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L’assemblea regionale rinvia ancora la scelta dei tre consiglieri d’amministrazione: figuraccia con gli investitori

Anas (socia al 50%) è furiosa e segnala a Zaia i danni d’immagine: in ballo ci sono 840 milioni di project bond e il gruppo tedesco Allianz potrebbe sottoscriverne la metà.

Il governatore incalza Ruffato e quest’ultimo sollecita l’aula ma Cortellazzo solleva un problema di legittimità e la patata bollente fa ritorno in commissione

VENEZIA – Altro che autostrada. Il rinnovo dei vertici Cav diventa un viottolo tortuoso dove la maldestraggine della politica nostrana si combina alle pressioni dei poteri forti romani.

I fatti. Il consiglio d’amministrazione di Concessioni autostradali venete – la società che gestisce il tratto dell’A4 Mestre-Padova, la tangenziale ovest mestrina ed il raccordo con l’aeroporto Marco Polo – è in regime di prorogatio da otto mesi e il compito di rinnovarlo spetta, com’è ovvio, ai soci: Regione e all’Anas, partner al 50%. L’Azienda ha provveduto da tempo a nominare i suoi fiduciari e a fronte del ritardo regionale, il presidente Pietro Cucci ha inviato una lettera risentita al governatore Luca Zaia, esprimendo «estrema sorpresa» per le mancate designazioni e paventando un «aggravio dei costi» a carico di Cav in caso di ulteriori dilazioni.

Il riferimento di Anas corre all’assemblea degli azionisti, chiamata ad approvare (oltre al bilancio 2014) l’emissione di project-bond per 840 milioni di euro. Il prestito obbligazionario – ideato per completare il pagamento della realizzazione del Passante – ha attirato l’interesse degli operatori esteri, a cominciare dal potente gruppo tedesco Allianz (che sarebbe intenzionato a investirvi 400 milioni) e ciò moltiplica l’urgenza di agire. Viceversa, la fatidica assemblea, prevista dapprima in data 2 dicembre, è stata disertata dalla Regione e riconvocata per oggi.

Nel frattempo, Zaia scrive al presidente del Consiglio regionale, Clodovaldo Ruffato, rimarcando «l’urgentissima e indifferibile necessità» di procedere alle nomine spettanti all’assemblea, ovvero tre consiglieri d’amministrazione dai quali scaturirà il presidente.

Ruffato, però, replica segnalando un ostacolo giuridico: i candidati devono essere scelti attigendo all’elenco del bando e quest’ultimo riguarda esplicitamente il solo presidente, non già i consiglieri. Cavilli, certo, eppure sufficienti ad accendere un ricorso legale.

L’Anas, informata dell’inghippo, fa orecchi di mercante e invita a procedere purchessia. A complicare il tutto, c’è la faida permanente nel centrodestra che non consente un accordo bonario. Se la Lega sostiene a spada tratta Tiziano Bembo – presidente uscente e (salvo sorprese) entrante di Cav – e il Pd punta su Paolo Rodighiero, ad di Dolomiti Bus – tra le anime litigiose di Forza Italia non c’è intesa. Ed è lo stesso Piergiorgio Cortelazzo, il capogruppo di Pdl-Fi, a sollevare la questione di legittimità delle nomine, sottolineando l’esigenza di attingere a due bandi distinti: «Viceversa», conclude «i nostri consiglieri saranno sub-judice».

Obiezioni e battibecchi, finché l’aula decide di rinviare la patata bollente alla commissione trasporti. Il gruppo democratico è contrario e lamenta «vecchie logiche di spartizione». Oggi l’assemblea Cav si riunirà comunque, nello sbigottimento generale di manager e virtuali investitori. Allegria.

Filippo Tosatto

 

DETTO AL VOLO

Un infortunio pagato oltre 60 milioni l’anno

«L’Italia è troppo importante per lasciarla governare agli italiani», disse qualcuno tanti anni fa, e con il senno di poi non si può dire avesse tutti i torti. Oggi verrebbe da aggiungere che è il Veneto troppo importante per lasciarlo governare ai veneti, se è vero come sembra che il Consiglio Regionale è riuscito nell’impresa di sbagliare i bandi per la governance della Cav, la società autostradale veneta che gestisce il Passante, controllata da Anas e Regione.

In pratica avrebbe dovuto pubblicare due bandi per le candidature, uno a consigliere e un altro a presidente. Ebbene, la Cav rischia di perdere un finanziamento da parte di investitori stranieri di 400 milioni di euro, a causa dei ritardi sulle nomine e dell’incertezza sulla governance in eterna prorogatio.

A questo si aggiungano le liti, gli scontri, le imboscate e i tranelli quotidiani nell’aula del Ferro Fini che portano normalmente al nulla di fatto, tant’è vero che solo per stare al bilancio, è stato licenziato un bilancio provvisorio data l’incapacità di chiuderne uno di regolare.

E mentre a Venezia si discute a 8.500 euro al mese a testa, a spese nostre, i soldi stanieri scappano.

E pensare che l’assemblea regionale ci costa 61 milioni di euro all’anno tra stipendi, contributi per pensioni e vitalizi e personale. Il tutto per ricevere questi pasticci in cambio. Alla faccia dell’autonomia e della devoluzione.

g.s.

 

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