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TURISMO A VENEZIA

Zaia rilancia «Ingresso con pedaggio»

Zaia a ruota libera. Il Mose: «È un’opera nazionale, la Regione non scucirà un euro» Il sindaco: «Serve uno sceriffo»

Prenotare. Questa la parola d’ordine di Luca Zaia, presidente della Regione. Se Venezia corre verso i 27 milioni di turisti, non ci sono dubbi sulla necessità di programmare gli ingressi. Quindi di prenotare le visite. Il governatore non parla di numero chiuso, ma lo fa intendere. E rispolvera, a questo riguardo, anche l’opportunità che venga chiesto il “pedaggio” di un euro. Certo, l’offerta dei servizi dovrà essere più appropriata e, di conseguenza, sarà compatibile la richiesta di qualche sacrificio supplementare. Attenzione, però: Venezia non può essere consegnata ad un turismo di élite. Il presidente lo dice chiaro e tondo. «Mai e poi mai», avverte, «accetteremo l’ipotesi, di cui sto sentendo parlare, di evitare l’ingresso in laguna del turismo cosiddetto popolare. Mi opporrò con tutte le forze a eventuali misure che impediscono a genitori della cosiddetta classe meno abbiente di far conoscere Venezia e la storia della Serenissima ai propri figli». In una trasmissione di “Rete Veneta” Zaia ha, di conseguenza, fatto conoscere il modello di sindaco che lui ha in mente. Chi può essere? Giancarlo Gentilini, ovviamente. «Sì, Venezia ha bisogno di un sindaco sceriffo, rigoroso, che faccia pulizia e chiarezza, rispetto al passato. Non importa di quale schieramento». Un sindaco severo, che raccolga soprattutto la sfida della legalità. Non solo per quanto riguarda i grandi cantieri, tipo il Mose, ma soprattutto la vita quotidiana. È intollerabile, ad avviso di Zaia, l’assalto degli immigrati abusivi. «È intollerabile e anche incomprensibile», aggiunge, «perché la città ha soltanto due ingressi e non si riesce a capire perché da questi filtri scappi così tanta gente. Allora significa che c’è una precisa volontà di farla entrare».

Zaia parla anche del Mose e ricorda di aver detto chiaramente al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, alla recente riunione del Cipe, che essendo questa un’opera di carattere nazionale, in cui la Regione non ci ha messo mai le mani, «finché ci sarò io non scuciremo neppure un euro per la gestione o per la manutenzione» delle dighe mobili.

Zaia coltiva la preoccupazione, al riguardo, che rendere funzionante il Mose negli anni costerà un sacco di quattrini, in particolare per la continua pulizia a cui sottoporre le paratie ed i relativi meccanismi. «Per la verità non sono neanche sicuro», ammette, che il sistema garantisca tutta l’efficacia attesa». Perplessità, queste, che fanno dire al presidente che, avendo la possibilità di ripercorrere la storia a ritroso, lui si sarebbe opposto al cantiere. Cantiere che, però, adesso c’è e va portato a conclusione con il commissariamento del Consorzio Venezia Nuova. Questo, sicuramente, «è un atto dovuto», non si poteva fare diversamente, considerata l’indagine della Procura di Venezia. E ancora una volta Zaia riconosce pubblicamente che i magistrati hanno concluso «un ottimo lavoro».

Francesco Dal Mas

 

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