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Asl 10 nel caos: il Pd all’attacco, ma il centrodestra si schiera con Bramezza

PORTOGRUARO – Sanità ancora nella bufera, mentre il sindaco Antonio Bertoncello chiede la testa del direttore generale dell’Asl 10, Carlo Bramezza, il Pd si compatta mentre il centrodestra si schiera con Bramezza.

«Invece che occuparsi di politica», attacca Bertoncello, «il dottor Bramezza farebbe bene a interessarsi ai tanti problemi esistenti nel territorio a cui non è riuscito a dare risposte concrete, è davvero arrivato il momento per Bramezza di dare le dimissioni dal suo incarico ed eventualmente scegliere altri ruoli che sembrano a lui più congegnali».

A San Donà, il sindaco Andrea Cereser si rivolge al governatore Zaia.  «La giunta regionale dia seguito alla mozione votata all’unanimità dal Consiglio regionale che esprime la volontà unanime di bloccare le schede sanitarie», dice, «in modo da fare chiarezza una volta per tutte. La giunta e soprattutto il presidente Zaia chiariscano da che parte stanno».

L’assessore regionale Daniele Stival, autore della mozione per l’ospedale unico e il blocco delle schede regionali, parla di problema burocratico in merito al fatto che Bramezza abbia già dato avvio alle schede e tolto il primariato di Chirurgia a San Donà a vantaggio di Portogruaro: «Sarà mia cura sapere perché all’atto formale della mozione non sia seguito un atto di indirizzo della giunta regionale per fermare l’attuazione delle schede».

Nel Basso Piave piovono accuse al sindaco di San Donà. Dall’ex vicesindaco Oliviero Leo al consigliere comunale Enrico Fingolo, che imputano al primo cittadino l’appiattimento sulle logiche del Pd e del sindaco di Portogruaro in merito all’ospedale unico.

Il sindaco di Musile Gianluca Forcolin se la prende con il Pd: «Scaricare le colpe politiche sul braccio operativo della Regione, il dottor Bramezza è scorretto e di cattivo gusto. Spieghino invece ai cittadini le mere convenienze elettorali: Portogruaro va al voto nel 2015 e non poteva andarci con la perdita dell’ospedale, sarebbe stato un suicidio politico».

(g.ca.)

 

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