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De Checchi (Confartigianato): giusto un ridisegno impositivo.

Restucci (Iuav): dovrebbe servire per migliorare i servizi

D’accordo la city-tax per Venezia per “colpire” anche i turisti giornalieri, ma non sarà certo questa la misura che risolverà il problema dei flussi turistici debordanti in centro storico e quello della loro gestione. È questo il senso prevalente dei commenti in città, il giorno dopo l’annuncio che il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ha dato – al convegno sui musei a Palazzo Ducale – che il Governo sta pensando seriamente all’introduzione di una city tax per Venezia che prenda il posto dell’imposta di soggiorno per raggiungere anche il turismo mordi e fuggi e contribuire a ridurlo. Contraria all’imposta solo la Lega, con il presidente della Regione «Continuiamo così – ha detto Luca Zaia – e procediamo a mettere tasse dappertutto. Il 68,5 per cento di pressione fiscale ci porterà all’agonia. Ma se è questo l’indirizzo, non possiamo che prenderne atto». E l’assessore regionale al Turismo Marino Finozzi concorda: «Con la proposta della city tax per Venezia, mi pare che il ministro Dario Franceschini giochi a fare il sindaco della città lagunare, rispetto ad una scelta che non dovrebbe neppure essere adombrata dall’esponente di un governo che di tasse ne pensa già troppe per conto dello Stato». Per il presidente dell’Autorità Portuale Paolo Costa, «non è che la city-tax che ridurremo i flussi turistici ormai insopportabili che gravano su Venezia. Bisogna adottare strumenti di controllo e ridurre l’offerta rispetto alla domanda se vogliamo salvare Venezia, anche se questo può avere qualche riflesso doloroso sull’occupazione». Per il rettore dell’Iuav Amerigo Restucci «l’idea di una city-tax per Venezia proposta dal ministro Franceschini è sicuramente positiva nell’estendersi anche alla platea dei turisti giornalieri, ma non risolve il problema del controllo dei flussi. E in ogni caso il gettito non dovrebbe servire – come avvenuto per l’imposta di soggiorno – per ripianare i debiti del Comune, ma proprio per migliorare i servizi turistici». Sulla stessa linea il presidente della sezione veneziana di Italia Nostra Lidia Fersuoch. «La city-tax aumenterebbe il gettito a favore del Comune, estendendolo anche ai giornalieri, ma non affronta minimamente il problema della regolamentazione dei loro flussi. E se tutti la pagano? Il problema è controllarli prima che arrivino in città». «Le tasse vanno bene, per carità – conclude il segretario della Confartigianato veneziana Gianni De Checchi – i turisti in sovrannumero causano grossi problemi sui servizi della città. È giusto che ci sia un ridisegno del sistema impositivo, anche se occorre stare molto attenti ai settori che si vanno a colpire. A Venezia non è vero che tutti si ingrassano con il turismo, ci sono interi settori che sono in fortissima difficoltà e per i quali un incremento anche di pochi euro sui prezzi potrebbe essere un duro colpo. Penso all’acconciatura, al trasporto di merci conto terzi, per non parlare dell’edilizia. Non vedo come un gettito in più, per quanto utile, possa risolvere il problema dell’eccessivo peso turistico sulla città e sullo stravolgimento del suo tessuto urbano, sociale ed economico. Per questo non capisco proprio chi saluta questa ipotesi di lavoro, ripeto corretta e condivisibile, come una vittoria. È la classica vittoria di Pirro, Venezia avrà 20 o 30 milioni in più che si disperderanno nei mille rivoli dell’esangue bilancio comunale, a coprire qualche buco di inefficienza e di incapacità amministrativa . Ma qual è il progetto di città a cui tendiamo? Qual’è l’idea di pianificazione sul turismo? Qual è la classe politica che ha le idee chiare e le “palle” per portarle avanti? Io purtroppo vedo nella pianificazione e nelle scelte drastiche e coraggiose l’unica strada per liberare Venezia da una pressione che è oggettivamente fuori soglia, eccessiva e travolgente, e lo sarà sempre di più. Ci sono fior di esperti che hanno stabilito da anni quale è la soglia di criticità per Venezia e penso che bisogna cominciare a tenerne conto».

Enrico Tantucci

 

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