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«A rischio ambiente e turismo, pericoli di subsidenza per Venezia e il Polesine»

Zaia: la Corte costituzionale fermi le trivelle in Adriatico

VENEZIA – Prende corpo la linea NoTriv della Regione Veneto che ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale le norme del decreto “Sblocca Italia” che agevolano l’avvio delle trivellazioni petrolifere e gassose in Alto Adriatico. Il ricorso legale, affidato al giurista Luca Antonini dell’università di Padova, è stato notificato anche al premier Matteo Renzi.

Il nodo della discordia è rappresentato dalla prevista cancellazione dei divieti in vigore nelle acque adriatiche a ridosso del litorale veneziano; e dalla rimozione del parere vincolante dell’amministrazione regionale, con la decisione finale affidata al ministro dello Sviluppo economico.

«Queste disposizioni, calpestando tutte le nostre competenze in materia di governo del territorio, turismo, protezione civile, salute, produrranno irrilevanti benefici economici e sociali ed elevati pericoli ambientali per il territorio italiano, già caratterizzato da rilevanti rischi geologici e ambientali», accusa Luca Zaia, convinto che «così si favorisce una nuova e irragionevole colonizzazione del territorio e del mare italiano da parte dell’industria petrolifera, mettendo a rischio aree di pregio naturalistico e paesaggistico e fiorenti attività economiche legate al turismo e alla pesca».

E tuttavia in ballo ci sarebbero ghiotti giacimenti energetici, tanto che la vicina Croazia ha già appaltato i lotti marini si sua competenza alle fameliche multinazionali dell’estrazione…

«Dalle stesse stime ministeriali emerge che si tratta di estrarre idrocarburi di dubbia qualità che agli attuali tassi di consumo, valutate le riserve certe a terra e a mare, potrebbero coprire il fabbisogno nazionale per un periodo non superiore ad un anno», replica il governatore «e in ogni caso, queste perforazioni non porteranno un centesimo ai veneti, perché le risorse finiranno tutte nelle casse dello Stato».

Ma il rischio più serio è quello della subsidenza delle coste, che a Venezia e nel Polesine assume contorni allarmanti: «Ci sono fondati sospetti circa il nesso causale tra l’esercizio delle attività di scavo subacqueo e gli effetti nocivi sull’ambiente e sul territorio; gli ambientalisti più seri ne sono convinti e nessuna certezza scientifica ci garantisce il contrario, perciò procedere con le trivellazioni dei fondali sarebbe una follia».

Non solo perforazioni marine. Il ricorso costituzionale investe anche altri versanti, come le procedure previste per la realizzazione degli inceneritori: «Il decreto», è la conclusione zaiana «spoglia le Regioni di tutte le competenze urbanistiche e ambientali e, irragionevolmente, favorisce gli inceneritori a discapito del riciclo e della riduzione della produzione di rifiuti, come richiesto dalle direttive comunitarie».

Filippo Tosatto

 

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