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L’INTERVENTO

Riccardo Colletti – Segretario generale Filctem Cgil Venezia

La situazione preoccupa: si rischia l’appesantimento della burocrazia ma anche la continuità produttiva degli impianti e delle attività esistenti

L’ultimo accordo sulle bonifiche di Porto Marghera contiene, nel proprio dispositivo, gravissime lacune che possono sfociare in derive speculative e soprattutto nel non risolvere il problema della bonifica in se stessa, oltre al fatto che c’era chi sosteneva (Comune e Regione) che per effetto di quell’accordo si sarebbe limitato l’intervento della burocrazia.

Io credo invece che quell’accordo determini il progressivo appesantimento della burocrazia stessa ma soprattutto anche la non certezza della continuità produttiva degli impianti e delle attività esistenti.

L’accordo sulle bonifiche siglato al ministero dell’Ambiente al proprio interno, in un paragrafo specifico, assegna i lavori o la gestione a una società specifica; credo invece che un Ministero dovrebbe preoccuparsi di dare delle linee guida specifiche per risolvere la questione ambientale di uno dei siti di interesse nazionale qual è il Petrolchimico di Porto Marghera.

È fonte di preoccupazione la situazione in cui ci troviamo: attività dismesse, aree libere o liberabili e si riscontra un effettivo disinteresse per far evolvere, anche dal punto di vista industriale, quest’area e dietro questa cosa sono certo si nasconda più di una fonte speculativa delle aree, cosa che abbiamo sempre ribadito.

Mantenere una situazione così come quella attuale, dove gli accordi sottoscritti sino ad oggi, specie quelli delle bonifiche, senza legare a questi una programmazione industriale o quantomeno l’idea di una gestione del territorio magari anche diversa da quella che abbiamo conosciuto fino ad oggi ma comunque un’idea che crei occupazione e sostenibilità ambientale, non è più materia di discussione in questo territorio.

È ancora aperta la ferita del Mose e penso che anche la vicenda delle bonifiche di Porto Marghera sia figlia della stessa gestione. L’unica differenza che abbiamo è che dentro alle speculazioni gli unici che non possono patteggiare sono i lavoratori e le imprese degli appalti, che vengono schiacciati da un sistema che nulla ha a che vedere con la tutela di un territorio segnato da profondi cataclismi politici e istituzionali.

Per questo credo nel modo più assoluto che l’accordo sulle bonifiche di Porto Marghera sia ben lontano dai propositi ambientali e per questo motivo credo sia giusto che quell’accordo venga rivisitato in tutte le sue parti e che si inserisca all’interno un elemento di tutela rispetto alle speculazioni che abbiamo visto in questi anni. Troppi sono gli elementi che ci fanno pensare che quell’accordo è inefficace.

Per questi motivi penso sia utile che si intervenga in tempi rapidi affinché non ci si accorga poi alla fine della necessità di mettere un commissario anche alla gestione di quell’accordo. Anche gli ultimi investimenti dovuti a una fonte di credito di circa 150 milioni di euro (multa alla società Alcoa) si sono ritrasformati all’interno del nostro territorio in interventi strutturali di contorno, soprattutto legati a un piano di sviluppo che non si sa se sia legato ad attività di carattere commerciale o turistico.

Quei soldi, come abbiamo ribadito su tutti i tavoli, andavano spesi per la riqualificazione ambientale vera e dovevano essere di sostegno alle industrie e imprese di Porto Marghera, garantendo così stabilità occupazionale e un futuro più certo.

Quei soldi, invece, sono stati spesi anche per rifare i marciapiedi di Via Fratelli Bandiera cosa giusta e utile ma che di industriale hanno ben poco ma rientrano in un ambito di riqualificazione urbana che nulla ha a che vedere con la riqualificazione industriale.

Queste non scelte mettono a serio rischio tutte le attività dell’industria e degli appalti; l’accordo sulle bonifiche contiene delle lacune serie, che possono generare speculazioni e forme di aggregazione poco trasparenti, così come abbiamo già visto con l’opera del Mose.

 

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