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Gazzettino – Mose, la Procura punta sulle confische

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

12

ott

2014

VENEZIA La strategia dei magistrati che conducono l’inchiesta più scottante degli ultimi vent’anni

Mose, la Procura punta sulle confische

Più che le pene detentive, ai Pm interessano i 12 milioni che gli indagati sborseranno

È la confisca dei patrimoni personali, ancor più del carcere, la sanzione che preoccupa chi finisce sotto inchiesta. Accade nelle inchieste per droga, così come in quella per corruzione o reati fiscali. Gli inquirenti se ne stanno rendendo conto ogni giorno di più e, di conseguenza, l’azione di costrasto agli illeciti si concentra in maniera crescente – grazie ai nuovi strumenti normativi a disposizione – sul fronte economico-finanziario con risultati apprezzabili, come dimostrano i 12 milioni di euro che saranno complessivamente confiscati a tutti gli indagati che hanno chiesto di patteggiare nell’inchiesta sul “sistema Mose”.
Contro l’ex presidente della Regione, Giancarlo Galan e gli altri co-indagati, i pm Stefano Ancilotto, Stefano Buccini e Paola Tonini hanno applicato la disciplina del sequestro (e confisca) per equivalente, che prevede di poter sottrarre somme di denaro, beni o altre utilità di cui il reo abbia la disponibilità per un valore corrispondente ai cosiddetti prezzo, prodotto e profitto del reato, con l’obiettivo di impedire che l’impiego economico dei beni di provenienza delittuosa possa consentire al colpevole di garantirsi il vantaggio che era oggetto specifico del disegno criminoso. Il sequestro per equivalente può essere applicato, tra gli altri, per reati di corruzione, usura, truffa aggravata, ma anche nel caso di reati tributari. E perfino nei confronti delle società a patto che i beni siano direttamente riconducibili al profitto del reato.
L’altro strumento normativi utilizzato sempre più di frequente è quello delle misure di prevenzione (anche patrimoniali) che, grazie al decreto 159 del 2011, possono essere applicate anche al di fuori delle indagini di mafia. In sostanza i magistrati possono chiedere e ottenere il sequestro, e la successiva confisca, dei beni il cui valore risulti sproporzionato al reddito dichiarato o all’attività economica svolta dalla persona sotto inchiesta, oppure quando, «sulla base di sufficienti indizi, si ha motivo di ritenere che gli stessi siano il frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego».
La sola Procura di Venezia nel 2014 ha attivato ben 24 procedure di questo tipo, alcune delle quali si sono già concluse con provvedimenti di confisca, come nel caso dei titolari di una società finita sotto accusa per traffico di rifiuti. Il magistrato delegato ad occuparsi delle misure di prevenzione in laguna è il sostituto procuratore Walter Ignazitto, che ha acquisito una grande esperienza sul campo a Messina, in Sicilia, dove si è occupato a lungo di procedimenti di mafia.
I provvedimenti di prevenzione patrimoniale possono essere assunti a prescindere dall’esistenza di una condanna penale: il tribunale può disporre «la confisca dei beni sequestrati di cui la persona nei cui confronti è instaurato il procedimento non possa giustificare la legittima provenienza… nonché dei beni che risultino essere frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego», recita la norma. È sufficiente dimostrare che il valore di quei beni è sproprozionato al proprio reddito: non è difficile capire perché i criminali iniziano a preoccuparsi.

 

GALAN IN GALERA, NON IN VILLA

E’ uno scandalo che Galan e compagni se la cavino con patteggiamenti che li terranno al sicuro nelle loro ville a godere di ciò che hanno rubato al Popolo italiano. Meriterebbero pene da bande organizzate quali erano. Minimo 12 anni di galera e sequestro di tutti i beni.

Alberto Zennaro – Rovigo

 

TANGENTI ITALIA FONDATA SULLA CORRUZIONE

Come possiamo combattere e contrastare la mafia, la camorra, la n’drangheta, la sacra corona unita e altre cosche e comitati d’affari sporchi quando quasi tutto il sistema politico è corrotto e praticante la tangente e la cooptazione? Gli ultimi fatti successi in Veneto ne sono la prova lampante. Partono tutti puri e incendiari a parole e finiscono pompieri corrotti, e qualcuno pure in galera. Nel sud quando uno chiede qualcosa alle cosche di solito viene esaudito. Qui al nord uno chiede qualcosa alle istituzioni la risposta in tempi di crisi è nulla o insufficiente, e talvolta accompagnata da indifferenza e silenzio. Quanti suicidi ancora? E poi i politici dicono che siamo qualunquisti e si arrabbiano se non andiamo a votare! Certamente se va avanti così il senso dello stato di noi Italiani va a farsi friggere. Come mai invece in molte altre Nazioni straniere e in America è alto il senso della Patria? Bisogna cominciare con due mandati e poi uno deve lasciare il posto ad altri. La politica se fatta bene logora. Tutti utili ma nessuno indispensabile. Basta gerontocrazia. Basta le solite facce dei “professionisti pret-a-porter” della politica, che passando da uno schieramento all’altro straparlano e scaldano lo scranno e si fanno solo i loro cavolacci. Istituiamo la pagella per i politici, se i voti e i risultati non sono buoni o insufficienti, via a casa. Quando rubano inficiano anche quello di buono che hanno fatto, vedi Passante ed altre opere. Alla fine la gente si ricorda di loro per la loro scandalosa condotta e non per le cose belle che hanno fatto. E nessuno ha mai nostalgia quando se ne vanno. Speriamo cambi, alcuni segnali di novità ci sono.

Jeff Carosella – Dolo (Ve)

 

 

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