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Nuova Venezia – Galan scarica Chisso: rottura dal 2010

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

29

ago

2014

Depositato il ricorso in Cassazione contro il Riesame: «Testimonianze contraddittorie, i reati attribuiti sono ministeriali»

VENEZIA. Fino a poche settimane fa lo definiva «il migliore dei miei assessori». Adesso Giancarlo Galan scarica l’ex assessore che con lui ha condiviso tutti i 15 anni alla guida del Veneto: la rottura viene fatta risalire addirittura al 2010 e dunque non può esserci «sistema Galan» dopo quella data.

La difesa di Giancarlo Galan – avvocati Antonio Franchini e Niccolò Ghedini – si appella alla Corte di Cassazione per smontare l’ordinanza con cui il Tribunale del Riesame di Venezia ha respinto il ricorso dei legali all’arresto dell’ex governatore, attualmente detenuto nel carcere di Opera. Ieri mattina è stato depositato il ricorso in Cassazione contro l’ordinanza del Riesame che ha respinto la scarcerazione di Galan. Nei prossimi giorni la decisione della Corte, che potrebbe rimettere in libertà l’ex ministro.

Il ricorso mira a demolire, punto per punto, le motivazioni con cui il Riesame ha tenuto in carcere Galan. Dalla credibilità dei principali testi d’accusa – Giovanni Mazzacurati, Piergiorgio Baita, Claudia Minutillo – che vengono descritti quali protagonisti «interessati» a riferire le circostanze che hanno convinto i magistrati della Procura di Venezia a chiedere gli arresti; ai requisiti minimi di logicità e coerenza delle dichiarazioni dei testi, che striderebbero tra loro nei particolari e nelle motivazioni; sino alla indagini difensive svolte dai legali di Galan, che non sono state tenute minimanente da conto dal giudice del Riesame; e ancora alcuni «infortuni» in cui è incorso in collegio del Riesame, scambiando le testimonianze dell’imprenditore Piero Zanoni con quelle di Pierluigi Alessandri. Insomma, i difensori ritengono che la Cassazione debba assolutamente annullare l’ordinanza del Riesame, che pure fissa la prescrizione per tutti i reati contestati fino al 22 luglio 2008 (tesi su cui peraltro la Procura non concorda).

Ma l’elemento nuovo appare la rottura, probabilmente a fini difensivi, del rapporto tra Galan e Chisso: i difensori ritengono che i reati esclusi dalla prescrizione siano di competenza del Tribunale dei ministri e dunque abbiano diritto a una completamente diversa procedura. Se accolta questa tesi, l’inchiesta su Galan dovrebbe quasi ripartire da zero, consentendo la prescrizione per una ampia fascia di reati attribuiti dopo il 2008.

Quanto alla rottura con Chisso, i legali di Galan la fanno risalire almeno alla primavera del 2010, quando l’ex ministro indica a Luca Zaia la figura di Marino Zorzato come plenipotenziario del Pdl e non quella, apparentemente più naturale, di Chisso. Lo spiega Piergiorgio Baita in un interrogatorio: il rapporto tra Galan e Chisso «si rompe in modo totale, sia sul piano politico sia sul piano personale. Sul piano politico perché l’incarico di gestore degli interessi politici viene affidato al vice presidente Marino Zorzato e sul piano personale perché Chisso e la Minutillo vivono questo mancato incarico come un vero e proprio tradimento per i tanti servigi resi nel periodo precedente».

Dell’imprenditore Pierluigi Alessandri, ad esempio, che accusò Galan di aver preteso dei soldi per sostenere la sua attività politica, i difensori di Galan ricordano che egli è indagato per fini fiscali da qualche mese. Che il principale accusatore, Piergiorgio Baita, ha iniziato a parlare solo dopo il cambio del proprio collegio difensivo. Che Giovanni Mazzacurati, secondo gli stessi indagati, doveva provvedere alla cura di «cinque famiglie» e quindi sarebbe plausibile che abbia beneficiato per fini personali delle somme che invece ha riferito di aver versato ai politici. E infine della Minutillo, il cui tenore di vita lussuoso era noto a mari e monti. Galan si trova in carcere dal 22 luglio scorso, data in cui la Camera dei deputati ha votato l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro ed ex governatore del Veneto, accusato di corruzione propria.

Daniele Ferrazza

 

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