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MARGHERA – Denuncia del presidente della Municipalità Dal Corso e degli ex assessori Bettin e Da Villa

Accusati Autorità portuale, Regione e Terna: «Non scavano più i canali e i fanghi inquinati restano sotto»

Saranno le istituzioni tutte a perdere la faccia. E a dare l’ennesima conferma che si vuole che Malcontenta e Marghera debbano essere solo luogo di disastri ambientali e non di risanamento. È questo il rischio che si corre se la Giunta Regionale non assicurerà l’attuazione, in ogni sua parte, dell’accordo di programma del Vallone Moranzani. Rischio da scongiurare ad ogni costo. A ribadirlo, ieri in una conferenza stampa tenutasi a Marghera, il presidente della Municipalità Flavio Dal Corso, insieme a Ezio Da Villa e a Gianfranco Bettin, gli ex-assessori che hanno avviato e seguito, per Provincia e Comune, l’iter del progetto. A rendere meno fosco il quadro, la disponibilità, data allo stesso Dal Corso dall’assessore regionale ai Lavori Pubblici Massimo Giorgetti che, un paio di giorni fa, ha ricevuto dal presidente veneto Luca Zaia il mandato ad occuparsi della questione Vallone.

«Giorgetti – ha affermato in apertura di conferenza il presidente di Marghera – mi ha contattato per rispondere al nostro appello e alla nostra richiesta di riaprire il confronto con la popolazione».

Unico aspetto positivo in contrasto con i tre buchi neri che compromettono il progetto: il rifiuto dell’Autorità Portuale di procedere allo scavo degli altri canali portuali, garantendone il recupero ambientale e assicurando i finanziamenti necessari per la riqualificazione, la decisione di Terna di modificare il progetto di interramento degli elettrodotti e la scelta della Provincia di congelare i due milioni di euro (la Regione ne avrebbe investiti altri due) per la realizzazione del bosco Brombeo tra Marghera e Malcontenta. «Ci sono ancora 4 milioni di metri cubi di fanghi portuali da scavare – afferma Bettin -. E non si capisce come l’Autorità Portuale possa stabilire, unilateralmente, di non rispettare i termini dell’accordo, sospendendo gli scavi».

«Zaia era vicepresidente della Giunta regionale nel 2008, quando fu firmato l’accordo di programma che permetteva agli enti di riprendere il governo del territorio – sottolinea Da Villa -. È immorale che oggi enti, come l’Autorità Portuale, Terna e la Provincia, che avevano firmato quell’accordo non lo rispettino più. Montagne di veleni resteranno ferme lì».

Duro l’attacco pure al commissario di Venezia Vittorio Zappalorto: «Non abbiamo bisogno di una figura che decida tagli agli stipendi e ai servizi ma – conclude Bettin – di una persona che faccia ripartire il progetto del Vallone, garantendo risorse, lavoro e risanamento ambientale. Cosa che non ha ancora fatto».

 

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