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Fondi neri Mose, Moretti attacca. Orsoni: gestiti dal partito «Indagati Pd, fatevi da parte»

Il segretario veneto De Menech sollecita le dimissioni di Zoggia e Mognato

La candidata preasidente: «Onestà e merito i due criteri per le liste del 2015»

Moretti: «Gli indagati Pd facciano un passo indietro»

PADOVA «Onestà e merito saranno le mie parole d’ordine, il Pd deve essere al di sopra di ogni sospetto e gli indagati facciano un passo indietro»: Alessandra Moretti, dopo aver vinto le primarie, sperava in un debutto più tranquillo nella sua sfida a Zaia per la poltrona di governatore del Veneto. Ma lo scandalo Mose dopo aver travolto Giancarlo Galan, Renato Chisso, Giampiero Marchese, Giorgio Orsoni, Lia Sartori e l’ex ministro Altero Matteoli sta ora diventando un incubo anche per il Pd: le informazioni di garanzia nei confronti dei deputati veneziani Davide Zoggia e Michele Mognato rischiano di avvelenare la campagna elettorale 2015 per l’elezione del sindaco di Venezia e della giunta regionale. Ieri Davide Zoggia non si è presentato al dibattito a Padova con Bersani, Zanonato e la Moretti e il consigliere regionale Piero Ruzzante ha spiegato il forfait: «Abbiamo un codice etico preciso, invitiamo la magistratura a procedere rapidamente nell’inchiesta e siamo convinti che Davide e Michele sapranno dimostrare la loro estraneità alle accuse contestate». E Alessandra Moretti, prima di partecipare alla tavola rotonda moderata da Antonello Francica, vicedirettore del nostro giornale, ha detto chiaro e tondo che è arrivato il momento di girare pagina, di chiudere per sempre la nefasta stagione del consociativismo degli appalti del Mose, tanto per usare la frase coniata dal segretario regionale De Menech, che a giugno ha chiesto l’azzeramento della giunta Orsoni dopo il coinvolgimento dell’ex sindaco di Venezia nell’inchiesta. Da lì è partito lo tsunami che ha mandato in esilio giunta e consiglio comunale e spalancato le porte al commissario Vittorio Zappalorto e alle elezioni. Che ne pensa Alessandra Moretti dell’inchiesta a carico dei deputati Zoggia e Mognato? «Auguro a chi è coinvolto di chiarire in fretta la propria posizione e faccio un appello alla magistratura perché concluda in fretta le indagini. I partiti hanno il compito di selezionare la classe dirigente in base a due caratteristiche: onesta è merito. Chi è coinvolto oggi, faccia anche un passo indietro per difendersi meglio nelle sedi opportune: i corrotti vadano in carcere e gli innocenti non siano infangati. Il Pd sarà al di sopra di ogni sospetto», ripete l’eurodeputata in perfetta sintonia con il premier Renzi. Nel concreto che significa: Zoggia e Mognato si devono autospendere e dimettere dalle cariche che occupano? «C’è l’ esempio che riguarda il grande scandalo di mafia capitale. Molti indagati si sono dimessi: da lì noi dobbiamo partire». I parlamentari sono invece protetti dall’immunità, non sarà così semplice. «Lo so. La scelta attiene alla coscienza di ognuno, noi chiediamo di fare chiarezza. La questione morale investe la classe politica non solo a Roma. Se guardiamo al Veneto, lo scandalo del Mose non ha eguali: c’è l’ex presidente della Regione e poi un assessore dell’attuale giunta, noi vogliamo girare pagina e speriamo che anche gli altri partiti facciano altrettanto», ribatte Alessandra Moretti. Ma cosa ne pensa del ddl del governo Renzi che aumenterà le pene per la corruzione? «Chi ruba deve restituire fino all’ultimo centesimo: corrotti e corruttori vadano in carcere, con le misure adottate ieri si sta andando nella direzione giusta e se queste norme ci fossero già state Galan non avrebbe patteggiato e scontato la pena nella propria villa pagando una cifra irrisoria rispetto a quanto la magistratura sostiene abbia sottratto alle casse dei veneti onesti». Ultima battuta: le liste per le regionali 2015.Che accadrà? «Farò pulizia, con un ampio rinnovamento delle liste: voglio candidati meritevoli e onesti. Ognuno di noi può fare la propria parte per selezionare i futuri consiglieri. La politica deve avere il coraggio di fare scelte coraggiose» conclude la Moretti. Poi partecipa alla tavola rotonda sul Veneto che in Europa perde posizioni, arranca e viene bocciato sui fondi Ue. Bersani e Zanonato le fanno gli auguri per la sfida con Zaia mentre il segretario Roger De Menech detta la linea già tenuta con Orsoni: «Il Pd non fa sconti a nessuno. La magistratura fa il proprio dovere e le nostre regole sono ferree: chi sbaglia deve pagare e auspico una loro iniziativa autonoma». Insomma De Menech sollecita le dimissioni: Zoggia è nella direzione nazionale Pd, Mognato in quella veneta. E un «passo indietro» ai due parlamentari chiede anche Simonetta Rubinato. L’area Cuperlo rischia di affondare con il Mose: come finirà?

Albino Salmaso

 

Bersani:«Davide e Michele dimostrino la loro estraneità»

PADOVA Onorevole Pierluigi Bersani, l’inchiesta Mose torna a coinvolgere il Pd con due deputati indagati per finanziamento illecito: lei che ne pensa? «Sono convinto che sia Davide Zoggia che Michele Mognato sapranno difendersi e dimostrare la loro totale estraneità alle accuse. La magistratura fa bene a guardare, ma non accetto l’equazione indagato=colpevole». Cosa ne pensa del ddl del governo Renzi con il giro di vite per i corrotti? «Spero che i tempi non siano lunghi perché il ddl anticorrotti rientra nella rivisitazione del processo penale. Le norme da sole non bastano, credo invece si debba costruire un buon collettivo dove la gente si guarda in faccia e discute, solo così si salva l’anima riformista del Pd. Se ognuno fa una corsa solitaria e tira il suo piccolo gruppo-corrente allora si spalancano le porte alla degenerazione, come a Roma». Nella capitale la Procura ha portato a galla un’associazione a delinquere trasversale: dagli ex terroristi neofascisti alle coop di solidarietà, con politici e dirigenti del comune corrotti al loro servizio. «Siamo di fronte a delle accuse gravissime: il trasversalismo è sempre paludoso, bisogna evitarlo sia nei piani nobili che nei sottoscala della politica. Poi ci sono fatti criminali veri e propri che diventano uno spot negativo di proporzioni cosmiche per la capitale d’Italia. Queste ruberie coinvolgono le politiche nobili di difesa dei più deboli e dobbiamo tutelare quegli onesti operatori sociali che per quattro soldi aiutano immigrati, nomadi e disabili, coinvolti loro malgrado in questa storia». Renzi accusa lei e la minoranza di bloccare le riforme: è vero che remate contro? «Io dico: il governo governi con il sostegno leale di tutto il Pd, dopo di che la costituzione in tutte le democrazie è materia del parlamento». La prossima scadenza importante è l’elezione del presidente della Repubblica. «Al Quirinale, dopo Giorgio Napolitano, ci vuole una donna o un uomo che sappia tenere bene il volante. Ci saranno tante curve pericolose». E di Alessandra Moretti, sua ex portavoce, che dice? «Ognuno faccia la propria strada, io faccio fatica ad essere moderatamente bersaniano: abbiamo vinto anche a Treviso, ora tocca ad Alessandra Moretti conquistare la Regione».

Albino Salmaso

 

L’avvocato Calvi sollecita l’archiviazione: per l’ex primo cittadino invece si andrà in aula

«Mai istigato il sindaco a chiedere soldi al Cvn»

VENEZIA – Prima di chiudere le indagini preliminari – circostanza che dovrebbe verificarsi prima di Natale – non potevano non interrogare coloro che nel suo interrogatorio del 9 giugno l’ex sindaco Giorgio Orsoni aveva citato come suoi punti di riferimento nel Partito democratico e soprattutto come coloro che gli avevano spiegato che era necessario raccogliere altri fondi per la campagna elettorale, facendo anche il nome di Giovanni Mazzacurati a capo del Consorzio Venezia Nuova. Certo Orsoni poteva rifiutarsi di farlo, ma Mazzacurati era un amico ed era stato anche cliente del suo studio, quindi deve aver pensato che con lui forse sarebbe stato più facile. Insomma, Davide Zoggia e Michele Mognato avrebbero istigato l’allora candidato sindaco a chiedere finanziamenti per la campagna elettorale, che poi sono arrivati. Così sono stati interrogati e i pubblici ministeri Stefano Ancilotto e Stefano Buccini non potevano sentirli come persone informate sui fatti, visto la dichiarazione di Orsoni: ecco allora l’accusa di concorso in finanziamento illecito del partito. Naturalmente la Guardia di finanza veneziana sta compiendo gli ultimi accertamenti, ma è probabile che quest’accusa, quella di aver istigato il candidato a chiedere soldi «in nero», non sia sufficientemente provata da portare ad un processo. I due esponenti del Pd, difesi dall’avvocato Guido Calvi, tra l’altro hanno negato di aver istigato Orsoni a commettere illeciti e la loro parola vale quanto quella dell’ex sindaco. Non è difficile prevede, quindi, che si avveri quello che l’avvocato Calvi prevede, una richiesta di archiviazione da parte della Procura. Ben diverso, invece, il futuro di Orsoni, dell’ex europarlamentare del Pdl Lia Sartori, dell’ex presidente del Magistrato alle acque Maria Giovanna Piva, dell’ex ministro Altero Matteoli e di un’altra decina di indagati, per i quali i tre pm che hanno coordinato le indagini depositeranno gli atti in vista della richiesta di rinvio a giudizio.

(g.c.)

 

Orsoni si discolpa: «I fondi gestiti da mandatario e Pd»

VENEZIA – Se Davide Zoggia e Michele Mognato non aprono bocca, l’ex sindaco Giorgio Orsoni parla tramite i suoi legali, gli avvocati Francesco Arata e Daniele Grasso che hanno diffuso una nota molto chiara, in relazione ai recenti sviluppi dell’indagine che vede il prof Orsoni interessato per il preteso illegittimo finanziamento alla propria campagna elettorale del 2010. 1) «Il professor Orsoni ha sempre dichiarato di non essersi mai interessato alla organizzazione e gestione della propria campagna elettorale che è stata seguita da altri soggetti e in particolare da soggetti direttamente o indirettamente riferentisi al Pd; 2) Tale è stato l’accordo intervenuto con i maggiori rappresentanti del Pd a livello locale al momento della accettazione della candidatura; 3) Su sollecitazione di vari esponenti politici ha occasionalmente avuto modo di invitare alcuni soggetti, imprenditori e non, da lui conosciuti fra i quali l’ing. Mazzacurati, a contribuire nel pieno rispetto delle regole, al finanziamento della sua campagna elettorale; 4) Non ha mai conosciuto l’entità delle somme pervenute al mandatario elettorale, né come esse fossero spese, se non parecchio tempo dopo la conclusione della campagna elettorale; 5) Non ha mai ricevuto somme con modalità diverse da quelle consentite dalla legge,ne è a conoscenza che altri ne abbiano ricevute per sostenere la sua campagna elettorale,al di fuori di quanto pervenuto al mandatario elettorale; 6) Non ha mai avuto indicazioni di fabbisogni finanziari precisi per la campagna elettorale né a sua volta ha dato indicazioni di tale genere ad altri soggetti. Ogni affermazione è frutto di pura fantasia, come risulta anche dal verbale di interrogatorio reso avanti l’autorità giudiziaria», concludono gli avvocati Francesco Arata e Daniele Grasso. E i due parlamentari come ribattono? «Non parlo, non parlo. Certo sono molto amareggiato. Uno lavora una vita e poi….» Michele Mognato, ex vicesindaco ed ex segretario provinciale del Pd, oggi deputato, trattiene a stento le lacrime. Se lo aspettava, forse. Dopo le dichiarazioni rese a verbale dal sindaco Giorgio Orsoni ancora nel giugno scorso. Che aveva chiamato in causa Mognato e Davide Zoggia, allora responsabile enti locali del Pd nazionale. Sarebbero stati loro, dunque, secondo l’ipotesi accusatoria ad aver chiesto a Orsoni di garantire nuovi finanziamenti per la campagna elettorale. Non commenta, Mognato. E non parla nemmeno Zoggia, ieri chiuso in casa con familiari e amici. Sullo sfondo si sta preparando la campagna elettorale per le primarie e poi per le elezioni a Venezia, che si dovrebbero tenere in maggio. Il Pd rischia di essere il partito più esposto, pur non avendo suoi esponenti – a differenza dell’ex presidente della Regione Giancarlo Galan e del suo assessore Renato Chisso (Forza Italia) – accusati di corruzione. Quasi tutti i principali imputati hanno patteggiato e chiuso la loro posizione.

(a.v.)

 

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