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Adria Infrastrutture, la cassa di Galan e Chisso

La cassa di Chisso e Galan era Adria Infrastrutture

Scatola vuota, intestata quasi a «loro insaputa» a ex governatore e a ex assessore

la società è proponente delle maggiori opere inserite nello Sblocca Italia di Renzi

ROMEA COMMERCIALE – L’ex doge e Vasco Errani firmarono l’accordo per la nuova autostrada

PIATTAFORMA DI FUSINA – lavori per 174 milioni per piazzale fs, parcheggi, logistica e due darsene

VIA DELMARE – Superstrada a pedaggio di 19 chilometri per collegare l’A4 con i lidi di Jesolo e Cavallino

AUTOSTRADA NOGARA-MARE – Lunghezza 150 km, lavori in 4 fasi, concessione 40 anni, importo 2 miliardi.

VENEZIA Una delle accuse a carico di Giancarlo Galan è di aver chiesto a Piergiorgio Baita di rientrare nei guadagni di Adria Infrastrutture, la società creata dal manager per gestire gli utili dei lavori in project financing della Mantovani Costruzioni. L’ex presidente del Veneto non nega di possedere una quota di Adria, anche se per trovare il suo nome bisogna smontare il castello di società costruito a sbarramento dal suo commercialista Paolo Venuti (in carcere pure lui). L’operazione incrociando le visure camerali alla fine è semplice. Che bisogno ci fosse di metterla in piedi, visto che è stato come nascondersi dietro undito, lo sa solo Venuti. Nel suo memoriale Galan sostiene che questa partecipazione vale un fico secco per due motivi: Adria è una società rimasta inattiva e i grandi lavori in project nel portafoglio della società non sono mai partiti. Il reato, pretendono i suoi avvocati, non è mai stato compiuto. Vada come vada la vicenda processuale, non può sfuggire che tutto pare predisposto perché Giancarlo Galan incassasse come socio privato di Adria Infrastrutture parte degli utili derivanti dai grandi lavori pubblici che lui stesso approvava come presidente del Veneto. Lui e il fedele assessore Renato Chisso, che istruiva l’iter procedurale per la parte regionale. Anche Chisso aveva voluto una quota in Adria, mascherandola con Claudia Minutillo prestanome. Manovra più subdola, tant’è che adesso che i due non vanno più d’accordo come prima, ha buon gioco a dire che i soldi della quota liquidata li ha incassati lei e non lui. E la Minutillo avrà qualche problema a dimostrare che non è vero. La quota di Chisso era pari al 5%. Non è chiaro quanti soldi siano stati liquidati (a parte a chi)masi sa che l’ex assessore voleva 2 milioni e mezzo. Baita tirava indietro e fece fare una valutazione allo studio Cortellazzo-Soatto. Ne venne fuori un valore massimo 1 milione e 800mila euro. Galan ha ancora il 7% di Adria, ergo sotto 2 milioni non va. Sarà una valutazione sulla carta, ma suona bene. I grandi lavori nel portafoglio di Adria suonano ancora meglio. Basta leggere la relazione delCdadel 31 dicembre 2012, quando le inchieste che stanno terremotando la classe dirigente veneta viaggiavano ancora sotto quota periscopica (Baita e la Minutillo vengono arrestati il 28 febbraio 2013). Ecco come si presentava il programma grandi lavori. Piattaforma di Fusina. Committente Porto di Venezia, lavori per 174 milioni di euro per realizzare piazzale ferroviario, parcheggi, fabbricati di logistica, due darsene e 1250 metri di banchine. Durata della concessione 40 anni. A fine 2012 le aree erano state consegnate alla società di progetto in cui Adria ha il 10% ed era in corso la realizzazione delle banchine. Via del Mare. Superstrada a pedaggio di 19 chilometri per collegare l’A4 con il litorale di Jesolo e Cavallino. Committente Regione Veneto, costo complessivo 210 milioni, nessun contributo pubblico, durata della concessione 40 anni. Adria ha il 20% nella società proponente. A fine 2012 il progetto era già approvato dal Cipe e la Regione si apprestava a pubblicare il bando di gara. Gra di Padova. Grande raccordo anulare, lunghezza 65 chilometri, committente Regione Veneto, durata della concessione 40 anni, costo 600 milioni di euro da privati e 120 da contributo regionale (più Iva). A fine 2012 la situazione era definita «in stallo per problematiche sollevate da Comuni limitrofi a Padova» ma il progetto era stato consegnato al Cipe. Autostrada Nogara-Mare. Promotore un consorzio misto pubblico-privato, in cui Adria ha il 3%. Lunghezza circa 150 chilometri, lavori suddivisi in 4 fasi, durata della concessione 40 anni, importo superiore a 2 miliardi. A fine 2012 la concessione risultava provvisoriamente assegnata con avvio lavori previsto nel 2014. Passante Alpe Adria. Autostrada di prosecuzione da Pian di Vedoia a Pieve di Cadore, lunghezza23 chilometri, di cui 3,5 in ponti e viadotti e 11,5 in gallerie. Investimento 1 miliardo e 100 milioni, durata della concessione 40 anni, parere favore della commissione Via nazionale. A fine 2012 si attendeva il parere del Cipe. Adria Infrastruttureha il 25%. Romea Commerciale. Collegamento autostradale Mestre- Orte-Civitavecchia, committente ministero delle infrastrutture. Maxi opera da 8 miliardi e 700 milioni, lunga 400 chilometri. A fine 2012 la durata dei lavori era prevista in 5 anni. Adria puntava ad acquisire il 2% nel cartello dei proponenti. Tangenziali venete. Sistema stradale a pedaggio che affianca l’A4 da Padova a Verona per una lunghezza di 107 chilometri. Committente Regione Veneto, investimento di 2 miliardi e 700 milioni, durata della concessione 46 anni. A fine 2012 la commissione Via regionale aveva dato parere favorevole e il progetto era all’attenzione del Cipe. Adria detiene l’esclusiva per lo studio, lo sviluppo e la messa in opera del sistema di esazione del pedaggio. Nuova Valsugana. Superstrada a pedaggio, lunga 18 chilometri, di cui il 75% in galleria, da Marostica a San Nazario. Anche qui Adria ha l’esclusiva per riscuotere il pedaggio. Committente Regione Veneto, investimento per i privati di 731,5 milioni di euro più 180 di oneri passivi, contributo pubblico di 350 milioni. Durata della concessione 44 anni. A fine 2012 il progetto aveva ottenuto l’ok dalla commissione Via regionale. Tutto questo va oggi aggiornato con le recenti decisioni del governo Renzi, che ha inserito molte di queste opere nello Sblocca Italia, il quale nel Veneto prevede di spendere 6 miliardi di euro: che valga in più a questo punto Adria Infrastrutture è facile capirlo.

Renzo Mazzaro

 

I VERDETTI DEL RIESAME

Scarcerato Giuseppone. Meneguzzo resta ai domiciliari

VENEZIA – Tangenti Mose, il Tribunale del Riesame di Venezia ha scarcerato l’ex giudice della Corte dei Conti Vittorio Giuseppone, mentre ha rigettato l’appello dell’imprenditore Andrea Rismondi, per la revoca della misura dell’obbligo di dimora. Il primo nega di essere stato sul libro paga del Consorzio Venezia Nuova, mentre il secondo ammette di aver sovraffatturato consulenze per lo stesso Consorzio, ma di non sapere a chi erano diretti i soldi che restituiva. In realtà l’accusa non è caduta per entrambi. Il primo avrebbe preso soli per aggiustare indagini, il secondo sarebbe stato il tramite per corrompere i tecnici del Magistrato alle Acque e per versare soldi al rappresentante del Pd Giampiero Marchese. Il Tribunale del Riesame mette fuori il primo, si trovava agli arresti domiciliari, perché già in pensione e perché i fatti di cui è accusato risalgono a sei anni fa. Per l’imprenditore, residente a Preganziol, la misura dell’obbligo di dimora resta. Intanto il Tribunale del Riesame di Milano ha respinto l’istanza di liberazione dei legali di Roberto Meneguzzo che resta così agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Vicenza. Gli stessi giudici si sono invece riservati sul ricorso contro la misura di custodia cautelare in carcere presentato dalla difesa di Marco Milanese, l’ex deputato Pdl arrestato lo scorso 4 luglio, la cui posizione per competenza territoriale è stata trasmessa ai magistrati milanesi. La decisione dei giudici è prevista entro giovedì. Milanese attualmente è detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Durante l’udienza il suo legale, l’avvocato Bruno La Rosa, ha depositato una memoria di 70 pagine nella quale «vengono confutate le ragioni dell’esigenza della misura cautelare e la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza». Milanese «non poteva in alcun modo interferire» a favore della concessione di finanziamenti per il Mose, in quanto «chi aveva un ruolo effettivo nella gestione amministrativo-normativa sul piano politico» dell’iter per lo sblocco dei fondi erano l’ex ministro Giulio Tremonti e l’ex sottosegretario Gianni Letta, scrive il legale.

(c.m.)

 

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