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VENEZIA – Sono entrati in nove, tutti medici, nel carcere di Pisa, domenica scorsa per visitare l’ex assessore regionale Renato Chisso, rinchiuso in una cella perché accusato di corruzione nell’ambito dell’indagine sul Mose. Il difensore, l’avvocato Antonio Forza, aveva presentato istanza di scarcerazione sostenendo che le condizioni di salute del suo cliente non sono compatibili con la detenzione, accompagnando la richiesta con la documentazione firmata da un medico legale, un cardiologo e uno psichiatra. I pubblici ministeri Stefano Ancilotto, Paola Tonini e Stefano Buccini hanno risposto con altrettanti esperti che, al contrario, hanno sostenuto che Chisso può rimanere in carcere, visto che le sue condizioni non sono gravi e che a Pisa è ospitato in un Centro clinico cardiologico all’avanguardia. A sua volta il giudice Roberta Marchiori ha nominato un medico legale, la dottoressa Silvia Tambuscio, il cardiologo Paolo Jus e lo psichiatra forense Davide Roncali, concedendo loro due settimane per consegnare le conclusioni alle quali giungeranno dopo aver visitato il detenuto e aver letto i pareri degli uni e degli altri consulenti. Entro il 12 ottobre, dunque, dovranno dire, almeno dal punto di vista clinico, quali sono le condizioni di Chisso e se il suo fisico e la sua mente possono sopportare il carcere. Il giudice Marchiori ha concesso due settimane, avvisando che se ci fosse qualcosa di urgente da comunicarle dal punto di vista sanitario, dopo la visita, i tre medici possono farlo in qualsiasi momento. In Procura ferve l’attività dei pubblici ministeri e dei loro collaboratori per sistemare carte e documenti in modo da firmare al più presto la richiesta di rito immediato (rinvio a giudizio saltando l’udienza preliminare) per quanti sono in carcere e ai domiciliari.

Giorgio Cecchetti

 

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