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Gazzettino – Villorba. C’era una volta la zona industriale

Posted by Opzione Zero in Rassegna stampa | 0 Comments

24

feb

2015

Da polo produttivo a sito deserto e spettrale: «Qui non c’è più futuro»

«Se potessi la raderei al suolo all’istante e la trasferirei nell’area vicina alla cartiera, tra Villorba e Spresiano, in previsione dello sviluppo del casello della Pedemontana. In Germania l’avrebbero già fatto».

Il sindaco Marco Serena ha un’idea fissa: far tornare il verde dei campi al posto dei capannoni della mega zona industriale delle Castrette, compresa tra la Pontebbana e la Postumia. Non è una causa ambientalista. Per lui quell’area produttiva, tra le più estese di tutta la Marca, in quel luogo non ha più futuro: «Non può avere alcun orizzonte -mette in chiaro- con le attuali difficoltà economiche non c’è neppure discussione».

Che la zona industriale sia in uno stato di abbandono e degrado non è un mistero. I primi capannoni sorti ormai 40 anni fa hanno rappresentato il simbolo dell’esplosione delle imprese e delle partite Iva nel trevigiano. Ma adesso molti sono stati svuotati dalla crisi. E le strade non vengono più curate come prima. L’indicatore più significativo è l’abbandono di immondizia: da via Pacinotti a via Einstein i casi non si contano più. Compresi rifiuti ingombranti come frighi e congelatori. Poche settimane fa è stata ritrovata addirittura un’auto. Il requiem ha probabilmente iniziato a risuonare nell’ottobre del 2013, quando il Panorama ha abbassato le serrande per trasferirsi proprio nel nuovo centro commerciale di via della cartiera, vicino allo stabilimento di Benetton.

Chi è rimasto prova a resistere. Certo non è facile. «È cambiata la geografia produttiva e bisogna prenderne atto -fa il punto Serena- si apre una nuova via: come negli anni ’70 l’autostrada A27 aveva portato alla nascita della zona industriale, adesso l’arrivo della Pedemontana previsto per il 2018 ne decreta lo spostamento». «Tutti gli industriali che incontro, poi, mi parlano della strada Ovest o della Pontebbana -aggiunge- cercano di avere una sede visibile: l’idea della fabbrica nascosta all’interno di lottizzazioni di capannoni non interessa più a nessuno».

Non sono discorsi puramente teorici. Nei giorni della chiusura del Panorama, il sindaco ne aveva parlato anche con Zaia. «La riqualificazione è un’idea vincente -è stata la benedizione del governatore- se il saldo fra i metri cubi rimossi e quelli costruiti è pari a zero, avrà anche la Regione al suo fianco». Il mese scorso Serena ha provato a passare dalle parole ai fatti confezionando un inedito piano di incentivi economici per chi demolisce i capannoni svuotati dalla crisi. Il Comune ha stanziato un fondo da 100mila euro fino a giugno per garantire agli imprenditori un contributo massimo pari al 40% delle spese di demolizione e un credito edilizio pari almeno alla cubatura degli stabili rasi al suolo. Così da iniziare a plasmare una nuova zona industriale. Per il momento, però, l’idea non ha attirato troppi interessi. Anzi, si contano sulle dita di una mano.

Va almeno in parte nella stessa direzione l’accordo pubblico-privato con la Ortica e la Re-Ga Investimenti che prevede l’abbattimento dei capannoni a Fontane Chiesa Vecchia e il trasferimento in 6.400 metri cubi da costruire nell’area verde dietro l’AutoSile e le officine meccaniche. Un duro colpo, invece, è arrivato dall’addio della Marchiol, l’azienda di materiale elettrico in procinto di lasciare il caotico traffico della strada Ovest per trasferirsi in un nuovo polo logistico commerciale da 47mila metri quadrati, dove lavoreranno 320 dipendenti, da realizzare lungo la Treviso-Mare a Roncade attraverso un piano di investimenti da 45 milioni. Il Comune aveva provato a trattenere la società proponendo uno spazio in zona Castrette. Ma non c’è stato niente da fare: Marchiol cercava altro.

«Secondo gli ultimi dati la provincia ha perso oltre 300 imprese. E questo a Villorba si vede in modo plastico -conclude Serena- Nella zona industriale c’erano in programma degli investimenti da parte di privati, che poi sono saltati. E adesso il Comune si ritrova con quattro soldi in croce per provare a riqualificarla. Se ho 100mila euro, ad esempio, sistemo quelle strade o copro le buche delle vie percorse ogni giorno dai cittadini? Bisogna iniziare a calarsi in una nuova realtà e nella nuova geografia produttiva».

 

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