
L’ex presidente della Mantovani, uno dei principali protagonisti dell’inchiesta sul Mose, al Fisco ha dichiarato le proprietà e i redditi percepiti principalmente per il suo ruolo nell’impresa padovana. Impressionante la sfilza di società per azioni, a responsabilità limitata e cooperative (prevalentemente nel settore delle costruzioni) dove Baita compare come presidente, vicepresidente e componente del consiglio d’amministrazione (tra queste, anche le ben note partecipazioni nel Consorzio Venezia Nuova, in Thetis e nella Mantonavi con il 5 per cento delle quote).
“L’impero Baita” si estende a Venezia e dintorni, ma anche a Milano, nelle province di Verona, Vicenza, Padova, Ferrara, Genova e persino di Santa Ninfa nel Trapanese, dove il manager risulta presidente di una non meglio precisata cooperativa.
Particolarmente nutrito il “bouquet” di presidenze collezionate nell’ambito delle infrastrutture stradali. Baita infatti nel 2012 raccoglieva la presidenza di Consorzio Veneto Nuova Romea (Venezia-Mestre); Consorzio Sitre (Venezia-Mestre); Le Strade del Mare Srl (Venezia-Mestre); Consorzio Pedemontana Veneta (Verona). Oltre a ruoli di primo piano in tutte le strutture collegate direttamente o indirettamente con il Consorzio Venezia Nuova, come società legate allo sviluppo dell’Arsenale. Ma il manager era presente anche nella sanità, con una poltrona da consigliere nella Summano Sanità (Arcugnano – Vicenza) e come vicepresidente della Veneta Sanitaria Finanze Spa (Zelarino – Venezia), che raggruppa tutti i privati che fanno parte del project financing dell’ospedale all’Angelo di Mestre.
Non meno rilevante la quantità di varianti patrimoniali rispetto al passato, nell’ambito di un bollettino dove la maggioranza registra poche o nessuna novità rispetto agli anni precedenti: fabbricati a Lignano Sabbiadoro, Mogliano Veneto, Treviso e Venezia, un terreno in comproprietà a Mogliano, una Audi A6 immatricolata nel 2012.

 

 

IL CASO PAVESI – Direttore Ulss e socio dell’ex doge, si muove la Regione

VENEZIA – Gli uffici della Regione Veneto hanno acceso un faro sulla posizione di Giovanni Pavesi, il direttore generale della Ulss 17 nell’ambito della quale opera l’ospedale di Este dove è ricoverato Giancarlo Galan. Pavesi, come scritto ieri dal Gazzettino, risulta anche essere socio dell’ex governatore veneto nella milanese Ihlf, una delle società della cosiddetta “galassia Galan su cui indaga la magistratura veneziana nell’ambito dell’inchiesta sul Mose e delle presunte tangenti pagate. Ihlf, che è guidata dall’ex segretario generale della sanità veneta Giancarlo Ruscitti, è stata costituita alla fine del 2011 con l’obiettivo di operare nel settore sanitario e ospedaliero, fornendo consulenze, promuovendo project financing e acquisendo partecipazioni. Secondo indiscrezioni la Regione Veneto starebbe valutando la posizione di Pavesi anche perchè la sua presenza in una società che opera nel comparto sanitario lederebbe il principio di esclusività a cui è un direttore generale è vincolato.

 

IN COMMISSIONE «Per i project competenza al consiglio»

Sì unanime alla proposta di Moreno Teso

VENEZIA – I project financing devono essere valutati e approvati dal consiglio regionale del Veneto, non più dalla sola giunta. È quanto stabilisce la proposta di legge di Moreno Teso (Forza Italia) firmata anche dai colleghi Leonardo Padrin, Remo Sernagiotto, Davide Bendinelli e Mauro Mainardi, più Giovanni Furlanetto di “Prima il Veneto”, che a breve sarà portata in aula per il voto finale. Le commissioni hanno infatti già dato parere favorevole: dopo la Prima e la Seconda commissione, ieri è toccato alla Settima che ha espresso un sì unanime. Il provvedimento assegna al consiglio regionale «il potere di definire l’ammissibilità della realizzazione di un intervento attraverso la finanza di progetto».

 

VENEZIA – Legge speciale. Quegli esperti “dimenticati”

«Abbiamo lavorato per anni, ma alla fine ci siamo accorti che nessuno seguiva le nostre indicazioni. Nè un cenno di assenso, nè di condivisione, nè di critica», Parla Francesco Indovina, docente Iuav, uno degli esperti dell’Ufficio di Piano del Magistrato alle Acque, l’ente che ha stilato il dossier con gli 11 miliardi arrivati in 30 anni a Venezia.

 

L’ACCUSA «Ogni progetto finiva subito nel dimenticatoio»

UFFICIO DI PIANO – Era nato per analizzare le spese e verificare la Legge speciale

INDOVINA (IUAV) «Dovevamo controllare i fondi ma ci tenevano in disparte»

«Noi, esperti ma inutili. Nessuno ci ha ascoltato»

«Abbiamo lavorato per anni. Ci siamo misurati con la realtà veneziana con incontri, audizioni, studi e progetti, ma alla fine l’impressione che noi tutti avevamo era che, tutto ciò che avevamo analizzato, non servisse proprio a nulla. E ci veniva un senso di inquietudine e di forte disagio». Francesco Indovina, noto docente dell’Istituto di Architettura, in attesa di conoscere il futuro del Magistrato alle Acque visti gli annunci di soppressione annunciati dal Governo Renzi, è uno degli esperti che sedeva nel cosiddetto “Ufficio di Piano”. l’ente voluto fortemente dal Comune di Venezia in collaborazione con Palazzo X Savi e il ministero delle Infrastrutture per la gestione del “caso Venezia”.
«Quello che posso dire – sottolinea Indovina – è che abbiamo avuto due “velocità”. In un primo momento, fin dalla costituzione dell’Ufficio nel 2004, si trattava di puntare alla progettazione e alla valutazione delle proposte; in seconda istanza monitorare le opere in fase di realizzazione. Un lavoro improbo, ma che con il tempo ci ha consentito di redigere una serie di “relazioni” nelle quali si faceva il punto della situazione sulle opere e i finanziamenti utilizzati. Ma ben presto ci siamo resi conto che quanto andavamo a produrre non veniva minimamente preso in considerazione dalla città e dalle sue istituzioni». Indovina è molto diretto e chiaro: «Sia ben chiaro: tutti fornivano la loro collaborazione con più o meno solerzia; c’era l’impegno di tutti che, senza alcun problema, offrivano il loro contributo».
Indovina rivendica, comunque, il lavoro svolto in questi anni. «Nelle relazioni – sottolinea il docente – vi è un resoconto chiaro e preciso delle opere che sono state fatte non solo dal punto di vista infrastrutturale, ma anche ambientale. Non è un caso che proprio nel maggio scorso sia stato licenziato dal nostro Ufficio anche il cosiddetto Piano Morfologico. Tutti impegni che però hanno avuto scarsa rispondenza negli enti locali e in particolar modo nell’amministrazione comunale di Venezia». Ma al di là di tutto vi è il rammarico. «In questi anni – conclude Indovina – generalmente non abbiamo avuto alcun cenno di assenso, nè di considerazione nè tantomeno di critica. Eravamo e stavamo lì, senza alcun interlocutore, neanche quello istituzionale chiamato “Comitatone”. Una situazione bizzarra anche perchè in un certo modo tra noi spesso ci si chiedeva: ma per chi stiamo lavorando?».

Paolo Navarro Dina

 

REDDITI 2012 – Manager: Baita mette in riga Milan, Costa e Chiarot

È Piergiorgio Baita, nella sua qualità di vicepresidente della Società delle autostrade Serenissima, il Paperone tra i 16 manager veneziani e veneti che compaiono nel supplemento 2013 del dipartimento per il Coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio reso noto ieri dalla Prefettura.
Nell’elenco, legato ai redditi 2012, l’ex presidente della Mantovani Spa, all’origine del terremoto giudiziario che ha travolto parte della Regione e del Comune, spicca con un complessivo di 594mila 137 euro, nell’ambito di una lunga scheda che menziona 35 tra società e cooperative veneziane, padovane, vicentine, veronesi, milanesi, ferraresi e persino del trapanese. Di queste, Baita compare come presidente, vicepresidente o membro del consiglio d’amministrazione (anche del Consorzio Venezia Nuova e di Thetis), e come proprietario di fabbricati a Lignano Sabbiadoro, Mogliano Veneto, Treviso e Venezia, comproprietario di un terreno a Mogliano, possessore di una Audi A6 immatricolata nel 2012 e del 5% delle quote della Mantovani.
Reddito invariato e di poco inferiore quello di Maurizio Milan, presidente dell’Aeroporto Nicelli del Lido, che ha dichiarato 524mila 153 euro. Mentre Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale, si è fermato a quota 447mila 061, e nessuna novità nella sua scheda.
Nulla da segnalare rispetto al passato anche dal sovrintendente della Fondazione Teatro La Fenice, Cristiano Chiarot, che con 174mila 192 euro percepisce più del suo collega di Trieste (87.416), ma meno di quello del Regio di Torino (177.651). Altro nome in lista, Mario Feltrin, direttore generale di In House Srl: 126mila 401 euro, più un fabbricato veneziano al 50%, due Toyota e un camper.

(vmc)

 

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