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I VERBALI di baita

«I project? Vollero entrare anche loro»

Come Galan e Chisso divennero soci della Mantovani

«L’assessore aveva bisogno di liquidare le quote e chiese, mi pare, 2,5 milioni. Così facemmo fare una valutazione»

VENEZIA Piovono soldi ma li ha presi sempre un altro, al massimo li ha intascati la segretaria, perché loro dormivano. Desolante il comportamento degli arrestati del Mose, soprattutto se amministratori pubblici: tutti negano di essere gli autori, ma nessuno nega il furto. Dei soldi delle tasse, precisiamo. C’è chi prova a raccontare balle e chi ci ha già provato, come Piergiorgio Baita, che al 72° giorno di carcere è stato stoppato dal pm con un deciso «Ma non diciamo cretinate, ingegnere!». Era il 10 maggio 2013 e quell’interrogatorio segnò il punto di frattura tra l’avvocato Piero Longo che assisteva Baita suggerendogli la linea e il pm Stefano Ancilotto. L’ingegnere cambiò difensore e le sue risposte cominciarono ad andare d’accordo con la montagna di prove e riscontri messi insieme dalla procura di Venezia. A proposito di Galan, ecco come Baita parla delle compartecipazioni che l’ex presidente del Veneto ma anche l’assessore Renato Chisso avevano negli utili del gruppo Mantovani. Domande e risposte sono sintetizzate dagli interrogatori del 28 maggio e 6 giugno 2013.
D. Ricorda quando Galan e Chisso le chiedono di partecipare ad Adria Infrastrutture?
R. Nel 2005, qualche mese dopo l’incontro nel ristorante di Galzignano, quando mi è stato detto “scordati gli appalti e concentrati sulle concessioni”, io ho studiato il piano regionale trasporti e sono andato da loro con un piano per le concessioni. Gli è talmente piaciuto che hanno detto “entriamo anche noi”.
D. Per lavori che esulano dal Consorzio Venezia Nuova?
R. Sì.
D. Cito nomi sui quali vogliamo dei chiarimenti: la strada Cavallino-Jesolo…
R. Cavallino-Jesolo sì, ma non sono lavori, sono proposte di investimento.
D. Prima c’era stato il Passante di Mestre…
R. Il Passante non è di Mantovani, lo vincono Impregilo, Fincosit e CCC. Noi entriamo dopo.
D. Va bene, in relazione a questi lavori che esulano dal Consorzio, la Mantovani ha dovuto pagare somme di denaro e a chi?
R. Alcune imprese di riferimento del presidente Galan ci hanno fatto una guerra spietata, così noi ci siamo mossi con proposte di investimento su finanziamenti nostri.
D. I cosiddetti project?
R. Sì. Ma per i project Galan e Chisso non hanno mai avuto da noi denaro. Abbiamo riconosciuto loro alcune utilità. La più grossa per l’assessore Chisso è la valutazione della quota in Adria Infrastrutture di una società che si chiama Investimenti srl, formalmente intestata a Claudia Minutillo, sostanzialmente riconducibile a lui. L’assessore Chisso ha molto insistito, usoun eufemismo, perché liquidassimo la quota non al valore di bilancio ma a quello avrebbe avuto se i project fossero andati avanti.
D. Quindi con valore assai superiore.
R. Credo un paio di milioni. Discorso diverso invece per Galan, che aveva chiesto di partecipare attraverso una società che si chiama Pvp.
D. Ricorda a chi è intestata questa Pvp?
R. Credo a Paolo Venuti.
D. Sa in che rapporti è Paolo Venuti con Galan?
R. Molto stretti, non ho dubbi. È stato Galan a dirci di parlare con Venuti per la questione. Sui project abbiamo avuto richieste molto pressanti, sia di Galan che di Chisso, per imbarcare altre imprese.
D. Quali?
R. Per la Strada del Mare l’impresa Carron e per la sinistra il Coveco… Facevano partecipare imprese di riferimento con le quali avevano dei debiti. La Carron per esempio aveva fatto la casa alla Minutillo.
D. La Carron e poi?
R. Gran parte delle richieste riguardavano la Sacaim e venivano da Galan. La Carron da Chisso: basta andare a Veneto Strade, credo che abbia il monopolio. Poi la Gemmo, con la quale abbiamo avuti frizioni importanti sulla sanità.
D. Chi avanza la richiesta di liquidazione per la quota di Adria Infrastrutture?
R. Per prima la Minutillo. Poi quando io sembro non darle troppa retta, la Minutillo fa intervenire Chisso in maniera pesante.
D. Che parla…?
R. Che parla con me.
D. E le chiede cosa?
R. Mi dice che lui ha bisogno di quella liquidazione della quota e chiede, mi pare, 2 milioni e mezzo. Noi facciamo prima una valutazione dell’avviamento dal nostro consulente Cortellazzo Soatto, dicendogli che volevamo arrivare ad un certo valore per ottenere finanziamenti bancari.
D. In altre parole gli avete chiesto di sopravvalutare?
R. No, volevamo vedere sulla base dello studio quanto pagabili erano i 2 milioni e mezzo.
D. E lo studio che risultato dava?
R. Con il massimo dell’ottimismo, la quota si poteva valutare 1 milione e 8, ma dando per attuati tutti i project. Io opero nell’industria, per me il valore delle società resta il patrimonio netto.
D. Quindi quanto poteva valere?
R. Poteva valere 100 mila euro.
D. Dopo di che calano le richieste di denaro dell’assessore Chisso?
R. Beh, calano… avevamo pagato due milioni.

Renzo Mazzaro

 

La terza vita di Baita

Da grande accusatore a nuovo manager

Dal centinaio di incarichi a uno di studio di consulenza a Mestre

Il rebus della Consta, l’azienda su cui starebbe ora puntando

Il manager ha lasciato 88 cariche societarie

L’arcipelago dalla Sicilia alla Liguria

l’altolà di debellini

Per la cessione del portafoglio ordini abbiamo sempre parlato con Romeo Chiarotto che si è accollato anche le maestranze

MESTRE – La nuova vita di Piergiorgio Baita? Chi lo segnala protagonista di un grande attivismo segnala l’apertura di uno studio di consulenza nel centro di Mestre, chi ne garantisce l’assoluta estraneità al settore delle costruzioni, chi lo descrive come semplice coltivatore di pomodori nella sua villetta di Mogliano Veneto. Quel che appare certo è, invece, che l’ex presidente della Mantovani nulla c’entra con la nuova gestione di Consta, la società consortile della Compagnia delle opere il cui curatore ha recentemente ceduto in affitto di ramo d’azienda alla Palomar di Mestre, controllata dal Gruppo Mantovani. «So che gira che questa voce, che molti la rilanciano – spiega Graziano Debellini, a lungo presidente della Consta – : ma a questo punto è bene mettere un punto fermo. Non mi risulta che ne stia occupando Baita. Anzi, a me ha detto personalmente di aver chiuso. Per quanto riguarda Consta abbiamo sempre trattato con Romeo Chiarotto, che ha accettato di accollarsi anche un centinaio di dipendenti e solo questo basterebbe a fargli fa onore». A mostrarsi scandalizzato del repentino attivismo del «nuovo Piergiorgio Baita» era stato, tra i primi, proprio Giancarlo Galan, che non hai mai nascosto la sua irritazione. Baita, l’ingegnere veneziano che compirà 65 anni il prossimo 18 agosto, sembra l’uomo che visse due volte: cresciuto nell’impresa Furlanis e caduto una prima volta nella tangentopoli della Prima Repubblica, dopo qualche settimana di carcere aiutò i magistrati veneziani con disarmante semplicità l’architettura del patto tra i ministri Carlo Bernini e Gianni De Michelis. Ai socialisti spettava la laguna, ai democristiani la terraferma. Vent’anni dopo, conquistata la presidenza della Mantovani e diventato il nuovo padrone delle costruzioni, Piergiorgio Baita è crollato dopo tre mesi e mezzo di carcere a Belluno: e ha raccontato il sistema Galan che aveva sostituito il patto Dc-Psi degli Anni Novanta. Da allora è il Grande Accusatore dell’inchiesta veneziana. Dalla Iniziativa spa della Prima Repubblica al Consorzio Venezia Nuova nella seconda. Dell’arcipelago delle società dove Piergiorgio Baita stava nel consiglio di amministrazione si può ora farne solo l’elenco, come nei titoli di coda di un film. Solo in due società non si è ancora cancellato: nella Giubileo Messidoro di Argenta (Ferrara) e nella siciliana Mazara srl. Gli incarichi di Baita, in tutto, erano ben 88: dal Veneto alla Lombardia, dalla Liguria alla Sicilia. Difficile pensare che uno capace di un ritmo di questo genere si accontenti del divano di casa. Dal Consorzio Venezia Nuova a Veneto City, dalla Pedemontana Veneta alla Romea Commerciale, dalla Orte- Mestre al Passante. E poi una montagna di consigli di amministrazione: Dolomiti Rocce di Ponte nelle Alpi, Galermo di Catania, Ilia Orte- Mestre di Genova, Tsi 1 e Nuova Domina a Sesto San Giovanni, La Quado a Milano. In via Belgio 26, sede della Mantovani, erano domiciliate tra le altre Venezia Lavori, Consorzio Lepanto, Consorzio Litorali Venezia, Giubileo Mandria, Passo Campalto, Acqua dei corsari, Sapri, Laguna sud, Polesina, Parco San Giuliano, Canale industriale, Ca’ Nordio, Nuovo casello di Padova est, Manco, Talea, Fama, Mose Treporti, Talea 2, Serenissima, Libeccio, Consortile per l’Expo 2015. A Venezia la Società delle autostrade Serenissima, il Consorzio Costruttori Veneti, il Consorzio Venezia Nuova, la Palomar srl, la Arsenale Venezia spa, il Consorzio Fagos, l’impresa Mantovani, la Thetis spa, la Morfologia Venezia Move, il Consorzio Lepanto, la Laguna dragaggi, il Consorzio Litorali Venezia, la Alles lavori lagunari, la Nuova Fenice, la Venezia sanitaria finanzia di progetto, la Nuova Romea, la La Mose Treporti, il Gra, Consorzio Venice Link, Sifa, Adria Infrastrutture, Costruzioni Arsenale, Tressetre, New.Co Umberto I, Consorzio Vdm, Alfa, Consorzio Nogma, Arsenale Nuovo società consortile, Costruzioni Mose Arsenale, Intecno, Venice Ro. Port, Consorzio Nogara mare, Arsenale nuovo, Venice Ro-Port, Consorzio Si Tre, la Strada del Mare. Ad Arcugnano la Summano sanità consorzio ed spa. A Verona la Confederazione Autostrade. A Ravenna la Laguna dragaggi spa, a Roma la Ripascimenti Venezia. Le società editoriali Il Verona e Il Treviso. In Sicilia la San Vito di Santa Ninfa.

Daniele Ferrazza

 

LA CESSIONE DEL RAMO D’AZIENDA CONSTA

La ricostruzione dell’Aquila alla Palomar

PADOVA. Un portafoglio di quasi cento milioni di euro. Gran parte dei quali per la ricostruzione de L’Aquila dopo il terremoto del 2009. La Consta, dopo la sfortunata avventura in Etiopia che l’ha condotta al concordato preventivo, si è salvata soprattutto grazie alle commesse che aveva accumulato nel tempo. Lo scorso aprile il tribunale di Padova ha dato il via all’affitto del ramo d’azienda da parte della Palomar controllata dalla Serenissima Holding,controllata dalla famiglia di Romeo Chiarotto. E adesso è direttamente Francesco Benetello, amministratore di Palomar, ad occuparsi del rilanci

 

Il codice anticorruzione per i sindaci

Il prefetto di Venezia: «I Comuni dovranno compilare un questionario su tutti gli appalti entro ottobre»

VENEZIA «A Venezia abbiamo voluto partire invitando i sindaci dei Comuni per dare un segnale dopo quanto accaduto con la nuova tangentopoli legata alle opere per la realizzazione del Mose. Abbiamo voluto spiegare ai rappresentanti del territorio che ora le cose sono cambiante anche sul fronte corruzione e appalti. Abbiamo uno strumento, l’accordo che ci permette di compiere le verifiche e di intervenire come già avviene per prevenire e combattere le eventuali infiltrazioni mafiose sui lavori pubblici». Domenico Cuttaia, Prefetto di Venezia, spiega così l’incontro di ieri a Ca’ Corner, al quale aveva invitato tutti i sindaci veneziani. Incontro per presentare agli amministratori della provincia le “Linee Guida”, elaborate al fine di avviare un circuito collaborativo tra Autorità Nazionale Anticorruzione, Prefetture ed Enti Locali, per la prevenzione dei fenomeni di corruzione negli appalti pubblici e l’attuazione della trasparenza amministrativa. I sindaci ora dovranno compilare un questionario che le Prefetture invieranno loro e relativo a tutti gli appalti in cui sono direttamente stazione appaltante e che riguardano qualche loro controllata. I questionari dovranno essere inviati alle Prefetture entro il 1 ottobre. Successivamente i singoli uffici locali del Governo elaboreranno i dati e invieranno il tutto all’Autorità Nazionale Anticorruzione, presieduta da Raffaele Cantone. In questo modo sarà realizzata una banca dati su appalti e ditte partecipanti. Lo scopo è quello di consentire ai singoli Prefetti di poter intervenire per capire chi ha vinto le gare e se questo è avvenuto regolarmente. E i Prefetti potranno intervenire per bloccare l’iter di assegnazione dei lavori, fino a sostituirsi alla stessa stazione appaltante, nel caso si registrassero delle anomalie. Sempre le anomalie possono consentire alle Prefetture di compiere verifiche e inviare quanto trovato di sospetto alla magistratura per un’eventuale indagine. Fino ad ora questo non era possibile. E poteva capitare che un’impresa, il cui titolare era stato denunciato o addirittura condannato per corruzione in un’altra città, tranquillamente partecipava e si aggiudicava appalti in Veneto,oviceversa. Ora i Prefetti potranno intervenire e bloccare tutto a salvaguardia degli onesti.

Carlo Mion

 

  1. 1 Comment

    • Andrea says:

      Sarebbe interessante sapere se l’avventura etiopica è come quella dell’Impero . Ci sarebbero molte cose da dire su quel contratto; per esempio il ruolo della CGF.

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