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PEDEMONTANA – Serena risponde al commissario Vernizzi. Mercoledì incontro con i 9 sindaci

VILLORBA – «Non posso che ringraziare Vernizzi per la sua disponibilità: nell’incontro chiariremo quello che chiediamo». Prova a usare la diplomazia Marco Serena, sindaco di Villorba, uno dei 9 primi cittadini ad aver invitato il commissario della Pedemontana a non aprire i futuri caselli di Povegliano e Spresiano-Villorba senza aver prima ultimato le opere complementari, ad oggi non finanziate. Ma non ce la fa.

L’altro ieri Vernizzi ha risposto con una mezza provocazione: «Se i caselli creano così tanti problemi, possiamo anche cancellarli dal progetto». Poi ha invitato i sindaci a un incontro per il 27 maggio.

E qui Serena cala il carico. «Per stavolta ci andremo in 9 – replica – e non in 105 mila, che sono i cittadini che rappresentiamo».

Parole scelte per mettere in chiaro fin da subito il peso delle richieste dei sindaci firmatari: oltre a Villorba, Povegliano, Spresiano, Ponzano, Paese, Nervesa, Giavera, Volpago e Arcade. In ballo c’è il futuro della viabilità. Senza la bretella di Povegliano e senza la tangenziale di Spresiano, sono convinti i sindaci, tutto il traffico della Pedemontana è destinato a riversarsi nei centri abitati dei paesi. Con un peggioramento della qualità della vita dei residenti sia dal punto di vista della sicurezza che da quello della salute.

Ma solo per la bretella di Povegliano bisognerebbe trovare circa 8 milioni. Poi altri 5,5 per il primo tratto della tangenziale di Spresiano. E ulteriori 3,5 milioni per completarla. Vernizzi è stato chiaro: non spetta a lui andare a cercare soldi per opere mai inserite nei progetti. Ma Serena è convinto che qualcosa si possa fare.

«Noi – conclude – confidiamo che nelle pieghe del bilancio della Pedemontana si possano trovare, in futuro, le risorse necessarie».

(m.f.)

 

PEDEMONTANA – Il commissario contro Povegliano e Spresiano: «Non rispettate gli accordi»

«Se i caselli di Povegliano e Spresiano-Villorba creano troppi disturbi, possiamo anche cancellarli dal progetto della Pedemontana». È questa, in sintesi, la mezza provocazione con la quale Silvano Vernizzi, commissario della superstrada, replica alla diffida siglata giovedì da 9 sindaci trevigiani.

I primi cittadini di Povegliano, Spresiano, Villorba, Ponzano, Paese, Nervesa, Giavera, Volpago e Arcade hanno chiesto di non aprire i caselli in questione senza aver prima ultimato le opere complementari, non ancora finanziate, per evitare che il traffico della Pedemontana si riversi nei centri abitati. Due su tutte: la bretella di Povegliano e la tangenziale di Spresiano. Per la prima bisogna trovare circa 8 milioni. E per la seconda almeno 5,5 milioni.

Senza queste strade, hanno messo nero su bianco i sindaci, i paesi verrebbero invasi da auto e camion con «sensibile aumento dell’inquinamento e conseguente aggravio delle condizioni di sicurezza e salute degli utenti».

Considerazioni che Vernizzi non ha preso benissimo. Tanto che subito dopo aver letto la lettera, inviata anche a Regione e ministero delle infrastrutture, ha fissato per mercoledì prossimo un faccia a faccia con i firmatari e lanciato l’aut aut.

«Nel mio ruolo di commissario non ho la funzione di reperire 8 milioni per la realizzazione di opere mai previste in alcun progetto – mette in chiaro – con il Comune di Povegliano è stato firmato un accordo di programma in cui era prevista solo la progettazione, attualmente in corso, e non la costruzione della bretella. La cosa è nota al sindaco. Se per motivi politici interni deve sostenere altre tesi, ciò esula dalle mie competenze».

Discorso simile per la tangenziale di Spresiano. Il sindaco Missiato sperava di poter contare sui risparmi della Pedemontana per realizzare almeno il primo tratto da 5,5 milioni. Niente da fare.

«Non ha senso – taglia corto Vernizzi – la Pedemontana rispetta il suo piano finanziario da 2,2 miliardi». Da qui l’idea di cancellare direttamente i caselli: «La proposta che verrà avanzata ai comuni – conclude il commissario – sarà quella di non realizzare i caselli di Povegliano e Spresiano-Villorba, viste le problematiche che gli stessi determinano secondo quanto esposto dai sindaci».

Una mossa che i firmatari della diffida certo non si aspettavano. «Faremo le necessarie valutazioni – prende tempo Rino Manzan (Povegliano) – il discorso non può riguardare solo un Comune». «Noi siamo al servizio dei cittadini – conclude Riccardo Missiato (Spresiano) – va trovata una soluzione, non fatta polemica».

Mauro Favaro

 

PEDEMONTANA – Documento condiviso

SPRESIANO – Non aprire i caselli della Pedemontana se prima non vengono ultimate anche le opere complementari per salvare i centri abitati dal traffico: su tutte, la bretella di Povegliano e la tangenziale di Spresiano. È la richiesta contenuta nella lettera siglata ieri da 9 sindaci e inviata al commissario Silvano Vernizzi, a Veneto Strade, alla Regione a al ministero delle infrastrutture.

I primi cittadini di Povegliano, Spresiano, Villorba, Ponzano, Paese, Nervesa, Giavera, Volpago e Arcade non usano giri di parole.

«Diffidiamo le autorità competenti a mettere in esercizio l’arteria stradale -hanno messo nero su bianco- e in particolare ad aprire i caselli di Povegliano e Villorba-Spresiano fintantoché non sarà realizzata anche la viabilità di adduzione e complementare con le opere necessarie a mettere in sicurezza i territori confinanti».

O si fa tutto, insomma, o non si apre nulla. Restano da trovare circa 15 milioni: 8 milioni per la bretella tra il casello di Camalò e la provinciale 55 tra Ponzano e Volpago e 5,5 milioni per il primo tratto della tangenziale di Spresiano. Per la conclusione di questa ultima, poi, bisognerebbe aggiungere altri 3,5 milioni. Così la Pontebbana, strada già intasata che taglia in due Spresiano, sarebbe al riparo dalle nuove ondate di traffico.

Rino Manzan, sindaco di Povegliano, ha detto che senza l’attesa bretella è pronto a bloccare fisicamente i cantieri della Pedemontana.

Riccardo Missiato, primo cittadino di Spresiano, è un pò più cauto. Ma la sostanza non cambia di una virgola: «Chiediamo che i risparmi sulla modifica del tracciato della Pedemontana vengano impegnati per le opere complementari -conclude- Da parte nostra auspichiamo che la tangenziale possa essere finanziata in modo completo. L’importante, comunque, è mettere in fila una serie di passi concreti». Ora si attende una risposta.

(mf)

 

PEDEMONTANA – Bretella di Povegliano e opere complementari: «Fuori i soldi»

Nove sindaci sul piede di guerra lungo la Pedemontana. L’obiettivo è uno solo: ottenere il finanziamento di tutte le opere complementari.

I primi cittadini di Povegliano, Spresiano, Villorba, Ponzano, Paese, Nervesa, Giavera, Volpago e Arcade si ritroveranno oggi pomeriggio a Spresiano per firmare un documento unitario in cui si chiede alla Regione e a Veneto Strade di allargare i cordoni della borsa per non abbandonare i centri abitati nella morsa del traffico che girerà attorno alla nuova superstrada.

In ballo c’è in primis la bretella di Povegliano, via che dovrebbe collegare il futuro casello di Camalò direttamente con la provinciale 55 tra Ponzano e Volpago.

Discorso simile per la tangenziale di Spresiano. «Il commissario Vernizzi ha ribadito di non poter assicurare il finanziamento della bretella -rivela Stefano Anzanello, responsabile dell’area tecnica del municipio di Povegliano- pur impegnandosi a fare il possibile per reperire i fondi necessari all’interno del quadro economico della superstrada».

A luglio arriverà solo il progetto, quindi. Non i soldi. All’appello mancano circa 8 milioni.

«Se la bretella non verrà realizzata contemporaneamente alla superstrada -ha già messo in chiaro il sindaco Rino Manzan- mi metterò fisicamente davanti al cantiere per bloccare la Pedemontana».

Prima, però, si proverà con la diplomazia. Dopotutto lo stesso Vernizzi ha fatto sapere di essere pronto a sostenere le richieste che il Comune di Povegliano, anche con l’appoggio delle amministrazioni comunali confinanti, inoltrerà alla Regione. Da qui è nata l’alleanza dei 9 sindaci.

Mentre ci si prepara al braccio di ferro, comunque, qualcosa sembra muoversi. Povegliano sta per firmare un accordo per la realizzazione di un parcheggio all’interno della rotatoria di accesso al casello, il completamento della strada tra il medesimo casello e via Arcade e la predisposizione dello spazio per una pista ciclabile sul sovrappasso di via Arcade. Ma l’obiettivo resta la bretella.

 

I lotti edificabili diventano agricoli. Il piano degli interventi approvato l’altra sera in consiglio comunale a Nervesa offre un evidente spaccato della situazione di difficoltà economica in cui versano tante famiglie. Per intere lottizzazioni i privati hanno chiesto e ottenuto, dopo il voto dell’altra sera, la trasformazione da edificabili ad agricole. Più di una delle 47 osservazioni esaminate ha riguardato infatti tale tema.

«Ci siamo concentrati -spiega il sindaco Fabio Vettori- su due lottizzazioni, una vicino al centro in via Schiavonesca vecchia, un’altra in via Diaz, e a vari lotti singoli. I proprietari ne avevano chiesto la trasformazione perché preferiscono modificare la natura della proprietà piuttosto che pagare l’Imu sui terreni edificabili».

Un radicale cambio di rotta che non è limitato a Nervesa: casi analoghi sono emersi, sempre in fase di esame del piano degli interventi, anche a Montebelluna. Il “mattone”, per decenni salvadanaio blindato dei risparmiatori, non attira più come forma di investimento o non rappresenta la risposta più appropriata all’emergenza economica che sta attanagliando il Paese. Intanto, però, il piano ha cercato di andare incontro anche ad altre situazioni: le osservazioni sono state votate una ad una e, in molti casi, la Giunta Vettori ha avuto anche il “placet” dell’opposizione.

«È stato varato -spiega il sindaco- un accordo con la ditta Boldini per lo spostamento di un’attività di allevamento di galline sul Montello, in cambio di un’edificabilità residenziale consona con il contesto paesaggistico».

Per quanto riguarda invece l’intervento edilizio Ca’ della Robinia, realizzato all’ex disco Palace, sempre sulla collina, ha ottenuto il via libera la realizzazione di alloggi per disabili. È in programma anche una sala conferenze che potrà essere utilizzata dal Comune. «Il piano appena approvato -conclude Vettori- sarà efficace dall’inizio di dicembre, per i prossimi cinque anni. Sempre ammesso che la gente abbia soldi per intervenire».

Laura Bon

 

LA RIUNIONE – Incontrato ieri l’assessore Conte

TREVIGNANO – «Ascoltateci». È il messaggio chiave trasmesso ieri pomeriggio dai sindaci del “Comitatone” nato anni fa per tener d’occhio l’attività estrattiva e risorto alla luce della pubblicazione del piano regionale per l’attività di cava. Prima di presentare le proprie osservazioni, i sindaci hanno voluto incontrare ieri l’assessore regionale Maurizio Conte. Cui gli amministratori (da Spresiano, Paese, Vedelago, Montebelluna, Volpago, Trevignano, Nervesa, Morgano, Castelfranco, Quinto, Loria, Istrana, Altivole, Povegliano), hanno detto la loro. E, al di là di tutti gli aspetti tecnici, sono emerse in particolare due richieste: quella di un parere vincolante dei sindaci sui ripristini e quella di un monitoraggio costante della quantità di ghiaia escavata, prima di concedere nuove autorizzazioni.

«Pretendere di essere ascoltati in modo vincolante in fase di concessione delle autorizzazioni -spiega il sindaco di Volpago Roberto Toffoletto, che coordina il comitatone- magari è un po’ troppo. Tutti noi, ovviamente, voteremmo contro. In fase di ripristino, però, dobbiamo poter dire la nostra».

Per quanto riguarda la richiesta di monitoraggio della ghiaia scavata, questa si collega al fatto che, attualmente, moltissime sono le cave autorizzate e non scavate.

«Altre richieste -aggiunge Toffoletto- riguardano poi, ad esempio, la distanza dalla falda freatica, che non dovrebbe essere inferiore ai cinque metri, e il problema della viabilità».

(lbon)

 

In venti fanno fronte comune per bloccare 17 milioni di metri cubi da scavare nei prossimi 10 anni

TREVIGNANO. Da Spresiano a Nervesa, da Ponzano a Castelfranco, da Vedelago a Trevignano, da Montebelluna a Istrana, da Volpago ad Arcade, da Paese a Povegliano, ecc. Erano una ventina i comuni presenti con sindaco o assessore ieri sera a Trevignano, per concordare una linea comune sul nuovo piano regionale per le attività di cava. Sono questi i paesi della fascia trevigiana della ghiaia, tutta localizzata nella zona immediatamente a sud dell’area pedemontana. Tutti comuni disseminati di buchi, dal paesaggio lunare, reduci da anni e anni di battaglie, regolarmente perse, contro i cavatori.

Argomenti di discussione l’adozione del piano dell’attività di cava da parte della giunta regionale che dovrebbe dare una svolta nell’attività delle ruspe. Alla provincia di Treviso assegna, infatti, volumi per i prossimi dieci anni pari a 17 milioni di metri cubi. Basti pensare che nel solo territorio comunale di Montebelluna sono già autorizzati ma ancora da scavare 13 milioni di metri cubi di ghiaia e sabbia tra le cave Caravaggio, Montebelluna, San Gaetano, Campilonghi e Sud-Est.

Basta aggiungere una piccola cava altrove e i 17 milioni di metri cubi sono già coperti per la provincia di Treviso. Se poi si sommano tutte le escavazioni già autorizzate nella fascia trevigiana della ghiaia, i 17 milioni sono abbondantemente superati. Quindi, i comuni trevigiani dovrebbero essere al riparo da nuove autorizzazioni. Però non intendono abbassare la guardia, perché si ricordano bene come quel limite del 3% del territorio agricolo da destinare ad escavazione, fissato dal precedente piano fosse stato poi dribblato tirando in ballo la compresenza di argilla e innalzato al 4%. (e.f.)

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I sindaci dicono stop alle escavazioni

TREVIGNANO – I comuni trevigiani della fascia della ghiaia vogliono avere un ruolo in tema di cave, soprattutto sotto l’aspetto della ricomposizione ambientale. I rappresentanti delle amministrazioni locali si sono trovati ieri a Villa Onigo a Trevignano, convocati dal sindaco di Volpago, Roberto Toffoletto, per dire la loro sul nuovo piano regionale per le attività di cava adottato dalla giunta veneta. Valutazione positiva rispetto al precedente piano. Ma ci sono alcune cose da puntualizzare e per questo i sindaci hanno chiesto e ottenuto, per mercoledì prossimo alle 16, sempre nella sede di Villa Onigo, di incontrare l’assessore regionale all’ambiente Maurizio Conte. Intanto una cosa è stata detta chiara e tonda nel vertice di ieri sera : i 17 milioni di metri cubi di ghiaia e sabbia da scavare nella fascia dell’alto trevigiano ci sono già nelle autorizzazioni già in essere e quindi nuove autorizzazioni o ulteriori ampliamenti non hanno per loro giustificazione. Altro punto su cui vogliono dire la loro è la ricomposizione ambientale: il nuovo piano per le cave punta molto sulla ricomposizione.

«Ma noi vogliamo una ricomposizione che non riguardi il singolo buco», spiega il sindaco di Montebelluna Marzio Favero, «ma vogliamo una ricomposizione ambientale che riguardi tutto un territorio, insomma un modello urbanistico di ricomposizione di un territorio contrassegnato da tanti buchi».

Altro problema su cui gli amministratori trevigiani vogliono confrontarsi con l’assessore regionale è il conflitto cave da una parte e strade e case dall’altra. Chedono una revisione delle distanze che ponga fine a quei conflitti tra attività delle ruspe e vicinanza di case, tra il passaggio dei camion della ghiaia e le strade da essi percorse che passano in mezzo ai paesi.

«Non è giusto», aggiunge il sindaco di Montebelluna, «che Barcon sia sottoposta a un passaggio continuo di camion di ghiaia».

E poi è stato rivendicato un ruolo delle amministrazioni comunali che non sia solo di facciata. Troppo spesso i sindaci si sono recati in commissione a Venezia a riferire che i propri consigli comunali avevano espresso parere negativo su quella tal autorizzazione, su tal altro ampliamento. E si sono accorti che quanto dicevano nella sede veneziana non contava nulla e le decisioni erano sempre contrarie alle loro istanze. Non vogliono accada più questo. E così nell’incontro di ieri hanno inserito come punto fondamentale il concetto che i comuni devono avere un ruolo fondamentale nella tutela del territorio e quindi le loro istanze diventino fondamentali nell’esame dei progetti.

«Nella nostra provincia le autorizzazioni già esistenti soddisfano i volumi previsti dal piano regionale», afferma il sindaco di Montebelluna, « quindi non ci devono essere nuove autorizzazioni. E’ un bene che sia stato superato il concetto del 3-4% del territorio agricolo destinato ad attività di cava, ma adesso dobbiamo fare un passo in avanti in tema di ricomposizione ambientale e progettarla in una visione urbanistica complessiva, non limitata ai singoli siti».

«Il nuovo piano», sottolinea il sindaco di Volpago, Roberto Toffoletto, «non prevede scavi sotto falda, non prevede nuovi siti, ma solo ampliamenti delle cave esistenti. Però, sui 50 milioni complessivi in Regione di ghiaia e sabbia, 17 milioni di metri cubi in 10 anni sono previsti in provincia di Treviso e sono già coperti da quanto autorizzato. Potrebbero sembrare tanti, ma sono in dieci anni e una sola grande cava è in grado di produrli. Piuttosto bisogna far derivare il piano dalla normativa. Solo che questa è ancora all’esame della commissione, mentre il piano è già stato adottato».

Insomma, i sindaci non vorrebbero trovarsi con qualche sorpresa nella normativa che vanifichi i limiti posti dal piano.

«C’è un passo avanti rispetto al precedente piano», commenta il sindaco di Trevignano Ruggero Feltrin, «Adesso c’è da fare un ulteriore passo in avanti. Vogliamo una maggiore tutela del territorio e su questo i sindaci devono avere un ruolo decisivo».

«Ci sono problemi da approfondire», dice il sindaco di Nervesa Fabio Vettori, «e su questi vogliamo confrontarci, mercoledì prossimo, con l’assessore Maurizio Conte che potrà darci maggiori delucidazioni».

(e.f.)

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NERVESA – Dalla Provincia l’ok alle ricerche della compagnia estera

Via libera alla ricerca di idrocarburi nel sottosuolo di Nervesa. Dal Sant’Artemio nei giorni scorsi è arrivato l’ultimo sì mancante: quello della commissione provinciale di impatto ambientale. Un sì grazie al quale la Apennine Energy, società controllata dalla londinese Sound Oil che assieme alla Celtique Energie è proprietaria del 50% del permesso di ricerca denominato «Carità», accordato un paio d’anni fa dal ministero per lo Sviluppo economico, può iniziare a mettere in piedi il cantiere per perforare la terra. Precisamente in un terreno all’incrocio tra via Foscarini e via Montello, scendendo sino a quasi 2 chilometri di profondità (1.924 metri) alla ricerca di giacimenti di gas da sfruttare. Cosa che già una ventina d’anni fa aveva tentato l’Agip, costretta però poi a gettare la spugna a causa di infiltrazioni d’acqua. Ma oggi le tecniche sono cambiate. E l’addio di venti anni fa potrebbe nascondere un «tesoretto» tutto da esplorare. Almeno così sperano le compagnie Apennine Energy e la londinese Celtique Energie, che ormai già 5 anni fa ha messo gli occhi sul sottosuolo della Marca chiedendo al ministero dello Sviluppo economico di poter esplorare un’area che va da Monaster a Montebelluna e da Conegliano a Vedelago, per un totale di circa 530 chilometri quadrati. Giusto per stare larghi. La commissione presieduta da Carlo Rapicavoli, la cui relazione è già stata timbrata dalla giunta Muraro, ha respinto al mittente praticamente tutte le osservazioni spedite da Ruggero Del Favero, residente con casa a pochi metri dal futuro cantiere, e dal Comitato difesa ambiente e salute di Nervesa. Anche se non sono mancate le prescrizioni. A partire dalla necessità di bonificare il terreno individuando eventuali ordigni bellici e di monitorare le falde acquifere con un pozzo ad hoc.

In tutto le operazioni di esplorazione andranno avanti 6 mesi, anche con l’impiego di micro-cariche da far esplodere sotto terra.

In ogni caso, comunque, sia che il giacimento risulti sfruttabile sia che risulti inaccessibile, per estrarre il gas sarà necessario un nuovo pronunciamento della commissione di impatto ambientale. Intanto si cerca.

 

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