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gli ambientalisti dei circoli piove di sacco e riviera del brenta

La Regione ha pronto il bando per il progetto con cui collegare Padova a Venezia

L’idea risale al 1960: il canale si ferma a Vigonovo e riparte da Mira fino in laguna

PADOVA – Idrovia: avanti tutta, dopo 55 anni di promesse e ritardi. A invocare il completamento del canale navigabile tra la Zip di Padova e la laguna di Venezia ideato dal professor Mario Volpato nel 1960, non sono i sindaci o gli industriali ma gli ambientalisti più che mai convinti che si tratti dell’unica grande opera che può salvare mezzo Veneto dall’incubo alluvione. Avanti tutta con la benedizione dei circoli di Legambiente Padova, Selvazzano, Saccisica, Riviera del Brenta, Saonara- Vigonovo, del comitato Brenta Sicuro e di un’altra decina di associazioni che invitano la Regione a passare dalle parole ai fatti. L’assessore all’Ambiente Maurizio Conte ha ribadito la volontà di arrivare in tempi rapidi al bando di gara per il progetto, poi si dovranno trovare 3-400 milioni di euro. Secondo lo studio di fattibilità della Regione, per completare il tracciato (oltre 27 km tra Padova, Saonara, Vigonovo, Strà, Fossò, Camponogara, Dolo, Mira e Venezia) in classe Va e quindi in regola con la normativa comunitaria, servono 384 milioni di euro che diventano 461 milioni con opere aggiuntive per migliorare la sicurezza idraulica del sistema Brenta- Bacchiglione nello snodo di Strà-Vigonovo. «Sia chiaro: siamo pronti a scendere in piazza contro le grandi opere che devastano il territorio. La Pedemontana, la Orte-Mestre e il canale Contorta in laguna a Venezia sono gli ultimi esempi di scelte sbagliate che noi contrastiamo», dicono in coro Danilo Franceschin, Marco Macis, Marino Zamboni e Lorenzo Benetti, portavoce dei circoli. «Ma non abbiamo alcun dubbio a ribadire che va realizzata l’idrovia Padova- Venezia per due motivi: il canale scolmatore navigabile con una portata di almeno 400 mc/secondo consente alle chiatte di arrivare dal porto di Venezia fino all’interporto della zona industriale di Padova e quindi sposta il traffico merci dai tir su strada al fiume, come a Rotterdam. Secondo motivo: l’idrovia farà sfociare in laguna fino a 10 milioni di mc di acqua, una portata simile a quella del Bacchiglione durante le alluvioni. La vasca di laminazione in corso di realizzazione a Caldogno può contenere al massimo 3 milioni di mc e quindi non risolve il rischio alluvione: Padova e l’area metropolitana sono in eterno pericolo fino a quando non verrà realizzata l’idrovia». A sostenere l’urgenza dell’opera non sono soltanto gli ambientalisti, ma pure due autorevoli docenti universitari di Ingegneria a Padova: Andrea Rinaldo e Luigi D’Alpaos, che hanno elaborato analisi da tempo sul tavolo dell’assessore Contea palazzo Balbi. Scrive ancora Legambiente: «L’allargamento del porto veneziano fino a Padova conferirebbe all’Authority portuale un ruolo ed una dimensione nazionale ben più consistente. Un sistema fluvio-marittimo integrato all’entroterra farebbe di quello scalo un polo di livello continentale. Il completamento dell’idrovia deve essere realizzato in un una classe di navigazione europea che consenta l’utilizzo di battelli in grado di raggiungere i porti dell’alto e medio Adriatico e di realizzare la rottura di carico delle grandi navi porta container che faranno scalo al futuro porto offshore di Malamocco. In tal senso va respinto lo studio proposto dal presidente dell’Autorità Portuale di Venezia, Paolo Costa, di trasferire i container alle piattaforme logistiche attraverso le cosiddette “mamavessel” e i relativi spingitori, i cui pescaggi sono incompatibili con quelli delle idrovie, mentre è opportuno approfondire il modello, studiato dalla facoltà di Ingegneria navale di Genova, che risponde a molte delle specifiche esigenze dei nostri corsi d’acqua interni». Perché il progetto è fermo? Non pesa solo la carenza di fondi. Il professor Mario Volpato, fondatore di Cerved e padre della Zip con Ettore Bentsik, nel 1963 riuscì a trovare 6,6 miliardi di lire. Di soldi ne sono stati spesi con generosità, stanziati da Stato, Regione Veneto e Ferrovie: dal 1976 sino al 1990 altri 47 miliardi e 143 milioni. Poi lo stop. Il canale parte da Granze di Camin e arriva fino a Vigonovo, poi scompare anche se sono stati realizzati tutti i cavalcavia stradali fino a Mira sotto i quali non scorre l’acqua. Da Mira l’ultimo tratto porta in laguna a Marghera. Il consorzio Idrovia è stato sciolto nel marzo 1988 per non creare problemi al porto di Venezia, che teme le chiatte modello Rotterdam fino a Padova.

Albino Salmaso

 

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