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Strade e parcheggi lastricati di rifiuti pericolosi: anche la Provincia vuole essere risarcita

ZERO BRANCO – Strade e parcheggi lastricati di rifiuti pericolosi, dalla terza corsia dell’A4 fino al parcheggio dell’aeroporto Marco Polo, impregnati di arsenico, nichel e cromo da 2 a 6 volte i valori limite. Scarti di materiale edile che dovevano essere resi inerti per essere riutilizzati, ma che invece, secondo l’accusa, sono stati reimmessi nel circuito delle costruzioni quasi così com’erano, ancora pericolosi, semplicemente mescolati con calce e cemento.

Non ci sono solo gli enti locali che vogliono essere risarciti per il presunto danno provocato dalla Mestrinaro: ieri mattina, in occasione dell’apertura della fase dibattimentale del procedimento che vede imputati Lino e Sandro Mario Mestrinaro, di 59 e 53 anni, cogestori della ditta Mestrinaro, il responsabile della sicurezza della ditta, Italo Battistella, 51 anni, di Susegana e l’amministratore dell’Adriatica Strade, Loris Guidolin, 50enne di Castelfranco, si è costituito parte civile anche il ministero dell’Ambiente.

Ma non solo: al dicastero si sono unite le Province di Treviso e Venezia, la Regione, i Comuni di Roncade e Zero Branco, oltre alle associazioni a tutela dell’ambiente, Legambiente e Wwf. Gli imputati sono accusati di traffico di rifiuti pericolosi.

Secondo la Procura, nell’azienda di Zero Branco arrivavano rifiuti inquinanti conferiti dalle imprese edili. La Mestrinaro avrebbe dovuto trattarli per renderli inerti: in realtà, secondo gli inquirenti, i materiali non sarebbero stati sottoposti a bonifica, ma mescolati a calce e cemento e rivenduti così com’erano (a 39 euro a tonnellata). Il materiale veniva poi utilizzato nei cantieri come base per strutture di ogni tipo.

La Mestrinaro è accusata non solo di non aver trattato i rifiuti conferiti nei suoi stabilimenti, ma anche di aver immesso nell’ambiente ingenti quantità di rifiuti pericolosi «cagionando contaminazione degli ambiti di destinazione». Il misto cementato stabilizzato prodotto e venduto da Mestrinaro Spa come “Rilcem”, secondo quanto affermato dal giudice per le indagini preliminari di Venezia, è un «semilavorato pericoloso per la salute e per l’ambiente: un rifiuto illecitamente e serialmente smaltito secondo un preordinato e strutturato disegno fraudolento e illecitamente e serialmente venduto a caro prezzo a terzi di buona fede».

Ecco perché così tanti enti chiedono di essere risarciti sia per il danno patrimoniale che per quello non patrimoniale causato dalla condotta degli imputati.

(f.pe.)

 

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