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IL PROGETTO

SAN DONÀ – Passerà per il Basso Piave la ciclabile “Venezia-Monaco”. È stata prevista una tratta di 86 chilometri attraverso Roncade, Monastier, Noventa, Fossalta, San Donà, per poi scendere, attraverso Caposile e Santa Maria di Piave, verso Jesolo e concludersi a CavallinoTreporti.

«Riuscire ad essere parte di questo grande progetto europeo è stato un grande risultato dovuto a un lungo lavoro condotto dall’attuale amministrazione», esulta l’assessore alla mobilità Francesca Zottis. L’itinerario prevede in parte di uniformare tra loro tratti di ciclabile già esistenti e in parte di realizzarne di nuovi. Propone, inoltre, nell’ambito di un progetto comunitario transfrontaliero Italia-Austria, misure comuni di promozione e di segnaletica. Sulla mappa pubblicata sul sito della Ciclovia, nel percorso tra la Marca Trevigiana e il litorale, San Donà è indicata come il principale attrattore.

Del territorio vengono proposte, come elementi di interesse, soprattutto le memorie belliche e i paesaggi lungo il Piave.

«Secondo uno studio del Politecnico di Milano, ogni chilometro di ciclabile turistica genera un indotto annuo tra i 110 e i 350mila euro/km che, per il 60 per cento circa, va per vitto e alloggio. E un intero sistema ciclabile costa meno di un km di autostrada – conclude l’assessore Zottis – Il Veneto, con appena 1.000 km di vie ciclabili segnate, di cui il 90 per cento attorno al Garda, già segna fatturati legati al cicloturismo attorno ai 90 milioni».

(f.cib)

 

Ecco i dati ufficiali Veritas. Al secondo posto Martellago, poi Scorzè

Bene anche la Riviera del Brenta. Ultima Venezia che però sta migliorando

SPINEA – La zona del Miranese campione di riciclo: nel 2014 tre comuni del comprensorio occupano il podio della classifica di Veritas sulla raccolta differenziata.

La regina è Spinea, che ha fatto registrare il 79,52% di rifiuti e materiali raccolti, smaltiti in maniera separata e poi riciclati. Seguono, nell’ordine, Martellago (79,09%) e Scorzè (78,20%). Tutti e tre i comuni devono il loro ottimo risultato alla recente introduzione della raccolta del secco in cassonetti a calotta, ovvero quelli apribili solo con la chiave personale.

Ma il trend positivo riguarda tutto il territorio dove Veritas gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti: la percentuale complessiva è infatti passata dal 58,34% del 2013 al 62,91% del 2014.

Provincia. Giù dal podio si distingue la Riviera del Brenta: Campagna Lupia ha ottenuto lo scorso anno il 77,83% di differenziata ed è il primo dei comuni con sistema di raccolta porta a porta, quindi con pagamento a corrispettivo.

Seguono Campolongo Maggiore (72,65%) e Camponogara (76,12%), anch’essi con sistema porta a porta.

Allargando il raggio d’azione, bene Cavallino-Treporti (68,71%, con porta a porta), poi Cavarzere (68,49%), che opera un sistema misto: porta a porta e cassonetti.

Chioggia registra il 62,29%, sempre con sistema misto, Dolo il 63,92%, Fiesso d’Artico il 69,38%, Fossò il 78,17%.

Il resto della classifica vede Marcon (72,23%), Meolo (77,90%), Mira (59,13%), Mirano (75,42%,), Mogliano (72,61%), Noale (76,90%), Pianiga (76,21%), Quarto d’Altino (72,71%), Salzano (73,29%), San Donà di Piave (77,33%), Santa Maria di Sala (76,10%), Stra (69,93%), Venezia (51,05%). Fanalino di coda è Vigonovo con il 65,34%.

Venezia. Nel Comune di Venezia superata dunque la soglia fatidica del 50%. Pur lontano dai primi, il capoluogo è in sensibile miglioramento, avendo registrato solo un anno prima il 43,17% di differenziata.

In particolare, Venezia, Murano e Burano hanno raggiunto il 25,96% ma sono Pellestrina e Lido (dove da circa un anno sono stati collocati i cassonetti a calotta) a fare registrare la migliore performance, passando dal 28,21% del 2013 al 54,96 dell’anno scorso.

Mestre. Anche Mestre è in crescita (64,20%), trascinata da Mestre-Carpenedo (58,93%, dal 46,22% del 2013), ultima municipalità in ordine di tempo a utilizzare i cassonetti per il secco a calotta. Restano invece stabili, ma comunque su buone percentuali, Chirignago-Zelarino (74,28%), Marghera (66,53%) e Favaro (65,64%).

Filippo De Gaspari

 

Nuova Venezia – Raccolta differenziata. Martellago superstar.

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20

dic

2014

LA CLASSIFICA DEI COMUNI

MARTELLAGO – Martellago superstar nella raccolta differenziata registrata a novembre. In generale, nei primi dieci della classifica Veritas, metà sono del Miranese mentre si registra per la prima volta l’ingresso di Marcon. Prevale di poco chi adotta i cassonetti a calotta. Dunque, il comprensorio continua ad andare bene nel differenziare la spazzatura, con Martellago che nei mesi scorsi è arrivata a quota 80,39% (sistema a calotta). Nel gradino più basso del podio ecco Spinea, assestatasi al 78,36 per cento (calotta). In mezzo c’è Cavallino Treporti (porta a porta), che ha raggiunto 79,79%. Bene anche Scorzè (77,58%), Santa Maria di Sala (77,01%) e Noale (76,16%), tutti con il sistema a calotta. Nel gruppo dei migliori entra anche Marcon (porta a porta), arrivato a toccare la percentuale del 77,84%: il comune a nord di Mestre arriva al quinto posto. Bene anche San Donà (calotta e 77,95% per cento), Fossò (porta a porta e 76,91%) e Campolongo (porta a porta a corrispettivo e 76,14%).

(a.rag.)

 

Nuova Venezia – “Litorale devastato, 5 milioni di danni”

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12

nov

2014

L’allarme di Codognotto, coordinatore dei sindaci della costa. Michielli (Federalberghi): servono barriere sott’acqua

JESOLO – Litorale devastato dalle mareggiate, danni intorno ai cinque milioni di euro. E per la prossima estate potrebbero anche aumentare. Da Bibione a Cavallino Treporti, migliaia di metri cubi sono scomparsi, ma soprattutto a Jesolo e Bibione i sindaci sono preoccupati per la prossima stagione estiva. Adesso è il momento di tirare fuori dal cassetto il famoso studio elaborato dall’Università di Padova, costato 300 mila euro alla Regione e mai utilizzato per proteggere la costa dall’erosione. Il primo cittadino di San Michele-Bibione, Pasqualino Codognotto, che anche è il coordinatore dei sindaci della costa veneziana, ritiene che non ci sia più tempo da perdere. «Quello studio deve essere messo in pratica», spiega, «perché consentirà di prevenire i problemi legati alle mareggiate, oltre che a realizzare una protezione stabile della costa, considerando tutte le peculiarità delle località turistiche. Voglio dire che Bibione non avrà i problemi di Jesolo e viceversa. Lo studio prevede come far fronte nel breve periodo a mareggiate ed erosione e poi anche nel lungo periodo con gli interventi strutturali di cui la costa veneziana ha bisogno. Non possiamo aspettare ancora, visto che è costato 300 mila euro e mai è stato preso in mano per essere attuato».

La Federconsorzi di Jesolo, che riunisce i concessionari sulle spiagge, ha già invitato i sindaci a considerare lo stato di calamità naturale. Il presidente Renato Cattai ha anche proposto di trattenere i canoni demaniali per le spese di ripascimento e protezione delle spiagge. Gli albergatori sono preoccupati e invocano interventi seri, volgendo lo sguardo a un passato di speculazioni e sprechi che stanno venendo a galla assieme ai detriti portati dal mare.

«In questi anni», spiega il presidente di Federalberghi Veneto, Marco Michielli, «ci sono stati interventi non coordinati che hanno provocato più che altro danni, modificando le correnti e aumentando l’erosione. Per non parlare della pesca a strascico che ha reso i fondali un biliardo su cui il mare scorre sempre più velocemente. Siamo ricorsi al ripascimento tutti gli anni e adesso, considerando anche le inchieste della magistratura sul Mose, dobbiamo pensare necessariamente che conveniva a qualcuno spendere tutti quei milioni. Noi albergatori abbiamo considerato le varie soluzioni possibili per salvare il nostro litorale. Io penso che assieme al Friuli Venezia Giulia si debba ragionare per realizzare delle barriere subacquee con delle rocce che siano in grado di formare una vera e propria barriera corallina che ripopolerebbe anche la fauna e flora acquatica. Tra un po’ di anni potremmo avere i sub e i turisti che nuotano sopra colonie di pesci e granchi scomparsi, mentre anche le spiagge non sarebbero più ridotte dall’erosione ma tornerebbero alle loro naturali dimensioni. Queste grandi barriere sott’acqua riuscirebbe a fermare la potenza del mare che è una minaccia per tutto l’anno, visto che anche a giugno sono state registrate le ultime mareggiate e ormai non ci sono più periodi costanti in cui l’erosione venga evidenziata nel corso dell’anno». «Tassa di soggiorno per proteggere le nostre spiagge». La proposta viene portata avanti da Rodolfo Murador del neonato movimento la “Sinistra” che aveva denunciato lo spreco di denaro pubblico in tutti questi anni di ripascimenti: «Non possiamo ogni anno chiedere soldi alla Regione, invocare lo stato di calamità. I sindaci e il territorio devono muoversi, fare qualcosa subito e i soldi della tassa di soggiorno lo potrebbero consentire in tempi brevi e per motivi di emergenza».

 

La denuncia del presidente dei naturalisti sandonatesi: effetto disastroso sulla tenuta degli argini

«Il corso del Piave abbandonato da 30 anni»

SAN DONÀ «Il Piave è abbandonato a se stesso da circa 30 anni», spiega il presidente dell’associazione naturalistica sandonatese, Michele Zanetti, «e questo ha avuto un’incidenza negativa sullo stato dell’alveo, la vegetazione golenale e la tenuta infine degli argini del fiume. I riflessi sono evidenti agli occhi di tutti e non serve essere esperti in materia per capirlo. C’è stato un decremento delle situazioni di sicurezza in tutto il territorio». «Auguriamoci che il contratto di fiume», conclude, «e le azioni conseguenti arrivino in tempo per far fronte a una nuova emergenza che sarebbe drammatica». L’espansione edilizia ha poi fatto il resto, con il cemento che non lascia assorbire l’acqua, ma anzi ne velocizza il corso. Oggi un’alluvione di grandi proporzioni avrebbe effetti devastanti ancora di più che nel passato. L’allarme Piave è dunque un pericolo solo provvisoriamente scampato. Il ponte di barche a Fossalta è tornato al suo posto, non ci sono state evacuazioni di abitazioni a rischio e anche i campi si stanno lentamente asciugando. La prossima perturbazione potrebbe essere sempre quella decisiva per trovare completamente impreparato un territorio esposto a forte rischio idrogeologico, per la maggior parte sotto il livello del mare e con argini sempre più deboli a causa di una vegetazione incontrollata che li ha resi molto più permeabili. Per non parlare del fondo del fiume e le sponde da pulire e tanti altri interventi che sarebbero dovuti essere programmati nel corso dei decenni. Così la paura torna regolarmente e gli anziani evocano le immagini drammatiche del 1966 con la grande alluvione che potrebbe tornare da un giorno all’altro, da qui le forti preoccupazione che arrivano dal mondo dei naturalisti e degli ambientalisti.

(g.ca.)

 

Stati generali a Roma, la Regione: «Progetti pronti, bacino di Trissino verso il via»

Zaia: «Riprendere l’escavazione lungo il Piave servirà a impedire nuove piene»

Dissesto, dote dal governo di 70 milioni di euro l’anno

Monitorate anche le frane di Perarolo e del Rotolon a Recoaro «Scolmatore del Brenta entro l’anno il progetto»

VENEZIA – Parata elettorale o significativo cambio di passo? Gli Stati generali del dissesto idrogeologico, svoltisi a Roma nel giorno di San Martino, portano in dote la promessa di sette miliardi di euro nei prossimi sette anni da investire sul territorio nazionale. Un impegno che, secondo gli addetti ai lavori, potrebbe portare 70 milioni di euro l’anno al Veneto. «L’iniziativa in sé è ottima, speriamo che alle parole seguano i fatti – spiega il governatore Luca Zaia – noi abbiamo progetti pronti per 600 milioni di euro. Sul tema abbiamo avuto lo spartiacque del 2010, l’alluvione ci ha insegnato molto e da allora sono partite le prime opere di messa in sicurezza del Veneto. Ora tutti i principali bacini di laminazione sono stati avviati e direi che la parte occidentale della regione sta per essere messa in sicurezza dal punto di vista alluvionale. Resta il Veneto orientale e il Piave in particolare, le cui piene come la storia insegna possono essere rovinose». Zaia non rinuncia alla sua vecchia idea: «Il Piave va pulito e scavato, ripristinato l’alveo: dobbiamo superare la sindrome di intoccabilità. Un fiume va tenuto in manutenzione: oggi semmai il problema sono i costi, perché il materiale che un tempo aveva un valore oggi non ce l’ha più». Quanto agli interventi per la prevenzione del dissesto, la situazione è legata all’avanzamento dei lavori dei bacini di laminazione e alla messa in sicurezza di alcune tra le più importanti frane montane. A Caldogno, il bacino di laminazione è in corso di realizzazione; a Trissino i lavori saranno consegnati il prossimo 19 novembre; a Fonte l’appalto è stato aggiudicato nei giorni scorsi; così pure a Monteforte d’Alpone. La procedura è in fase di predisposizione di gara per il bacino di Pra dei Gai, a cavallo tra il Veneto e il Friuli, utile per assorbire le piene del Livenza.

«Con questi bacini aumenta la sicurezza idraulica ma non vi è l’annullamento del rischio» avverte Tiziano Pinato, a capo della Difesa del suolo della Regione Veneto, che ieri a Roma ha partecipato agli Stati generali. «Ci sono altri interventi in corso di progettazione definitiva: penso alla vasca di viale Diaz a Vicenza, l’Anconetta a Padova, l’ampliamento della vasca di Montebello» aggiunge. Quella che dovrebbe proteggere Padova dalle piene del Bacchiglione è il bacino di Sandrigo/Breganze, del costo di 70 milioni, non ancora finanziato; poi c’è la sistemazione degli argini del Tagliamento in collaborazione con la Regione Friuli.

Ma la madre di tutti gli interventi è il cosiddetto Scolmatore del Brenta sull’asse dell’idrovia Padova/Venezia, il grande progetto caro all’ingegner Luigi D’Alpaos: «Abbiamo fatto la gara per la progettazione preliminare e credo che entro l’anno potremo affidare l’incarico» spiega Pinato. Il progetto è ambizioso e il costo importante: si parla infatti di circa seicento milioni di euro, con la possibilità di rendere navigabile anche a navi di importanti dimensioni il canale.

Quanto al capitolo frane, la Difesa del suolo regionale tiene sott’occhio tutti gli episodi franosi che si abbattono sul territorio. Ma quelle sotto i riflettori sono quella di Perarolo, definita del Cristo, dove un lastrone di gesso incombe sul Boite proprio alla confluenza del Piave. La Regione sta predisponendo un progetto di argine per la difesa dell’abitato e di una galleria artificiale che possa agire da scolmatore: avrà un costo vicino ai 12 milioni di euro. A Cancia, in Cadore, la competenza è passata dalla Regione alla Provincia di Belluno ma un progetto condiviso ancora non c’è dopo i due morti del luglio 2009. A Recoaro, invece, incombe la frana più consistente del Veneto ed una delle più importanti d’Italia: quella del Rotolon, tenuta sotto controllo anche in questi giorni da sofisticati sistemi di monitaggio. Anche i Consorzi di Bonifica segnalano il loro impegno: nel Veneto hanno in cantiere già 130 progetti per un valore di 237 milioni di euro. Giuseppe Romano, presidente dell’Unione Veneta Bonifiche, ricorda che oltre ai cambiamenti climatici che hanno sicuramente inciso sugli ultimi disastrosi eventi, si deve tener conto «dell’eccessiva urbanizzazione di un territorio che ha impermeabilizzato negli ultimi anni 4950 ettari all’anno di terreno, generando la necessità assoluta di creare opere di compensazione idraulica». Il Veneto, da questo punto di vista, sta facendo la sua parte: con tre versioni di Piano casa, la Regione ha incoraggiato 70 mila domande di ampliamento di fabbricati esistenti. Come se non avessimo abbastanza case.

Daniele Ferrazza

MEOLO – Autostrada del Mare Meolo- Jesolo: i Comuni scrivono al governatore Zaia per chiedere «con estrema urgenza, prima della pausa estiva, un incontro per conoscere lo stato dell’iter del progetto e per confrontarci sulle necessità infrastrutturali del nostro territorio». La lettera ha come firmatari i Comuni di Meolo, San Donà, Musile, Fossalta, Eraclea, Cavallino- Treporti, nonché Monastier, Roncade, San Biagio, Silea e Treviso. I Comuni firmatari affermano anche che «prima di ogni definitiva decisione, riteniamo necessaria una revisione approfondita delle motivazioni dell’opera in relazione all’impatto e alle esigenze dei Comuni del territorio». La lettera segue un incontro organizzato dal Comune di Meolo, a cui sono stati invitati tutti i sindaci. «La nuova amministrazione ha deciso di riunire tutti i Comuni interessati per aprire un confronto allo scopo di ricercare una posizione condivisa, valutare lo stato attuale dell’opera e possibili soluzioni alternative», spiega Loretta Aliprandi, sindaco di Meolo, «la nostra posizione è contraria alla privatizzazione della Treviso Mare». Hanno firmato pure Comuni di centrodestra, anche se con posizioni più sfumate. «La mia firma vuole essere costruttiva per capire lo stato dell’arte dell’opera e le questioni aperte da qui ai prossimi mesi, in attesa che le note vicende giudiziarie facciano il loro corso», commenta Gianluca Forcolin, sindaco di Musile.

(g.mon.)

 

Gazzettino – Treviso-Mare, altola’ dei sindaci

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1

ago

2014

SANDONATESE   «No alla Via del mare» Altolà dei sindaci a Zaia

GRANDI OPERE Tutti i Comuni scrivono a Zaia per chiedere un incontro. Solo Jesolo si defila

Aliprandi (Meolo): «Va trovata un’alternativa compatibile con il territorio»

UNDICI COMUNI – Il sindaco di Meolo Loretta Aliprandi. L’appello a Zaia sottoscritto da 11 primi cittadini

Tutti i sindaci dei Comuni da Treviso al litorale coinvolti dal progetto della “Via del mare”, scrivono al governatore Luca Zaia per chiedere una revisione dell’opera. E chiedono un incontro urgente, prima della pausa estiva.
L’iniziativa, partita dal sindaco di Meolo Loretta Aliprandi, è stata sottoscritta da 11 amministrazioni comunali: Cavallino Treporti, Eraclea, Fossalta di Piave, Meolo, Monastier di Treviso, Musile di Piave, Roncade, San Biagio di Callalta, San Donà, Silea e Treviso. L’unico a non firmare la richiesta è stato Jesolo, particolarmente interessato alla nuova superstrada che collegherebbe il casello della A4 Meolo-Roncade con la spiaggia jesolana. «Abbiamo deciso di riunire tutti i Comuni coinvolti per aprire un confronto allo scopo di ricercare una posizione comune, valutare lo stato attuale dell’opera e le possibili soluzioni alternative» afferma Loretta Aliprandi.
Il centrosinistra, al governo dopo le recenti elezioni amministrative in quasi tutti i Comuni interessati dalla superstrada a pedaggio, compreso Meolo, è sempre stato contrario alla privatizzazione della Treviso-mare. A questo si aggiungono i recenti scandali che hanno coinvolto due delle tre società (Consorzio “Vie del Mare” e “Adria Infrastrutture”) che dovrebbero realizzare in project financing la nuova opera. «Riteniamo sia doveroso riprendere in esame altre soluzioni maggiormente compatibili con il territorio attraversato» aggiunge Aliprandi.
Ma se non sorprende che il centrosinistra abbia ora i numeri per dire “no” all’autostrada del mare, quello che meraviglia è che anche due Comuni di centrodestra, come Musile e Fossalta di Piave, abbiano aderito alla richiesta a Zaia. «Non si tratta di rifiutare l’opera – dice Sensini, sindaco di Fossalta -. È una richiesta di incontro con i sindaci, mai fatto dalla Regione, perché vogliamo capire bene questo intervento». «È un’occasione per comprendere se l’opera andrà avanti oppure no, anche alla luce delle vicende giudiziarie» sostiene Forcolin, sindaco di Musile.

Emanuela Furlan

 

Nuova Venezia – Esondano i fiumi, treni bloccati

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2

feb

2014

Veneto orientale sott’acqua: traffico in tilt, quaranta famiglie sfollate

 

Portogruarese sott’acqua Sfollate quaranta famiglie

L’intero Borgo Sant’Agnese allagato dall’alba, al lavoro decine di volontari

A San Stino esonda il Fosson, chiuse molte strade. Interrotta la Ferrovia

PORTOGRUARO – L’intero mandamento è ai limiti e ci sono 40 famiglie sfollate. La forza dell’acqua sta mettendo a dura prova tutto il territorio. Sono al lavoro i tecnici del Consorzio di bonifica Veneto orientale, Genio civile, Protezione civile, carabinieri e polizia. Disagi al traffico per le strade chiuse a causa delle esondazioni. Interrotto il traffico ferroviario sulle linee ferroviarie Treviso – Portogruaro (già da venerdì) e Venezia-Trieste, da ieri, per l’esondazione del canale Loncon. La situazione più grave sembra a San Stino dove è esondato il canale Fosson esterno, nella zona di Corbolone. In via Cimitero sono state evacuate una trentina di famiglie, a scopi precauzionali. Le notizie che arrivano dal vicino trevigiano, sul livello del Livenza, non sono buone perché per tutta la giornata di ieri è continuato a crescere. Evacuate anche sei famiglie a Loncon di Annone Veneto. La mattinata era cominciata male con l’esondazione della roggia Versiola all’alba, nella zona di Borgo Sant’Agnese. E questo il luogo che ha sofferto maggiormente all’inizio. Infatti il Versiola sfocia sul Reghena a pochi metri dal luogo in cui il Reghena confluisce con il Lemene. L’acqua ha invaso l’intera Borgo Sant’Agnese, tanto che la strada è rimasta chiusa tutto il giorno, su provvedimento della polizia locale. In più in zona Frati, il Reghena in un punto è stato caratterizzato da una copiosa tracimazione che ha messo a rischio tutta la zona di via Tevere, via Po e zone limitrofe. Canali ai limiti nella frazione di Lugugnana. Reghena e Summaga esterno inquietanti vicino all’Abbazia summaghese. Pradipozzo non è stata risparmiata, così come Mazzolada. La situazione del territorio ieri nel tardo pomeriggio induceva a un cauto ottimismo. Il Consorzio di bonifica ed il Genio Civile che monitorano costantemente il livello dei corsi d’acqua hanno fatto sapere che per questi ultimi la situazione stava lentamente migliorando. L’attenzione rimane comunque molto alta e per questo presso la sede del magazzino comunale si è tenuta una riunione di coordinamento per far si anche oggi sia garantito un presidio costante del territorio. In particolare sarà presente nel Centro operativo comunale per le emergenze Coc personale del comune della protezione civile e della polizia locale. Sono stati preparati circa altri 2000 sacchi di sabbia per le eventuali emergenze, sono a disposizione 5 autocarri da 35 quintali e i vigili del fuoco garantiscono la disponibilità di autopompe. Comuni cittadini che nella giornata di oggi hanno supportato il personale delle diverse istituzioni nell’opera di presidio e di assistenza al territorio hanno lasciato i loro recapiti dando disponibilità per eventuali emergenze. Trasferiti nel territorio 6500 sacchi di sabbia. Situazione difficile a Concordia dove il Lemene, prima del picco massimo di marea, era diminuito di mezzo metro. Poi il suo livello ha ripreso a saire così come il canale artificiale Cavanella. Anche nella zona concordiese il Lemene calava di minuto in minuto dopo le 18. Ma la notte è stata lunga e sofferta. Gli allagamenti sono stati scongiurati, probabilmente, perchè il litorale è stato interessato da raffiche di bora che hanno attutito la forza dell’acqua. A San Michele i collettori del canale Taglio hanno invaso almeno una decina di abitazioni nella zona di Sant’Anna, dove una volta c’era l’azienda Eridania. La zona è quella al confine con la frazione portogruarese di Lugugnana. Nel territorio sanmichelino sono il Cavrato e il Tagliamento, da ieri sera, a destare le maggiori preoccupazioni, in quanto carichi delle piogge e dell’acqua caduta sulle montagne friulane, dove parte delle nevi per giunta si sono sciolte per l’innalzamento delle temperature. A Caorle, infine, Livenza ha invaso la via del pontile, nella zona del traghetto. Si potevano notare numerosi detriti alla foce, tra cui anche dei rifiuti speciali. Centinaia gli ettari di terreno allagati, soprattutto nell’entroterra, da Ottava Presa alla Brussa.

Rosario Padovano

 

«Mai visti eventi simili in centro»

Portogruaro. Stupore per l’esondazione. Gara di solidarietà tra i residenti 

PORTOGRUARO «In 50 anni non avevo mai visto una situazione del genere in centro storico», ha commentato ieri un residente, mi sembra tutto così surreale. Il Reghena non aveva mai provocato grossi problemi». Via Valle nella serata è stata riaperta. In mattinata era stata chiusa per l’esondazione della roggia Camucina, un corso d’acqua interno che non aveva mai impensierito gli abitanti dell’omonima via. Solo che ieri, purtroppo, l’acqua è finita dentro le case. «Non vorrei che fosse un problema legato alla chiusura delle chiaviche», si interroga la famiglia Boschin, «noi viviamo da sempre qui in via Camucina. Nemmeno quando hanno vissuto i nostri nonni si era verificato mai un evento simile». Molti portogruaresi ieri hanno prestato una grossa mano ai soccorsi, partecipando attivamente anche all’opera di soccorso, tra l’altro, portata dai pompieri del locale distaccamento, impegnati anche su altri fronti e altre terribili situazioni. «Sono stato colpito dalla tanta partecipazione delle persone che hanno dato la loro disponibilità. È stato un bell’ esempio di partecipazione attiva della cittadinanza e di solidarietà», ha affermato l’assessore Ivo Simonella, «ringrazio tutto il personale comunale il settore manutenzioni, i vigili ed i volontari della Protezione civile». «È un fatto significativo e rilevante che la cittadinanza abbia risposto così con senso civico e grande disponibilità alle esigenze di un territorio seriamente minacciato da un serio rischio di esondazione», ha dichiarato a sua volta il sindaco Antonio Bertoncello, «Ringraziamo tutti quanti sono venuti nel magazzino comunale, tutti quelli che hanno aiutato i propri vicini e si sono mobilitati per sostenere altri cittadini in situazione di necessità. Ovviamente ringrazio tutto il personale comunale, operai per le manutenzione, polizia locale, e i volontari della protezione civile che da due giorni stanno lavorando costantemente e senza interruzioni». I commercianti anziché lamentarsi, poi, hanno fatto a gara a rifocillare, sui luoghi dei soccorsi, i volontari. I ristoratori portogruaresi hanno dato loro da mangiare.

(r.p.)

 

Oggi forti piogge, previsti 13 millimetri Solo martedì mattina ci sarà una tregua 

PORTOGRUARO. Anche oggi sarà un’altra giornata di pioggia con precipitazioni che toccheranno la punta massina con 13 millimetri nel pomeriggio. Ma già questa mattina la pioggia sarà abbandonate e ciò preoccupa per il livello dei corsi d’acqua dopo le esondazioni avvenute ieri a Portogruaro e in altri comuni del mandamento. La temperatura rimarrà stabile e il vento non dovrebbe superare i 31 chilometri orari. Il fenomeno delle precipitazioni è comunque destinato ad attenuarsi nella giornata di lunedì, ma riprenderà nel pomeriggio di martedì, quando le previsioni indicano la caduta di 10 millimetri d’acqua. Sotto osservazione restano i corsi d’acqua. Di vera emergenza restano la tenuta degli argini del Reghena e dei canali affluenti e scolmatori. Il Comune ha avviato costanti contatti con la Protezione civile per coordinare gli interventi sul territorio mentre la Regione ha dislocato due squadre di volontari a San Stino ed una a Portogruaro. Aumentata la richiesta di sacchetti di sabbia e c’è bisogno di aiuto per riempirli. Chiunque voglia aiutare per l’emergenza meteo può presentarsi nella sede del magazzino comunale in via del lavoro 6 in zona zona Pip Noiari , dove si trova il Centro operativo Comunale e la Protezione civile.

 

Evacuate decine di persone a San Stino e ad Annone

La tracimazione del fiume Loncon ha allagato le case e imposto il provvedimento

Sette Sorelle la località più colpita. Timori nella notte per la piena del Livenza 

SAN STINO – Evacuate ieri circa 40 famiglie tra San Stino e Annone Veneto a causa della tracimazione del fiume Loncon. Allestito alla mensa comunale di San Stino un centro accoglienza per gli sfollati che però non è servito: molti hanno infatti trovato rifugio da familiari e amici mentre altri hanno scelto di rimanere nelle proprie case spostandosi ai piani più alti. Numerose le criticità a San Stino: ampie zone allagate a Corbolone, dietro il casello autostradale, a Biverone e in località Sette Sorelle, a causa delle esondazioni del Loncon, del Fosson e del Malgher. Durante la notte la protezione civile ha continuato a monitorare il livello del fiume Livenza, in apprensione in particolare per la piena prevista per l’una di oggi. Nella notte erano infatti previste piogge intense nel pordenonese con la massima allerta a Brugnera dove il Livenza era a rischio tracimazione. Nella giornata di ieri l’amministrazione sanstinese con la protezione civile hanno tentato di tamponare le criticità. La situazione più grave in località Sette Sorelle, dove il Loncon fa paura ed è quindi stata notificata l’ordinanza di evacuazione a circa venti famiglie che abitano nelle vicinanze del fiume. «I vigili urbani ci hanno informati della possibilità di esondazione del Loncon», spiega un residente di via Fossafondi, «So che sono state evacuate le case più vicine al fiume, mentre io abito a circa un chilometro di distanza. Passerò la notte in casa mia ai piani più alti. Lascerò la casa solo se il pericolo sarà veramente concreto ed imminente». L’amministrazione comunale aveva allestito un centro di accoglienza nella mensa comunale per gli sfollati, riscaldata e pronta all’utilizzo. Alla fine però non è servita: tutti gli sfollati hanno trovato ospitalità presso familiari ed amici. Solo una coppia di anziani è rimasta in carico al Comune che ha quindi trovato una soluzione alternativa. Strade allagate a Biverone, a Corbolone e in via Fosson, la strada per le piscine che è stata chiusa al traffico. La gente è rimasta in casa, rifugiandosi ai piani superiori in attesa che l’acqua defluisca. «Le difficoltà sul territorio sono numerose», ha confermato il sindaco Matteo Cappelletto, «Alcune emergenze sono sotto controllo, altre vengono continuamente tamponate. Purtroppo continua a piovere e le criticità sono veramente numerose a causa dei principali fiumi e canali del territorio che hanno esondato in diversi punti. Inoltre attendiamo la piena del Livenza: l’alta marea è attesa a San Stino per l’una circa di notte». Anche ad Annone Veneto amministrazione e protezione civile sono stati impegnati per tutto il giorno: sono state evacuate le cinque famiglie residenti in via Idrovora, a sud della provinciale Triestina, a causa della esondazione del fiume Loncon. L’ultima evacuazione era avvenuta nel marzo 2011 in via precauzionale. Gli sfollati hanno trovato rifugio a casa di parenti ed amici in attesa che passi lo stato di allerta. Lungo via Fosson a Giai di Annone Veneto il canale e i fossi sono straripati e l’acqua si è riversata sui campi, arrivando a minacciare l’entrata delle abitazioni: la protezione civile ha consegnato ai residenti sacchetti di sabbia per proteggere le abitazioni ed impedire all’acqua di invadere i locali.

Claudia Stefani

 

Ceggia, il livello del Piavon fa paura

L’acqua ha invaso via Noghera: chiusa al traffico. Infiltrazioni vicino al municipio

CEGGIA – Una giornata trascorsa con il fiato sospeso, a guardare il livello dell’acqua del Piavon crescere sempre di più fino a toccare la punta massima dopo l’ora di pranzo. Ieri Ceggia ha rivissuto l’incubo alluvione. Come già era accaduto nel marzo del 2011. Anzi, forse con anche maggiore apprensione, perché le acque del Piavon, che attraversano in pieno il centro del paese, stavolta sono arrivate in alcuni punti a un livello inferiore di un solo centimetro rispetto all’altezza dei muretti di contenimento. Alla fine l’onda di piena delle 13.30 è passata tutto sommato indenne. Poi l’attenzione si è spostata sul nuovo colmo atteso per la tarda serata. L’ondata di piena delle 13.30 ha causato un parziale allagamento di via Noghera, chiusa nel tratto dal cimitero verso il centro. Mentre nella zona di via Piavon, sulla riva opposta di fronte al municipio, si sono verificati fontanazzi e delle infiltrazioni tra le pietre del muretto arginale. Chiusa, in via precauzionale, la passerella pedonale. I disagi, comunque, sono stati limitati. Merito del grande lavoro svolto dai volontari della protezione civile e dall’intera macchina comunale. La task-force era stata costituita già nella serata di venerdì, per monitorare la prima piena del Piavon. Poi, ieri mattina, è scattata la nuova mobilitazione. In campo 22 volontari della protezione civile coordinati da Angelo Salvel, la squadra degli operai comunali guidata dall’architetto Mauro Montagner e gli agenti della polizia locale del comandante Luca Gandolfi. Sul posto anche l’assessore alla protezione civile Graziano Vidali e il sindaco Massimo Beraldo, che per tutta la giornata hanno tenuto i contatti con i vertici del consorzio di bonifica. Passato il colmo di piena, il livello del fiume intorno alle 17 era sceso di una decina di centimetri. In serata si è tenuto un nuovo vertice in vista della piena notturna. Qualche problema a Meolo, dove la forte pioggia ha causato nella serata di venerdì un guasto all’illuminazione pubblica in piazza Battisti e in piazza Martiri. Un intervento anche per delle infiltrazioni da un cornicione di un’aula della scuola media.

Giovanni Monforte

 

Circolazione dei treni in tilt Interrotta la Venezia-Trieste

Ancora bloccata pure la linea Treviso-Portogruaro per l’esondazione di Loncon e Reghena

Attivato il servizio sostitutivo con gli autobus. I pendolari protestano: poca informazione 

PORTOGRUARO – L’esondazione dei fiumi Loncon e Reghena ha mandato in tilt, ieri, la circolazione ferroviaria nel Veneto Orientale. Dal primo pomeriggio è stata chiusa la tratta Venezia-Trieste, tra le stazioni di San Stino e Portogruaro. Mentre per tutta la giornata è proseguita la chiusura della linea Treviso-Portogruaro, già interrotta tra la città del Lemene e Motta di Livenza dalla mattinata di venerdì. Una situazione di emergenza che ha causato non pochi disagi ai pendolari turnisti e ai viaggiatori, costretti al trasbordo sugli autobus sostitutivi. E per fortuna è accaduto di sabato, quando il numero di utenti è comunque ridotto. Se la chiusura fosse avvenuta in un normale giorno feriale, il caos sarebbe stato ancora maggiore. L’emergenza sulla Venezia-Trieste è scattata intorno alle 13.40. Già nella giornata di venerdì la piena del Loncon aveva fatto temere il rischio di dover chiudere la linea, ma alla fine il provvedimento era stato scongiurato. Ieri all’ora di pranzo, invece, l’acqua del fiume, tracimata dall’alveo, ha raggiunto la massicciata ferroviaria. E per i treni è scattato lo stop al transito nel tratto compreso tra le stazioni di San Stino e di Portogruaro. I Regionali Veloci Trieste-Venezia sono stati cancellati nel tratto Venezia-Portogruaro, prevedendone l’arrivo e la partenza dalla città del Lemene. Mentre ad assicurare i collegamenti nel Veneto Orientale sono stati i Regionali Lenti da Venezia, tutti limitati in arrivo e in partenza a San Donà. Per garantire la mobilità dei passeggeri tra San Donà e Portogruaro sono stati attivati fin da subito dei servizi sostitutivi con autobus tra le due città, in coincidenza con i treni in partenza. Ma i ritardi sono stati inevitabili, per consentire ai viaggiatori il tempo necessario per il trasbordo tra bus e treno. Né sono mancate le proteste per le informazioni sommarie fornite all’utenza, più che altro nelle stazioni di partenza e nei primi momenti dopo il blocco. A sopperire alla carenza di informazioni ci hanno pensato i comitati pendolari della tratta, che hanno riempito i loro profili Facebook di segnalazioni su ritardi e cancellazioni. I treni a lunga percorrenza (Intercity, Frecciabianca e Frecciargento) sono stati deviati, invece, sulla tratta Treviso-Udine-Gorizia, con ritardi stimati di circa un’ora rispetto alla normale percorrenza. A tarda serata non erano ancora noti i tempi di ripristino della circolazione ferroviaria, legati inevitabilmente al rifluire della piena del fiume. Sono proseguiti a circolare anche i servizi bus sostitutivi tra le stazioni di Portogruaro e Motta, sulla linea per Treviso, dove la circolazione è stata sospesa già venerdì mattina a causa dell’esondazione del Reghena. I tecnici di Rete Ferroviaria Italiana hanno operato sul posto per ripristinare la circolazione. Viaggiare in treno è stato difficile anche per chi era diretto all’estero, a causa della chiusura per neve della linea Italia-Austria, via Tarvisio.

Giovanni Monforte

 

La mareggiata si mangia la spiaggia di Jesolo

Il sindaco parla di centomila metri cubi di sabbia spariti e danni per tre milioni

Paura a Cavallino per tre famiglie in via Saccagnana. Allagamenti a Eraclea

JESOLO – Mareggiata a Jesolo, inizia la conta dei danni su tutto il litorale. Jesolo è la spiaggia più colpita rispetto alla vicine Eraclea Mare e Cavalino Treporti. Se già mancavano al lido di Jesolo circa centomila metri cubi di sabbia, il mare se ne è mangiati altrettanti con le ultime ondate che da venerdì notte non si sono mai fermate. Il mare invade la spiaggia di piazza Mazzini, dove manca la duna protettiva. In altri punti in cui la duna è stata eretta, tra la pineta, il centro del lido e la zona verso il faro, il mare è stato in qualche modo fermato. Ma i danni ci sono e il sindaco, Valerio Zoggia, ieri ha chiesto un resoconto già dettagliato, anche se ancora incompleto, assieme ai tecnici. «Le dune hanno e retto l’impatto del mare», dice, «anche se in alcuni punti sono state erose per 15 o 20 centrimetri. Avremo perso complessivamente centomila metri cubi di sabbia che vanno ad aggiungersi a quelli che già erano stati erosi con l’ultima mareggiata. Siamo a circa 200 mila per un danno di circa tre milioni. Ne abbiamo circa uno e mezzo, gli altri dovranno essere reperiti». Il presidente della Federconsorzi di Jesolo, Renato Cattai, è soddisfatto dell’opera dei consorzi. «Chi si è scagliato contro le dune sulla spiaggia», dice Cattai, «dovrà ricredersi perché hanno retto molto bene. Basti vedere come i punti in cui le dune non sono state alzate, come verso piazza Mazzini, il mare è arrivato ai camminamenti e ha portato di tutto». Quanto al Paese e l’entroterra, sotto stretta osservazione i canali, come il Cavetta, arrivato al limite e poi il Sile, ma non ci sono state particolari emergenze e gli allagamenti sono stati limitati. A Eraclea, i danni sulla spiaggia sono stati contenuti anche se bisognerà vedere la zona del Mort, dove sono in corso i lavori di protezione del Genio Civile. L’entroterra è invece a rischio lungo la rete dei canali, in particolare il Brian che prosegue il Piavon nel territorio. Sotto stretta osservazione Stretti. Allagamenti nelle zone basse, come Braida a Paludelli, dietro al cimitero. Il sindaco di Eraclea, Giorgio Talon, si è mosso con i volontari della protezione civile per i vari sopralluoghi, ma la situazione è apparsa sotto controllo. A Cavallino rischio allagamento per le abitazioni di tre famiglie in via di Saccagnana. A causa del malfunzionamento di un’idrovora lagunare, l’onda di marea aveva iniziato a trasbordare allagando i cortili del condominio. Sono intervenuti i vigili del fuoco di Jesolo che con un’autobotte con le idrovore. L’intervento è durato un’ora. Una volta asciugato il cortile i vigili del fuoco hanno ripristinato l’uso dell’idrovora lagunare.

Giovanni Cagnassi

 

Triestina allagata a Portegrandi

Ma la statale è rimasta aperta al traffico. Migliora la situazione nel Miranese

PORTEGRANDI – Acqua anche sulla Triestina. Lungo la statale 14 a Portegrandi è dovuta intervenire la protezione civile, ieri pomeriggio perché l’acqua del canale ha lambito il ciglio della strada fino a bagnare l’asfalto. I volontari hanno allora posizionato la segnaletica di sicurezza evitando la chiusura della strada al traffico. Il livello del canale che scorre parallelo alla strada fino alla località Fossetta è sempre stato altissimo ma sotto controllo. L’acqua si era alzata già nella giornata di venerdì e non si è fermata neppure ieri. Se però in territorio di Musile non ci sono stati problemi particolari, eccetto per l’apprensione dei residenti davanti all’acqua così alta, verso Quarto D’Altino la situazione si è aggravata proprio all’incrocio con Portegrandi sulla statale. L’acqua ha iniziato ad allargarsi sul ciglio della strada e i volontari sono riusciti a eliminarla azionando subito le pompe di emergenza, vicino alla fermata degli autobus, contenendo così l’esondazione che è stata segnalata con cartelli e birilli di sicurezza. Giornata di tregua ieri nel Miranese per il maltempo, con i livelli dei fiumi e dei corsi d’acqua che si sono abbassati ma lo sguardo è già rivolto a oggi perché l’allerta non è ancora finito. Impegnati in queste ore decine di uomini tra consorzio di bonifica Acque risorgive, protezione civile e volontari. Il Marzenego e il Dese sono calati di un metro, un po’ meno lo Zero. Sono stati risolti quei problemi agli argini dello stesso Dese a Scorzè, mentre ieri mattina è stato fatto un sopralluogo in un cantiere del Passante per risolvere delle criticità. I tecnici di Acque risorgive continuano a monitorare il Muson, che è risalito per le precipitazioni avvenute nella zona pedemontana. «Tutto il tempo che passa», spiega il responsabile del consorzio Vladi Vardiero «gioca a nostro favore, perché possiamo scaricare i livelli di piena per affrontare con più tranquillità un’eventuale colpo di coda».

 

SAN DONA’ – La golena regge l’urto, disagi soprattutto nelle frazioni

SAN DONÀ – Il maltempo non dà tregua, ma per il momento San Donà e il suo vasto territorio reggono, pur sempre a rischio tra il fiume e la rete minacciosa dei canali in un’area a forte rischio idrogeologico e sotto il livello del mare. I disagi più seri sono stati in via degli Esposti, dove in una casa allagata vive una famiglia con anziani e disabili in forte difficoltà, quindi in via Sant’Osvaldo, anche questa completamente allagata. Problemi anche nel cuore di Isiata, in corrispondenza del canale Ramo. Acqua anche al sottopasso sulla bretella tra San Donà e Noventa. Il ponte di barche tra Fossalta e Noventa resta ancora chiuso per motivi di sicurezza, come quello di Caposile sovrastato dall’acqua. Sempre a rischio i canali Piveran e Piavon, con allagamenti dei campi. Il sindaco Andrea Cereser ha girato in tutto il territorio con la polizia locale e la protezione civile al suo fianco, in particolare a Fossà e Grassaga dove i canali erano al limite. L’assessore all’ambiente, Luigi Trevisiol, ha fatto il turno di notte con i volontari della protezione civile, una task force di una quindicina di persone. Il Piave non ha esondato al parco fluviale come si temeva. Le transenne per la chiusura della strada erano già pronte ieri, ma non è stato necessario fermare il traffico sotto il ponte. Ma l’allarme prosegue anche oggi.

(g.ca.)

 

Il Marzenego ha tenuto in via Poerio

tarù sotto controllo

MESTRE. A Mestre, nonostante i timori, il Marzenego ha tenuto e ieri la tensione si è stemperata con la diminuzione della pioggia. Il fiume stombinato in via Poerio si è ingrossato venerdì e a ridosso di piazza Ferretto il livello ha superato il fondo del parapetto. Una piccola tracimazione si è verificata in un fossato in via Ca’ Colombara a Favaro, monitorato dai tecnici del Comune anche ieri mattina. I controlli svolti dagli uomini della Protezione civile del Comune hanno escluso altri problemi. Sorvegliati speciali per il rischio esondazioni sono stati venerdì anche il Tarù, frazione di Zelarino, e via Wolf Ferrari che costeggia l’ansa del Marzenego, dietro le piscine del Coni di via Circonvallazione. Il Marzenego ieri è ritornato ai livelli normali ma i timori non sopiscono le lamentele di quanti temono ora, che il fiume è stato riaperto, problemi idraulici legati proprio alla convivenza con il fiume. «Sarebbe andata molto peggio se era tombato e saltavano i tombini causa l’innalzamento dei livelli», ha ribadito l’assessore Maggioni. «I timori sono rientrati e possiamo dire che è andato tutto per il meglio senza alcun problema», sintetizza per la Protezione civile Maurizio Calligaro. In città il maltempo, comunque, qualche problema lo ha creato. Come a Carpenedo, dove nel piazzale della Plip in via San Donà si è schiantato al suolo ieri mattina un grosso pino marittimo, stressato dal vento e dalla pioggia dei giorni scorsi. Per fortuna l’albero caduto non ha centrato alcuna macchina nel piazzale di solito affollato di mezzi.

(m.ch.)

 

Gazzettino – L’acqua ferma treni e auto

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2

feb

2014

MALTEMPO – Situazione critica nel Veneto Orientale per l’esondazione del Loncon e di vari canali

TRENI BLOCCATI – E’ in ginocchio il Veneto orientale. Il Loncon è tracimato ed ha inondato i binari ad Annone. Bloccate le tratte ferroviarie per Venezia e Treviso. A Portogruaro e San Donà ha regnato il caos tra gli utenti delle ferrovie, ma sulla viabilità ordinaria non è andata meglio. La casa di riposo a San Stino di Livenza isolata, a Portogruaro il centro città è sott’acqua, a Concordia si cerca di difendere il Municipio con i sacchi di sabbia, a San Michele le campagne sono un lago.

I SOCCORSI –  Una cinquantina gli interventi fatti ieri dai vigili del fuoco che nella maggior parte dei casi hanno risposto alle richieste di aiuto di persone che si sono ritrovate con garage e scantinati allagati. Tutte le richieste di aiuto sono arrivate dal Veneto Orientale. E malgrado ieri sera la pioggia abbia concesso una tregua, l’allarme non è rientrato. A preoccupare sono lo scirocco e l’acqua dei monti. Polemiche a Venezia per le errate previsioni sull’acqua alta, a Mestre per il Marzenego.

 

TRASPORTI, GIORNATA NERA – Binari allagati, tutti sui bus. Chiusa anche la Statale 14

POLEMICHE A MESTRE – Venezia, caos previsioni. La Riviera tira il fiato

NELL’HINTERLAND

ALLARME – Presidio dei volontari di giorno e di notte

I TIMORI  «Il centro città poteva allagarsi»  Ma c’è anche chi sdrammatizza

A MESTRE Commenti preoccupati: «Il peggio è passato, ma siamo stati tenuti all’oscuro di tutto»

CAVALLINO TREPORTI – Il mare si mangia la spiaggia e torna la polemica

Ancora una volta le mareggiate invernali mettono a dura prova la spiaggia di Cavallino Treporti, dove la località Ca’ di Valle è tra le più colpite dalla “spoliazione”. Il mare è arrivato a lambire pericolosamente il chiosco riportato nella foto che un lettore ci ha inviato.
«Posizionare un chiosco in quel tratto di spiaggia – attacca il lettore Nicola Dalla Mora – pur sapendo che fino ai primi anni Novanta lì, in quel luogo, non c’era spiaggia, è paragonabile alla costruzione di una casa nel letto di un fiume secco. In un breve periodo il mare si e’ ripreso tutto ed ora per mantenere efficiente l’esercizio dell’attività, la comunità deve caricarsi di nuove spese. Qualcuno – conclude – a suo tempo deve aver posto la sua firma che attestava l’idoneità di quel luogo. Ora sarebbe opportuno che costui pagasse».

 

Il Loncon tracima e i treni si fermano

Giornata nera per i trasporti nel Veneto Orientale, caos per i binari sott’acqua ad Annone

Allagamenti a Sant’Agnese di Portogruaro, chiusa la Statale 14 con lunghe code in centro

 

Il Sile minaccia Portegrandi. In allerta la Protezione civile.

Il livello del Sile cresce, il canale di scolo Fossetta non riesce più a scaricare e l’acqua invade la Provinciale a Portegrandi. I volontari della Protezione civile sono al lavoro da venerdì e con due pompe stanno ininterrottamente raccogliendo l’acqua dalla strada all’altezza dalla fermata dell’autobus di via Trieste per evitare che l’acqua raggiunga le abitazioni del centro.
«Il canale di scolo finisce da un lato in laguna e dall’altro nel Sile – spiegano i volontari – Il problema però è che in questi giorni il Sile è salito molto e il canale non riesce più a scaricare. In questo tratto poi ci sono delle fessurazioni a causa del manufatto dell’argine vecchio e l’acqua che invade la carreggiata è pericolosa per gli automobilisti».
La situazione non è critica ma il peggioramento di ieri ha costretto la protezione civile a lavorare tutto il giorno per evitare che l’acqua coprisse la strada e raggiungesse prima il bar e poi le case del centro.
Anche l’anno scorso a Portegrandi c’era stato lo stesso problema e il Comune aveva già incontrato l’Anas per chiedere di fare degli interventi sul ciglio e sul bordo stradale per evitare che l’acqua passi dalle fessure e invada la carreggiata.
«La situazione è sotto controllo a Portegrandi e anche nel resto del territorio comunale – spiega l’assessore Radames Favaro – La protezione civile sta lavorando da due giorni e ieri notte anche la polizia ha fatto servizio notturno per essere pronta a qualsiasi emergenza. I mezzi sono pronti e al centro civico è aperta la sala operativa dove il personale della protezione civile fa base e smista le telefonate per gestire le situazioni critiche». In centro a Quarto, come l’anno scorso, il Sile ha coperto la passerella dell’imbarcadero ma non ci sono emergenze.

 

Marzenego, resta solo la puzza  «Per noi è stato un incubo»

Il Marzenego in via Poerio non fa più paura. O meglio, fa meno impressione di due giorni fa quando si era ingrossato per la piena creando panico e agitazione non solo tra i commercianti ma anche molti residenti malgrado le rassicurazioni dell’assessore Alessandro Maggioni. Ieri il fiume che da qualche mese è tornato alla luce nel tratto di via Poerio si è notevolmente abbassato: quasi mezzo metro in meno rispetto a venerdì. Quello che non è cambiato, però, è il colore dell’acqua, più quasi da torrente montano dopo un temporale che da corso d’acqua di città. Se per i commercianti che hanno la loro attività il rientrato allarme è stato un sospiro di sollievo, per molti mestrini affacciarsi sulle nuove balaustre e dietro le reti in metallo che proteggono ancora i cantieri è stato naturale, come commentare quello che vedevano. Poche le opinioni favorevoli, sui nuovi lavori, molte le critiche.
Partiamo proprio da chi con il Marzenego in via Poerio ci convive. «Ho passato la giornata di venerdì fuori dal negozio con la mia collega controllando il livello dell’acqua ogni 10 minuti – racconta Vania Rumor che gestisce la tabaccheria edicola di via Poerio da due anni e mezzo – È stato come un incubo, soprattutto perché nessuno ci diceva nulla, nessuno ci ha detto se dovevamo preoccuparci, prendere dei sacchetti, usare gli stivali, alzare la merce per precauzione. Sono qui da due anni e mezzo, e dopo qualche mese hanno iniziato i lavori per la riapertura del fiume. Ancora non si vede luce e adesso dobbiamo preoccuparci anche della marea, senza contare tutto lo schifo che c’è là dentro: non è acqua è fogna, habitat naturale per topi e sporcizia di ogni genere».
Stesso copione per il vicino negozio Battiston Luci che vende lampade e accessori per l’illuminazione. «Fino a quando non ho visto che l’acqua iniziava a scendere ho temuto il peggio – racconta la figlia della titolare – Se iniziamo così dopo poco tempo che l’hanno riaperto cosa dobbiamo aspettarci quando l’intero tratto sarà finito?».
La signora Luciana stringe una borsa griffata con della merce acquistata in un negozio di piazza Ferretto. Cappello di lana in testa. Gira la testa e guarda l’acqua del fiume. «Ma cossa xe sta roba? – commenta in dialetto – passo ogni giorno di qua, non abito tanto distante. Posso dirle? A me non piace niente tutto sto lavoro che hanno fatto. E poi l’acqua fa paura. Così sporca ancora di più». Una coppia di ragazzi, fidanzati, si tengono per mano e si appoggiano alla balaustra per vedere meglio sotto. «Ho visto delle fotografie su internet – dice lui, Andrea – Oggi va meglio, si vede a occhio nudo, ma pensare che davanti a piazza Ferretto ci sia un fiume che rischia di tracimare da un momento all’altro mi sembra una cosa dell’altro mondo. Con quest’acqua qua poi, ma da dove arriva così sporca e marrone? Che imparino da Treviso». Altra coppia, questa più adulta. «Io avrei lasciato tutto com’era e avrei rifatto meglio via Poerio che così è una via morta. Non passo ogni giorno perdi qua, ma vedere il Marzenego così gonfio e pensare a quanti soldi hanno speso e devono ancora spendere per finire l’opera, mi viene da pensare se ce n’era davvero bisogno e se i mestrini lo volevano davvero». Infine, la voce fori dal coro, un anziano, il signor Renato. «Ma quale esondazione, ma quale paura. Io mi ricordo quando c’era il fiume aperto – dice – Non è mai successo niente. Aspettiamo a vedere tutto finito. A me piace così. A parte il colore dell’acqua».

 

IL MALTEMPO IN PROVINCIA

BOLLETTINO DI GUERRA – A San Michele le campagne ridotte a un grande lago

Concordia, sacchi in difesa del municipio

Una cinquantina gli interventi dei vigili del fuoco ieri a causa del maltempo, tutti concentranti nel Veneto orientale. Qui il Loncon è tracimato ed è finito sui binari ad Annone Veneto. Bloccate le tratte ferroviarie per Venezia e Treviso. A Portogruaro e San Donà ha regnato il caos tra gli utenti delle ferrovie, ma sulla viabilità ordinaria non è andata meglio. Bloccata anche la Statale 14, nel tratto di borgo San’Agnese a Portogruaro, con inevitabili disagi per gli automobilisti. Un’autentica giornata di passione quella di ieri per i trasporti nel Veneto orientale, con i corsi d’acqua che hanno causato problemi e danni. Prese d’assalto le autostazioni di Atvo che, nonostante l’emergenza, ha continuato a garantire il servizio, tra l’altro senza alcun ritardo. La decisione di Ferrovie di bloccare le tratte Portogruaro-Venezia e Portogruaro-Treviso è arrivata nel primo pomeriggio. «Troppo pericoloso proseguire in quelle condizioni» hanno fatto sapere. Del resto il Loncon non ha lasciato scampo. Nell’omonima località di Annone, il corso d’acqua ha invaso i binari della linea Trieste-Venezia e più a monte Portogruaro-Treviso. Così i treni sono stati soppressi a San Donà per chi proveniva da Venezia e in riva al Lemene per chi doveva raggiungere il capoluogo regionale. Contestualmente è accaduto lo stesso anche a Motta di Livenza. Ma nelle stazioni i viaggiatori erano imbufaliti per la carenza di informazioni, mentre la società dei trasporti ferroviari ha optato per delle corse sostitutive con autobus privati e in un caso della società friulana Saf. «Una emergenza che potrà rientrare solo in mattinata» fanno sapere dalle ferrovie. La riapertura delle due tratte, se le condizioni lo permetteranno, è prevista infatti per oggi alle 10. A Portogruaro la deviazione sulla viabilità ordinaria è lungo viale Venezia,con inevitabili code in centro. Per raggiungere Concordia l’unica alternativa è passare per via Veneto, mentre per Venezia si è obbligati a proseguire fino alla Tangenziale a Summaga. Non va meglio sulle strade comunali, con tutti i sottopassi inondati, mentre tra San Nicolò e Portovecchio rimangono chiuse diverse strade. Intanto l’emergenza rimane fino a domani. Se infatti nel tardo pomeriggio di ieri le nuvole hanno lasciato un po di speranza, con la marea in diminuzione, è il vento di Scirocco a far paura. Tra oggi e domani infatti sono previste le calde raffiche da sud che di fatto non permetteranno ai corsi d’acqua di defluire facilmente. Un vero blocco naturale per i corsi d’acqua del Veneto orientale. Ma il vento non lascerà scampo nemmeno al litorale. Negli ultimi giorni le mareggiate hanno messo a dura prova le località turistiche, con il mare che ha divorato la spiaggia e purtroppo non è ancora finita. I danni anche in questo caso sono incalcolabili e quando tutto tornerà alla normalità i conti si dovranno fare con i rifiuti «speciali» depositati su ciò che rimarrà della sabbia dorata.

Marco Corazza

 

A San Stino evacuate 5 famiglie

Crea allarme anche il Fosson. La Polizia locale ha allertato i cittadini con i magafoni

La casa di riposo a San Stino di Livenza isolata, a Portogruaro il centro città rimane inondato, a Concordia si cerca di difendere il Municipio, a San Michele le campagne sono un lago e ad Annone il Loncon non lascia scampo.
È un bollettino di guerra quello lasciato dal maltempo sul Portogruarese in 48 ore. La criticità è diffusa ma gli interventi di Protezione civile, Forze dell’ordine, Consorzio di Bonifica e Vigili del fuoco sono stati focalizzati per aiutare la popolazione. Come nel caso della Fondazione Zulianello, lungo il canale Fosson a San Stino, che di fatto da ieri mattina ha isolato gli anziani ospiti con l’omonima strada allagata. Per tutti fortunatamente non ci sono state problematiche, grazie all’intervento dei soccorritori. «A Portogruaro sono stati momenti di tensione verso mezzogiorno – racconta il sindaco Bertoncello – il Reghena è esondato in più punti e solo l’intervento della Protezione civile e dei tecnici del Consorzio ha evitato il peggio».
Sugli argini a ridosso del rione dei Frati sono stati sistemati i sacchi di contenimento lungo gli argini. Purtroppo non c’è stato niente da fare a sant’Agnese, finita sott’acqua già nella notte.
A Concordia si è reso necessario alzare le barriere per non lasciare il municipio in balia del Lemene. A San Michele dopo le problematiche per il canale Taglio di ieri, le campagne da nord a sud sono rimaste inondate come un lago, mentre il Tagliamento continua a crescere. «La bonifica di Sette Sorelle è un altro punto nero -spiega l’ingegner Grego del Consorzio di Bonifica – un guasto all’impianto elettrico ha mandato in tilt l’idrovora. Siamo riusciti a sopperire con il nostro “Andreotti”,come lo abbiamo simpaticamente soprannominato».
Già, perchè i tecnici hanno dato nuova vita ad un motore diesel del 1927, restaurato negli ultimi anni per una mostra, ma messo in efficienza a tempo di record per rimettesi al lavoro come se fosse il primo giorno, lasciando così spazio anche all’orgoglio prima di tornare a lavoro.

M.Cor.

 

SAN DONA’ – Ieri mattina Piavon, Piveran e Brian sembravano sul punto di esondare, poi il miglioramento    

A SAN DONA’ – Situazione sotto controllo, ma rimane alto lo stato d’allerta. Sceso il livello Piave (riaperto il parcheggio del Parco Golenale), di circa 2,50 metri, le preoccupazioni hanno riguardato i canali. La situazione in mattinata era apparsa critica, apparendo imminente l’esondazione del sistema Piveran – Piavòn – Brian. «Il grandissimo lavoro di consolidamento degli argini da parte della Protezione Civile e del Consorzio di Bonifica, con l’attivazione delle idrovore – ha spiegato il sindaco Andrea Cereser – ha permesso di governare la situazione molto bene e ricondurre i disagi entro limiti accettabili». Allagamenti sono stati registrati in alcuni parchi, in particolare il Parco delle Rose, e lungo via Sant’Osvaldo. Per un paio di garage in via degli Esposti è stato necessario l’intervento della Protezione Civile con pompe e sacchi di sabbia. Nel pomeriggio si è resa necessaria la posa di sacchi di sabbia e il consolidamento di argini soprattuto a Mussetta di Sopra, a Isiata, Cittanova e Fossà. Limitate esondazioni verso la campagna sono avvenute a Isiata, da parte del Canale Ramo, e a Fossà, da parte del Piavòn. (F.Cib)
A SAN STINO – Cinque famiglie evacuate in località Sette Sorelle per lo straripamento del canale Loncon, allarme allagamento per una trentina di famiglie di Corbolone e San Stino per l’esondazione del canale Fosson. L’acqua ha circondato la casa di riposo senza, al momento, creare problemi particolari. A causa dell’acqua in strada, via Fosson è chiusa al traffico per 500 metri proprio all’altezza della casa di riposo. La Polizia locale ha dato l’allarme ai cittadini con il megafono. Ininterrotto il lavoro dei volontari della Protezione civile sanstinese. In due giorni hanno preparato e distribuito tre mila sacchetti di sabbia e hanno effettuato una costante attività di monitoraggio dei corsi d’acqua e delle situazioni più a rischio.

(G. Pra.)

 

A FAVARO  – Dese a rischio a Ponte Alto

La pioggia continua di questi giorni sta creando parecchi problemi anche nel territorio di Favaro.
Situazioni critiche vengono segnalate in Via Piovega e Via Triestina a Tessera e in Via Orlanda a Campalto, dove i fossi sono ormai stracolmi e i terreni agricoli sono diventati degli enormi specchi d’acqua e in località Ponte Alto, tra Cà Noghera e Dese, dove il livello del fiume Dese, nei pressi del confine amministrativo con il Comune di Marcon, fa davvero paura perché è a solo una decina di centimetri dal punto di tracimazione.
La criticità maggiore si è, però, registrata in Via Cà Colombara, a Favaro Veneto, dove la strada che collega il capoluogo a Dese, subito dopo il civico 29, è finita per gran parte sott’acqua.
Sul posto ieri mattina è intervenuta la Protezione civile comunale che per mezzo di alcune pompe idrauliche, mentre la polizia locale teneva a bada il traffico, è riuscita ad incanalare l’acqua verso un’area di maggior deflusso.
Peraltro Via Colombara è una zona a forte rischio allagamenti, tant’è che con le alluvioni del 2007 e 2008 molte abitazioni di questa strada sono state invase dall’acqua.
Sia Fabrizio Zabeo, presidente del comitato allagati di Favaro, che il vicepresidente della Municipalità Angelo Lerede, intervenuti ieri in tutte le situazioni problematiche, non hanno fatto altro che richiamare la necessità di fare continua opera di manutenzione ai fossi, essendo questo genere di operazione fondamentale per prevenire possibili allagamenti.

Mauro De Lazzari

 

I lavori sulla rete degli ultimi quattro anni hanno prodotto risultati

Riviera e Miranese, rientra l’allarme

Il Brenta-Cunetta resta monitorato costantemente dai tecnici

In Riviera del Brenta e nel Miranese la situazione era, almeno fino a ieri sera, sotto controllo. Lo stato di allerta rimane anche se ieri nei Comuni del territorio non si sono registrati particolari problemi o criticità.
Situazione buona soprattutto nel territorio della Riviera del Brenta posto a sud del canale Naviglio. E questo non solo perché la zona è stata risparmiata dalle piogge intense cadute in altri territori. C’è infatti anche chi riconosce il merito di tale risultato alla realizzazione di numerose opere di compensazione idraulica che dal 2009 hanno interessato i territori dei comuni di Stra, Vigonovo, Fossò, Camponogara, Campagna Lupia, Campolongo Maggiore e parte di Dolo.
Succede raramente, ma questa volta l’elogio arriva dagli stessi amministratori pubblici ed è rivolto all’indirizzo del Consorzio di bonifica Bacchiglione, uno dei rari enti pubblici gestito economicamente dai propri consorziati tramite il pagamento di contributi obbligatori corrisposti da tutti i proprietari di fabbricati e terreni.
«La ricalibratura e la rinaturalizzazione dell’importante scolo Brentoncino, con la creazione di golene di espansione per 860 metri e di un’area umida di 17.000 metri quadrati, ha consentito di mettere in sicurezza gran parte del territorio posto a nord del fiume Brenta-Cunetta – dice il vicesindaco e assessore all’urbanistica di Campagna Lupia, Andrea Tramonte. La realizzazione del nuovo by pass idraulico a Vasi di Bojon sarà un ulteriore passo avanti per fare defluire rapidamente l’acqua in laguna. Nuovi lavori di miglioria idraulica sono in corso anche nel territorio a sud del Brenta-Cunetta».
Passata momentaneamente la paura per il rischio idraulico determinato dall’acqua caduta dal cielo, l’attenzione si sposta ora verso i grandi corsi d’acqua, primo fra tutti il Brenta-Cunetta, il cui livello da ieri mattina è costantemente in crescita per l’acqua proveniente dalla montagna.
Situazione sotto controllo anche nel Miranese dopo i timori dell’altro ieri. La pioggia non più battente come nei giorni scorsi ha consentito ai canali del territorio di respirare.
È rientrata dunque l’emergenza esondazioni a Mirano, Martellago, Noale e nella zona del salese. Il livello dei fiumi, specie Dese e Marzenego, che era salito in modo preoccupante per le continue piogge, tracimando anche in alcuni punti, già nella serata di venerdì ha iniziato a calare e ieri si è potuto tirare un sospiro di sollievo.
I volontari della protezione civile di Martellago, che con gli uomini del Consorzio Acque Risorgive continuano comunque a monitorare costantemente i canali, ieri notte hanno dovuto effettuare un solo intervento, la chiusura temporanea di via Cavino, al confine tra Maerne e Salzano, dove il sottopasso lungo la linea ferroviaria si era allagato: il problema è stato risolto rapidamente e la strada in mattinata era già riaperta.

Vittorino Compagno – Nicola De Rossi

 

CAVALLINO – In cinque anni le aziende sono passate da 400 a 200. Zanella: «Ripensare tutto il sistema»

Allarme agricoltura, aziende dimezzate

«Agricoltura in crisi: negli ultimi cinque anni il numero delle aziende in attività si è dimezzato passando da 400 a poco meno di 200». È il grido di allarme lanciato dall’ex assessore Angelo Zanella e attuale consigliere della lista «Amministrare» che denuncia la situazione di grave difficoltà del settore agricolo di Cavallino-Treporti.

«Da giugno dello scorso anno con il crollo delle vendite del pomodoro e delle zucchine – spiega Zanella – i prezzi realizzati nei mercati non coprono neanche i costi di produzione, situazione che si è ripetuta con le produzioni invernali di lattuga e valeriana. Sicuramente l’andamento climatico anomalo con temperature fuori stagione ha immesso nei mercati una produzione eccessiva rispetto agli inverni passati, ma prezzi fino 0,50 euro al chilo per l’insalata o fino a 1 euro al chilogrammo per la valeriana non permettono ai produttori nemmeno di coprire i costi di confezionamento».

Sotto accusa finisce, ancora una volta, finisce la concorrenza generata dai paesi dell’est Europa e dell’Africa del nord dove i costi di produzione sono più bassi. Quindi i ritardi dei pagamenti ai mercati all’ingresso, con fatture saldate anche dopo sei mesi.

«Ma a mancare è stata anche una nuova organizzazione tra le aziende e le associazioni di categoria – conclude il consigliere di “Amministrare” – si continua ad operare nello stesso modo di 10 anni fa, presentandoci ai mercati generali ancora per tentare delle vendite e non con delle offerta certe. Questo ha comportato la chiusura di metà aziende esistenti nel territorio ed un mancato ricambio generazionale. Occorre un immediato cambiamento di mentalità per provare a rilanciare uno dei nostri due principali settori produttivi».

(g.b.)

 

 

Nuova Venezia – “Grandi navi, confronto continuo”

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10

gen

2014

Discussioni sulle soluzioni

Botta e risposta tra un giovane attivista e l’assessore Bettin

Grandi navi in laguna continuano a far discutere. Da un botta e risposta via mail tra un attivista, Massimo Rossi, e l’assessore all’Ambiente Gianfranco Bettin, ieri sono emerse ancora perplessità sulle varie soluzioni da poter adottare. Il primo ha scritto a Bettin osservando che «prendo atto di come definisci devastanti tanto il progetto Contorta quanto il retro Giudecca. Su questo siamo d’accordo. Ma mi sorprende davvero che tu, rispettoso dei principi di scientificità, trasparenza e rigore, non riesca a vedere la evidente impraticabilità tecnica, gli immani scassi ambientali e i costi giganteschi, forse persino maggiori di quelli del Contorta, della proposta Marghera-Transitoria, firmata dal sindaco della Giunta di cui fai parte».

Nella sua risposta, l’assessore Bettin replica che «la proposta della Giunta non è quella che tu dici. Pensi, invece, che collocare il nuovo porto crociere in bocca di porto sia senza conseguenze? Che non abbia un forte impatto ambientale? E delle opinioni degli ambientalisti di Cavallino e litorale, duramente contrari a tale proposta, come anche il Comune di Cavallino, ce ne freghiamo? La realtà è che nessuna delle soluzioni in campo è senza conseguenze, e che esse vanno confrontate scientificamente in modo trasparente e rigoroso senza sposarne a priori nessuna. Poi credo, come te, che il Contorta o la proposta dietro la Giudecca siano devastanti, che sia problematica anche quella del Canale Vittorio Emanuele, e che la soluzione Marghera possa essere transitoria per allontanare subito dal centro le grandi navi e che, sulla carta, quella in bocca di porto possa essere migliore anche se non senza controindicazioni, ancora meglio un porto offshore».

(s.b.)

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