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PADOVA. Giancarlo Galan contro un prete. Il prete è don Francesco, viceparroco del rione Torre che, dal pulpito, aveva osato: il diavolo? Come Galan e le banche che finanziano le industrie delle armi. E Galan lo ha querelato per diffamazione.

È domenica 22 febbraio 2015 e nell’omelia domenicale don Francesco parla del diavolo, «satana corrotto e tentatore», adeguando i fatti della vita alle parabole del vangelo. E spiega che Satana o il diavolo si traducono nei comportamenti corrotti che, quotidianamente, stanno davanti ai nostri occhi. Un esempio per tutti: la vicenda giudiziaria dell’ex governatore del Veneto e ministro, uno dei protagonisti dello scandalo Mose che si è fatto ristrutturare la sua villa con i soldi delle tangenti. Nulla di inventato: l’8 ottobre 2014 Giancarlo Galan ha patteggiato per corruzione due anni e 10 mesi di carcere concordando la restituzione di 2,6 milioni di euro, dopo aver incassato per anni dal Consorzio Venezia Nuova, all’epoca presieduto da Giovanni Mazzacurati, uno “stipendio” di un milione di euro, più una serie di favori, come il restauro della villa. In cambio di un via libera regionale senza limiti ai lavori del Mose, tra atti amministrativi e finanziamenti concessi sempre a tempo di record.

Forte la reazione dell’ex doge nonché ex esponente del Governo, assistito dall’avvocato Fabio Pinelli, ha presentato una querela contro il sacerdote per il reato di diffamazione. Querela trasmessa alla procura padovana che, ora, sarà assegnata a un pubblico ministero per le indagini del caso.

 

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