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MARGHERA – L’ex assessore spiega come scongiurare il rischio che la Regione stoppi il progetto

Il rischio che il progetto del Vallone Moranzani, uno dei più grandi interventi di risanamento territoriale e ambientale mai concepiti in Italia, subisca uno stop definitivo, come rivelato dal Gazzettino in base a un lettera spedita al governatore Zaia da Luigi Fortunato, direttore dell’Area Infrastrutture della Regione, può essere scongiurato. Lo sostiene, elementi alla mano, Gianfranco Bettin, ultimo assessore all’Ambiente del Comune di Venezia che, in questa veste, ha seguito da vicino il progetto negli ultimi quattro anni.
«Insieme al settore competente della Regione, con i dirigenti Artico e Campaci e con l’ex commissario Casarin, e ovviamente con l’allora assessore Chisso, come Direzione Ambiente del Comune avevamo colto per tempo uno dei limiti del vecchio accordo, e cioè, come segnala Fortunato, il suo dipendere dal conferimento di fanghi dei canali per finanziare l’intero progetto».
Ricordiamo infatti che, pagando per il trattamento e lo smaltimento a discarica dei fanghi e per altri servizi, l’Autorità Portuale trasferiva le risorse per realizzare l’intero progetto, consistente, tra l’altro, in una fitta serie di interventi per il riequilibrio idraulico, la bonifica e il risanamento, la realizzazione di un grande parco lineare e di un bosco, oltre alla nuova viabilità e allo spostamento dentro la zona industriale della San Marco Petroli oggi a ridosso di Malcontenta.
«Una colossale operazione di ripristino ambientale e di riorganizzazione virtuosa del territorio» dice Bettin. Il quale precisa: «La strada per evitare il pericolo segnalato dal dott. Fortunato è quella che avevamo intrapreso: fare dell’impianto che oggi tratta solo i fanghi e della nascente discarica ad essi destinata, la struttura che realizza l’insieme delle bonifiche e delle messe in sicurezza di Porto Marghera. E’ quello che abbiamo già fatto, ad esempio, con le terre di scavo dell’ex deposito Actv (allora in area SIN) o dell’ex Alcoa. Invece che portare altrove i materiali, o di fare di ogni ex sito industriale di Marghera una discarica – un arcipelago di discariche – utilizziamo strutture e siti del progetto Vallone per tenere sotto regia pubblica bonifiche e messe in sicurezza e alimentiamo con queste risorse il piano di risanamento. Ci avevamo lavorato duramente, proprio cogliendo i limiti del vecchio piano, con funzionari e tecnici di grande professionalità sia del Comune, come Costantini, De Polignol e Scattolin che della Regione come Casarin, Artico e Campaci, ottime squadre che potrebbero ancora salvare il Progetto e farne un punto di forza della nuova Marghera. Spero che Zaia e il commissario Zappalorto sappiano cogliere la grande occasione che abbiamo, e inoltre farsi valere con Terna affinché confermi gli impegni a interrare l’elettrodotto a suo tempo assunti».

 

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