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I legali dell’ex sindaco attaccano la Procura: le sue dichiarazioni non contestate nell’interrogatorio

VENEZIA – I difensori di Giorgio Orsoni protestano. Gli avvocati Daniele Grasso e Francesco Arata contestano i pubblici ministeri della Procura di Venezia Stefano Ancilotto e Stefano Buccini, che nell’interrogatorio di venerdì scorso non avrebbero contestato all’ex sindaco le nuove accuse lanciate dal braccio destro di Giovanni Mazzacurati, che i due avvocati avrebbero appreso il giorno seguente soltanto dai giornali che hanno pubblicato le dichiarazioni di Federico Sutto.

«La difesa Orsoni rimane attonita di fronte al fatto che le dichiarazioni (asseritamente accusatorie) rese dal signor Sutto, ancora coperte dal segreto investigativo e per tale ragione neppure consegnate alla difesa Orsoni e neppure allegate al verbale dell’interrogatorio da lui reso, vengano invece date a piene mani alla stampa, evidentemente preferita dalla Procura della Repubblica come interlocutore rispetto alla difesa del soggetto direttamente coinvolto».

«I pm nel corso dell’interrogatorio di ieri non hanno neppure contestato al professor Orsoni il contenuto preciso delle dichiarazioni rilasciate da Sutto, e taluni particolari delle stesse la difesa Orsoni apprende solo ora dalla lettura della stampa». Sutto avrebbe sostanzialmente confermato le accuse di Mazzacurati, aggiungendo che 200 mila dei 450 mila euro arrivati dal Consorzio al candidato sindaco, sarebbe stato lui a consegnarli, lasciandoli nel suo studio di avvocato.

«Nel merito delle propalazioni accusatorie di Sutto», aggiungono gli avvocati Grasso e Arata, «si è peraltro già in grado di precisare che il professor Orsoni nel corso dell’interrogatorio ha respinto con fermezza le accuse che deriverebbero dalle predette dichiarazioni di Sutto, le quali, peraltro, da quanto indicato pur sommariamente dai pm risulterebbero clamorosamente contrastanti con quanto dallo stesso Sutto affermato in altra fase dell’indagine; le dichiarazioni accusatorie di Sutto sono state assunte senza che i pm abbiano ritenuto di procedere ad incidente probatorio per consentire un esame in contradditorio delle stesse, così come reiteratamente richiesto dalla difesa Orsoni, anche alla luce di consolidata prassi giurisprudenziale. Tanto più che le stesse dichiarazioni risultano assunte poco prima che lo stesso Sutto definisse a mezzo di patteggiamento la propria posizione processuale; analoga considerazione era già stata espressa dalla difesa Orsoni in relazione al mancato incidente probatorio per assumere le (già contraddittorie) dichiarazioni di Mazzacurati, il cui stato di salute e la cui assenza dall’Italia rende ora evidentemente problematico qualsivoglia verifica».

(g.c.)

 

VENEZIA – Solo con lei, la pubblicazione del volume delle relazioni di magistrati e avvocati e delle tabelle con i numeri dei processi e dei reati per l’inaugurazione dell’anno giudiziario era stato pagato dal Consorzio Venezia Nuova, non a caso definito in un suo intervento «baluardo di legalità».

Spunta anche il nome dell’ex presidente della Corte d’appello di Venezia Manuela Romei Pasetti nell’inchiesta della Procura veneziana sul Mose. Non è indagata e neppure è stata intercettata, ma la sua voce è stata ascoltata in più di un’occasione dai finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria che intercettavano le telefonate del generale Emilio Spaziante, il numero due a Roma della Guardia di finanza, anche lui arrestato il 4 giugno scorso per corruzione. L’alto ufficiale, infatti, nel corso del 2013, quando l’inchiesta sulla corruzione per il Mose era in pieno svolgimento, avrebbe telefonato alla Romei Pasetti.

Non solo, almeno due volte si sarebbe incontrato con lei e in una delle due occasione con loro era presente anche un altro generale della Guardia di finanza, Walter Manzon, che comandava le «fiamme gialle» di Venezia e che è finito pure lui sotto inchiesta come il collega, senza però essere arrestato e comunque «solo» per favoreggiamento personale.

Stando ai tabulati telefonici sarebbero più di una decina le telefonate tra Spaziante e l’ex magistrato, che si sarebbero incontrati la prima volta nella serata del Redentore, a Venezia, nel luglio del 2013 e, sempre in quell’anno, Manuela Romei Pasetti sarebbe andata il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, a casa del vicecomandante della Guardia di finanza, a Roma, assieme al generale Manzon.

A chi ascoltava è venuto il sospetto che quegli incontri non fossero semplicemente riunioni conviviali è venuto perché più d’una volta, il generale Spaziante avrebbe consigliato all’ex magistrato veneziano di stare attenta a ciò che diceva al telefono, insomma a non parlare liberamente.

Spaziante è stato accusato dai pubblici ministeri Stefano Ancilotto, Paola Tonini e Stefano Buccini di aver ricevuto da Giovanni Mazzacurati 500 mila euro (ma gli erano stati promessi ben due milioni e mezzo) in modo che intervenisse sui finanzieri di Venezia per addomesticare le verifiche fiscali in corso al Consorzio Venezia nuova e alla Mantovani di Piergiorgio Baita.

Il generale si era attivato e attraverso il generale Manzon, che comandava in laguna, aveva chiesto lumi e addirittura aveva chiesto di poter avere i numero dei telefoni intercettati, che poi avrebbe riferito agli interessati. La sua posizione, e quella di Manzon, è stata stralciata e inviata per competenza territoriale a Milano, dove la mazzetta era stata pagata.

Spaziante è già uscito dal processo, visto che ha patteggiato una pena di 4 anni e gli sono stati confiscati 500 mila euro. Manuela Romei Pasetti se n’era andata dalla Corte d’appello dopo che il Consiglio di Stato aveva accolto il ricorso di Attilio Passanante e aveva trovato posto a Finmeccanica dopo l’allora amministratore delegato Giuseppe Orsi, poi finito sotto inchiesta, le aveva chiesto di entrare nell’organo di vigilanza voluto dalla legge sulla responsabilità delle aziende.

Anche lei poi è finita nelle indagini per abuso d’ufficio, sospettata di aver cercato di influenzare il Csm, di cui era stata membro, per trasferire il magistrato che stava svolgendo le indagini su Finmeccanica.

Giorgio Cecchetti

 

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