Gazzettino – Venezia. Offshore, nuovo sgambetto da Trieste.
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4
dic
2014
LA GUERRA DEI PORTI – Emendamento: stop ai finanziamenti. E Costa si appella ai parlamentari veneti
Il progetto veneziano nel mirino di un attacco di 50 senatori, guidati dai Pd Russo e Filippi
Lo scontro è ancora una volta a distanza. Ma non solo tra Venezia e Trieste, ora tocca Londra, si allarga a Bruxelles e si conclude a Roma. Ma dalla Capitale arrivano solo “staffilate”. E tocca al presidente dell’Autorità portuale di Venezia, l’ex ministro Paolo Costa, vendere cara la pelle. Questa volta lo ha fatto coinvolgendo la capitale del Regno Unito e la sede dell’Unione Europea.
La sequenza è “interessante”: è bastato raccogliere il successo e l’interesse degli investitori europei e il titolo di “buone pratiche” nel partenariato europeo pubblico-privato nell’ambito del convegno “TechiItaly” (nella capitale belga sul progetto del porto d’altura), che da Roma è arrivato un nuovo “siluro”: un emendamento che chiede, senza mezzi termini, lo stop al progetto del porto offshore di Venezia. Fra i primi firmatari ci sono due senatori Pd, il triestino Francesco Russo e il toscano Marco Filippi, ma il documento ha raccolto le firme di 50 senatori di maggioranza e di opposizione.
Così, mentre Paolo Costa illustrava costi e benefici dell’offshore al mondo finanziario della City e dell’Unione Europea, in Italia si annunciava il “pollice verso”. «Siamo particolarmente soddisfatti – aveva sottolineato il presidente dell’Autorità portuale di Venezia – del riconoscimento che ci è stato dato, segno che la strada intrapresa è quella giusta. L’appoggio delle istituzioni europee è per noi molto importante».
Nel frattempo però a Palazzo Madama si preannunciava lo stop: «Dobbiamo recuperare i 100 milioni previsti dal progetto offshore – sottolineavano Russo e Filippi – per favorire progetti integrati che vadano a potenziare tutte le strutture logistiche e portuali già esistenti (Venezia, Trieste, Ravenna). Il consenso trasversale è la dimostrazione che non siamo di fronte ad una battaglia di campanile. Non possiamo dare il nostro assenso ad un progetto il cui fallimento farebbe male alla credibilità dell’Italia e del Veneto».
Insomma, ancora botte da orbi, con Paolo Costa che rispedisce tutto al mittente: «Abbiamo avuto una disponibilità di massima da parte degli investitori europei. Ma il senatore Russo si deve decidere: o l’offshore non funziona, e quindi non vedo perchè averne paura, oppure è “pericoloso” perchè fa concorrenza. Si decida. Mi appello ai parlamentari veneti e non, perchè questo emendamento non trovi successo come già accaduto alla Camera. Mi dispiace solo che Russo & C. non comprendano che il porto d’altura è l’unica possibilità per salvare gli scali marittimi dell’Alto Adriatico».