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Pedemontana, accesso vietato per i grillini nei cantieri

BASSANESE Sabato il “PedemontanaTour” dei Cinquestelle ma la società di gestione cambia idea

Martedì era stato trovato l’accordo per la visita, ieri la Sis spa fa dietrofront: «Motivi di sicurezza»

BRACCIO DI FERRO SULLA SPV

Era tutto pronto per il «Pedemontana Tour» organizzato sabato dal Movimento 5 Stelle. Sembrava rientrata la querelle sull’accesso ai cantieri: dopo il primo diniego da parte della Sis, la società che gestisce Spv, martedì si è svolto un incontro in Prefettura al cui tavolo erano presenti una delegazione M5S, il geometra d’Agostino della ditta che ha l’appalto, la Sis, il vice prefetto, la Digos, i Carabinieri e la Guardia di finanza. Al termine della riunione era stato confermato l’accesso ai soli parlamentari, e non ai giornalisti.

Invece ieri il colpo di scena, annunciato dallo stesso M5S: «Dopo l’accordo di martedì, il MoVimento 5 Stelle si vede recapitare una Pec in cui la Sis spa fa dietrofront adducendo “motivi di sicurezza” per cui non permetterà che si svolga la visita all’interno dei cantieri, e comunque metterà a disposizione dei tecnici che daranno le opportune spiegazione dall’esterno delle aree di lavoro – si legge in una nota dei Cinquestelle -. Tale comportamento ci appare poco corretto e irrispettoso verso dei rappresentanti della Repubblica Italiana che hanno il diritto e dovere di controllare come vengano spesi i soldi pubblici senza veto alcuno. Tutto ciò non fermerà l’evento che comunque avrà luogo con gli orari e modalità stabilite in maniera assolutamente pacifica».

Insomma un braccio di ferro, e i parlamentari “trattati” come i giornalisti, anche questi lasciati fuori e informati con una semplice conferenza stampa alle 10 all’esterno dei cancelli del campo base di Romano d’Ezzelino.

Sale quindi la tensione. Al sopralluogo nei cantieri dislocati lungo il tracciato della grande infrastruttura erano attesi attivisti, semplici cittadini, consiglieri comunali dell’area pedemontana, ma soprattutto sei deputati (Stefano Vignaroli, Silvia Benedetti, Marco Brugnerotto, Francesca Businarolo, Emanuele Cozzolino, Gessica Rostellato) e 5 senatori pentastellati (Enrico Cappelletti, Vito Crimi, Giovanni Endrizzi, Gianni Girotto e Paola Taverna).

Ci sarà anche il Covepa, coordinamento dei comitati contrari al progetto infrastrutturale, con il portavoce Massimo Follesa. Dopo Romano, i grillini intendono accedere al vicino cantiere dello svincolo di Mussolente, e intorno alle 11.30 al casello di Bassano Ovest. Successivamente è prevista un’altra fermata a Breganze, verso le 12, dove alcuni tecnici della Sis dovrebbero spiegare ai parlamentari come stanno procedendo i lavori. Ultima tappa a Castelgomberto nel pomeriggio, quindi una cena di chiusura a Montecchio Maggiore.

«La manifestazione – spiega il Movimento 5 Stelle Apv – vuole attirare l’attenzione su un’opera che fin dalla sua genesi progettuale ha dato adito a molte perplessità. Basti ricordare che il progetto fu allora imposto grazie alla dichiarazione di una fantomatica emergenza di protezione civile, la quale ha permesso di nominare un commissario straordinario che potesse agire in deroga alla legislazione vigente. Senza poi contare che il progetto dell’opera ha preso in scarsa considerazione le problematiche ambientali di inquinamento e di rischio idrogeologico, temi di drammatica attualità». Secondo i grillini, i dettagli della convenzione economica denotano un continuo aumento dell’esborso pubblico, e vincoli che strozzeranno il bilancio regionale. Intanto si attende la manifestazione di sabato, con molte incognite.

 

I lotti edificabili diventano agricoli. Il piano degli interventi approvato l’altra sera in consiglio comunale a Nervesa offre un evidente spaccato della situazione di difficoltà economica in cui versano tante famiglie. Per intere lottizzazioni i privati hanno chiesto e ottenuto, dopo il voto dell’altra sera, la trasformazione da edificabili ad agricole. Più di una delle 47 osservazioni esaminate ha riguardato infatti tale tema.

«Ci siamo concentrati -spiega il sindaco Fabio Vettori- su due lottizzazioni, una vicino al centro in via Schiavonesca vecchia, un’altra in via Diaz, e a vari lotti singoli. I proprietari ne avevano chiesto la trasformazione perché preferiscono modificare la natura della proprietà piuttosto che pagare l’Imu sui terreni edificabili».

Un radicale cambio di rotta che non è limitato a Nervesa: casi analoghi sono emersi, sempre in fase di esame del piano degli interventi, anche a Montebelluna. Il “mattone”, per decenni salvadanaio blindato dei risparmiatori, non attira più come forma di investimento o non rappresenta la risposta più appropriata all’emergenza economica che sta attanagliando il Paese. Intanto, però, il piano ha cercato di andare incontro anche ad altre situazioni: le osservazioni sono state votate una ad una e, in molti casi, la Giunta Vettori ha avuto anche il “placet” dell’opposizione.

«È stato varato -spiega il sindaco- un accordo con la ditta Boldini per lo spostamento di un’attività di allevamento di galline sul Montello, in cambio di un’edificabilità residenziale consona con il contesto paesaggistico».

Per quanto riguarda invece l’intervento edilizio Ca’ della Robinia, realizzato all’ex disco Palace, sempre sulla collina, ha ottenuto il via libera la realizzazione di alloggi per disabili. È in programma anche una sala conferenze che potrà essere utilizzata dal Comune. «Il piano appena approvato -conclude Vettori- sarà efficace dall’inizio di dicembre, per i prossimi cinque anni. Sempre ammesso che la gente abbia soldi per intervenire».

Laura Bon

 

OTTO E MEZZO – LILLI GRUBER

OSPITI: Tomaso Montanari (storico dell’arte), Andrea Scanzi (Il Fatto Quotidiano), Matteo Richetti (Partito Democratico),

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LA7 – DIMARTEDI’ – FLORIS

OSPITE: Salvatore Settis, (Archeologo)

Meteosantangelo.it ha rilevato 1683 millimetri, il doppio rispetto al 2011. E ci sono altri 44 giorni

SANTA MARIA DI SALA – Piove più che in passato, ma le opere sono le stesse di decenni fa. Quello che tutti sapevano, ora è suffragato dai dati. Amatoriali, ma pur sempre provenienti da strumentazioni professionali. La stazione Meteosantangelo.it a Sant’Angelo di Sala ha misurato 1683 millimetri di pioggia caduti quest’anno sul Salese. È il dato più elevato degli ultimi sette anni e crescerà ancora, visto che al 31 dicembre mancano ancora 44 giorni. Tanto per fare un paragone, lo scorso anno, considerato uno dei più piovosi, erano caduti 1373 millimetri di pioggia, già abbondantemente superati da questo 2014 così bagnato e sempre l’anno in corso ha addirittura già raddoppiato la quantità di pioggia scesa nel 2011, quando caddero 753 millimetri di pioggia. «Questo non può che trasformarsi in difficoltà di assorbimento per il territorio, che infatti molto spesso è andato in sofferenza quest’anno», spiega Adriano Zagagnin, uno dei fondatori di Meteosantangelo, «sicuramente ha influito l’estate anomala e così piovosa, fatto sta però che con simili precipitazioni tutte le opere costruite in periodi di quantitativi minori, vedi strettoie ai corsi d’acqua, tombamenti di fossi e cementificazioni varie, adesso si mostrano inadeguate ad assorbire tali quantità d’acqua».

L’analisi di Zagagnin è ben nota ai tecnici del consorzio di bonifica e del Comune, che infatti di recente hanno sottoscritto una convezione per rivedere le vecchie opere idrauliche e progettarne di nuove. Adeguare, insomma, il territorio ai nuovi quantitativi d’acqua in arrivo dal cielo e da monte dei canali. Venerdì la giunta ha dato il via libera alla convenzione, ora il consorzio si occuperà della progettazione esecutiva delle opere, che riguardano principalmente Caltana, il “catino” del Salese: due gli allagamenti in centro negli ultimi due mesi, altrettanti allarmi, per fortuna senza conseguenze. Il consorzio progetterà a monte di Caltana un bacino capace di contenere fino a 30 mila metri cubi di invaso. Riguarda il centro del paese invece la seconda opera: verrà aperto il vecchio “tombotto”, il vecchio tombinamento dello scolo Caltana, fatto negli anni in cui le portate erano minori, oggi ostruito e insufficiente. Verrà rifatto, con sezione 4 per 2, per far scorrere l’acqua senza restringimenti e a prova di detriti. Capace insomma di sopportare anche i quasi 1700 millimetri di pioggia come quelli caduti quest’anno. E oltre.

Filippo De Gaspari

 

Nuova Venezia – L’Italia seduta su 500mila frane

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18

nov

2014

I dati Ispra descrivono il Paese più fragile e “consumato” d’Europa

ROMA – L’Italia Paese dal suolo fragile. In Europa sembra essere quello che si sgretola di più: delle 700 mila frane censite nel Vecchio continente, 500 mila sono catalogate in Italia facendo del nostro territorio «uno di quelli maggiormente esposti». Ogni anno infatti avvengono tra le 1.000 e le 2.000 frane, di cui il 10% classificate come «pericolose» e capaci di causare «vittime, feriti e danni a edifici e infrastrutture». Questo il quadro disegnato dal geologo Alessandro Trigila, responsabile dell’Inventario nazionale dei fenomeni franosi dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).

Trigila non nasconde il fatto che in Italia si siano fatti «tanti errori di pianificazione». «Solo negli ultimi cinque anni – ricorda – gravi eventi franosi hanno causato vittime e ingenti danni a centri abitati e a infrastrutture di comunicazione». Tra questi per esempio «nel 2014 a Roma 66 frane nell’area urbana; nel 2013 nelle province di Parma e Reggio Emilia; il 25 ottobre 2011 nelle Cinque Terre, Val di Vara (Sp) e Lunigiana (Ms); il 15 febbraio 2010 a Maierato (Vv); il 1 ottobre 2009 a Giampilieri (Me)». Dai dati Ispra emerge che la popolazione esposta a frane in Italia supera il milione e che quella esposta ad alluvioni supera i 6 milioni.

«Tutte le frane censite – spiega Trigila – sono frane ora ferme e tranquille che però potenzialmente potrebbero innescarsi; potrebbe essere una qualsiasi di quelle 500mila». Gli errori italiani legati alla pianificazione riguardano per esempio il consumo di suolo che, secondo l’Ispra, viaggia «al ritmo di 7 metri quadrati al secondo, pari a 100 campi di calcio al giorno. Abbiamo un territorio fortemente antropizzato che, a parte gli 8.000 Comuni, è fatto da tantissimi piccoli paesini e frazioni».

Poi naturalmente la natura fa la sua parte: sicuramente bisogna tener presente che l’Italia ha un «suolo fragile dal punto di vista geoglogico» e che la struttura «orografica» incide molto, con «il 75% di territorio collinare-montano». A questo bisogna aggiungere «un’urbanizzazione non ordinata» soprattutto perché si è «costruito nelle zone sbagliate». E poi, con lo sviluppo sono «aumentate le aree potenzialmente a rischio».

Ma, avverte Trigila, «dal dopo-Sarno ad oggi i vincoli inseriti hanno aiutato in qualcosa. Riteniamo ci siano più soluzioni: delocalizzare in alcuni casi edifici non compatibili, fare interventi di messa in sicurezza e pianificazione territoriale ed infine stabilire vincoli», alcuni sottoposti al «controllo dei comuni» e altri che andrebbero «recepiti da parte di chi ancora non lo ha fatto». Così come è importate avere «banche dati sempre aggiornate».

 

Gazzettino – La Valdastico sbarra la Nuova Valsugana

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18

nov

2014

GRANDE VIABILITÀ – Il Cipe ha approvato il proseguimento dell’A31: di conseguenza verrebbero congelati gli altri progetti

Zaia tiene aperta una porta per l’operazione in Valbrenta, Alessandra Moretti sarebbe pronta a metterla nel cassetto

LA VALUTAZIONE – “Infrastruttura strategica per il collegamento del Veneto con il centro Europa e per il suo sviluppo”

Una frenata al progetto della superstrada a pedaggio Nuova Valsugana è arrivata in questi giorni da Roma con lo sblocco della Valdastico Nord. L’infrastruttura considerata “alternativa” a quella che coinvolge il Bassanese per il potenziamento del collegamento viario con il Trentito Alto Adige è stata approvata dal Comitato interministeriale per la programmazione economica, che ne ha riconosciuto il valore di intervento strategico di grande rilevanza per il territorio regionale, alla pari della linea ferroviaria ad alta velocità (Tav) tra Verona e Padova, del collegamento autostradale Orte-Mestre e del completamento del Mose: tutte opere che intercetteranno i finanziamenti necessari per prendere il via con i rispettivi progetti.

Nella riunione Cipe dello scorso 10 novembre è stata affrontata in particolare la prolungata querelle tra Regione del Veneto e la Provincia autonoma di Trento, relativamente alla realizzazione del prolungamento della A31 fino al raccordo con l’autostrada del Brennero. I trentini sono infatti contrari al passaggio di nuove grandi arterie nel loro territorio. La Valdastico Nord, tuttavia, è considerata dal Cipe «di tutta evidenza strategica per le possibilità di collegamento e di sviluppo del Veneto centrale con le aree a nord e con il centro Europa», e se ora resta da trovare una soluzione per superare il “no” dei trentini in un’ottica di confronto e collaborazione, un passo indietro almeno sulla Nuova Valsugana risulterebbe quantomai inevitabile da parte della Regione Veneto.

A esprimere soddisfazione per il passo avanti compiuto sul fronte Valdastico sono stati anche il governatore regionale Luca Zaia e Alessandra Moretti, sua probabile sfidante alle prossime elezioni regionali. Ma la posizione dei due fronti politici sulla Nuova Valsugana è diversa: Zaia tiene aperte le porte, mentre la Moretti e il Partito democratico sono pronti a stracciare il progetto.

«Ce n’è voluta per sbloccare i piani che giacevano nei cassetti della burocrazia romana – sostiene il presidente della Regione – tuttavia mancano ancora all’appello tanti altri interventi e iniziative meno strategiche, ma che consentirebbero, se finanziate, una vera ripresa per le imprese dei nostri distretti industriali. E dico questo sapendo che le grandi opere sono indispensabili alla ripresa del Paese, ma altre opere fuori dai riflettori non lo sono di meno».

I democratici veneti, invece, rivendicano i meriti del governo Renzi e chiedono uno stop definitivo dell’arteria che attraversa la Valbrenta: «Il governo ha detto sì alla Valdastico – scrivono in una nota il segretario regionale Pd, Roger De Menech, e Alessandra Moretti – È vero che c’è il parere negativo di Trento e per questo è stato scelto di attivare la concertazione anziché imporre l’opera. Ma è chiaro che se il governo non fosse stato favorevole, si sarebbe fermato tutto: l’atto del Cipe dimostra chiaramente che ci stiamo spendendo per fare la strada. Piuttosto, la Regione Veneto dovrebbe smetterla di dire sì ad altre infrastrutture come la Valsugana: se c’è la Valdastico non può esserci anche la Valsugana. Luca Zaia si decida».

 

Oltre trecento persone hanno manifestato ieri mattina contro la realizzazione della Valdastico Nord, la ex Pirubi destinata a collegare la Valle dell’Astico alla Valle dell’Adige, nei pressi di Besenello. Il guerriero di Florian Grott (nella foto a destra), agganciato a una gru, è stato cementato al centro della rotatoria del paese a simboleggiare la guerra degli abitanti contro questa nuova autostrada: 40 chilometri in progetto di finanza, 16 chilometri di traforo a doppia canna, due miliardi di euro di investimento che dovrebbe ripagarsi con i pedaggi e una lunga concessione per l’autostrada Brescia-Padova.

Durante la manifestazione, cui hanno partecipato una decina di sindaci trentini, i comitati della Valle dell’Astico si sono idealmente gemellati con i comitati No Pirubi del Trentino, guidati da Annalia Sartori (foto nel riquadro). Presenti anche i rappresentanti della Provincia autonoma di Trento, schierati per il no alla nuova autostrada.

 

Nuova Venezia – Spinea. Basta cemento vicino alla Stazione.

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15

nov

2014

Come cittadino del Miranese, vorrei esprimere il mio sconcerto per la decisione dell’attuale giunta comunale di Spinea di portare avanti l’accordo di programma che prevede la cementificazione della vasta area agricola prospiciente la stazione ferroviaria del paese per costruire un nuovo agglomerato urbano in una città che già si trova al primo posto tra i comuni più cementificati del Veneto. Il sindaco Checchin, tra i fautori di questa operazione ideata a suo tempo dall’Amministrazione di centrodestra e confermata dall’attuale, ha dichiarato che sarebbe impensabile continuare a tenere un “campo di pannocchie” accanto alla stazione F.S.! È incredibile che un sindaco si esprima in questi termini ed è oltraggioso definire in questo modo il paesaggio agricolo veneto amato e cantato da Andrea Zanzotto, Ernest Hemingway e da innumerevoli scrittori e poeti. Barattare il territorio agricolo per la costruzione di una piscina dimostra viltà, scarsezza di intelligenza, sensibilità e cultura, ancor più se si pensa che Spinea è circondata da piscine pubbliche, che si trovano a Mirano, Mestre e Maerne. Inoltre, si continua a cementificare il territorio malgrado i gravi segnali di dissesto idrogeologico.

Francesco Boato – Mirano

 

Oggi il patto tra i comitati del Veneto e quelli del Trentino

Al consiglio dei ministri le pressioni per decidere in fretta

TRENTO – Un guerriero di legno contro la Valdastico Nord, la famigerata Pi.Ru.Bi. dal nome di Flaminio Piccoli, Mariano Rumor e Antonio Bisaglia che la disegnarono per congiungere il Trentino con il Polesine. A distanza di 40 anni l’incompiuta autostrada più corta d’Italia è diventata per il Veneto la madre di tutte le battaglie: indispensabile soprattutto per una lobby trasversale che abbraccia la Lega di Attilio Schneck e Flavio Tosi, a capo rispettivamente di A4 Holding e Serenissima; l’ex ministro Pietro Lunardi e la sua Rocksoil, che firma il progetto del traforo da 16 chilometri sotto la montagna trentina; i concessionari autostradali, Astaldi in testa, a caccia di lavori; il ministro Maurizio Lupi e la Compagnia delle Opere.

Ma poiché i trentini non intendono retrocedere di un millimetro, anche questa autostrada è destinata ad interrompersi: esattamente in località Casotto, dove un tempo c’era il confine tra l’impero austroungarico e l’Italia e adesso passa la linea tra Veneto e Trentino. Dove Annalia Sartori, a capo del Comitato No Valdastico Nord, si batte da anni nell’indifferenza generale di questa valle dell’Astico, paradiso perduto tra fabbriche abbandonate e suggestivi ruscelli: qui è in progetto l’ultimo casello della Valdastico prima del traforo che, tutto in territorio trentino, rischia di non venire realizzato mai per la contrarietà della Provincia di Trento. Sarebbe una follia nella follia.

Dall’altra parte della montagna gli abitanti del piccolo centro di Besenello, lungo la valle dell’Adige, porteranno oggi il guerriero di legno lungo tutto il paese: è una statua di cedro, scolpita da Florian Grott. «Volevamo fare qualcosa di evocativo, che rappresentasse il nostro pensiero – spiega l’artista che l’ha regalata, una via di mezzo tra Mauro Corona e Reinold Messner –. Sarà il simbolo della nostra battaglia buona».

Questa mattina poseranno il guerriero di legno – alto tre metri e mezzo con tanto di autorizzazione del sindaco – al centro di una rotatoria: giusto sul punto dove è progettato il gigantesco viadotto della nuova autostrada che nessuno vuole, appena sbucata dal tunnel della Vigolana. Al culmine della manifestazione il gemellaggio con i Comitati no Valdastico Nord provenienti dal Veneto, in un simbolico abbraccio tra coloro che, nelle due regioni, stanno dalla parte del torto. «Costruire una nuova autostrada qui è una follia» denuncia il primo cittadino di Besenello, Cristian Comperini. «Questa montagna è carsica, è piena d’acqua, e il cantiere dovrebbe durare undici anni, estraendo otto milioni di metri cubi di materiale, una montagna. E poi passa giusto sopra il paese, a due passi dal nostro Castel Beseno. Ma a chi serve?» «La nostra è una battaglia di civiltà – aggiunge il vicesindaco, Roberta Rosi – questa autostrada sembra un grande affare economico più che un’opera di pubblica utilità. Abbiamo fatto ricorso al Capo dello Stato, ci siamo costituiti al Tar trentino ed ora siamo al Tar del Lazio. Ma il nostro punto di forza è la sentenza della Corte costituzionale che stabilisce che senza un’intesa con la Provincia di Trento quest’opera non si potrà fare».

Il progetto sembrava sepolto nei cassetti per assoluta mancanza di risorse: poi, cinque anni fa, si è risvegliata la lobby. E ora il Consiglio dei ministri, su proposta di Lupi, si è riservato l’ultima parola. La Valdastico Nord costerà 1,993 miliardi e sarà realizzata in finanza di progetto dalla stessa concessionaria dell’A4, la cui concessione scade nel 2026. Appena in tempo per costruirla: cosa non si fa per una proroga.

Daniele Ferrazza

 

LA SCHEDA DELLA A31

L’incompiuta di Piovene Rocchette: mancano 40 chilometri dal costo di due miliardi

L’autostrada Valdastico A31 è stata realizzata tra il 1972 e il 1976 nel tratto Vicenza-Piovene Rocchette. I progetti si sono poi arenati per l’aperta ostilità delle comunità trentine. Nel 2002, con il via libera del consiglio dei ministri al tratto veneto, si è ripreso il cammino. Che ha portato, tra il 2005 e il 2012, alla realizzazione della Valdastico Sud, attualmente aperta fino a Barbarano Vicentino. Il completamento sud dovrebbe avvenire entro il 2016, consentendo all’A31 di congiungersi con la Transpolesana (oggetto di un project). La Valdastico Nord, 40 chilometri di cui 16 in traforo, è un progetto da 1,993 miliardi di euro presentato dalla concessionaria autostrada Brescia Padova controllata dalla A4 di Attilio Schneck (nella foto). L’opera sarà realizzata in progetto di finanza. Le stime sul traffico dicono che sarà attraversata da 16 mila veicoli al giorno.

 

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