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PEDEMONTANA – Serena risponde al commissario Vernizzi. Mercoledì incontro con i 9 sindaci

VILLORBA – «Non posso che ringraziare Vernizzi per la sua disponibilità: nell’incontro chiariremo quello che chiediamo». Prova a usare la diplomazia Marco Serena, sindaco di Villorba, uno dei 9 primi cittadini ad aver invitato il commissario della Pedemontana a non aprire i futuri caselli di Povegliano e Spresiano-Villorba senza aver prima ultimato le opere complementari, ad oggi non finanziate. Ma non ce la fa.

L’altro ieri Vernizzi ha risposto con una mezza provocazione: «Se i caselli creano così tanti problemi, possiamo anche cancellarli dal progetto». Poi ha invitato i sindaci a un incontro per il 27 maggio.

E qui Serena cala il carico. «Per stavolta ci andremo in 9 – replica – e non in 105 mila, che sono i cittadini che rappresentiamo».

Parole scelte per mettere in chiaro fin da subito il peso delle richieste dei sindaci firmatari: oltre a Villorba, Povegliano, Spresiano, Ponzano, Paese, Nervesa, Giavera, Volpago e Arcade. In ballo c’è il futuro della viabilità. Senza la bretella di Povegliano e senza la tangenziale di Spresiano, sono convinti i sindaci, tutto il traffico della Pedemontana è destinato a riversarsi nei centri abitati dei paesi. Con un peggioramento della qualità della vita dei residenti sia dal punto di vista della sicurezza che da quello della salute.

Ma solo per la bretella di Povegliano bisognerebbe trovare circa 8 milioni. Poi altri 5,5 per il primo tratto della tangenziale di Spresiano. E ulteriori 3,5 milioni per completarla. Vernizzi è stato chiaro: non spetta a lui andare a cercare soldi per opere mai inserite nei progetti. Ma Serena è convinto che qualcosa si possa fare.

«Noi – conclude – confidiamo che nelle pieghe del bilancio della Pedemontana si possano trovare, in futuro, le risorse necessarie».

(m.f.)

 

PEDEMONTANA – Il commissario contro Povegliano e Spresiano: «Non rispettate gli accordi»

«Se i caselli di Povegliano e Spresiano-Villorba creano troppi disturbi, possiamo anche cancellarli dal progetto della Pedemontana». È questa, in sintesi, la mezza provocazione con la quale Silvano Vernizzi, commissario della superstrada, replica alla diffida siglata giovedì da 9 sindaci trevigiani.

I primi cittadini di Povegliano, Spresiano, Villorba, Ponzano, Paese, Nervesa, Giavera, Volpago e Arcade hanno chiesto di non aprire i caselli in questione senza aver prima ultimato le opere complementari, non ancora finanziate, per evitare che il traffico della Pedemontana si riversi nei centri abitati. Due su tutte: la bretella di Povegliano e la tangenziale di Spresiano. Per la prima bisogna trovare circa 8 milioni. E per la seconda almeno 5,5 milioni.

Senza queste strade, hanno messo nero su bianco i sindaci, i paesi verrebbero invasi da auto e camion con «sensibile aumento dell’inquinamento e conseguente aggravio delle condizioni di sicurezza e salute degli utenti».

Considerazioni che Vernizzi non ha preso benissimo. Tanto che subito dopo aver letto la lettera, inviata anche a Regione e ministero delle infrastrutture, ha fissato per mercoledì prossimo un faccia a faccia con i firmatari e lanciato l’aut aut.

«Nel mio ruolo di commissario non ho la funzione di reperire 8 milioni per la realizzazione di opere mai previste in alcun progetto – mette in chiaro – con il Comune di Povegliano è stato firmato un accordo di programma in cui era prevista solo la progettazione, attualmente in corso, e non la costruzione della bretella. La cosa è nota al sindaco. Se per motivi politici interni deve sostenere altre tesi, ciò esula dalle mie competenze».

Discorso simile per la tangenziale di Spresiano. Il sindaco Missiato sperava di poter contare sui risparmi della Pedemontana per realizzare almeno il primo tratto da 5,5 milioni. Niente da fare.

«Non ha senso – taglia corto Vernizzi – la Pedemontana rispetta il suo piano finanziario da 2,2 miliardi». Da qui l’idea di cancellare direttamente i caselli: «La proposta che verrà avanzata ai comuni – conclude il commissario – sarà quella di non realizzare i caselli di Povegliano e Spresiano-Villorba, viste le problematiche che gli stessi determinano secondo quanto esposto dai sindaci».

Una mossa che i firmatari della diffida certo non si aspettavano. «Faremo le necessarie valutazioni – prende tempo Rino Manzan (Povegliano) – il discorso non può riguardare solo un Comune». «Noi siamo al servizio dei cittadini – conclude Riccardo Missiato (Spresiano) – va trovata una soluzione, non fatta polemica».

Mauro Favaro

 

PEDEMONTANA – Documento condiviso

SPRESIANO – Non aprire i caselli della Pedemontana se prima non vengono ultimate anche le opere complementari per salvare i centri abitati dal traffico: su tutte, la bretella di Povegliano e la tangenziale di Spresiano. È la richiesta contenuta nella lettera siglata ieri da 9 sindaci e inviata al commissario Silvano Vernizzi, a Veneto Strade, alla Regione a al ministero delle infrastrutture.

I primi cittadini di Povegliano, Spresiano, Villorba, Ponzano, Paese, Nervesa, Giavera, Volpago e Arcade non usano giri di parole.

«Diffidiamo le autorità competenti a mettere in esercizio l’arteria stradale -hanno messo nero su bianco- e in particolare ad aprire i caselli di Povegliano e Villorba-Spresiano fintantoché non sarà realizzata anche la viabilità di adduzione e complementare con le opere necessarie a mettere in sicurezza i territori confinanti».

O si fa tutto, insomma, o non si apre nulla. Restano da trovare circa 15 milioni: 8 milioni per la bretella tra il casello di Camalò e la provinciale 55 tra Ponzano e Volpago e 5,5 milioni per il primo tratto della tangenziale di Spresiano. Per la conclusione di questa ultima, poi, bisognerebbe aggiungere altri 3,5 milioni. Così la Pontebbana, strada già intasata che taglia in due Spresiano, sarebbe al riparo dalle nuove ondate di traffico.

Rino Manzan, sindaco di Povegliano, ha detto che senza l’attesa bretella è pronto a bloccare fisicamente i cantieri della Pedemontana.

Riccardo Missiato, primo cittadino di Spresiano, è un pò più cauto. Ma la sostanza non cambia di una virgola: «Chiediamo che i risparmi sulla modifica del tracciato della Pedemontana vengano impegnati per le opere complementari -conclude- Da parte nostra auspichiamo che la tangenziale possa essere finanziata in modo completo. L’importante, comunque, è mettere in fila una serie di passi concreti». Ora si attende una risposta.

(mf)

 

PEDEMONTANA – Bretella di Povegliano e opere complementari: «Fuori i soldi»

Nove sindaci sul piede di guerra lungo la Pedemontana. L’obiettivo è uno solo: ottenere il finanziamento di tutte le opere complementari.

I primi cittadini di Povegliano, Spresiano, Villorba, Ponzano, Paese, Nervesa, Giavera, Volpago e Arcade si ritroveranno oggi pomeriggio a Spresiano per firmare un documento unitario in cui si chiede alla Regione e a Veneto Strade di allargare i cordoni della borsa per non abbandonare i centri abitati nella morsa del traffico che girerà attorno alla nuova superstrada.

In ballo c’è in primis la bretella di Povegliano, via che dovrebbe collegare il futuro casello di Camalò direttamente con la provinciale 55 tra Ponzano e Volpago.

Discorso simile per la tangenziale di Spresiano. «Il commissario Vernizzi ha ribadito di non poter assicurare il finanziamento della bretella -rivela Stefano Anzanello, responsabile dell’area tecnica del municipio di Povegliano- pur impegnandosi a fare il possibile per reperire i fondi necessari all’interno del quadro economico della superstrada».

A luglio arriverà solo il progetto, quindi. Non i soldi. All’appello mancano circa 8 milioni.

«Se la bretella non verrà realizzata contemporaneamente alla superstrada -ha già messo in chiaro il sindaco Rino Manzan- mi metterò fisicamente davanti al cantiere per bloccare la Pedemontana».

Prima, però, si proverà con la diplomazia. Dopotutto lo stesso Vernizzi ha fatto sapere di essere pronto a sostenere le richieste che il Comune di Povegliano, anche con l’appoggio delle amministrazioni comunali confinanti, inoltrerà alla Regione. Da qui è nata l’alleanza dei 9 sindaci.

Mentre ci si prepara al braccio di ferro, comunque, qualcosa sembra muoversi. Povegliano sta per firmare un accordo per la realizzazione di un parcheggio all’interno della rotatoria di accesso al casello, il completamento della strada tra il medesimo casello e via Arcade e la predisposizione dello spazio per una pista ciclabile sul sovrappasso di via Arcade. Ma l’obiettivo resta la bretella.

 

Gazzettino – Volpago. La Pedemontana fa paura

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12

lug

2014

PARTECIPAZIONE – L’affollata sala dove ieri si è svolta la presentazione del progetto della Pedemontana

VIABILITA’ – Ieri l’incontro pubblico per la presentazione del progetto definitivo

A Guarda temono il traffico dei camion, a Volpago si sentono penalizzati

CONFERENZA – Il tavolo dei relatori

Sono emerse soprattutto le paure di Guarda, per il traffico legato ai lavori, e la rabbia di Volpago, che si sente penalizzata rispetto a Montebelluna, nell’incontro di ieri sera dedicato alla presentazione del progetto definitivo e dello studio di impatto ambientale relativo ad una variante di un tratto di Pedemontana al confine fra Montebelluna e Volpago. Al posto di due caselli se ne è previsto uno, immediatamente a nord della sede di Veneto banca, sulla Feltrina, ed è stato aggiunto, come opera accessoria, il sottopasso di piazza IV Novembre, volto ad eliminare il passaggio a livello.
Volpago è riuscita ad ottenere, invece, un prolungamento di un centinaio di metri del tratto in trincea, a Venegazzù. Ma ciò che hanno lasciato intendere vari volpaghesi, sia di Venegazzù sia di Selva campagna (peraltro non coinvolta nella variante in questione), è che si è «sacrificato Volpago per dare a Montebelluna». E se Ido Basso, del Comitato Volpago ambiente, ha evidenziato il problema dell’attraversamento a raso di via Caltrevisana a Venegazzù, a Selva si sarebbe sperato invece in un prolungamento della trincea, a fronte dei risparmi legati all’eliminazione del cavalcavia.
Per quanto riguarda Guarda, invece, i timori sono stati espressi, in particolare, dal presidente del Comitato civico Francesco Bortignon, di fronte al fatto che, per 14 mesi dall’avvio dei lavori (si comincerà presumibilmente in autunno), le strade assolutamente inadeguate della frazione saranno attraversate dai camion di ghiaia diretti alla cava in cui verrà depositata.
A proposito invece del progetto del sottopasso, voluto soprattutto dal sindaco Marzio Favero, qualcuno ha contestato la parabola rispetto alla Marosticana: l’ingresso avverrà infatti all’altezza del distributore e l’uscita lungo il viale della Stazione, in corrispondenza del parcheggio delle bici. Dalla rotonda di piazza IV novembre, in stazione si potrà solo entrare, mentre l’uscita avverrà in via Risorgimento. Sarà pure necessario rivedere l’organizzazione del parcheggio delle corriere. «Ma dopo l’incidente dello scorso anno scolastico – ha detto il sindaco Marzio Favero -, se ne era già ravvisata, con Mom, l’esigenza».
Più in generale, la voce del dissenso alla Pedemontana, che dovrebbe essere pronta nel 2018, è stata rappresentata dal Comitato capitanato da Elvio Gatto. Come una settimana fa a Volpago, si è puntato l’indice sul mancato pagamento degli espropri («abbiamo pagato», la replica). «Spero che i proprietari non siano dei polli – ha detto Elvio Gatto – e che non firmino le immissioni in possesso dei propri terreni».

Laura Bon

 

Gazzettino – Sulla Pedemontana scoppia la grana ghiaia

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3

lug

2014

Mentre è arrivata la variante per Selva e Venegazzù, i proprietari chiedono i soldi della ghiaia. Erano state 291 le lettere d’invito mandate, sono stati forse ancor di più i presenti, ieri pomeriggio, all’incontro con gli espropriandi proprietari di terreni a Volpago, il Comune che, in tutto il tracciato della Pedemontana, ne conta il maggior numero: circa 300. E se la maggior parte era lì soprattutto per ascoltare, sono bastati gli interventi, o i tentativi di intervento, di alcuni oppositori a surriscaldare il clima. Anche se, sul fronte progettuale, una buona notizia c’è: è stata finalmente depositata in Comune la variante al tracciato che prevede, per Selva, l’eliminazione del cavalcavia, infrastruttura che in tutto il territorio, rappresentava l’aspetto più impattante. A Venegazzù viene invece prolungata la trincea di 200 metri. Al di là di questo, però, non sono mancati i motivi di lamentela da parte di chi ha parlato: qualcuno, ad esempio, ha evidenziato poca chiarezza nel rendere visibile la porzione di terreno espropriata a ciascuno (soprattutto se residente fuori Comune), anche se il sindaco Toffoletto ha fatto riferimento ad una vera marea di fotocopie predisposta dal Comune. Ma c’è anche chi ha evidenziato gli inevitabili intoppi legati agli espropri stessi. Ad esempio, un privato ha spiegato di condividere il terreno con altri 18 proprietari, tutti morti. È scoppiato anche il caso della ghiaia: infatti, mentre la Regione ha inserito gli introiti nel proprio piano, ci sarebbe una sentenza della Corte di cassazione secondo cui la ghiaia appartiene ai proprietari espropriati. E ciò ovviamente cambierebbe molte cose. Osvaldo Piccolotto, del Comitato trevigiano anti Pedemontana, ha potuto parlare in quanto tecnico che rappresenta uno dei ricorrenti puntando l’indice sulla discrepanza fra quantità di immissioni in possesso effettuate finora sul territorio (70 chilometri su 95) e importi pagati, 23 milioni su 324. «O avete dato il 10% a tutti o avete pagato il 10% degli interessati». L’ingegner Dolgetta, preposto agli espropri, ha replicato dal canto suo che «sono stati fatti accordi bonari per 26 milioni di euro e che si è pagato per 23». A Volpago le richieste di immissioni in possesso arriveranno tra fine agosto e inizio settembre, ma non va fatta confusione fra immissione in possesso (diritto di superficie) ed esproprio. Chiusura incandescente con duello fra Toffoletto e il referente dei comitati trevigiani Elvio Gatto sulla posizione dell’ingegner Fasiol.

Laura Bon

 

A Cornuda un summit con amministratori e parlamentari, da Montebelluna e Castelfranco a Feltre. Il caso arriva in Senato

MONTEBELLUNA – Sindaci in rivolta per i disservizi del trasporto ferroviario. Convocati a Cornuda dal vicesindaco Claudio Sartor, sono arrivati amministratori comunali da Feltre, Montebelluna, Alano, Valdobbiadene, Vidor, Volpago, Caerano, Crocetta, Maser, Castelfranco (il sindaco Luciano Dussin), Pederobba. Con loro l’assessore provinciale ai trasporti Michele Noal, le senatrici Laura Puppato e Raffaela Bellot, il deputato Marco Marcolin. Sul banco degli accusati la Regione Veneto e Trenitalia. L’assessore Renato Chisso, invitato al summit di Cornuda, non si è fatto vedere e neppure ha mandato qualcuno al suo posto.

Non solo. «Non riusciamo ad avere un colloquio né con la Regione né con Trenitalia», ha affermato Claudio Sartor, «dicono che ad aprile sistemeranno, ma è troppo tardi. Abbiamo fatto documenti su documenti ma non abbiamo ottenuto niente».

E davanti a sé il vicesindaco di Cornuda aveva messo un grosso faldone pieno di richieste a Trenitalia e Regione sul trasporto ferroviario da oltre dieci anni a questa parte per giungere alla conclusione che il servizio è andato sempre più peggiorando anziché migliorare, e con l’orario cadenzato è andata ancora peggio. Vista la situazione, i sindaci ieri hanno deciso di stilare un documento e poi chiedere ancora una volta di incontrare l’assessore Chisso, affidando il ruolo di tramite con la Regione alla Provincia, che farà suo il documento dei sindaci e riunirà una commissione trasporti provinciali proprio a Cornuda. Inoltre le senatrici Puppato e Bellot presenteranno interrogazioni in Senato per chiedere stanziamenti per la linea Calalzo-Padova e Calalzo-Venezia, la terza peggiore d’Italia secondo il rapporto di Legambiente. Si è deciso che continueranno gli incontri tra sindaci e comitati dei pendolari per monitorare la situazione del trasporto ferroviario. Il tutto per cercare di dare una svolta ad un servizio lungo una linea di 155 chilometri, con 130 anni di vita diventata sempre più tribolata. Ma cosa conterrà il documento dei sindaci?. Il cahier de doléances è lungo e lo ha sintetizzato il vicesindaco di Cornuda. Era già fitto di disagi, ora, con l’orario cadenzato lo è ancora di più. Qualche esempio di disservizio? Il treno che parte da Castelfranco lo fa un paio di minuti prima che nelle scuole suoni la campanella di fine lezioni, così chi deve tornare a Montebelluna, Cornuda e nei comuni più a nord è costretto ad attende un’ora. È uno dei casi citati da Claudio Sartor che ne ha elencati molti altri: «I minori collegamenti diretti soppiantati da cambi di treno in stazioni e con materiali rotabili inadeguati per persone con limitata mobilità o bagagli voluminosi; spesso i cambi non sono coordinati, tanto che i tempi di permanenza fuori casa sono aumentati; e non ci si dimentichi degli utenti diretti a Vicenza, che devono aspettare più di mezz’ora per il cambio treno a Castelfranco; minor numero di treni in orari mattutini, serali e festivi che impattano sull’utilizzo da parte dei pendolari e l’assenza di treni in alcune fasce importanti per i pendolari; Il sovraffollamento di alcuni treni negli orari di punta».

Enzo Favero

 

«Con Trenitalia un patto iniquo»

L’associazione “Binari quotidiani” discute l’accordo: vantaggi solo per la società

CORNUDA – Da “Binari quotidiani”, associazione di pendolari che sta monitorando il trasporto ferroviario lungo la tratta Calalzo-Padova, un duro atto di accusa al contratto di servizio tra la Regione Veneto e Trenitalia. Secondo quanto detto dal rappresentante dei pendolari, il contratto di servizio favorisce troppo Trenitalia perché ci sono troppe clausole a suo favore.

Una riguarda i ritardi: viene calcolato solo alla stazione d’arrivo, «ma va calcolato anche alle fermate intermedie», dice Binari Quotidiani», invece cosa accade: che il treno arriva in ritardo a Cornuda, a Montebelluna, a Castelfranco, poi recupera da lì a Padova e figura che rispetta gli standard di puntualità. Poi prevede che non ci sia nessuna penalità in caso di ritardo o soppressioni per condizioni avverse.

Si aggiunga il fatto che i rimborsi sono fatti sotto forma di obbligo ad acquistare un altro biglietto e a Trenitalia la Regione fa uno sconto del 4% perché gestisca i rimborsi.

Poi la Regione deve pagare una penale nel caso di corse sottoutilizzate, ossia quando sono occupati meno del 20% dei posti disponibili.

Ma anche sulle piccolissime cose si vede come Trenitalia faccia quel che vuole. Avevo inviato una segnalazione alla Regione dove sollevavo un problema, la Regione l’aveva girata a Trenitalia a dicembre intimando di dare una risposta entro dieci giorni. Fino ad oggi non è arrivato nulla. Quindi si vede anche da una cosa banale quale ascolto dia Trenitalia alla Regione Veneto».

Ha fatto notare però la senatrice Laura Puppato: «Il più basso costo chilometrico stabilito per il trasporto regionale è quello del Veneto, segno che si vuole privilegiare il trasporto su gomma».

(e.f.)

 

CORNUDA – (lbel) I ripetuti disagi dei pendolari che viaggiano in treno saranno al centro dell’incontro organizzato questa mattina, alle 10.30, nella sala consiliare di Cornuda. A organizzarlo, il sindaco Claudio Sartor. All’incontro sono stati invitati i sindaci di Alano, Caerano San Marco, Crocetta del Montello, Pieve di Soligo, Feltre, Maser, Montebelluna, Moriago della Battaglia, Pederobba, Quero, Segusino, Sernaglia della Battaglia, Trevignano, Valdobbiadene, Vas, Vidor e Volpago.

«In più occasione – spiega Claudio Sartor – abbiamo inoltrato alle Ferrovie dello Stato e alla Regione Veneto documenti per richiamare l’attenzione sui disagi degli utenti. Purtroppo in questo periodo il servizio non è assolutamente migliorato. Continua il persistere di minori collegamenti diretti, è evidente che il materiale rotabile è inadeguato. Preoccupano il minor numero di treni in orari mattutini, serali e festivi che impattano sull’utilizzo da parte dei pendolari e sulla riduzione di offerta turistica».

Aggiunge il sindaco di Cornuda: «Dobbiamo inoltre segnalare l’assenza di treni in alcune fasce per i pendolari e nessuna coordinazione preventiva e migliorativa tra enti e gestori per interconnessione treno-bus. Non è un caso se anche il rapporto di Legambiente inserisce la linea Padova-Calalzo tra le sette peggiori linee ferroviarie italiane. Credo pertanto che sia necessario ribadire ancora una volta le problematiche relative alla nostra tratta con questo incontro di approfondimento tra amministratori locali, associazioni dei pendolari e rappresentanti politici».

 

San Donà. Orario cadenzato, pendolari a raduno a Mussetta

SAN DONÀ- Un incontro pubblico per tutti gli interessati alle problematiche legate al trasporto pubblico e all’orario cadenzato. L’appuntamento è indetto dal Comitato dei pendolari di Quarto d’Altino e del Veneto orientale per questa sera, giovedì, alle 21 al ristorante “Al Fogolar” a Mussetta. Sarà l’occasione per fare il punto della situazione dopo le proteste dovute all’entrata in vigore dell’orario cadenzato e dopo gli aggiustamenti discussi lunedì dall’assessore regionale alla Mobilità Renato Chisso, dai rappresentanti di Trenitalia e gli amministratori dei Comuni della linea Venezia-Portogruaro. Tra questi l’anticipo del Regionale 11100 (Portogruaro 4.38 – Venezia 5.50) con partenza da Portogruaro alle 4.13, esclusi sabati e giorni festivi; l’inserimento di un treno da Portogruaro a Mestre (forse fino a Venezia) verso le 12, sempre escluso nei festivi.

In un comunicato congiunto i Comitati spiegano che «un piccolo passo in avanti è stato compiuto ma non è sufficiente e non copre tutte le necessità degli utenti che prima del cadenzato erano serviti senza difficoltà dai treni esistenti». Un secondo pacchetto di misure, applicabile da aprile, prevede il ripristino della corsa notturna dopo le 24 da Venezia nei soli giorni feriali e l’inserimento di una corsa tra le 20.11 e le 22.11, forse fino a San Donà per interferenze con Intercity.

Davide De Bortoli

 

LA RIUNIONE – Incontrato ieri l’assessore Conte

TREVIGNANO – «Ascoltateci». È il messaggio chiave trasmesso ieri pomeriggio dai sindaci del “Comitatone” nato anni fa per tener d’occhio l’attività estrattiva e risorto alla luce della pubblicazione del piano regionale per l’attività di cava. Prima di presentare le proprie osservazioni, i sindaci hanno voluto incontrare ieri l’assessore regionale Maurizio Conte. Cui gli amministratori (da Spresiano, Paese, Vedelago, Montebelluna, Volpago, Trevignano, Nervesa, Morgano, Castelfranco, Quinto, Loria, Istrana, Altivole, Povegliano), hanno detto la loro. E, al di là di tutti gli aspetti tecnici, sono emerse in particolare due richieste: quella di un parere vincolante dei sindaci sui ripristini e quella di un monitoraggio costante della quantità di ghiaia escavata, prima di concedere nuove autorizzazioni.

«Pretendere di essere ascoltati in modo vincolante in fase di concessione delle autorizzazioni -spiega il sindaco di Volpago Roberto Toffoletto, che coordina il comitatone- magari è un po’ troppo. Tutti noi, ovviamente, voteremmo contro. In fase di ripristino, però, dobbiamo poter dire la nostra».

Per quanto riguarda la richiesta di monitoraggio della ghiaia scavata, questa si collega al fatto che, attualmente, moltissime sono le cave autorizzate e non scavate.

«Altre richieste -aggiunge Toffoletto- riguardano poi, ad esempio, la distanza dalla falda freatica, che non dovrebbe essere inferiore ai cinque metri, e il problema della viabilità».

(lbon)

 

In venti fanno fronte comune per bloccare 17 milioni di metri cubi da scavare nei prossimi 10 anni

TREVIGNANO. Da Spresiano a Nervesa, da Ponzano a Castelfranco, da Vedelago a Trevignano, da Montebelluna a Istrana, da Volpago ad Arcade, da Paese a Povegliano, ecc. Erano una ventina i comuni presenti con sindaco o assessore ieri sera a Trevignano, per concordare una linea comune sul nuovo piano regionale per le attività di cava. Sono questi i paesi della fascia trevigiana della ghiaia, tutta localizzata nella zona immediatamente a sud dell’area pedemontana. Tutti comuni disseminati di buchi, dal paesaggio lunare, reduci da anni e anni di battaglie, regolarmente perse, contro i cavatori.

Argomenti di discussione l’adozione del piano dell’attività di cava da parte della giunta regionale che dovrebbe dare una svolta nell’attività delle ruspe. Alla provincia di Treviso assegna, infatti, volumi per i prossimi dieci anni pari a 17 milioni di metri cubi. Basti pensare che nel solo territorio comunale di Montebelluna sono già autorizzati ma ancora da scavare 13 milioni di metri cubi di ghiaia e sabbia tra le cave Caravaggio, Montebelluna, San Gaetano, Campilonghi e Sud-Est.

Basta aggiungere una piccola cava altrove e i 17 milioni di metri cubi sono già coperti per la provincia di Treviso. Se poi si sommano tutte le escavazioni già autorizzate nella fascia trevigiana della ghiaia, i 17 milioni sono abbondantemente superati. Quindi, i comuni trevigiani dovrebbero essere al riparo da nuove autorizzazioni. Però non intendono abbassare la guardia, perché si ricordano bene come quel limite del 3% del territorio agricolo da destinare ad escavazione, fissato dal precedente piano fosse stato poi dribblato tirando in ballo la compresenza di argilla e innalzato al 4%. (e.f.)

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I sindaci dicono stop alle escavazioni

TREVIGNANO – I comuni trevigiani della fascia della ghiaia vogliono avere un ruolo in tema di cave, soprattutto sotto l’aspetto della ricomposizione ambientale. I rappresentanti delle amministrazioni locali si sono trovati ieri a Villa Onigo a Trevignano, convocati dal sindaco di Volpago, Roberto Toffoletto, per dire la loro sul nuovo piano regionale per le attività di cava adottato dalla giunta veneta. Valutazione positiva rispetto al precedente piano. Ma ci sono alcune cose da puntualizzare e per questo i sindaci hanno chiesto e ottenuto, per mercoledì prossimo alle 16, sempre nella sede di Villa Onigo, di incontrare l’assessore regionale all’ambiente Maurizio Conte. Intanto una cosa è stata detta chiara e tonda nel vertice di ieri sera : i 17 milioni di metri cubi di ghiaia e sabbia da scavare nella fascia dell’alto trevigiano ci sono già nelle autorizzazioni già in essere e quindi nuove autorizzazioni o ulteriori ampliamenti non hanno per loro giustificazione. Altro punto su cui vogliono dire la loro è la ricomposizione ambientale: il nuovo piano per le cave punta molto sulla ricomposizione.

«Ma noi vogliamo una ricomposizione che non riguardi il singolo buco», spiega il sindaco di Montebelluna Marzio Favero, «ma vogliamo una ricomposizione ambientale che riguardi tutto un territorio, insomma un modello urbanistico di ricomposizione di un territorio contrassegnato da tanti buchi».

Altro problema su cui gli amministratori trevigiani vogliono confrontarsi con l’assessore regionale è il conflitto cave da una parte e strade e case dall’altra. Chedono una revisione delle distanze che ponga fine a quei conflitti tra attività delle ruspe e vicinanza di case, tra il passaggio dei camion della ghiaia e le strade da essi percorse che passano in mezzo ai paesi.

«Non è giusto», aggiunge il sindaco di Montebelluna, «che Barcon sia sottoposta a un passaggio continuo di camion di ghiaia».

E poi è stato rivendicato un ruolo delle amministrazioni comunali che non sia solo di facciata. Troppo spesso i sindaci si sono recati in commissione a Venezia a riferire che i propri consigli comunali avevano espresso parere negativo su quella tal autorizzazione, su tal altro ampliamento. E si sono accorti che quanto dicevano nella sede veneziana non contava nulla e le decisioni erano sempre contrarie alle loro istanze. Non vogliono accada più questo. E così nell’incontro di ieri hanno inserito come punto fondamentale il concetto che i comuni devono avere un ruolo fondamentale nella tutela del territorio e quindi le loro istanze diventino fondamentali nell’esame dei progetti.

«Nella nostra provincia le autorizzazioni già esistenti soddisfano i volumi previsti dal piano regionale», afferma il sindaco di Montebelluna, « quindi non ci devono essere nuove autorizzazioni. E’ un bene che sia stato superato il concetto del 3-4% del territorio agricolo destinato ad attività di cava, ma adesso dobbiamo fare un passo in avanti in tema di ricomposizione ambientale e progettarla in una visione urbanistica complessiva, non limitata ai singoli siti».

«Il nuovo piano», sottolinea il sindaco di Volpago, Roberto Toffoletto, «non prevede scavi sotto falda, non prevede nuovi siti, ma solo ampliamenti delle cave esistenti. Però, sui 50 milioni complessivi in Regione di ghiaia e sabbia, 17 milioni di metri cubi in 10 anni sono previsti in provincia di Treviso e sono già coperti da quanto autorizzato. Potrebbero sembrare tanti, ma sono in dieci anni e una sola grande cava è in grado di produrli. Piuttosto bisogna far derivare il piano dalla normativa. Solo che questa è ancora all’esame della commissione, mentre il piano è già stato adottato».

Insomma, i sindaci non vorrebbero trovarsi con qualche sorpresa nella normativa che vanifichi i limiti posti dal piano.

«C’è un passo avanti rispetto al precedente piano», commenta il sindaco di Trevignano Ruggero Feltrin, «Adesso c’è da fare un ulteriore passo in avanti. Vogliamo una maggiore tutela del territorio e su questo i sindaci devono avere un ruolo decisivo».

«Ci sono problemi da approfondire», dice il sindaco di Nervesa Fabio Vettori, «e su questi vogliamo confrontarci, mercoledì prossimo, con l’assessore Maurizio Conte che potrà darci maggiori delucidazioni».

(e.f.)

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