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Gazzettino – Mose, era falso pure l’avvocato

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

4

dic

2014

L’INCHIESTA – A Fabio Franco Accinelli la Guardia di Finanza ha sequestrato beni per 3 milioni di euro

Un finto legale assisteva Colombelli, l’uomo specializzato in fatture fasulle per conto di Baita

Il falso avvocato era già spuntato nella vicenda del Mose, la novità è che a Fabio Franco Accinelli la Guardia di Finanza ha sequestrato beni per 3 milioni di euro. In dettaglio: 14 immobili, 2 auto, 30 mila euro e 13 mila dollari americani, 33 orologi di pregio e conti correnti vari, più quote societarie. Il tutto fa 3 milioni, per l’appunto. Pensare che Accinelli da “non-avvocato” ha esercitato la professione per oltre vent’anni, spacciandosi non solo per legale del Foro di Milano, ma millantando pure un contratto di professore con l’Università di Trento, dove non l’hanno mai visto nemmeno in fotografia.

Accinelli c’entra con lo scandalo del Mose in quanto legale di William Colombelli, console (falso anche lui) della repubblica di San Marino, specializzato in fatture false (ma i soldi erano veri) per conto della Mantovani di Piergiorgio Baita. Colombelli ha prodotto fatture false per 8 milioni di euro e, quando per lui e la sua società sono iniziati i guai, ecco che è apparso al suo fianco l’avvocato Accinelli. Per sua fortuna – di Colombelli – ad un certo punto l’inghippo è saltato fuori e così il console ha indicato un avvocato vero, Renzo Fogliata, che lo ha assistito nelle fasi cruciali dell’inchiesta, che si è conclusa per lui con il patteggiamento a 1 anno e 4 mesi di reclusione.

Gli inquirenti veneziani che indagano sullo scandalo del Mose si trovano di fronte per la prima volta Fabio Franco Accinelli nel 2011, quando accompagna Vanessa Renzi, una dipendente di Colombelli, ad un interrogatorio. Colombelli è preoccupato che l’inchiesta scoperchi il pentolone delle fatture false. Gli investigatori veneziani intercetteranno una mail indirizzata a Baita: «Caro Piergiorgio, ti scrivo dallo studio del mio avvocato con il quale abbiamo visionato la relazione da te speditami, che è assolutamente insufficiente e non sostenibile di fronte ad un ufficio indagatore».

Baita e Colombelli stanno cercando di arginare il crollo del “sistema” delle fatture false e della mazzette ai politici e per far questo Colombelli ha chiesto aiuto proprio ad Accinelli. Che l’”avvocato” non ha mai preso in mano un Codice lo si scopre quando i magistrati ordinano una perquisizione nel suo studio di Milano, dove non è iscritto all’Ordine degli avvocati. La faccenda “puzza” e la Guardia di finanza decide di andare a fondo. Così scopre che Accinelli non è mai stato iscritto a nessun ordine professionale in nessuna parte d’Italia. L’Università di Trento, neanche a dirlo, nega di averlo mai visto. Per questo Accinelli viene denunciato per esercizio abusivo della professione. E adesso arriva il maxisequestro, dal momento che, secondo la Finanza e la Procura della Repubblica di Milano, quel che Accinelli ha messo da parte in questi anni è provento di attività illecite.

 

 

IL DIBATTITO – Il procuratore aggiunto protagonista all’incontro proposto dalla Fondazione Brusutti

Nordio: «Mose, la corruzione si vince con pene giuste e certe»

«Ciò che c’era di illegale nel Consorzio è stato rimosso e i nuovi dirigenti erano immuni ed esenti da indagini, quindi per noi non costituivano nessun problema. Ma se l’autorità politica e amministrativa ritiene di avere maggiori garanzie con un commissariamento, tale giudizio è insindacabile e la magistratura penale non deve interferire». Così il procuratore aggiunto del Tribunale di Venezia, Carlo Nordio, a margine dell’incontro «Quale futuro? Ricominciamo dall’etica» organizzato dalla fondazione Brusutti all’Auditorium di Ca’ Foscari a Mestre, commenta la scelta di inviare due tecnici e commissariare il Consorzio Venezia Nuova.

Poi, davanti alla platea dell’auditorium, in un parallelismo tra il recente scandalo romano e il caso Mose, affronta il tema corruzione negando che si tratti di un «affare italiano»: «La corruzione c’è sempre stata, in tutti i tempi e i luoghi, e non è legata al nostro Paese o alla crisi economica – dice Nordio – Il vero problema è che se in altri paesi si costruiscono opere pubbliche che servono e funzionano, quelle che si realizzano in Italia sono inutili o funzionano male. E ci ritroviamo pieni di cattedrali nel deserto costruite solo per movimentare grandi quantità di denaro». Qual è la soluzione? Secondo il magistrato veneziano non è certo quella di inasprire le pene o inventare nuovi reati: «Queste anime buone della politica vogliono veramente farci credere che, se avessero reintrodotto cinque anni fa reati come il falso in bilancio, episodi come quello del Mose non si sarebbero verificati? Per ridurre i reati servono invece pene giuste ma certe. Poi è necessaria un’opera culturale per far capire ai giovani, ma in particolare ai loro genitori, che comportarsi in modo etico è utile alla società e quindi anche a noi stessi». Per il successo delle indagini, invece, servono pene più severe per i corrotti che per i corruttori: «Punendo entrambi nessuno parla e inchieste come queste si basano proprio sulle testimonianze».

Il convegno sull’etica, a cui hanno partecipato anche il procuratore generale della corte dei conti Diana Calaciura Traina, il prefetto di Verona, Perla Stancari, e l’arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi, è stato aperto dell’intervento della presidente della Provincia, Francesca Zaccariotto: «Nel nostro territorio la disoccupazione giovanile supera il 30%. I giovani invece devono essere coinvolti e responsabilizzati – afferma Zaccariotto – E la politica ha proprio questo compito. Anche queste sono scelte etiche che influiscono sulla qualità della vita di tutti».

 

Cvn, il malessere delle imprese

E spunta l’idea di ricorrere al Tar

Alcune aziende del Consorzio, non toccate dalle indagini, critiche sul commissariamento

Francesco Ossola e Luigi Magistro arrivano a Venezia. I due commissari del Consorzio Venezia Nuova appena scelti dal Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, oggi faranno capolino in Laguna. Un breve viaggio per “assaporare” il clima. Prima un incontro in Prefettura a Ca’ Corner con il prefetto Domenico Cuttaia e poi l’arrivo nella sede del Consorzio Venezia Nuova all’Arsenale. E di argomenti all’ordine del giorno ce ne saranno parecchi. Innanzitutto il riassetto del Consorzio su mandato dell’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone, ma anche un vero e proprio “passaggio di consegne” che si vorrebbe il più indolore possibile. «Ribadiamo la nostra più completa disponibilità – ha sottolineato il presidente del Cvn, Mauro Fabris – La nostra linea non cambia».

Ma di mezzo c’è pure qualche mal di pancia. Ed è quello di alcune aziende non coinvolte nello scandalo, che siedono nel Consiglio direttivo e non ci stanno ad essere accumunate alle ditte travolte dalla bufera giudiziaria. Queste imprese, che hanno sottolineato con forza l’auspicata “discontinuità” dell’attività del Consorzio rispetto al passato, hanno fatto ventilare l’ipotesi di un ricorso al Tar contro le procedure annunciate dal prefetto di Roma. «Siamo fedeli alla linea già espressa: – ribadisce Fabris – piena collaborazione, ma non c’è dubbio che qualche “malessere” esiste». Ieri in questo clima di fibrillazione per il nuovo vertice del Cvn, con due “commissari” chiamati a portare a termine l’opera e ad avviare le procedure per la gestione futura delle dighe mobili, proprio il consiglio direttivo del Cvn ha deciso di dare mandato al presidente Fabris di rappresentare ai due commissari Ossola e Magistro la posizione del Cvn su alcuni temi che non riguardano solo le azioni per concludere il Mose entro i tempi annunciati (2017).

«Ci sono molte questioni aperte – ribadisce Fabris – ad esempio il contenzioso fiscale per un ammontare di 30 milioni di euro; la vicenda dei finanziamenti europei ai quali deve essere data garanzia; le azioni legali nei confronti della gestione Mazzacurati e infine la questione del personale (funzionari, personale, maestranze)». E a tutto questo si potrebbe aggiungere come possibile “spada di Damocle” un’eventuale corsa contro il tempo (ci sono al massimo trenta giorni per presentare un ricorso) qualora la situazione volgesse al peggio con uno scontro diretto davanti ai giudici del Tar.

Ma ci sono anche altri interrogativi come il ruolo del nuovo “consiglio consultivo” inserito nel provvedimento del Prefetto di Roma. Chi ne farà parte? Per ora non è chiaro. E rimangono i nodi sugli “stipendi” dei due commissari, che saranno parametrati al “valore dell’opera”, quindi presumibilmente robusti. Ma non è tutto. All’orizzonte in ultima istanza, potrebbe esserci anche un terzo commissario.

Infine c’è da registrare la presa di posizione del giudice Carlo Nordio in un dibattito a Mestre: «Ciò che c’era di illegale nel Consorzio è stato rimosso – ha detto – e i nuovi dirigenti erano immuni da indagini. Ma se l’autorità politica e amministrativa ha deciso così, tale giudizio è insindacabile».

 

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