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I commissari del Consorzio bloccano parte della maxi liquidazione

Mazzacurati, stop a un milione

La gestione commissariale del Consorzio Venezia Nuova ha bloccato un milione e 154 mila euro della maxi liquidazione (sette milioni) dell’ex presidente Giovanni Mazzacurati. Bilancio chiuso con 28 milioni di passivo.

Venezia Nuova: la nuova gestione commissariale congela 1,154 milioni su 7

Il bilancio chiuso con 28,7 milioni di passivo. Meno fondi: gestione in difficoltà

VENEZIA – Ventotto milioni e 700 mila euro di passivo. Che toccherà alle imprese ripianare. Liquidazione di 7 milioni di euro all’ex presidente Mazzacurati in parte bloccata. E criteri modificati.

Segna una netta inversione di tendenza il bilancio consuntivo 2014, approvato in questi giorni dalla nuova gestione commissariale nominata dal presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone.

Conti passati al setaccio dai tre commissari che governano il Consorzio da fine 2014, Luigi Magistro, Francesco Ossola e Giuseppe Fiengo.

La liquidazione di 7 milioni di euro era stata disposta nel dicembre 2013, sei mesi dopo l’arresto dell’ex presidente e direttore, dal Consorzio presieduto da Mauro Fabris. Ma adesso i commissari hanno deciso di congelarne una parte, un milione e 154 mila euro.

«È intenzione degli amministratori straordinari», si legge nella nota integrativa al bilancio 2014, «procedere a un approfondimento sulla sussistenza di tale debito». Cioè a dire: quell’importo potrebbe anche non essere legittimo.

Altro debito riscontrato dal bilancio è quello di 317 mila euro che l’ex direttore non avrebbe versato per l’acquisto delle azioni Tethis. Controllata del Cvn anche questa amministrata per molti anni da Mazzacurati.

Infine, il bilancio introduce una significativa modifica dei criteri sul pagamento degli «oneri del concessionario». Sull’importo di tutti i lavori il Consorzio aveva diritto per legge a un aggio del 12 per cento, per gli «oneri del concessionario e l’attività di sorveglianza sui lavori».

Cifre cospicue – circa 600 milioni di euro sui quasi 6 miliardi di spesa prevista per le dighe mobili – che servivano per il mantenimento della macchina del Consorzio e altre spese. I commissari nel passare al setaccio i bilanci degli anni scorsi, hanno scoperto ad esempio che il 12 per cento veniva versato con congruo anticipo, prima dell’inizio dei lavori in quota pari al 60 per cento. Solo il 40 per cento durante i lavori. In sostanza, i soldi degli «oneri» sono già arrivati e sono già stati spesi. E adesso la gestione si troverà in grande difficoltà per i minori fondi a disposizione.

«E questo», scrivono Magistro, Ossola e Fiengo, «proprio nel momento in cui il progetto entra nella sua delicata fase operativa». Primo bilancio dell’era commissariale. Reso pubblico e soprattutto attento alla nuova situazione che si è creata. Azzerati i contributi che venivano dati alle istituzioni, a cominciare dal teatro La Fenice (un milione). Quelli del Marcianum, l’istituzione culturale creata dall’ex patriarca Scola. Ridotte le iniziative e i convegni, ridotte anche le cerimonie. Oltre all’aspetto giudiziario – della corruzione e dell’evasione fiscale – le inchieste sul Mose hanno provocato un cambio nella gestione.

Alberto Vitucci

 

L’EX capo DEL CONSORZIO per il mose

Respinta dal giudice Scaramuzza la richiesta di incidente probatorio dell’ex sindaco Orsoni e di Lia Sartori

VENEZIA – Giovanni Mazzacurati, l’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, non è idoneo a sostenere un interrogatorio e i primi segnali di decadimento sarebbero stati evidenti già durante l’interrogatorio che aveva sostenuto, nel settembre dello scorso anno, davanti al giudice della California per conto del Tribunale dei ministri che giudicava l’ex ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli. Questa, in sostanza, la decisione del giudice veneziano Alberto Scaramuzaza, che ha quindi respinto la richiesta di incidente probatorio avanzata dai difensori degli indagati Giorgio Orsoni e Lia Sartori, l’ex sindaco di Venezia e l’ex europarlamentare di Forza Italia.

I due esponenti politici sono accusati del reato di finanziamento illecito dei rispettivi partiti dai pubblici ministeri Stefano Ancilotto, Paola Tonini e Stefano Buccini sulla base delle dichiarazioni di Mazzacurati, il quale ha sostenuto di aver finanziato le loro campagne elettorali, rispettivamente per le comunali e per il parlamento europeo.

Gli avvocati dei due, quindi, avevano chiesto di sentire in incidente probatorio, prima dell’udienza preliminare e del processo, il principale accusatore, ma il suo avvocato ha consegnato la documentazione medica in cui si afferma che non ricorda più nulla e che soffre di una patologia cardiaca molto grave. Con la sua ordinanza, il giudice di Venezia che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare per la corruzione per il Mose accoglie questa tesi e spiega che Mazzacurati non può più essere sentito.

I verbali dei suoi interrogatori, quelli resi davanti ai pubblici ministeri alla presenza del suo difensore, a questo punto, saranno acquisiti, come ha chiesto il pm Ancilotto, e inseriti nel fascicolo che finirà sul tavolo del giudice Andrea Comez, colui che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio degli indagati da parte della Procura, quando verrà presentata, e, nel caso, dovrà processare chi chiederà di farlo con il rito abbreviato.

Giorgio Cecchetti

 

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