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L’INTERVENTO

Il responsabile dell’Azienda del Miranese ha strumentalizzato i dati Agenas anticipando la chiusura di Cardiochirur- gia, quando nelle schede ospedaliere non c’è traccia
La riforma della governance delle aziende Ulss dovrà essere una delle proposte qualificanti del progetto di governo del Pd e del centrosinistra per le elezioni regionali del 2015, a partire dai meccanismi di nomina dei direttori generali, per renderli indipendenti dalla politica e accreditati con il territorio. Caso eclatante in tal senso è quello dell’Ulss 13, delle scelte organizzative delle ultime settimane e delle prese di posizione dei giorni passati, a partire dall’atteggiamento che la direzione generale ha tenuto in occasione della pubblicazione dei dati Agenas sull’attività cardiologica a Mirano. L’Ulss 13 infatti è l’azienda più sottofinanziata dalla Regione Veneto in termini di trasferimento del fondo sanitario regionale (1.500 euro contro una media di 1.620), insieme all’Ulss 10 del Veneto Orientale. Nonostante la Legge finanziaria regionale del 2010 le assegnasse 22,5 milioni di euro per l’ammodernamento dei poli ospedalierieri di Dolo e Mirano, non solo tale finanziamento non è stato erogato se non in percentuale risibile, ma nelle schede ospdaliere approvate dalla Regione nell’estate 2013 si prevede di porre fine all’integrazione tra Dolo e Mirano, specializzando il primo in polo medico, il secondo in chirurgico (modello bocciato dall’intera comunità medica come pure dalla conferenza dei sindaci). Nonostante tali criticità, e grazie alla professionalità del personale medico, infermieristico, amministrativo, l’Ulss 13 ha saputo garantire i livelli essenziali di assistenza alla propria popolazione, consolidando anche alcune eccellenze, come l’attività di cardiochirurgia a Mirano. Il paradosso di tale vicenda è che il direttore generale, anziché intervenire accanto alla conferenza dei sindaci per correggere le storture e le iniquità che questa Ulss subisce, preferisce alimentare la strumentalzzazione dei dati Agenas ed essere più realista del re, introducendo nell’atto aziendale alcune tempistiche (come la chiusura di Cardiochirurgia il 31 dicembre 2014) di cui non c’è traccia nelle schede ospedaliere. Ricorda, questo atteggiamento, quello dei generali del regio esercito durante la fase più cruenta e sfavorevole del primo conflitto mondiale, quando si preferiva sparare sulle proprie truppe per “dare l’esempio”. Nessuno mette in discussione il polo del cuore integrato tra Mestre e Mirano, solo che esso deve essere davvero concreto e non servire per mascherare il progressivo smantellamento dell’Ulss 13. Se davvero il direttore generale vuole essere coerente con quanto dichiarato faccia l’unico vero atto serio e utile: blocchi l’atto aziendale, e allinei le sue richieste a quelle che hanno fatto i sindaci, espressione reale e democratica delle volontà popolari. Quanto alla storia poi, le sorti del conflitto cambiarono anche quando si decise che, piuttosto che sparare alle proprie truppe, era meglio cambiare i generali!

Gabriele Scaramuzza – Responsabile sanità e welfare Pd metropolitano di Venezia

 

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