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LE ALTRE INDAGINI – Sanità e appalti sospetti, filoni a rischio prescrizione

I testimoni ora parlano ma è troppo tardi per giungere a processo

MESTRE – È una processione di imprenditori. E tutti che parlano. Al punto che la Procura potrebbe aprire altri filoni d’inchiesta a partire da quella sul Mose, se non fosse che la prescrizione è in agguato. E così, sia per la sanità sia per le opere pubbliche, non c’è possibilità di indagare. O, meglio, non c’è senso ad indagare visto che, una volta controllato se quel che raccontano gli imprenditori è vero, arriverebbe inesorabile la prescrizione. Perché una cosa è certa, dicono in Procura, e cioè che è venuto alla luce solo un terzo del malaffare, la punta dell’iceberg, due terzi sono ancora sottotraccia e non verranno mai fuori. Vuol dire che ci sono interi filoni d’indagine che sono rimasti e forse rimarranno per sempre allo stadio embrionale. Anche se ci sono imprenditori disposti a giurare che in quel tal appalto loro sono stati tagliati fuori e chi ha vinto ha pagato la mazzetta. Anche se c’è chi si dice sicuro che in quel tal ospedale per far entrare quella macchina qualcuno ha unto le ruote giuste.
I due filoni più “gettonati” sono infatti quello sanitario e quello delle opere viarie e il quadro fatto dai “testimoni” alla Procura è tale da far rizzare i capelli visto che non ci sarebbe stato un solo intervento – negli ultimi 15 anni – che non sia stato pilotato. Come dire che la corruzione era pervasiva e percorreva come un fiume in piena tutti i settori. Lo hanno raccontato finora tanti imprenditori, seguendo il filo di Piergiorgio Baita, che ha parlato di “corruzione sistemica”. E se tutti gli appalti del Consorzio correvano sul filo della corruzione, è possibile pensare che tutto il resto fosse indenne? E cioè che chi prendeva milioni di euro in mazzette per i lavori pubblici si astenesse dall’incassare se si trattava di una Tac piuttosto che di una fornitura di letti per l’ospedale? Ecco, chi si sta presentando in Procura a parlare racconta proprio questo e cioè di un sistema che pervadeva tutto e coinvolgeva tutti. Che si trattasse di costruire ospedali, di ristrutturarli o di riempirli di apparecchiature all’ultimo grido, comunque bisognava passare sotto le forche caudine della mazzetta alla politica nell’era di Galan.
Stesso discorso va fatto per i grandi e piccoli interventi sulla viabilità dell’intera regione. La Procura di Venezia procederà? Sì, fanno capire a piazzale Roma, si andrà avanti cercando di salvare il salvabile, ma quasi tutto ormai è in prescrizione. Servono 7 anni e mezzo per mettersi al riparo e l’inchiesta che ha scoperchiato il verminaio è arrivata troppo tardi. Adesso qualcos’altro succederà, ci sarà qualche altro imprenditore stra-noto che finisce dietro le sbarre, qualche altro politico che si vede arrivare l’avviso di garanzia, ma sarà poca roba, alla fine. La mannaia della prescrizione del reato di corruzione è dietro l’angolo e già i magistrati faranno fatica a celebrare il processo del Mose, figuriamoci gli altri.

(M.D.)

 

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