Segui @OpzioneZero Gli aggiornamenti principali anche su Facebook e Twitter. Clicca su "Mi piace" o "Segui".

Questo sito utilizza cookie di profilazione, propri o di terze parti per rendere migliore l'esperienza d'uso degli utenti. Continuando la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni cliccare qui



Sostieni la battaglia contro l'inceneritore di Fusina, contribuisci alle spese legali per il ricorso al Consiglio di Stato. Versamento su cc intestato a Opzione Zero IBAN IT12C0501812101000017280280 causale "Sottoscrizione per ricorso Consiglio di Stato contro inceneritore Fusina" Per maggiori informazioni cliccare qui

rifiuti

Ecoforum 2022: non è tutto oro quel che luccica!

Nei giorni 2 e 3 dicembre si è svolto il convegno Ecoforum promosso da Legambiente, nel corso del quale la stessa associazione si è profusa in lodi al limite dell’imbarazzante verso la Regione Veneto e il suo assessore all’ambiente Giampaolo Bottacin; il quale non ha perso occasione per lanciare proclami, intestarsi meriti che non ha, e omettere le proprie responsabilità politiche rispetto a scelte strategiche nella gestione dei rifiuti urbani e speciali che hanno e avranno gravi conseguenze sull’ambiente e sulla salute della popolazione.
 
Tanto per cominciare va denunciato il fatto che il Rapporto Rifiuti Urbani 2021 che ARPAV avrebbe dovuto pubblicare già nei primi mesi dell’anno in corso, ad oggi non risulta ancora disponibile nel sito istituzionale dell’ente, se non per alcuni stralci.
 
In questo convegno Legambiente rende noto che la raccolta rifiuti nel Veneto nel 2021 va da comuni molto virtuosi che differenziano oltre l’88% come Treviso e provincia, o eccellenti come Refrontolo con il 92%, a città che differenziano poco o pochissimo come Venezia (65%), Padova (61%) e Verona (55%), valori tra l’altro calcolati conteggiando anche gli scarti presenti nelle diverse frazioni. Mentre l’Assessore Bottacin afferma: “Nel 2030 non ci saranno più discariche in Veneto per lo smaltimento dei rifiuti. Oggi sono 7. Basteranno i 3 termovalorizzatori esistenti, senza bisogno di ampliarli” (Il Mattino di Padova 5/12/2022).
 
L’Assessore e Legambiente sanno e non dicono:
 che nel 2020 sono stati autorizzati il raddoppio della discarica di S. Urbano (la maggiore del Veneto) e due nuove linee di incenerimento a Fusina (più una ancora in sospeso), mentre nel 2022 è stata autorizzata la quarta linea dell’inceneritore di Padova portando nel Veneto l’autorizzazione ad incenerire a 460.000 t/anno;
 che lo stesso Piano Regionale prevede di arrivare a circa 380.000 t/anno di rifiuti inceneriti, con un incremento di circa 140.000 t/anno rispetto all’incenerito del 2020 di 241.000 t., in totale contrasto con quanto previsto dalla Direttiva europea di settore che impone di lavorare prioritariamente sulla riduzione della produzione di rifiuti e sul recupero di materia;
 che nel 2021 la produzione totale di rifiuti è stata di 2.272.000 t. perciò nel 2030, se si attuassero veramente politiche di riduzione dei rifiuti, non si dovrebbe arrivare a un totale annuo di 2.483.000 t. come il piano regionale dei rifiuti prevede;
 che nella nostra aria già pesantemente compromessa aumenteranno le polveri sottili, gli Ossidi di Azoto e di Zolfo, gli inquinanti persistenti, ecc., oltre alla CO2 gas responsabile del riscaldamento globale e delle conseguenti alterazioni climatiche. Da considerare inoltre che probabilmente a partire dal 2026 gli inceneritori saranno inclusi nel sistema di scambio delle quote di emissione (ETS), con un aggravio di costi di 100-120 euro per ogni ton di CO 2 prodotta;
 che è stato presentato un ricorso al Tar contro la quarta linea dell’inceneritore di Padova per la tutela della salute e dell’ambiente;
 che a Padova, Venezia e in parte anche Schio la raccolta differenziata non cresce a causa di un palese conflitto di interessi perché il servizio di raccolta e il servizio di smaltimento dei rifiuti sono svolti dalle stesse società che gestiscono gli impianti di incenerimento, che dunque non hanno alcuna convenienza ad incrementare riduzione, riuso e riciclo, visto che i costi di smaltimento garantiscono profitti ben più consistenti;
 che il Piano Regionale continua a sostenere la produzione del CSS (Combustibile Solido Secondario) a Fusina, un prodotto inquinante sia nella fase di produzione che in quella di utilizzo come “combustibile” (i cementifici che bruciano CSS emettono in atmosfera, oltre a polveri sottili e gas, più diossine e derivati e più mercurio, piombo, cadmio e altri metalli pesanti), per cui ha poco mercato e le popolazioni non lo vogliono (come a Monselice);
 che il sovradimensionamento di questi impianti è funzionale già oggi allo smaltimento di rifiuti speciali pericolosi, e in particolare dei fanghi di depurazione contaminati da sostanze nocive come i PFAS;
 che gli inceneritori necessitano di discariche speciali per smaltire scorie e ceneri contaminate, che ammontano fino al 27% in peso dei rifiuti bruciati;
 che nel piano regionale rifiuti 2020-2030 si dice che il Piano di Bonifica delle Aree Inquinate non esiste: non c’è l’anagrafe né l’elenco dei siti contaminati, non sono indicate le priorità di intervento e tantomeno il fabbisogno economico, per cui, mancando le indicazioni necessarie per attivare le bonifiche, non è possibile concorrere ai finanziamenti nazionali e del PNRR.
 
Di fatto il Piano Regionale punta, dopo il loro potenziamento, su discariche e inceneritori, mentre per riduzione, riuso, riciclo vengono riservate solo belle parole e buone intenzioni: nessun intervento concreto, nessun investimento e incentivo, nessun vincolo per comuni e consorzi, solo obiettivi molto blandi di riduzione e raccolta differenziata, compatibili appunto con il potenziamento degli inceneritori e discariche. Tant’è vero che, secondo lo scenario più avanzato previsto nel Piano, si arriverà al 2030 con le discariche praticamente esaurite a fronte di 120.000 t. da smaltire e 381.000 t. di rifiuti da incenerire.
 
La proposta risolutiva è quella di arrivare al 2030 ad una riduzione drastica del rifiuto urbano totale e del rifiuto residuo, tale da rendere superflua la costruzione della Linea 4 di Padova (autorizzata nel 2022) e l’inceneritore di Fusina, e da consentire la chiusura della linea 2, la più vecchia di Schio. Per essere davvero in linea con le Direttive europee sul clima e sull’economia circolare gli obiettivi da raggiungere dovrebbero essere ben più alti:
1. riduzione del rifiuto prodotto a 1.465.000 t/a pari a 300 kg/ab/a (la regione deve investire in soluzioni vere e non semplici enunciazioni, mentre il piano prevede per il 2030 un aumento dei RU totali a 508 kg/ab/anno, rispetto ai 464 kg/ab/a del 2021;
2. il residuo secco RUR deve diminuire a 176.000 t/a pari a 36 kg/ab/a (nel 2020 il bacino destra Piave è a 42 kg/a/a e la Sinistra Piave a 46 kg/ab/anno). Dai dati parziali pubblicati da Arpav, molti comuni sono già nel 2021 al di sotto di queste quantità;
3. la raccolta differenziata deve essere portata a 88% (come lo è già dal 2020 in provincia di Treviso)
4. il tasso di riciclo (77%) deve rimanere in proporzione come nel 2019 o aumentare (bisogna puntare anche sulla qualità della RD)
5. in questa maniera il secco più gli scarti si ridurranno a 216.000 t/a, i due inceneritori attuali (Linea 3 di Padova e Schio Linea 1 e 3) bruceranno 155.000 t/a e in discarica nel 2030 andranno solo 61.000 t/a al posto delle 490.000 inviate nel 2020;
Lasciamo a Legambiente il ruolo di spalla all'Assessore Bottacin, noi restiamo fermamente contrari a questa gestione dei rifiuti, e continueremo le nostre battaglie per impedire scelte sbagliate, obsolete, pericolose per l’ambiente e per la salute dei cittadini.
 
Coordinamento No Inceneritore Fusina, Comitato No quarta linea Padova, A.V.R. – Alto Vicentino
Ricicla
 

Economia circolare – Gestione dei rifiuti

Posted by Opzione Zero in Opzione Zero | 0 Comments

14

nov

2022

Da diversi anni comitati ambientalisti del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia si battono per l’abolizione degli inceneritori, in modo particolare il Comitato Opzione Zero della Riviera del Brenta che si batte contro l’inceneritore di Fusina situato a Porto Marghera e controllato da Veritas – la multiutility che gestisce il ciclo di rifiuti nel veneziano. 

 

Non ci arrendiamo! Vogliono zittire il dissenso.

Posted by Opzione Zero in Comunicati Stampa, Opzione Zero | 0 Comments

6

giu

2022

sostienici

 
Secondo i giudici del TAR e del Consiglio di Stato i comitati e i cittadini, che da anni lottano contro i poteri forti e contro le istituzioni pubbliche che devastano l’ambiente e minacciano la salute della popolazione, semplicemente non esistono.
 
Ma noi non siamo dei fantasmi! I tribunali non ci fermano oggi e non ci fermeranno mai, LA LOTTA CONTRO L’INCENERITORE DI FUSINA VA AVANTI!!!
Torniamo in piazza con i comitati metropolitani sabato 28 maggio a Venezia: facciamoci vedere, facciamoci sentire!!
 
PARTECIPA E DIFFONDI
 
SOSTIENICI: OBIETTIVO 20.000 il coordinamento No Inceneritore Fusina è stato condannato dai giudici a pagare spese legali molto ingenti, aiutaci a far fronte con un versamento sul conto corrente IBAN IT64L0359901899050188525842 intestato al Comitato Opzione Zero, causale No Inceneritore Fusina
 
SYSTEM CHANGE – NOT CLIMATE CHANGE
 

Comunicato Stampa Coordinamento No Inceneritore Fusina

18 maggio 2022

Sentenza “politica” del Consiglio di Stato, la lotta va avanti

 

I comitati e le associazioni del Coordinamento No Inceneritore Fusina reagiscono duramente dopo la sentenza del Consiglio di Stato che boccia il ricorso in appello per fermare l’inceneritore di Veritas: “Dopo la sentenza negativa del TAR, avevamo la fondata speranza che l’influenza della politica e delle lobby che gravitano intorno al business dei rifiuti non arrivasse tanto in alto, ma evidentemente ci sbagliavamo. La decisione del Consiglio di Stato è addirittura peggio di quella di primo grado. Le conseguenze della sentenza non solo espongono la popolazione dell’area metropolitana a gravi rischi per la salute, ma sanciscono un principio estremamente pericoloso secondo il quale né i cittadini, né le associazioni e i comitati ambientalisti sono legittimati a mettere in discussione progetti e decisioni che hanno un impatto diretto sul territorio in cui sono radicati e sulla vita delle persone. Una sentenza che del resto si allinea al diktat del Governo Draghi, che dopo la pandemia e ora con la guerra in corso alle porte dell’Europa, sta progressivamente svuotando le istituzioni democratiche, a cominciare dal Parlamento, per dare la stura alle peggiori politiche sviluppiste, industrialiste e fossili degli ultimi decenni, nemiche dell’ambiente e del Clima, alla faccia della tanto sbandierata transizione ecologica. Da questo punta di vista non sfugge per esempio che tre dei magistrati del collegio giudicante (Luca Lamberti, Michele Conforti e Giuseppe Rotondo) sono gli stessi che nel 2021, sempre in Consiglio di Stato, hanno accolto il ricorso Arcelor-Mittal Spa e Ilva Spa contro l’ordinanza del Sindaco di Taranto che avrebbe sospeso gli impianti della famigerata acciaieria”.

La sentenza del Consiglio di Stato, così come era stato per il TAR, non entra minimamente nel merito delle tante contestazioni tecniche sollevate dai comitati, estrapola e banalizza in modo strumentale alcuni passaggi della relazione medica di ISDE, glissa completamente le argomentazioni esposte nel recente parere dell’Istituto Superiore di Sanità che pure metteva in evidenza gravi carenze istruttorie in sede di valutazione di impatto ambientale, confermando le tesi dei comitati, non considera nemmeno alcune violazioni di legge connesse all’approvazione del progetto.

Il respingimento si basa esclusivamente sulla presunta non legittimazione delle associazioni ricorrenti e degli abitanti di Malcontenta a presentare il ricorso. Parliamo di cittadini che abitano in prossimità dell’inceneritore ed esposti direttamente ai fumi velenosi che escono dai camini; di realtà radicate da anni nei territori di Mestre, Marghera, Riviera del Brenta protagoniste di tante battaglie ambientali, addirittura di una associazione nazionale come Medicina Democratica, che proprio a Porto Marghera ha dato un contributo fondamentale nelle azioni e nei processi per contrastare le produzioni nocive del petrolchimico.

“E’ un principio pericoloso e inaccettabile – rincarano la dose i comitati – che dimostra come ormai in questo Paese la democrazia stia diventando una farsa: da un lato si inserisce la tutela dell’ambiente tra i principi della Costituzione, dall’altra si annulla la possibilità per i cittadini di difendersi e di esercitare il diritto a vivere in un ambiente sano. E’ ormai evidente come in una situazione di crisi globale e generalizzata, che è prima di tutto una crisi ecologica, la logica miope del profitto stia facendo piazza pulita di ogni possibile mediazione sociale, mostrando quale è il vero volto di un sistema economico che sta letteralmente distruggendo la vita sul Pianeta. Noi a questa logica non ci arrendiamo, così come non ci arrendiamo a questa decisione dei giudici perché riteniamo che le nostre istanze siano giuste e fondate. Stiamo valutando la possibilità di fare un ulteriore ricorso, a questo punto in sede europea; ma oltre a questo metteremo in atto tutte le risorse che abbiamo a disposizione per fermare questo impianto nocivo e obsoleto. Annunciamo fin da subito che saremo in piazza il 28 maggio a Venezia insieme agli altri comitati veneziani e metropolitani per contrastare la devastazione del nostro territorio. Lanciamo inoltre un appello accorato a tutti i cittadini, alle associazioni e ai comitati a dare un proprio contributo economico per sostenere la battaglia contro l’inceneritore: la sentenza del Consiglio di Stato è infatti oltremodo ingiusta perché condanna i ricorrenti a pagare le spese legali delle controparti, e si tratta di cifre ingenti, almeno 15.000 euro. Invitiamo pertanto a far pervenire il proprio sostegno tramite bonifico bancario sul conto corrente del Comitato Opzione Zero (IBAN IT 64L0359901899050188525842) causale No Inceneritore Fusina”.

 

Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera libera e pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, AssociazioneProgetto Nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia- Movimento PFAS-Land

 

foto_manifestazione
 
Coordinamento No Inceneritore Fusina
Comunicato stampa 04 febbraio 2022

Ricorso al Consiglio di Stato: la partita è ancora aperta!

Dopo la bocciatura del primo ricorso da parte del TAR Veneto, è arrivata in questi giorni la decisione del Consiglio di Stato sulla richiesta di sospensiva depositata in appello dai comitati, a seguito della discussione avvenuta lo scorso 27 gennaio a Roma.Si tratta di una decisione positiva per i comitati del Coordinamento No Inceneritore Fusina, che dichiarano: “La partita legale è ancora aperta! Il Consiglio di Stato ha di fatto accolto la nostra richiesta di sospensiva fissando a breve l’udienza per la discussione sul merito del ricorso, precisamente il 21 aprile. Un esito non scontato, perché se il collegio giudicante avesse riconosciuto come valide le eccezioni sollevate dal TAR Veneto sulla nostra legittimazione a presentare ricorso, allora ci sarebbe stato un inevitabile respingimento, e a quel punto l’unica strada percorribile sarebbe stato un ulteriore ricorso a livello europeo. Ma così non è stato, grazie soprattutto al grande lavoro svolto delle nostre legali per dimostrare la piena sussistenza dei requisiti delle associazioni e delle persone fisiche ad agire in sede legale per opporsi al provvedimento autorizzativo emesso dalla Regione Veneto, e per dimostrare una volta di più la fondatezza delle numerose e importanti contestazioni che abbiamo posto. E’ un primo risultato già importante, ora ci auguriamo che il Consiglio di Stato si avvii ad esprimere un giudizio anche di merito sulle nostre contestazioni”.Ma non è tutto, perché ancora prima della discussione presso il Consiglio di Stato, della documentazione difensiva depositata dalle controparti, in particolare da Ecoprogetto Venezia srl, sono emersi ai nostri occhi dei fatti inquietanti, in particolare per quanto riguarda i controlli delle emissioni: ”Avevamo già sollevato in precedenza forti dubbi sulle misurazioni e sulle simulazioni presentate da Ecoprogetto per quanto riguarda in particolare le emissioni gassose dell’impianto e le ricadute sul territorio – denunciano i comitati – che ora trovano ulteriori conferme. Risulta infatti che il campionamento dei gas prelevati a camino, fase molto importante e delicata nel processo di analisi, è stata affidata totalmente a Lecher srl, una società controllata direttamente da Veritas Spa per il 50%, e per l’altro 50% detenuta dalla Depuracque di Salzano, che a sua volta è al 100% di Veritas. Per di più, il Direttore di Depuracque è Massimo Zanutto, il quale ricopre la stessa carica per l’inceneritore di Ecoprogetto. Altro che conflitto di interessi, qui siamo al punto che il controllato è controllore di sé stesso! E’ inaudito che la Regione Veneto e ARPAV non intervengano imponendo che tutte le fasi di controllo e analisi siano affidate a soggetti terzi e indipendenti. Presenteremo a breve un dossier molto dettagliato su questi aspetti molto preoccupanti”.

Sul tema inquinamento tornano alla carica i comitati metropolitani tutti insieme: “Da ormai troppi giorni si registrano altissimi livelli di inquinamento atmosferico – riaffermano le realtà ecologiste – con gravi rischi per la salute delle persone e in particolare dei bambini. Eppure la politica e le istituzioni preposte, a cominciare da quelle sanitarie, non stanno facendo nulla di concreto. Come se questa non fosse un’emergenza sanitaria e ambientale. L’inceneritore di Fusina è solo l’ultimo degli impianti e delle opere nocive che vanno quotidianamente a sputare veleni sul nostro territorio. Dopo le richieste di tanti medici genitori e comitati, dopo le mozioni votate in Consiglio Regionale e nei Consigli comunali di Venezia e Mira, avevamo finalmente ottenuto un tavolo di confronto per avviare i biomonitoraggi al fine di sapere quale è il reale livello di inquinanti accumulati nell’organismo delle persone che abitano nel territorio metropolitano intorno a Porto Marghera. Una forma di indagine fortemente consigliata sia dalla Comunità Europea, sia dall’OMS. Ebbene ad oggi siamo a un nulla di fatto, e per questo motivo abbiamo scritto in questi giorni alla Direzione regionale Prevenzione per comunicare che il giorno 11 febbraio andremo con una nostra delegazione presso la sede veneziana della stessa Direzione a reclamare una risposta chiara e definitiva su quali siano le reali intenzioni della Regione Veneto sul tema biomonitoraggi. E’ chiaro fin da ora che non siamo disposti ad accettare ulteriori perdite di tempo, la situazione è talmente grave che siamo pronti ad agire in tutte le sedi e se necessario anche a procedere in forma autonoma”.

Per questo motivo e per sostenere le ingenti spese legali i comitati lanciamo un caloroso appello a tutti i cittadini a dare il loro sostegno, facendo un versamento anche minimo sul CC di Opzione Zero IBAN IT 64L0359901899050188525842, causale Inceneritore Fusina/Biomonitoraggi.

 

Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera libera e pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia- Movimento PFAS-Land

 

pafs_tour

 

tutti_in_bici_a_fusina

 

Comunicato stampa No Inceneritore Fusina 17 giugno 2021

Attraversare i territori, unire le lotte: comitati e associazioni insieme ai Climate Riders per il Tour du PFAS sabato 19 giugno

Anche i comitati e le associazioni del coordinamento No Inceneritore Fusina partecipano alla pedalata promossa dall’associazione sportiva The Climate Riders per sabato 19 giugno, che ha già nel nome una connotazione molto chiara: Le Tour du PFAS.

Il bike tour partirà infatti dalla Miteni di Trissino, la fabbrica che per anni ha sversato impunemente enormi quantità di PFAS contaminando una delle falde acquifere più grandi d’Europa e il sangue di centinaia di migliaia di persone. I Climate Riders saranno accompagnati in questo primo tratto dai comitati vicentini come PFAS Land e Mamme NO PFAS e faranno tappa al Tribunale di Vicenza dove è in corso il processo penale contro i responsabili di questo grave disastro ambientale.

Proseguiranno poi verso Padova, dove, alle porte della Città, saranno pronti ad accoglierli i comitati che si battono contro il revamping dell’inceneritore di Hestambiente per attraversare insieme il centro cittadino fino al contestato impianto nei pressi di Camin, dove si svolgerà un presidio di protesta.

Infine saranno i Comitati contro l’inceneritore di Fusina ad accogliere i ciclo-attivisti già in Riviera del Brenta, per dirigersi poi verso il presidio di Piazza Municipio a Marghera, dove confluiranno associazioni e comitati veneziani, del miranese e da Mogliano.

La tappa finale sarà proprio Fusina con passaggio a Malcontenta, là dove si trova l’altro grande inceneritore di Ecoprogetto-Veritas, che insieme a quello di Padova andrà a bruciare non solo rifiuti, ma anche fanghi, percolati e altri residui della filiera dei processi di bonifica e depurazione dei PFAS. Un progetto regionale folle che andrà ad aggravare ancora di più l’impatto di questi impianti, la contaminazione ambientale e i rischi per la salute della popolazione.

Il Tour du PFAS sarà dunque un modo per riscoprire alcune delle bellezze regionali, ma anche per attraversare i luoghi dei disastri ambientali che minacciano il territorio, la salute e il paesaggio del Veneto, e per incontrare tante persone che amano la loro terra e la difendono.

Una iniziativa accolta e sostenuta con grande favore dai comitati del veneziano visto che si svolgerà alla vigilia dell’udienza del TAR Veneto (prevista per il 23 giugno) sul corposo ricorso presentato a fine 2020 per bloccare i piani di Veritas, dei suoi soci privati della Bioman (gruppo FINAM) e della Regione Veneto.

Per la zona del veneziano questi gli appuntamenti: ore 14.00 in centro a Dolo, ore 14.45 in Piazza Municipio a Mira, ore 15.30 in via Veronese (Graspo d’Uva) a Spinea, ore 16.00 presidio in Piazza Municipio a Marghera, ore 16.45 passaggio per Malcontenta, ore 17.15 arrivo nei pressi dell’inceneritore di Fusina.

La pedalata sarà aperta a tutti coloro che vogliono partecipare anche solo per un tratto, e si svolgerà ad andatura tranquilla, in piena sicurezza e nel rispetto delle norme anti-covid.

I comitati invitano alla massima partecipazione.

Per maggiori informazioni si rimanda alla pagina dell’evento facebook sulla pagina No Inceneritore Fusina.

 

Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera libera e pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione Progetto nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia- PFAS-Land

 

immagine_latte_diossina

 

 

Comunicato stampa coordinamento No Inceneritore Fusina 20 marzo 2021

Biomonitoraggi: chi ha paura della verità?

Da mesi medici, pediatri, associazioni e comitati che si battono contro l’inceneritore di Fusina sostenuti da migliaia di cittadini chiedono con forza a Regione, ULSS e Comuni di impegnarsi concretamente per avviare una campagna di biomonitoraggio nel territorio metropolitano per valutare la presenza di diossine nel latte materno e di metalli pesanti nelle unghie dei bambini; due parametri importanti per determinare il livello di inquinamento di fondo da microinquinanti organici e inorganici nel nostro territorio. Ma ad oggi tutte le strade sembrano sbarrate.

Il 18 marzo durante il Consiglio Comunale di Spinea la maggioranza di centro-destra ha bocciato una mozione presentata dalle opposizioni che chiedeva all’amministrazione di attivarsi anche autonomamente per avviare i biomonitoraggi. Secondo la Sindaca Martina Vesnaver le emergenze sarebbero “ben altre” riferendosi a quella sanitaria causata dal Covid, evidentemente ignorando il fatto che inquinamento ambientale e salute sono strettamente correlati. Ma il rifiuto del Comune di Spinea è solo l’ultimo in ordine di tempo.

Infatti, lo scorso 4 dicembre nel corso di una manifestazione promossa da comitati alla sede della protezione civile a Marghera, gli assessori regionali alla sanità Manuela Lanzarini e all’ambiente Gianpaolo Bottacin avevano promesso un impegno concreto e a breve termine rispetto a questa richiesta; addirittura il Consiglio Regionale nella seduta del 17 dicembre 2020 aveva approvato una mozione che impegna la giunta regionale in tal senso. Promesse e impegni che per ora dalla Giunta Zaia sono rimasti inevasi. Silenzio anche dal Dipartimento di Prevenzione dell’ULSS 3 di Venezia, sollecitata dai comitati con una lettera ufficiale inviata a fine 2020.

L’amministrazione comunale capeggiata dal Sindaco Brugnaro sta facendo anche di peggio: dopo aver rinviato più volte la discussione in consiglio comunale, ora la mozione delle minoranze giace insabbiata nella commissione ambiente.

A Mira la mozione presentata da alcune forze di opposizione andrà in discussione nei prossimi mesi ma non sarà facile ottenere il benestare dalla maggioranza di centro-sinistra, che già si era espressa a favore dell’inceneritore.

“E’ inammissibile che sui biomonitoraggi le amministrazioni e gli enti pubblici continuino a fare orecchie da mercante – attaccano alcuni esponenti del fronte No Inceneritore Fusina – Non voler indagare il livello di accumulo di sostanze tossiche e persistenti come diossine, metalli e PFAS nella popolazione, e in particolare in quella infantile, costituisce un’omissione grave e colpevole. Una scelta chiaramente dettata dal timore di riscontrare livelli elevati di contaminazione che a quel punto metterebbero in discussione scelte pericolose e sbagliate come quella di aver dato il via libera al nuovo inceneritore di Veritas. Eppure amministratori e politicanti di ogni risma si sgolano ogni giorno a ripetere che la salute viene prima di tutto. Ma se la salute è una priorità questa vale sempre e non solo quando si parla di Covid, di vaccini e di norme restrittive. Ad oggi le uniche esperienze di biomonitraggio sono state promosse dal basso e di tasca propria da comitati e associazioni come a Forlì, a Torino, Monselice e Maniago; e tutte le volte i risultati delle analisi sul vivente hanno dimostrato come in realtà l’inquinamento ambientale sia ben più grave di quanto ci viene raccontato, soprattutto nei dintorni di impianti velenosi come gli inceneritori. Riteniamo che sia un dovere inderogabile delle istituzioni indagare lo stato di salute della popolazione e attuare scelte conseguenti a tutela delle persone. Ma se non vedremo fatti concreti a breve, siamo pronti a tornare in piazza e se serve ad attivarci autonomamente”.

 

Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Società della cura Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera libera e pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione nascere meglio Mestre, Casa del Popolo Cà Luisa, Movimento Decrescita Felice – circolo di Venezia

 

logo_no_inceneritore

 

 

Comunicato stampa congiunto 15 gennaio 2021

Rifiuti: bollette più care per le scelte sbagliate di Veritas

Veritas accusa i comitati di essere responsabili dell’aumento delle bollette dei rifiuti a causa delle proteste contro il nuovo impianto di Fusina. Pronta la replica del fronte No Inceneritore: “Si tratta di dichiarazioni evidentemente risibili che denotano un certo nervosismo della dirigenza di Veritas dopo il deposito del nostro ricorso al TAR e dopo l’importante presa di posizione di Italia Nostra.

I veri motivi dell’aumento della TARI sono da ricercarsi nelle scelte industriali sbagliate e senza visione fatte in questi anni da Veritas su mandato dei Comuni soci, nella scarsa innovazione dei processi produttivi e probabilmente anche in una gestione poco attenta dei costi generali del servizio”.

Particolarmente grave per i comitati la decisione di puntare sulla produzione di CSS e in definitiva sull’incenerimento:

“La scelta strategica di produrre Combustibile Solido Secondario (CSS) dal rifiuto residuo per poi bruciarlo nella centrale a carbone di Enel era erronea già in partenza non solo per motivi ambientali, ma anche per ragioni economiche. L’accordo raggiunto con Enel nel 2007 e poi rinnovato nel 2013 stava in piedi solo grazie agli incentivi economici erogati dallo Stato (i cosiddetti “certificati verdi”), dunque in definitiva dai contribuenti. Quell’accordo inoltre non teneva in considerazione il già conclamato problema dei cambiamenti climatici che presto o tardi avrebbe potuto portare alla messa in discussione della produzione di energia da carbone. Ora, con la chiusura della centrale e il venir meno del “doping” dei certificati verdi il “castello” economico costruito intorno all’impianto di Ecoprogetto rischia di crollare. Del resto se il tanto decantato CSS fosse un combustibile così pregiato e conveniente, questo sarebbe sostenuto da una domanda di mercato che invece non c’è. Infatti ci troviamo nella situazione unica e paradossale in cui un produttore di “combustibile” per piazzare la sua merce è costretto a pagare gli acquirenti affinché lo ricevano e lo smaltiscano.

A fronte di questa situazione, con il nuovo impianto, Veritas continua a puntare sul CSS aumentando la produzione, e sull’incenerimento finalizzato alla generazione di energia elettrica “incentivata”, invece che su riduzione dei rifiuti, riciclo e energie rinnovabili pulite. Una scelta evidentemente assurda, senza futuro ed estremamente pericolosa i cui costi economici, ambientali e sanitari vengono già oggi scaricati sui cittadini. D’altra parte è ormai chiaro che l’investimento di circa 100 milioni di euro necessari per la realizzazione degli interventi proposti e autorizzati non sarà coperto con anticipo di capitale proprio (di Veritas o dei soci privati), ma tramite finanziamenti bancari e comunque attraverso il rincaro delle bollette.

Per mesi abbiamo chiesto di fermare l’iter di approvazione dell’inceneritore per discutere in modo approfondito su come ridurre la produzione dei rifiuti, migliorare la raccolta differenziata a Venezia e in molti Comuni dell’area metropolitana, per ragionare sulle alternative tecnologiche che consentono il recupero di materia anche dalle frazioni di rifiuto più difficili, in modo da chiudere davvero il ciclo dei rifiuti. La stessa Comunità Europea, con le nuove Direttive in materia di economia circolare (di recente recepite a livello nazionale), impone ai Paesi membri di svoltare con decisione verso questo obiettivo escludendo dal concetto di recupero l’incenerimento, che viene invece equiparato allo smaltimento in discarica; e ciò indipendentemente dal fatto che il calore prodotto in fase di combustione sia utilizzato o meno per la produzione di energia.

Regione, Comuni e Veritas hanno scelto di andare nella direzione diametralmente opposta, ora ciascuno deve assumersi la propria responsabilità di fronte alla comunità. Per parte nostra continueremo ad esercitare i nostri diritti di liberi cittadini, a smascherare le fandonie, e a difenderci dalla minaccia di questo ecomostro con tutti i mezzi a disposizione”.

Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Laboratorio Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera libera e pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Associazione Valore Ambiente, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Associazione Progetto Nascere meglio Mestre, Società della Cura Venezia, Casa del Popolo Cà Luisa, PFAS Land, Extiction Rebellion Venezia

 


logo_no_inceneritore

 

L’autorizzazione della Regione non ci ferma, la battaglia per bloccare l’inceneritore prosegue!!

Inoltriamo qui di seguito il comunicato stampa di oggi. Qui il link per vedere il servizio del TGR riguardante l’appello di oltre 60 medici e pediatri:

https://www.facebook.com/NoInceneritoreFusina/videos/939471219915438

E’ attiva la nuova pagina facebook: ogni giorno informazioni sulla vertenza, sul tema dei rifiuti del clima e della tutela dell’ambiente. Metti “mi piace” e aiutaci a diffondere i contenuti: https://www.facebook.com/NoInceneritoreFusina

 

 

Comunicato Stampa Congiunto 24 novembre 2020

Comitati denunciano: fanghi bruciati subito nell’inceneritore di Fusina

Fanghi contaminati da PFAS bruciati subito nell’inceneritore: 8000t nella linea L1, altrettanti nella linea L2

Si sgretolano fin da subito le promesse propagandistiche di Veritas, della Regione e dei Sindaci.

L’incenerimento dei fanghi è il vero business di questo impianto.

Comitati pronti a denunce e diffide per chi minaccia la salute dei cittadini.

“Fanghi contaminati da PFAS e da altre sostanze tossiche subito nel forno L1. Altro che principio di precauzione, qui si sperimenta sulla pelle delle persone. L’inceneritore di Fusina deve ancora partire ma il castello di fandonie costruito da Veritas e soci sull’assenza di rischi per la salute e sulla presunta eco-compatibilità dell’impianto si sta già sgretolando” questa la denuncia secca dei comitati e delle associazioni No Inceneritore a pochi giorni dalla pubblicazione dell’autorizzazione finale rilasciata dalla Regione Veneto.

Il Provvedimento autorizzativo unico regionale (PAUR), pubblicato nel bollettino ufficiale il 6 novembre scorso, parla infatti chiaro: oltre al CSS e ai rifiuti legnosi, nella linea L1 potranno essere bruciate 8000 ton/anno di fanghi di depurazione, e altrettanti nella linea L2 appena sarà pronta. Ma non basta, perché i fanghi, essendo rifiuti speciali, potranno arrivare anche da fuori Regione.

La decisione contenuta nel provvedimento smentisce nei fatti le promesse fatte dall’assessore regionale Gianpaolo Bottacin, il quale a luglio di quest’anno aveva dichiarato pubblicamente il blocco della linea L3 (in realtà solo posticipata), quella che da progetto sarebbe dedicata al trattamento ed essiccamento dei fanghi e dei percolati di discarica. La sospensione della Linea L3 era stata giustificata in pompa magna proprio per il fatto che l’incenerimento dei fanghi contenenti PFAS “è un’operazione che dovrà essere effettuata con tecnologie preventivamente validate dalla comunità scientifica nazionale” (comunicato nr. 1034/220 della Regione Veneto).

La questione era già stata posta dai comitati con le osservazioni allo Studio di Impatto Ambientale, evidenziando- documenti scientifici alla mano – come i famigerati PFAS siano sostanze molto pericolose per la salute e per l’ambiente, difficilmente scomponibili anche a temperature ben più elevate di quelle raggiunte negli inceneritori.

Gli approfondimenti svolti dai comitati fanno emergere chiaramente come il vero core-business dell’impianto di Veritas sia proprio l’incenerimento dei fanghi contaminati dai PFAS, un problema particolarmente grave in Veneto a causa dell’inquinamento di acque e suoli nei territori del vicentino, del padovano e del veronese provocato dall’azienda Miteni. In effetti, questo proposito risulta evidente non solo dalla lettura approfondita della documentazione progettuale, ma anche da dichiarazioni ufficiali rilasciate sia dal Presidente che dal Direttore di Veritas. Del resto, è un fatto che Veritas fa parte integrante di Vivereacqua, il consorzio dei gestori idrici del Veneto, che, come il Commissario delegato per l’emergenza PFAS, ha già espresso l’intenzione di risolvere il problema dei fanghi inquinati tramite incenerimento.

A pochi giorni dall’appello a fermare l’inceneritore e ad avviare i biomonitoraggi inviata da oltre 60 medici e pediatri al Presidente Zaia, il suo silenzio è un segno inequivocabile del reale livello di attenzione per la salute dei cittadini da parte della Regione Veneto, della maggior parte dei Sindaci metropolitani, e dei proponenti.

Pronta la reazione del fronte No Inceneritore: “Diffidiamo pubblicamente la Regione, Ecoprogetto Venezia e i Sindaci metropolitani a non avviare l’impianto e a non bruciare i fanghi. Chiediamo al Ministro dell’Ambiente di intervenire immediatamente e di adottare gli opportuni provvedimenti mantenendo fede agli impegni presi proprio sul tema dell’incenerimento dei fanghi. Quanto al bando pubblicato da Veritas per la realizzazione della linea L2, avvisiamo le ditte intenzionate a partecipare che riterremo responsabile anche chi assumerà l’incarico di costruire il nuovo forno. Agiremo in tutte le sedi legali per tutelare la salute del cittadini”.

 

Comitato Opzione Zero, Medicina Democratica, Assemblea contro il rischio chimico Marghera, Malacaigo, Ambiente Venezia, Ecoistituto Alex Langer, Eddyburg, Cobas autorganizzati Comune di Venezia, Laboratorio Venezia, Quartieri in Movimento, Mira 2030, FFF Venezia-Mestre, Forum dell’Aria, Comitato Difesa Ambiente e Territorio Spinea, Marghera libera e pensante, WWF Venezia, Comitato No Grandi Navi, Valore Ambiente Mirano, Associazione APIO onlus, Coordinamento associazioni ambientaliste Mares Mogliano, Casa del Popolo Cà Luisa, Eddyburg, Associazione nascere meglio Mestre

 

no_inceneritore

 

SECONDO APPELLO DEI PEDIATRI

Tre mesi fa come pediatri di Venezia, Mestre e Comuni limitrofi abbiamo rivolto alle Autorità Competenti un appello perché fosse fermato l’iter di approvazione per la messa in funzione a Fusina di tre inceneritori, dotati di una capacità molto superiore alle esigenze del nostro territorio. E questo in un momento in cui tutte le Nazioni cercano ed utilizzano vie alternative per lo smaltimento dei rifiuti, proprio perché sono noti gli effetti inquinanti della combustione (vedi Direttive U.E. 2008). Il principio di PRECAUZIONE, presente nella Dichiarazione di Rio del 1992 e ratificato dall’Unione Europea, si applica fino a quando il rischio di effetti negativi su ambiente e salute non possa essere escluso con certezza scientifica. Al momento gli studi sugli inceneritori di nuova generazione sono insufficienti, e comunque evidenziano già che al fine di ridurre le emissioni, le temperature devono essere più elevate, liberando particelle più piccole e quindi più pericolose. E quello che sappiamo con certezza è che i POPS (inquinanti persistenti non biodegradabili) prodotti dall’incenerimento vengono trasportati nell’aria anche molto lontano, vengono introdotti nel corpo umano con il respiro, l’acqua e il cibo, e una volta entrati vengono smaltiti dopo anni, e a volte mai. L’assorbimento comincia per il bambino già nel ventre materno, e prosegue dopo la nascita ed oltre l’adolescenza, con effetti tanto più devastanti quanto più l’organismo è in via di sviluppo. Infatti tra i molti EFFETTI NOCIVI ci sono quelli sul sistema nervoso, sul sistema endocrino (agiscono come ormoni, ingannando gli organi), sull’albero respiratorio ancora in formazione e in generale su tutte le cellule, creando le condizioni per i tumori che si svilupperanno nell’età adulta. Si calcola che il 25% degli adulti e il 33% dei bambini sotto i 5 anni sia affetto da patologie riconducibili a fattori ambientali, mentre 1 decesso ogni 4 viene attribuito al vivere o lavorare in ambiente malsano (dati del G7 Ambiente del 2017). Sappiamo che un’associazione locale di genitori, sostenuta da oltre 1000 firme, da tempo chiede invano che vengano eseguiti due BIOMONITORAGGI di facile realizzazione e di basso costo, per i quali sono già disponibili sia i volontari sia i laboratori attrezzati per l’esecuzione. Si tratta di verificare la presenza di diossina nel latte materno e di metalli pesanti nelle unghie dei bambini (come fatto recentemente per l’inceneritore di Forlì).

Questi dati sono indici sensibili del livello di inquinamento di un territorio ed è imprescindibile conoscerli prima di affrontare un nuovo possibile impatto ambientale.

Il 26/5/2020 più di 350 Organizzazioni di 90 paesi, che rappresentano OLTRE 40 MILIONI DI SANITARI di tutto il mondo, hanno inviato un appello ai leaders del G20 (tra cui il nostro ministro Conte) chiedendo che medici e scienziati, come erano stati ascoltati per l’emergenza COVID, fossero ora seguiti per l’emergenza di clima e inquinamento. La lettera dice che abbiamo affrontato l’epidemia con corpi già indeboliti dall’inquinamento e invita i governi ad un drastico cambio di rotta, citando espressamente gli inceneritori come causa di morte e malattia. Questo appello mondiale è stato firmato anche dalla FNOMCeO, la federazione che rappresenta TUTTI i medici italiani.

Ma nonostante le preoccupazioni espresse a livello mondiale l’iter per gli inceneritori procede inesorabilmente, in pieno agosto, verso l’approvazione.

Quindi come pediatri e medici sentiamo che il nostro dovere deontologico è avvertire la popolazione di quanto sta accadendo, e invitarla a porsi le nostre DOMANDE :

Perché questa fretta?

Perché si ignora il principio che la salute deve essere la priorità di qualsiasi amministrazione?

Perché si progettano impianti super-potenti, se si afferma di non volerli utilizzare?

Perché non si ascoltano proposte alternative, già applicate nel resto d’Europa?

Perché non vengono fatti i semplici biomonitoraggi chiesti dalle famiglie?

Cosa si teme di scoprire?

Invitiamo nonni e genitori, mentre guardano i loro bambini correre felici e inconsapevoli, a decidere di difendere la loro salute, attuale e futura.

 

PEDIATRI CHE ADERISCONO ALL’APPELLO 

Angela Barachino
Francesca Beccaro
Marina Beneforti
Silvia Callegaro
Camilla Caprioglio
Cinzia Cecchinato
Loredana Cosmo
Sandra Cozzani
Mario Cutrone
Cinzia Dario
Dania El Mazloum
Enrico Ferrara
Silvia Girotto
Lucia Magagnato
Lidia Marchesini
Maria Gabriella Medico
Paolo Monetti
Giovanni Montesanto
Silvia Palatron
Maria Pellosio
Caterina Pelloso
Giovanni Battista Pozzan
Paolo Regini
Maria Scalzone
Andrea Schiavon
Flavio Semenzato
Annarosa Tessari
Vittorio Urbani
Francesco Vidal

 

Copyrights © 2012-2015 by Opzione Zero

Per leggere la Privacy policy cliccare qui