Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

Le associazioni ambientaliste chiedono l’apertura di un confronto trasparente con i due rappresentanti inviati dal prefetto di Roma al Consorzio Venezia Nuova

VENEZIA «Un confronto trasparente sull’efficacia delle dighe mobili. Quello che l’ambiente criminoso con cui operava il sistema Mose ha sempre impedito». I comitati «No Mose» e l’associazione Ambiente Venezia tornano all’attacco contro la grande opera. Ieri hanno inviato ai nuovi commissari del Consorzio Venezia Nuova, nominati dal prefetto di Roma, un corposo dossier e una richiesta di incontro.

«Abbiamo inviato a Luigi Magistro e Francesco Ossola», spiegano i portavoce Armando Danella e Luciano Mazzolin, «la documentazione critica raccolta negli ultimi anni dal Comune e lo studio della società internazionale di off shore Principia».

Uno studio commissionato dalla giunta Cacciari nel 2008 e inviato al Magistrato alle Acque. Ma liquidato in poche righe, ricordano i comitati, dal Comitato tecnico di Magistratura, presieduto allora dall’ingegnere Mayerle.

«Non ci hanno mostrato studi né prove di calcolo o sperimentazioni», ricorda Danella, «hanno solo respinto le critiche al mittente autorizzando il progetto ad andare avanti».

Gli ingegneri franco-canadesi di Principia, società «leader mondiale nel campo della modellistica», avevano rilevato come in condizioni di mare agitato e di onde alte la paratoia manifesti «un comportamento di instabilità dinamica, estrema conseguenza della risonanza, con una amplificazione dell’angolo di oscillazione».

Significa che con onde di 2 metri e 20 e un picco di 8 secondi l’efficacia del sistema Mose viene messa in discussione. «Il confronto tecnico non si è mai fatto», ribadisce Mazzolin, «e allora il presidente del Magistrato alle Acque era Patrizio Cuccioletta, il presidente del Consorzio Mazzacurati, il sindaco nel 2010 era diventato Giorgio Orsoni. Occorre fare adesso quello che non si è fatto allora. Cioè confrontare pubblicamente studi e prove tecniche».

E verificare bene, come si sarebbe dovuto fare all’epoca, se era giusto proseguire». I comitati chiedono anche ai commissari che il collaudo dell’opera sia fatto in condizioni di mare critiche. E non con mare calmo. «Così si dimostra solo che il principio di Archimede è ancora valido», conclude la lettera, «e non certo che il sistema Mose funziona».

Una lettera già inviata in copia anche alla Procura e alla Corte dei Conti. «Chiediamo sia fatta piena luce sulla vicenda», concludono i comitati, «perché il sistema di corruzione ha spinto avanti l’opera soprattutto nei momenti critici in cui veniva messa in discussione. E grazie all’inchiesta adesso abbiamo scoperto come. Adesso occorre verificare il sistema dal punto di vista tecnico».

Alberto Vitucci

 

 

Quanto prendono i commissari? Sullo stipendio degli amministratori straordinari del Consorzio Venezia Nuova, al lavoro in laguna da qualche giorno, è mistero fitto. Il decreto del prefetto di Roma che li ha nominati rinvia a un apposito provvedimento del Consiglio dei ministri «in base alla legge del 2013».

In realtà la legge è del 2010, e prevedeva i tetti per gli stipendi pubblici. Ma la tabella applicativa non è mai stata fatta. Dunque, in attesa di quelle indicazioni, potrebbe essere il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone a indicare la cifra e il compenso dei nuovi amministratori, che sarà comunque a carico del Consorzio. In caso contrario lo stipendio di Luigi Magistro, ex direttore delle Dogane e dei Monopoli e dell’ingegner Francesco Ossola, docente al Politecnico di Torino, potrebbe essere calcolato sulla base delle tabelle dei loro Ordini di appartenenza. Cioè «in proporzione al valore dell’opera». Quasi sei miliardi di euro.

(a.v.)

 

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui