Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

Schizzano alle stelle i valori di Pm10 e Pm2,5 a Mestre e in provincia, centinaia di telefonate allarmate ai vigili del fuoco

Notte dei falò dei Panevin, in giro per la Provincia, e smog che schizza alle stelle in questo inizio d’anno contrassegnato da sforamenti continui dei valori delle polveri sottili. Sei da inizio 2015. L’inizio d’anno con bel tempo, alta pressione, zero pioggia e vento al minimo favorisce il ristagno delle sostanze inquinanti in tutta la pianura padana, Veneto compreso.

E ieri si sono visti gli effetti negativi. Il timore si è concretizzato nella nottata tra lunedì e ieri, giorno dell’Epifania, e ieri sera si è fatto il bis per le ultime iniziative della tradizione festiva. Centinaia di telefonate allarmate sono giunte al centralino dei vigili del fuoco di Venezia e Mestre per denunciare la presenza di un odore acre nell’aria che era diventata quasi irrespirabile, sotto una cappa nebbiosa. C’è chi ha temuto una fuga di sostanze chimiche dall’area industriale di porto Marghera. In realtà l’inquinamento, hanno accertato vigili del fuoco e tecnici dell’Arpav, è stato provocato dall’accensione dei numerosi falò, molti più del passato, per il rito dell’Epifania. L’allarme quindi è rientrato, senza problemi per la salute, avvisano dalle aziende sanitarie, ma tra i cittadini molti non hanno gradito affatto la convivenza obbligata con l’aria irrespirabile.

I problemi maggiori li hanno avuti, però, quanti soffrono già di malattie come l’asma. Ieri mattina la situazione critica è stata confermata dai valori delle centraline dell’Arpav che hanno sfondato i valori base, uscendo dai grafici di controllo in diretta. Situazione che si ripeterà anche oggi e ci vorrà qualche giorno per tornare al solito smog di gennaio. Oltre 300 milligrammi per metro cubo a Mestre (parco Bissuola). A Marcon si è arrivati di sicuro quasi a 400 microgrammi. Analogo valore a San Donà per le polveri 2,5 e a Portogruaro dove il record è di 337. A Spinea la centralina si ferma per le Pm10 a 275, stesso valore di via Beccaria (Marghera). Di poco inferiore (255) il valore di via Tagliamento alla Gazzera (a fianco della tangenziale).

Per chiarire di cosa stiamo parlando, se in condizioni normali la qualità dell’aria è considerata pessima sopra i 100 microgrammi per metrocubo di polveri, la notte tra lunedì e martedì si sono triplicati i valori di polveri sottili nell’aria (per una concentrazione buona non bisogna superare i 50 microgrammi). Insomma, l’aria era davvero irrespirabile, complici i falò della tradizione. Conseguenza delle numerose combustioni in un periodo dell’anno, come è l’inverno, che favorisce il ristagno degli inquinanti. Il problema vero, e spesso dimenticato, è che tutta la pianura padana è una enorme cappa di smog prodotto da traffico automobilistico, traffici aerei e portuali, centrali elettriche, impianti di riscaldamento comprese stufe a pellet domestiche e industrie che contribuiscono, ognuno per la sua parte, a produrre l’aria inquinata in cui siamo costretti a vivere.

Mitia Chiarin

 

Bettin e Legambiente: «Servono educazione e controlli su tutte queste combustioni»

«Non saremo di certo noi a lanciare l’allarme su iniziative tradizionali come i Panevin dell’Epifania. Il problema è lo smog che interessa tutta la pianura padana e su cui stiamo preparando un nuovo dossier che presenteremo entro la fine di gennaio».

Luigi Lazzaro, presidente veneto di Legambiente, è attento a non puntare il dito contro i valori schizzati alle stelle delle polveri sottili, in giro per il Veneto, in concomitanza con i falò dell’Epifania. Evento che si è verificato anche negli scorsi anni ma che quest’anno ha visto acuire i disagi per i cittadini forse per l’aumento di iniziative. Eppure sull’inquinamento da polveri sottili e particolato atmosferico, Legambiente da anni assieme a molti Comuni è in prima fila nella denuncia e nella protesta.

L’ultimo rapporto “Mal’aria” di dicembre 2014 boccia sonoramente il Veneto: «Anche per l’anno appena trascorso, il Veneto è riuscito a contraddistinguersi», si legge, «per la nocività della propria aria. Sei capoluoghi di provincia su sette hanno sforato il numero annuo di superamenti consentiti per legge, fissato in 35 per il Pm10. Nonostante l’effetto risanatore delle piogge, particolarmente frequenti e abbondanti, la salute di bambini, anziani e di tutti coloro che soffrono di patologie pneumologiche e cardiologiche è stata ripetutamente messa a repentaglio», dice l’associazione ambientalista.

Lazzaro conferma che il problema principale è proprio questo: «Semmai per i picchi di polveri prodotti dalle combustioni dei Panevin servirebbe uno sforzo maggiore nell’educazione, nell’utilizzo di legname non trattato e non verniciato da bruciare evitando poi di utilizzare plastiche e altri materiali nocivi». La stessa preoccupazione è quella di Gianfranco Bettin, ex assessore all’Ambiente di Venezia: «Questi picchi si sono già verificati e senza rinunciare ad eventi che fanno parte della tradizione, bisognerebbe soprattutto ridurne, se possibile, il numero e attivare controlli veri sui legnami e materiali usati per le combustioni. Ma si tratta di controlli, difficilmente attuabili, perché molto costosi per l’impiego di personale in orario straordinario».

 

Servizio prevenzione delle asl

Ma i medici non drammatizzano e puntano il dito su stufe e auto

Smog e salute, l’impennata di polveri nell’aria dell’Epifania non deve preoccupare. Lo spiega il dottor Flavio Valentini, direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl 13 di Mirano, che frena le polemiche e gli allarmismi. «Gli effetti dei falò sulla concentrazione di Pm10 o sull’inquinamento atmosferico», spiega, «non rappresentano un problema di salute. I tradizionali falò costituiscono un evento isolato e nei roghi (controllati dalla presenza dei vigili urbani) si brucia legna e sterpaglia – il cui fumo può dar fastidio ma non è pericoloso – e non materiali tossici o inquinanti. Per cui godiamoci la tradizione e facciamo divertire i bambini: inquinano molto di più la stufa a pellet di una casa o i tubi di scappamento delle auto in coda verso i centri commerciali per i saldi».

Il collega Rocco Sciarrone, direttore del dipartimento di Prevenzione dell’Asl 12, lo scorso ottobre ha invitato il Comune di Venezia ad assumere la direttiva di limitazione degli impianti di riscaldamento in vigore dal 24 dicembre (e derogata il 5 e 6 gennaio 2014 per consentire i panevin) per tenere sotto controllo lo smog urbano, a cui contribuiscono anche combustioni all’aperto e pure le stufe a pellet di molte case o i caminetti, che se riducono la produzione di anidride carbonica e fanno risparmiare, producono polveri. «Il particolato atmosferico è stato riconosciuto essere un fattore di rischio per la salute sia per effetti a breve termine (riacutizzazione di patologie cardiovascolari e respiratorie) che a lunga latenza di insorgenza (tumore del polmone, broncopneumopatia cronica ostruttiva)», ricorda Sciarrone nella nota inviata al servizio Tutela dell’Aria e delle fonti di energia del Comune.

I suggerimenti dell’Asl sono stati quelli di promuovere campagne informative per ridurre l’impatto della combustione del legno in camini e stufe e di emettere provvedimenti di limitazione degli impianti, quantomeno nei periodi più critici dell’anno. Per questo fino ad aprile 2015 nel Comune di Venezia gli impianti di riscaldamento non potranno superare i 19 gradi (17 nelle fabbriche) con due ore di stop al pomeriggio per gli impianti che usano combustibili solidi o liquidi. Da oggi riprendono nei Comuni di Venezia e Spinea anche le limitazioni per le no kat.

(m.ch.)

 

Falò autorizzati il 2 gennaio, smentendo l’ordinanza di una settimana prima

Malesseri e chiamate ai centralini, problemi per gli asmatici e richieste ai medici

Il Comune dà la deroga, in laguna fumo e ceneri

Soffocati dai riti pagani. I tradizionali falò dell’Epifania e i roghi di legna e altri materiali nelle campagne venete hanno provocato nella serata di lunedì e anche ieri, pur se in misura minore, numerosi problemi ed emergenze sanitarie. Aria acre e irrespirabile in città e in laguna, sintomi diffusi di difficoltà respiratorie in particolare per i soggetti che soffrono di asma. Decine le telefonate ai centralini di ospedali, questura, vigili del fuoco, Comune, qualcuno si è anche rivolto al proprio medico e al Pronto Soccorso. Un fenomeno molto più intenso degli ultimi anni e una qualità dell’aria pessima, come hanno rilevato gli strumenti dell’Arpav e dell’Asl. Odore acre e inquinanti anche all’interno delle case, per via dei venti di bora e tramontana che hanno portato ceneri e fumi dalle campagne verso la laguna. Tante le proteste e le richieste di divieti, rintuzzate peraltro dal presidente della Regione Luca Zaia. «Sono contro i divieti, i panevin devono restare», ha detto poco prima di accendere lui stesso il grande falò di Arcade in provincia di Treviso. Tradizione che deriva dai roghi delle streghe nel Medioevo («Bruza la vecia»), poi utilizzata come indicatore del raccolto a seconda della direzione delle ceneri. Fatto sta che nelle campagne l’usanza ha preso piede e adesso i fuochi si accendono anche nelle piazze dei paesi. E fumo e ceneri vengono portati dal vento rendendo l’aria irrespirabile ovunque.

Inquinamento “legalizzato”. Perché il 2 gennaio il commissario Vittorio Zappalorto ha autorizzato l’accensione dei fuochi in deroga alla sua stessa ordinanza emanata il 24 dicembre. In applicazione proprio di una direttiva regionale per limitare l’inquinamento (Il Piano di Tutela e di Risanamento dell’Atmosfera approvato l’11 novembre del 2004), la dirigente del settore Tutela dell’Aria dell’assessorato Ambiente del Comune Anna Bressan aveva firmato un provvedimento per limitare i gradi del riscaldamento nelle abitazioni a 19 e negli ambienti di lavoro a 17. Vietando con la stessa ordinanza le “combustioni all’aperto”. Ma solo una settimana dopo, il 2 gennaio del 2015, è arrivata la deroga. Per il 5 e il 6 gennaio, in modo da “consentire i tradizionali falò dell’Epifania”. Risultato, un inquinamento dell’aria con veleni di vario tipo mai registrato prima. Tutto regolare. Con la deroga del Comune che autorizza a bruciare e inquinare.

Alberto Vitucci

 

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui