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CHIOGGIA – Il mare veneto nuovamente a rischio di trivellazioni per estrazioni di idrocarburi. I timori derivano dall’apertura contenuta nel decreto “Sblocca Italia” che passa al Governo la competenza decisionale dopo che la Regione aveva già detto espressamente di no. Togliendo il veto regionale, il Veneto si profila nuovamente come possibile territorio “fertile” per le estrazioni.

Al coro di no, già ribadito dal sindaco Giuseppe Casson e dal presidente regionale Luca Zaia, ora si aggiunge anche il gruppo regionale di Italia dei valori. «Negli anni scorsi», spiega il consigliere regionale IdV, Gennaro Marotta, «I rischi oggi sono gli stessi di allora: la subsidenza, che può determinare sommovimenti nel fondo marino e la minaccia di inquinamento provocata dalle inevitabili perdite di idrocarburi che (statistiche alla mano) accompagnano ogni attività di trivellazione subacquea. Pericoli per il turismo e per la pesca che non possono essere barattati per la competizione con la Croazia per la caccia ai pozzi offshore».

Contrarietà netta anche da parte del sindaco. «Capiamo che il Governo cerchi di individuare nuove fonti energetiche», sostiene Casson, «è però impensabile, per ragioni di carattere normativo e di stretto buon senso, che si permetta, al largo delle coste di Chioggia e Venezia, di effettuare trivellazioni. Gli effetti metterebbero a repentaglio il patrimonio ambientale, culturale, storico e artistico di Venezia, Chioggia e della laguna, di valenza universale».

Un patrimonio che ricorda Casson è tutelato dalla Legge Speciale istituita proprio per garantire la salvaguardia delle due città considerata di “preminente interesse nazionale”. «Un via libera del Governo alle trivellazioni», spiega il sindaco, «si porrebbe in chiaro contrasto con la legislazione speciale»».

Elisabetta Boscolo Anzoletti

 

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