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GLI INDAGATI – Sotto inchiesta l’ex presidente della Provincia di Vicenza Schneck e gli industriali Beltrame e Lonati E spunta il nome della Mestrinaro

VENEZIA – Accertamenti durati sei mesi, poi un udienza anch’essa lunga sei mesi e, ieri, il chimico, il geologo e l’ingegnere nominati periti dal giudice veneziano Andrea Comez hanno sostanzialmente confermato le tesi dell’accusa sostenute dal pubblico ministero di Venezia Rita Ugolini: dal 2009 sarebbero stati sversati sotto il fondo stradale dell’autostrada A31, la Valdastico Sud, 155 mila 836 metri cubi di scorie e di rifiuti non bonificati e potenzialmente nocivi.

Già i consulenti del pubblico ministero, Paolo Rabitti e Gian Paolo Sommaruga, avevano esaminato campioni dei lotti 4, 5 e 6, ovvero i tratti tra Montegaldella e Albettone, lo svincolo Albettone -Barbarano e il viadotto Bisatto, ma non avevano escluso che il fondo stradale di altri tratti delle nuova autostrada fosse composto da rifiuti nocivi.

Prima la rappresentante della Procura, poi i numerosi difensori degli indagati hanno posto i quesiti ai tre periti in numerose udienze. Molti degli indagati, che sono 27, dovevano a loro volta nominare propri consulenti: sono accusati di aver organizzato una traffico illegale di rifiuti e di falso ideologico.

Il nome che spicca è quello dell’ex presidente della Provincia di Vicenza di Forza Italia Attilio Schneck, allora presidente del Consiglio d’amministrazione dell’autostrada Brescia-Padova, oggi presidente della holding che controlla la Serenissima. Ma nella lunga lista spuntano i nomi di noti imprenditori veneti e non, come Antonio Beltrame, presidente delle omonime acciaierie vicentine, o quello del bresciano Ettore Lonati, anche lui titolare di acciaierie. Sì, perché sotto l’asfalto sarebbero finiti soprattutto scarti della lavorazione dell’acciaio.

Tra gli indagati anche personaggi già finiti al centro delle cronache giudizarie. C’è, ad esempio, l’imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli, che avrebbe pagato tangenti per la gestione della discarica Cappella Cantone a Cremona, un’indagine che ha provocato l’arresto del vice presidente del Consiglio lombardo e un avviso di garanzia all’allora presidente della giunta Roberto Formigoni.

Spunta anche il nome della Mestrinaro spa, azienda finita sotto sequestro, i titolari sono accusati di aver lastricato di rifiuti pericolosi, c’erano arsenico, nichel e cromo nei semilavorati in cemento, il tratto della terza corsia dell’A4 tra Quarto d’Altino e San Donà, oltre a un grande parcheggio presso l’aeroporto di Tessera.

Il pm veneziano Ugolini, che ha coordinato le indagini, chiedendo la perizia in incidente probatorio, ha rilevato che «a seguito dell’incarico conferito in forma collegiale ai consulenti sono emersi elementi che fanno ritenere fondata la denuncia presentata congiuntamente da Aiea (Associazione italiana esposti amianto) e da Medicina Democratica Vicenza».

(g.c.)

 

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