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La denuncia dei famigliari dei pazienti oncologici: colpa della chiusura del reparto di Dolo per le ferie estive. L’Asl 13: situazioni eccezionali, le sedie ci sono per tutti

MIRANO – In piedi, anche ore, per la chemioterapia, perché non c’è posto a sedere. La denuncia arriva da un gruppo di famigliari di pazienti oncologici, dopo la chiusura per ferie, a luglio e agosto, del servizio di Oncologia ed Ematologia dell’ospedale di Dolo. Pazienti dirottati a Mirano, dunque, con conseguente affollamento delle sale e rischio disagi per chi attende la visita. «Succede così il paradosso che i pazienti in attesa di terapia oncologica della durata anche superiore alle quattro ore devono subire estenuanti attese perché non c’è lo spazio fisico dove farli sedere o sdraiare per sottoporli al trattamento chemioterapico», denunciano i famigliari, «il personale è encomiabile, si fa in quattro per aiutare gli ammalati, ma ci chiediamo se i dirigenti dell’Als 13 siano a conoscenza di questa penosa situazione o se si stiano godendo le ferie contenti di aver risparmiato chiudendo un servizio essenziale. Gli ammalati oncologici che invece non possono andare in ferie, non hanno la forza di protestare, ma vederli sfiancati e traballanti in piedi ad aspettare (anche ore) che si liberi una sedia per fare la terapia, non è accettabile, anche se il problema è limitato ai mesi di luglio e agosto. È mancanza di rispetto della dignità umana. Solo la sensibilità e la bravura del medici e degli infermieri, costretti a ritmi di lavoro estenuanti, riesce a dare agli ammalati la forza di continuare e sperare in una remissione della patologia». L’Asl però nega disagi eccessivi: «La situazione non rappresenta la normalità, ma l’eccezione e i casi eccezionali sono veramente tali, quindi molto rari, dovuti anche al fatto che all’interno dell’attività giornaliera del servizio vi è anche una quota di attività rappresentata dalle situazioni urgenti che non risulta programmabile e che può portare a un afflusso maggiore di pazienti. Ma questo accade anche durante il resto dell’anno, quindi anche con la contemporanea apertura di Dolo e Mirano e con il personale ridotto perché diviso tra le due sedi. Si tenga presente che a volte le attese non sono dovute a carenze strutturali ma a vere e proprie esigenze mediche legate all’espletamento di ulteriori accertamenti. Mai nessuno comunque è costretto ad attendere in piedi: le sedie ci sono per tutti. La chiusura della doppia sede ha solo il fine di consentire il normale e obbligatorio svolgimento delle ferie al personale, assicurando al tempo stesso la corretta risposta alle esigenze dei pazienti».

Filippo De Gaspari

 

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