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Le osservazioni

Ma il Comitatone ha deciso

«Illegittimo. Perché non è un adeguamento di un canale portuale, che in quell’area non esiste. Ma la costruzione di una nuova via d’acqua. Che non c’entra con la sicurezza e dunque non può godere di procedure accelerate». Gli ambientalisti dichiarano guerra al «nuovo canale dei Petroli». Non si fidano delle rassicurazioni del Porto («Sarà un’opera di recupero ambientale» e ricordano i guai provocati alla laguna alla fine degli anni Sessanta dallo scavo del canale Malamocco-Marghera. Sono già tre le osservazioni presentate al ministero dell’Ambiente sul Sia («Studio di Impatto ambientale») del progetto del Porto. Portano la firma di Andreina Zitelli, docente Iuav già componente della commissione Via nazionale, della presidente di Italia Nostra Lidia Fersuoch, delle associazioni Ambiente Venezia (Luciano Mazzolin) e Ecoistituto veneto (Michele Boato). Chiedono al ministero di sospendere la procedura avviata con i criteri di urgenza previsti dalla Legge Obiettivo. «Ma è assurdo», replica Costa. Ed esibisce una bozza non firmata della delibera approvata in agosto dal Comitatone, convocato dal sottosegretario Graziano Delrio su richiesta dell’allora sindaco Giorgio Orsoni. Nelle considerazioni preliminari, il testo ricalca esattamente quanto sostiene l’Autorità portuale. Che cioè è compito della stessa Autorità, della Capitaneria e del Magistrato alle Acque «individuare le soluzioni alternative all’accesso delle navi dal bacino San Marco». Il Comitatone aveva anche accettato quanto sostenuto dal Porto, cioè che l’attuale Marittima è «irrinuciabile». E infine deciso che visti i diversi stati di avanzamento progettuale si doveva sottopoorre a Valutazione il progetto del canale Contorta. «E attenzione», puntualizza Costa, «la Valutazione non deve decidere quale progetto si fa, ma se quello prescelto è ambientalmente compatibile».

(a.v.)

 

Banchine e un nuovo terminal in canale Brentella, 800 case in Marittima

Arriva il terzo progetto alternativo sulle grandi navi. «Lo depositeremo alla commissione di Impatto ambientale a Roma nei prossimi giorni», annuncia Roberto D’Agostino, ex assessore all’Urbanistica e firmatario degli elaborati che prevedono lo spostamento delle grandi navi a Marghera. Idea che era stata sostenuta dal Comune e dal sindaco Giorgio Orsoni, poi «congelata» dopo le vicende giudiziarie e lo scandalo Mose. Progettto presentato alla Capitaneria, nella scorsa primavera, ma scartato allora dall’Autorità portuale. «Pericoloso perché in quell’area c’è già il traffico commerciale», lo avevano liquidato i tecnici del Porto. Ma adesso il progetto Marghera è pronto e sarà proposto all’esame della commissione Via. Tre anni di lavori, prevede la realizzazione di una nuova stazione Marittima tra il canale Brentella e il canale Industriale Ovest. Le banchine potranno ospitare fino a cinque navi di grandi dimensioni. Per la loro evoluzione sarà scavato un raccordo davanti ai depositi petroliferi dell’Eni. Nell’attuale Marittima saranno ricavati spazi per attività marine e per gli yacht, nelle aree non più utilizzate 800 appartamenti in social housing. «Posti di lavoro e nuove attività, un impulso all’economia della città», dice D’Agostino. Che insieme ad Alessio Vianello, avvocato con studio al Vega e già assessore della giunta Cacciari, sta studiando le procedure per presentare la proposta. Che potrebbe rappresentare una alternativa alla Marittima pur senza intervenire su altre aree della laguna. Ma non va invece al comitato «No Grandi Navi», promotore della grande manifestazione di sabato scorso. «Le grandi navi incompatibili devono stare fuori dalla laguna. Punto e basta», ribadiscono. Intanto il 7 ottobre all’Ateneo veneto sarà presentata anche la terza soluzione alternativa già depositata alla Via e in attesa di essere esaminata. È quella firmata da Cesare De Piccoli, ex viceministro alle Infrastrutture ed ex vicesindaco, e dalla società genovese Duferco. Prevede di realizzare il nuovo terminal delle crociere al Lido, lato Punta Sabbioni, in meno di due anni.

(a.v.)

 

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