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L’INTERVENTO / LA CRISI IN LAGUNA

di Raimondo Ruzzier – Venezia Cambia 2015

«Non è impossibile governare l’enorme massa di gente che arriva in CITTà ma bisogna PENSARE solo al bene pubblico»

Non è vero che governare i flussi turistici a Venezia è difficilissimo come sostiene ancora Massimo Cacciari. Perché Venezia, assieme a Mestre, è arrivata all’attuale degrado, alla sofferenza abnorme dei più elementari servizi, in particolare di trasporto, travolta e stravolta da milioni di turisti? È fallito il progetto di città della cultura, dell’arte, degli studi e del turismo non invasivo, di qualità! È fallito perché sono mancate la realizzazione dei progetti infrastrutturali e la pianificazione, la regolamentazione che avrebbero permesso, con una buona politica di gestione dell’offerta turistica, di affrontare gradualmente l’invasione degli ingressi in città. Quasi tutto è rimasto o sulla carta o incompiuto; e ora che mancano i quattrini sarà molto dura porre rimedio. Si doveva investire nei terminal, nei parcheggi scambiatori – quelli giusti – per servirsi dei mezzi pubblici. Si doveva spostare il baricentro dell’attacco alla città da piazzale Roma con le soluzioni più volte indicate non solo dalle organizzazioni sindacali e dalle associazioni di categoria, ma anche dallo stesso Comune e da Avm senza poi renderle operative. Non si è capito che la principale azione per governare i flussi stava nella realizzazione di un vero piano dei trasporti e della mobilità dell’intera città, oggi necessariamente su scala metropolitana (una delle incompiute più gravi della giunta Orsoni). È possibile che il collegamento con Venezia sia concentrato sul ponte automobilistico? Anche il tram potrebbe essere bloccato da un banale incidente, quali sono le alternative? I numeri, i dati, le informazioni di alberghi, campeggi, ecc., aziende di trasporto, Apt, Fs e autostrade, del comune di Venezia e di quelli della cintura metropolitana, ci sono; mettere a sistema e creare modelli dei flussi è realizzabile anche in breve. Perché questo non è stato possibile? Venezia paga il tributo alla subcultura dell’abusivismo dei decenni passati. Erano abusivi “quelli” del Tronchetto, poi si sono regolarizzati; erano abusivi diversi trasportatori, tassisti, intromettitori, pseudo guide turistiche, flotte di barcaioli della laguna di altri comuni che si affacciano in laguna e altri, l’elenco è lungo; poi negli anni passati si sono regolarizzati. Sono una moltitudine di lavoratori autonomi, società ecc., oggi inseriti nel tessuto produttivo della città, che con le loro strutture di categoria tendono a influire pesantemente su chi gestisce il bene pubblico. Spesso sono, per statuto corporativi ma con un peso politico tale da condizionare negli anni, pesantemente, le scelte degli amministratori comunali. Poi ci sono anche i “poteri forti” che controllano porto, aeroporto, ferrovia e stazioni a prescindere dalla governance della città, anche contro i suoi interessi. Prima a Venezia vengono cioè gli interessi privati, poi quelli collettivi, pubblici: così è cresciuta in questi anni la città. Ora, se non si riafferma il principio della supremazia della cosa pubblica – negli atti, nelle azioni, nei piani e nei progetti – non è possibile cambiare rotta alla storia di questa città che sembra ormai segnata. Una rivoluzione culturale è quindi assolutamente necessaria: occorre dimostrare che regolare meglio, tutelando la città e i cittadini, non produce necessariamente meno reddito, anzi!

 

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