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I sindacati si appellano al governatore per la convocazione del tavolo al ministero dello Sviluppo

Ma il viceministro assicura: «A Porto Marghera c’è il piano per un nuovo polo di chimica verde»

MARGHERA – Il ministero dello Sviluppo Economico ha convocato per la prossima settimana due appositi “tavoli” di confronto tra i sindacati dei chimici delle raffinerie dell’Eni di Gela (Sicilia) e Livorno (Toscana). Ma per Porto Marghera – dove da oltre due mesi continua la mobilitazione dei dipendenti di Versalis, con la riduzione delle forniture di etilene scaricato dalle navi e inviato via pipe-line ai petrolchimici emiliani, per il mancato riavvio dell’impianto del cracking dell’etilene – non c’è ancora una data, malgrado lo stesso prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, abbia fatto presente per ben due volte al ministero l’urgenza di convocare il tavolo ministeriale per Porto Marghera che i chimici di Cgil, Cisl e Uil veneziane chiedono da tempo. Ieri, il segretario dei chimici della Cisl veneziana, Massimo Meneghetti, ha chiesto al governatore del Veneto, Luca Zaia, di «battere i pugni sul tavolo e intervenire a gamba tesa su Eni e Governo, pretendendo per una regione strategica, come il Veneto che la riqualificazione e riconversione industriale di Porto Marghera non può prescindere dal rilancio del sito di Versalis. È inaccettabile che per Gela e Livorno l’incontro al ministero sia già stato convocato per il 23 ottobre, mentre per il sito chimico veneziano ancora nulla, ma i lavoratori veneziani non sono dipendenti di serie B. Anzi sono pronti a dar seguito a eclatanti iniziative unitarie di mobilitazione se Versalis non verrà al ministero per presentare una piano completo e affidabile che, a fronte della chiusura definitiva del cracking, garantisca la continuità occupazionale con i progetti di chimica verde e di rafforzamento della logistica di Versalis a Porto Marghera, da tradurre in pratica con un vero e proprio Accordo di programma». Dal canto suo, il ministero dello Sviluppo sembra tranquillo sul futuro del sito veneziano, come conferma il senatore veneto Antonio De Poli che ha presentato un’interrogazione per «tutelare gli attuali 600 posti di lavoro, considerando anche l’indotto». «Porto Marghera rimane un sito industriale di primaria importanza per il Governo», ha riferito De Poli. «Il suo futuro si chiama chimica verde e il viceministro De Vincenti mi ha assicurato che il tavolo rimane attivo e verrà riconvocato a breve». Al senatore De Poli il viceministro ha spiegato che «all’origine della crisi nei siti Eni, da Porto Marghera a Porto Torres e Gela, c’è la crisi della raffinazione originata da diversi fattori e che ha come conseguenza un forte calo della domanda di prodotti petroliferi che, a partire dal 2006, nei paesi Ocse è diminuita del 2%, mentre in Italia la riduzione è stata del 4%». Nonostante ciò, la raffineria dell’Eni di Porto Marghera è stata riconvertita ai biocarburanti e ha un futuro nella “green economy”, lo stesso destino sarebbe stato garantito – secondo Eni – a Versalis spa che a Porto Marghera ha confermato ai sindacati in agosto che il cracking non sarà riavviato. In compenso c’è un piano da 200 milioni per ristrutturare la logistica dell’etilene e realizzare due nuovi impianti per produrre, primi nel mondo, additivi bio per i chemicals utilizzati nelle perforazioni petrolifere, insieme ad altri prodotti destinati a settori applicativi ad alto valore aggiunto come i detergenti e in bio-lubrificanti. I chimici veneziani, però, non si fidano delle promesse di Eni e delle sue società, per questo hanno organizzato un’assemblea nella raffineria veneziana per preparare lo sciopero del 27 ottobre. Inta nto i lavoratori continuano a ridurre il flusso di etilene (non più prodotto qui e scaricato dalle navi in arrivo dall’impianto di Brindisi) con uno sciopero a singhiozzo che comunque non comporta per loro perdite salariali e crea problemi relativi a Versalis che può attingere ai depositi di Porto Marghera per garantire una continuità di flusso dell’etilene e altri prodotti via pipe-lina e Mantova, Ravenna e Ferrara.

Gianni Favarato

 

petrolchimico

Gabriele Bortolozzo

nuovo documentario sulla sua battaglia

MARGHERA – Il nome di battesimo è Gabriele Bortolozzo e non Giuseppe, come riportato ieri su questa pagina (dell’errore chiediamo scusa ai lettori) in riferimento al progetto – proposto dallo Studio Liz – di realizzare un documentario autofinanziato, riguardante la vita dell’operaio del Petrolchimico che ha presentato nel 1994 un esposto in Procura a Venezia per denunciare l’alto numero di suoi compagni di lavoro, addetti alla produzione di cvm, morti per tumore. L’esposto di Gabriele Bortolozzo (nella foto) diede avvio nel 1996 all’inchiesta dell’allora pm Felice Casson e nel 1998 si aprì a Mestre il processo contro ex dirigenti di Montedison ed Enichem per omicidio colposo e disastro ambientale. La sentenza del tribunale (2001) assolse tutti, ma la corte d’Appello nel 2004 condannò per omicidio colposo 5 ex dirigenti Montedison. Bortolozzo morì nel 1995 per un incidente stradale a Mogliano. Sulla battaglia di Gabriele, nel 2002, il regista veneziano Paolo Bonaldi presentò il documentario “Porto Marghera: inganno letale”.

 

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