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Ciambetti e Fabris: quei 401 milioni servono.

Mose, stop. Romea Commerciale, stop. Doveva essere una riunione di “pre Cipe” senza ostacoli. Ieri a Roma, i rappresentanti (i tecnici) dei ministeri Tesoro e Infrastrutture dovevano dare il rispettivo benestare e le cosiddette “parti interessate” incassare e attendere la riunione del Cipe per vedere riconosciute le richieste dei finanziamenti necessari, o mancanti, per terminare o avviare i lavori delle due grandi opere del Veneto.
La cronaca: l’inviato del ministro Maurizio Lupi (Infrastrutture) conferma: al sistema di paratoie mobili contro l’acqua alta in costruzione a Venezia, va confermato il finanziamento per il triennio 2014-2017. Allo stesso modo per la nuova autostrada Mestre-Orte (è proposta dal gruppo privato che fa capo a Vito Bonsignore, ma lo Stato concorre con una quota al finanziamento). Il rappresentante del ministro Pier Carlo Padoan chiede la parola: in presenza dei tagli alla finanza pubblica decisi dal governo, bisogna verificare se i fondi annunciati nella Legge di Stabilità 2014 sono ancora disponibili. Per la Mestre-Orte: occorre valutare la segnalazione della Corte dei Conti che ha sollevato dubbi sulla concessione di agevolazioni fiscali per chi farà i lavori.
Gelo in sala. Interviene l’assessore regionale al Bilancio, il leghista Roberto Ciambetti: «Ma come … il Mose è concluso per l’80% e adesso si dice che per quest’anno non ci sono i soldi? I 401 milioni necessari per terminare tutti i lavori sono indispensabili». E racconta dopo che dopo l’incontro Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, è alquanto preoccupato per l’opposizione del dicastero del Tesoro.
La riunione va in archivio con un rinvio ad una prossima seduta, il 29 ottobre, sperando che il ministero del Tesoro abbia avuto risposte ai suoi dubbi. «Ma non ci sono problemi – assicura Mauro Fabris, presidente del Consorzio Venezia Nuova, concessionario dello Stato per la realizzazione del Mose – tutti sono convinti dell’utilità dell’opera, questo è importante». E chiarisce: «Non c’entra lo scandalo delle tangenti, il rinvio c’è arrivato anche per altre grandi opere in tutta Italia… come per un lotto della Salerno-Reggio Calabria». E poi, ricorda, anche «lo scorso anno con la Legge di Stabilità 2013 sono stati depennati 100 milioni, poi arrivati con la Finanziaria di quest’anno». Però, di quei 401 milioni il Consorzio Venezia Nuova ha bisogno per rispettare i termini di fine lavori e per la consegna dell’opera. Anche se, spiega il presidente, sono spalmati in tre anni: 151 per quest’anno, 100 per il 2015, 71 per il 2016, 79 per il 2017.
Di sicuro, la frenata dei tecnici ministeriali al pre-Cipe di ieri, costringe il concessionario del Mose a rifare i conti. Considerando l’impegno di restituire i mutui (totale 700 milioni) con la Banca Europea Investimenti ed altri istituti di credito italiani. Esposizione che comporta il pagamento annuale di 35 milioni per interessi. A conti fatti, sottolinea Fabris, quest’anno «dobbiamo sborsare 128 milioni per i prestiti e garantire con 270 milioni la continuazione dei lavori». Totale, 395 milioni per il 2014. E se non arrivano? «Sono stato chiaro nella riunione pre-Cipe di ieri: bisogna evitare altri slittamenti dei finanziamenti. Abbiamo preso l’impegno di chiudere i cantieri nel 2016 e consegnare il Mose nel 2017…».
Chiaro il messaggio: senza soldi il ritardo è scontato.

Giorgio Gasco

 

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