Gazzettino – Treviso. Tangenziale ferma al palo: Pietrobon sferza Manildo.
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31
ott
2014
IL NODO – da sciogliere tra i sindaci di Paese e di Treviso riguarda il tracciato della nuova tangenziale: 4 chilometri di veleno
LA SCELTA «Il tracciato non si cambia»
«Manildo non può far ricadere su di noi i problemi del centrosinistra ostaggio di estremisti». È questo, in sintesi, il punto fermo messo da Pietrobon sul prolungamento della tangenziale che Treviso vorrebbe spostare a Paese. «Per ragioni di consenso elettorale – spiega il sindaco della Lega – si fa l’interesse di pochi, penalizzando una soluzione che può dare risposte concrete al territorio».
Ormai sul progetto è scontro aperto. Pietrobon ha già bocciato il passaggio della strada nel proprio territorio e vorrebbe veder subito realizzato il IV lotto pensato attraverso Monigo. Manildo, di contro, punta a spostare tutto più a nord, appunto su Paese, per superare le proteste del comitato e il nodo di via Casette. Con Veneto Strade che, al momento, fa da spettatrice. «C’è un progetto già approvato e pienamente finanziabile – attacca Pietrobon – Cosa fa Treviso? Straccia le carte per ragioni di consenso elettorale presentando in alternativa un piano di fattibilità che, spostando a nord il tracciato, impatta un territorio già gravato da scempi ambientali e disegna la nuova strada facendola passare attraverso aree occupate da attività produttive».
Paese, in linea teorica, non chiude al dialogo. «Ma Treviso manda comunicazioni alla Regione e le fa arrivare qui e a Quinto solo per conoscenza – sottolinea il primo cittadino – per conoscenza informo allora Manildo che non ci stiamo a snaturare i lavori, a perdere altro tempo e soprattutto al rischio di perdere i finanziamenti». In entrambi i casi ci sono in ballo circa 54 milioni per un tratto di strada di quattro chilometri tra la Castellana e la Feltrina. «Il supposto progetto alternativo non è neppure depositato presso Veneto Strade» punge il sindaco di Paese. «Mettiamo sul tavolo le questioni – conclude – ma a Cà Sugana devono capire che con gli altri Comuni si parla in condizioni di parità e con correttezza».