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PORTO MARGHERA – A sorpresa L’Eni riapre il cracking: ora c’è lavoro

MARGHERA Inoltre il crollo del prezzo del greggio rende conveniente produrre etilene e propilene

La Shell ha chiesto la disponibilità dell’impianto a causa di un petrolchimico olandese andato fuori uso

Riapre il Cracking di Porto Marghera. Non c’è ancora la conferma ufficiale ma la notizia gira negli ambienti economici. E così l’impianto che non avrebbe più dovuto essere rimesso in marcia, per lasciare posto alla nuova chimica verde varata dall’Eni, tornerà presto a produrre etilene e propilene, materie di base tratte dalla virgin nafta, cioè dal petrolio, e impiegate per dar vita a molte delle plastiche più comuni.

A quanto pare la repentina inversione di rotta, dopo che appena lo scorso 14 novembre a Roma l’Eni aveva firmato un accordo con Sindacati, Istituzioni locali e ministero dello Sviluppo economico per dire addio definitivamente questo impianto, è avvenuta in seguito a due fattori: un petrolchimico della Shell in Olanda è fuori uso dallo scorso giugno in seguito a un violento incendio, per cui la multinazionale anglo-olandese avrebbe chiesto anche a Eni la disponibilità di impianti di cracking; in secondo luogo il crollo dei prezzi del greggio rende molto più conveniente dal punto di vista economico, rispetto anche solo ad un mese fa, raffinare idrocarburi, e quindi realizzare pure sostanze come etilene e propilene. I prezzi dei prodotti che escono dagli impianti petrolchimici medio orientali e del Far East, insomma, ora sono molto meno competitivi rispetto a quelli europei, e anche ai nostri nonostante gli alti costi di produzione che gravano sulle industrie italiane.

Non appena i vertici di Versalis (gruppo Eni) comunicheranno la decisione ai rappresentanti dei lavoratori, i sindacati si ritroveranno di fronte ad un dilemma non da poco. L’accordo firmato il 14 novembre, infatti, modifica quello di febbraio in chiave ancora più “verde”, nel senso che si è dato l’addio definitivo al Cracking, fermo ormai dalla fine dell’anno scorso, in cambio di maggiori investimenti sui nuovi impianti di chimica dalle biomasse vegetali per produzioni ad alto valore aggiunto in settori come detergenza, cosmesi ma anche petrolifero.

Rimettere in marcia il Cracking muterà le condizioni di quell’accordo? Oppure resterà confermato nella sostanza “green”, solo con l’aggiunta del vecchio impianto di chimica tradizionale? Le tonnellate di etilene e di propilene che torneranno ad essere prodotte a Marghera serviranno tutte alla Shell, o una parte sarà utilizzata dall’Eni per rifornire, via pipe line, i suoi petrolchimici di Mantova, Ravenna e Ferrara?

Tante domande che i sindacati dovranno porre, tra le quali anche le garanzie sulla sicurezza degli impianti dato che il Cracking, per essere rimesso in marcia, avrà bisogno di cospicui investimenti per le manutenzioni ordinarie e straordinarie dopo mesi e mesi di inattività.

 

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