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La sentenza è attesa per la metà di novembre dopo il ricorso di Italia Nostra: «Intervento che devasta un edificio storico»

Si deciderà a metà novembre, l’effettiva realizzazione della trasformazione del Fontego dei Tedeschi – nonostante i lavori già iniziati – quando sarà discusso il ricorso già presentato da Italia Nostra contro il progetto del gruppo Benetton curato da Rem Koolhaas e contro il via libera al cambio di destinazione d’uso concesso dal Comune di Venezia per consentire la realizzazione del centro commerciale. «Non possiamo consentire che un intervento così devastante contro un edificio storico dell’importanza del Fontego dei Tedeschi sia realizzato- commenta il presidente della sezione veneziana di Italia Nostra Lidia Fersuoch – e abbiamo rinunciato all’atto della presentazione del ricorso alla richiesta di sospensiva dei lavori, perché Edizione, la società del gruppo Benetton proprietaria dell’edificio, ha accettato di stralciare le parti più contestate dei lavori in attesa del giudizio di merito, come il grande foro previsto a piano terra, il nuovo piano ricavato dalla demolizione del lucernario e la nuova terrazza. Ora aspettiamo il giudizio del Tar». Il ricorso è contro la delibera approvata da Ca’ Farsetti che, in base alla convenzione sottoscritta con il gruppo Benetton, ha concessione il cambio di trasformazione d’uso in deroga al complesso del Fontego dei Tedeschi, con un aumento di cubatura, giustificandolo con un beneficio pubblico derivante dalla nascita del grande magazzino che ora gestirà Dfs. Un’interpretazione contestata dal ricorso al Tar di Italia Nostra. Per l’associazione ambientalista, come per molte delle forze di opposizione e dei consiglieri che erano stati contrari al via libera alla convenzione Benetton, il beneficio pubblico – stime alla mano, partendo proprio dalle valutazioni fatte su quell’area di San Marco dall’Agenzia del Territorio e acquisite dalla Giunta al tempo della valutazione – sarebbe di poco meno di 30 milioni e non di 6, come invece ottenuto dal Comune nella convenzione stipulata dal sindaco e che aveva incorporato anche il sì preventivo del Consiglio comunale. La Giunta avrebbe “forzato” lo stesso parere degli uffici, ad esempio nel conteggiare, con uno “sconto” di 15 milioni di euro dal beneficio pubblico, il costo dei lavori del gruppo Benetton nel trasformare il Fontego dei Tedeschi in centro commerciale. Contestato anche il grande foro circolare sulla muratura verso l’esterno di cinque metri di diametro vicino alla scala mobile al piano terra, voluto da Koolhaas come nuovo “segno” architettonico. «Tutte criticità sottolineate nel parere negativo del Comitato tecnico di Settore dei Beni culturali» – ricorda Lidia Fersuoch – «che sembravano recepite dalla Soprintendenza. Invece nell’ultimo parere si dice che l’edificio è stato “ricostruito” negli anni Trenta e che gli interventi sembrano compatibili cone le esigenze di tutela monumentale. Dunque, sentito il direttore regionale, si dà il parere favorevole».

Enrico Tantucci

 

Tutte le critiche all’operazione

Niente stima sul valore da parte del Comune

Quella stima che non c’è. Il Comune non ha mai redatto una stima ufficiale e certificata del valore del Fontego dei Tedeschi e dell’incremento derivante dal cambio di destinazione d’uso commerciale – è la tesi di chi ha contestato a suo tempo anche in Consiglio comunale la convenzione stipulata dal sindaco con il gruppo Benetton – e la valutazione è stata fatta al ribasso. La valutazione richiesta all’Agenzia del Territorio stimava nel 2011 un immobile nella zona di San Marco come il Fontego tra gli 8 e i 20 mila euro al metro e il Comune non ha fatto una media, ma ha applicato il valore minimo, 8 mila euro, poi aumentato a 9 mila. La nota prodotta al tempo della trattativa dalla Direzione Patrimonio del Comune per l’assessore ai Lavori Pubblici Alessandro Maggioni, recitava testualmente: «Preme sottolineare che non sono state prodotte valutazioni di stima, ma solo ipotesi di lavoro propedeutiche ad una trattativa con la controparte». Ma quelle «ipotesi di lavoro», mai protocollate, sono poi diventate la stima finale, su cui è stato calcolato anche il beneficio pubblico per il Comune. Il ricalcolo fatto dal vicepresidente di Italia Nostra Cristiano Gasparetto e esposto a suo tempo anche in Consiglio comunale, partendo da una valutazione del Fontego di 14 mila euro al metro quadrato – la media tra il minimo di 8 mila euro e il massimo di 20 mila stimato dall’Agenzia del Territorio – dà esiti clamorosi. Con la variazione della destinazione da pubblica a commerciale, l’incremento di valore sarebbe di poco meno di 7 mila euro al metro quadro e il valore complessivo salirebbe dai circa 60 milioni di euro dell’acquisto a oltre 124 milioni di euro. Cioè – sulla base di una ripartizione tra pubblico e privato del 60 e del 40 per cento del beneficio pubblico – al Comune andrebbero appunto circa 38 milioni e mezzo di euro, che scenderebbero a 24 e mezzo pur «scontando» 15 milioni di euro di lavori di Benetton, già calcolati nella stima da Ca’ Farsetti. In più, ci sarebbero gli standard urbanistici, che il Comune ha in pratica “regalato” a Edizione, comprendendoli nei 6 milioni di euro di indennizzo complessivo. Secondo i calcoli di Italia Nostra e opposizioni, oltre 9200 metri quadri di superficie commerciale del Fontego, andrebbero bilanciati con circa 7400 metri quadri di aree a standard pubblico. Per questo il piano terra e il primo piano del Fontego dovrebbero restare pubblici (per farci magari un centro culturale e un asilo nido). Ma l’assemblea di Ca’ Farsetti ha poi dato il via libera alla convenzione stipulata tra Edizione e il Comune e adesso l’ultima battaglia si è spostata al Tar.

(e.t.)

 

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