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elettrodotto

 

 

Quando la lotta si conduce con intelligenza, passione e determinazione la lotta paga!
E’ questa la lezione che dobbiamo imparare a fronte delle due bellissime notizie.

 

  1. Elettrodotto Dolo-Camin: Terna e Regione si arrendono!

La prima riguarda l’elettrodotto Dolo-Camin, una delle storiche battaglie condotte dai comitati della Riviera del Brenta da oltre 10 anni: è appunto di ieri la notizia che Terna e la regione Veneto hanno firmato un accordo per l’interramento della linea da 380 Kw in alternativa al progetto aereo; così sarà anche per altri elettrodotti previsti in zona montana!

Nel momento in cui tutti cercano di prendersi il merito (Zaia in testa) è forse bene ricordare come è andata la storia.

Ad accendere per primi i riflettori sulla linea aerea Dolo-Camin furono il comitato di Vigonovo A. Canova, il circolo di Legambiente Sarmazza e il comitato di Paluello. Era il 2008, e quel progetto era solo uno dei tanti tra quelli pianificati dai Governi, dalla Giunta Regionale di Galan, Chisso e Zaia (Forza Italia + Lega), e pedissequamente accettati da molte amministrazioni comunali della Riviera del Brenta (sia di centro-destra che di centro-sinistra).

Li ricordiamo questi progetti: autostrada Romea commerciale, Veneto City, il nuovo casello ad Albarea, Città della Moda, camionabile sull’idrovia, polo logistico di Dogaletto, centro commerciale di Calcroci, e appunto l’elettrodotto. Si trattava, e si tratta, di un unico disegno che va sotto il nome di progetto strategico regionale “Bilanciere del Veneto”.

I vari comitati presenti sul territorio, tra cui molto attivo Opzione Zero che allora si chiamava Rete No Autostrada Romea, si unirono nel Coordinamento CAT e mettendo insieme le forze, a suon di proteste, di ricorsi, di denunce, di liste civiche fatte per far saltare questa o quella amministrazione comunale connivente, sono riusciti nel tempo a impantanare o anche a far cancellare tutti questi progetti.

L’elettrodotto è stato uno dei primi progetti ad essere aggrediti dopo che la Regione Veneto prima e il Governo poi avevano dato il loro ok a seguito di una valutazione di impatto ambientale molto discutibile. I comitati e i cittadini di Vigonovo e Saonara insieme a CAT decisero di fare ricorso al TAR del Lazio contro Terna, contro i ministeri competenti e contro la Regione Veneto. Il ricorso fu respinto ma, con grande sforzo economico, si decise di andare oltre e presentare ricorso anche al Consiglio di Stato, unendosi tra l’altro ai ricorsi di alcuni comuni della Riviera. Nel 2013 il Consiglio di Stato boccia Terna e dà ragione ai comitati.

E’ la prima grande vittoria. Ma Terna torna alla carica e presenta da lì a pochi anni lo stesso progetto. Solo che a quel punto tutte le amministrazioni in carica, tantissimi cittadini, nuovi e vecchi comitati fanno quadrato contro Terna e ancora una volta contro la Regione leghista, e proseguendo con tenacia la battaglia sono riusciti finalmente a vincere in modo definitivo.

 

  1. Autostrada Valdastico nord: stop dal Consiglio di Stato

Anche qui cittadini, comitati e amministrazioni della comunità della Valdastico e del Trentino sono in lotta da anni contro l’ennesima grande opera inutile, devastante, e generatrice di debito pubblico. Questa volta è il Comune di Besenello a fare ricorso e il Consiglio di Stato proprio ieri gli ha dato ragione che boccia la delibera CIPE di approvazione di una parte del progetto: l’opera non si può fare se non viene prima presentato un progetto unitario e se non c’è il via libera del preventivo del Trentino.

Si vedrà, visto che da poco è stato eletto presidente della provincia di Trento un leghista di origine veneta e visto che proprio la Lega è una dei partiti che più ha sostenuto il sistema perverso delle grandi opere sia al Governo che nelle regioni che da decenni amministra.

Le vertenze e i problemi sono ancora tanti, ma oggi festeggiamo anche noi insieme a tutti quelli che con coraggio si battono contro la devastazione e il saccheggio dei territori, contro un sistema ingiusto e insostenibile che sta conducendo il Pianeta intero verso un disastro di proporzioni incalcolabili.

Sabato 26 saremo a Roma per preparare la manifestazione nazionale del 23 marzo, e domenica 27 a Vicenza per discutere insieme a tanti altri comitati su come affrontare la crisi ambientale e climatica in modo concreto e fattivo.
Andiamo avanti!!

Comitato Opzione Zero

 

elettrodotto

 

COMUNICATO STAMPA OPZIONE ZERO

La commissione nazionale per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) ha definitivamente archiviato l’elettrodotto aereo tra Dolo e Camin voluto da Terna spa.

Il progetto aveva subito una pesante battuta di arresto già nel giugno 2013, quando  il Consiglio di Stato aveva dato ragione al ricorso dei comitati della Riviera del Brenta e di alcuni Comuni con il quale si puntava ad ottenere l’interramento.

La sentenza emessa dai giudici della sesta sezione imponeva di fatto a Terna spa di presentare un progetto completamente nuovo e un nuovo Studio di Impatto ambientale, oltre a eventuali altre osservazioni.

Nonostante formale richiesta, nessuna risposta è però giunta da Terna nei termini stabiliti per legge, e per questo motivo lo scorso 16 giugno la Direzione Generale per le Valutazioni e le Autorizzazioni ambientali con una nota ufficiale ha definitivamente archiviato il procedimento.

Ora per Terna è davvero tutto da rifare.

Intanto Opzione Zero intende chiedere l’immediato ripristino dei luoghi danneggiati dai vari cantieri aperti e poi abbandonati.

 

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COMUNICATO STAMPA OPZIONE ZERO 5 MAGGIO 2015

Scatta la campagna elettorale a Dolo, e come al solito è una ridda di dichiarazioni a buon mercato e di mistificazioni, soprattutto in tema di grandi opere.

Opzione Zero, chiamato direttamente in causa dalla Sindaca uscente, non ci sta e interviene in modo deciso per fare chiarezza a partire dai fatti e non dalle parole.

Il comitato rivierasco precisa: sulla Romea Commerciale non c’è stato alcun sostegno alla Giunta Gottardo, casomai è avvenuto il contrario. L’approvazione dell’ordine del giorno contro la nuova autostrada, approvato dal Consiglio Comunale di Dolo dopo che altri Comuni, a cominciare da Mira, si erano mossi per rompere il fronte del Sì, è stato un atto politico positivo, ma va precisato che quel documento è stato elaborato e proposto proprio da Opzione Zero, da sempre a favore dello stralcio integrale dell’opera indipendentemente dal tracciato. Prima di quel voto, la Sindaca di Dolo e la sua ex-maggioranza si erano espressi più volte contro l’attraversamento della Riviera, ma favorevolmente ad altre ipotesi di innesto verso Marghera o Spinea.

“D’altra parte – interviene il presidente di Opzione Zero Mattia Donadel – l’ordine del giorno sulla Romea Commerciale non basta a cancellare il decisivo via libera a Veneto City, duramente contrastata da tutti i comitati della zona, e nemmeno l’imposizione a suon di commissari del nuovo PATI che aggiunge cemento al cemento. L’unica nota di merito dell’amministrazione uscente è forse il sostegno al ricorso sull’elettrodotto contro Terna per elettrodotto Dolo-Camin, ma anche in questo caso va ricordato che senza la determinazione e il prezioso lavoro di inchiesta dei comitati, in particolare di quello di Vigonovo, nemmeno questa azione sarebbe andata in porto.”

Rebecca Rovoletto e Lisa Causin, portavoce del comitato, aggiungono: “Molto ambigua è anche la posizione della lista Dolo Democratica: nel programma si parla genericamente di contrarietà alle grandi opere e al consumo di suolo, ma ogniqualvolta c’era da prendere posizione in modo netto e vincolante, gli esponenti della lista hanno trovato il modo di smarcarsi. La dimostrazione sta nel fallimento delle trattative con il gruppo de “Il Ponte del Dolo” causato, tra le altre cose, dal rifiuto del PD di inserire tra i punti programmatici la cancellazione del casello di Albarea (funzionale a Veneto City) e il ritiro definitivo della Nuova Romea in luogo di un più vago riferimento ad evitare l’attraversamento della Riviera. D’altra parte si sa che proprio sulla Orte-Mestre, nonostante lo stop temporaneo imposto dal ministro del Rio dopo l’inchiesta della Procura di Firenze, buona parte del PD veneto e emiliano, oltre che nazionale, continua ad avere un orientamento più che favorevole.”

In ogni caso sulle elezioni a Dolo Opzione Zero ha le idee chiare: il comitato sosterrà in modo diretto la lista Ponte del Dolo e il candidato Sindaco Giorgio Gei, in continuità con un percorso di laboratorio civico iniziato cinque anni fa, che, grazie alla buona sinergia trovata tra le diverse componenti, si è dimostrato positivo ed efficace, non solo in tema di difesa del territorio e della salute. A rimarcare questa scelta la decisione di candidare in lista cinque dei propri attivisti dolesi; questi i nomi: Francesco Ceoldo, Arianna De Monte, Marina Doni, Giacomo Mescalchin, Eugenio Moro.

 

Si vota con il sistema maggioritario anche se i residenti sono più di 15 mila. Territorio e cemento i problemi immediati

DOLO – Sette candidati, quattro uomini e tre donne, alla conquista della poltrona di sindaco di Dolo. Sono state ufficializzate ieri le candidature per le elezioni comunali in programma il 31 maggio. Il comune di Dolo ha una popolazione di 15 mila abitanti ma deve votare con il sistema maggioritario per i comuni con popolazione inferiore ai 15 mila abitanti visto che nell’ultimo censimento era sotto a quella cifra. Alle urne saranno chiamati 12.135 abitanti, 5.850 uomini e 6.285 donne.

A presentarsi saranno ben sette liste, record assoluto per Dolo e segno della frammentazione che si è avuta in questi anni in particolar modo nel centrodestra.

Si ricandida il sindaco uscente Maria Maddalena Gottardo, 53 anni quadro dirigenziale in una banca, con la lista civica Maria Maddalena Gottardo Sindaco.

Il suo avversario sulla carta più quotato è Alberto Polo, 40 anni impiegato di una fondazione a Venezia, che si presenta con la lista civica Dolo Democratica che ha anche il sostegno del Pd.

Altra candidata è Valentina Peruzzo, 30 anni commerciante nel settore della telefonia, che ha il sostegno del Movimento 5 Stelle.

Altra conferma è quella di Giorgio Gei, 54 anni commerciante nel ramo dell’informatica, che si ripresenta con la lista Il Ponte del Dolo che ha l’appoggio di Sel, Comunisti Italiani, Comitati e società civile.

Ci sarà poi Elisabetta Ballin, 48 anni libero professionista e assessore uscente all’urbanistica, che corre con la civica Dolo è Tua.

Presente anche la Lega Nord che candida Antonio Di Luzio, 54 anni impiegato bancario ed ex sindaco di Pianiga.

La sorpresa è la lista “Dolo per Fare” composta dal gruppo dolese dei Tosiani che presenta Marco Cagnin, 49 anni, ingegnere.

Come si è arrivati a tutto questo. Nel centrosinistra Alberto Polo ha incassato l’appoggio del direttivo Pd, che lo ha preferito all’ex sindaco Claudio Bertolin, e poi ha iniziato a lavorare per la civica Dolo Democratica.

Il Ponte del Dolo, dopo vari incontri con il gruppo di Polo, ha deciso di ripresentarsi da solo con lo stesso simbolo e candidato del 2010.

Percorso solitario per i grillini che hanno puntato sulla giovane Valentina Peruzzo.

Più tumultuoso il percorso nel centrodestra. Il sindaco Gottardo ha deciso di ricandidarsi ma ha perso l’appoggio della Lega Nord, e degli assessori Elisabetta Ballin, rappresentante di Forza Italia, che ha deciso di correre da sola e degli assessori Alessandro Ovizach e Antonio Pra che non si presenteranno.

C’è poi il capitolo Lega che vede la candidatura di Antonio Di Luzio cui però si contrappone la lista dei Tosiani con Marco Cagnin.

Tra i candidati consiglieri ci sono nomi noti e sorprese: Emanuele Corrado Gaspari, ex assessore del Pd con Bertolin, sosterrà Gottardo; la presenza di Pietro Martire, ex calciatore rimasto in sedia a rotelle dopo un infortunio di gioco e molto attivo nel sociale, e di Nicola Bisso, calciatore ex bomber del Dolo.

Molti i nodi cruciali della campagna elettorale. In primis le infrastrutture e i grandi progetti come Veneto City, la Romea Commerciale, la Camionabile sull’Idrovia e l’elettrodotto ad alta tensione Dolo – Camin oltre al Pati che in questi mesi ha visto anche un ricorso al Tar.

Giacomo Piran

 

Annuncio di dal corso

MARGHERA «Purtroppo il Comune è commissariato e la Regione, in campagna elettorale, non ne vuole sapere di fare i conti con i cittadini di Marghera e con le promesse fatte», dice il presidente della Municipalità, Flavio Dal Corso, reduce da un incontro con dirigenti del Porto e della Regione.

«Noi pretendiamo che gli interventi previsti vengano mantenuti e completati», aggiune Dal Corso, «a cominciare da quelli per migliorare e mettere in sicurezza le strade e l’assetto idraulico del nostro martoriato territorio».

La bufera dell’ultima tangentopoli del Mose ha spazzato via anche l’Accordo di programma per il Vallone Moranzani, siglato nel 2008 da tutte le istituzioni locali e dal Porto.

Il governatore uscente, Luca Zaia, non ne vuole sapere di rilanciarlo – per il bene della laguna e dei cittadini come era nello spirito dell’Accordo di programma – e ha stoppato il suo assessore, Massimo Giorgetti, che stava tentando di riannodare i fili del discorso con i vari soggetti firmatari per arrivare ad un tavolo di confronto in Regione capace di far ripartire, almeno in parte, le opere previste nell’Accordo per il Vallone Moranzani.

Era prevista la realizzazione di una mega-discarica nell’area Moranzani (già piena di discariche sotterrate) per mettere in sicurezza i fanghi inquinati scavati dai canali e, come contropartita, si sarebbero realizzate una serie di opere idrauliche, stradali, perfino un parco da 200 ettari e l’interramento dei tre elettrodotti di Terna.

«I cittadini, con l’Agenda 21, sono stati coinvolti per anni nella progettazione e nella realizzazione degli interventi sul territorio. Non si possono scaricare come sta facendo Zaia. A questo punto sarà la nostra Municipalità di Marghera a convocare, a metà aprile, un’assemblea pubblica in municipio a cui inviteremo anche la Regione e il Porto».

(g.fav.)

 

Nuova Venezia – Idrovia, un futuro con la ferrovia accanto

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15

gen

2015

A Mira i comitati cantano vittoria: «Ora la camionabile è diventata finanziariamente impossibile»

MIRA « L’idrovia Padova Venezia? Sarà un canale scolmatore , con una ferrovia accanto». A denunciarlo è il presidente del comitato “Brenta Sicuro”, Marino Zamboni, che spegne gli entusiasmi di chi ritiene la camionabile o qualsiasi opera a fianco della futura idrovia ormai stralciate. A spiegare ciò che ha in testa la Regione ci ha pensato a dire il vero direttamente l’assessore all’ambiente il leghista Maurizio Conte. «A breve», ha detto Conte dal suo profilo facebook, «ci sarà una conferenza dei servizi con i sindaci del territorio, ci confronteremo con l’Interporto di Padova e il Porto di Venezia sul dimensionamento dei natanti per il trasporto merci. La camionabile? Stralciata, meglio un collegamento su rotaia».

A dar manforte a Conte anche il consigliere regionale Pd Piero Ruzante che in una conferenza dei servizi a Saonara, ha detto sull’idrovia «che le strutture esistenti (cioè i ponti) vanno adeguate, rifatte e sul percorso dell’idrovia potrebbe starci una linea ferroviaria».

Zamboni va nel dettaglio: «L’opera si finanzia in project financing con i pedaggi del solo percorso “camionabile” cioè dall’Interporto di Padova al polo logistico di Dogaletto. Il parere legale dato sulla possibilità di stralciare la camionabile, stride con l’impossibilità da parte degli azionisti del Grap di rientrare dei costi con i pedaggi stessi (che non esisterebbero con lo stralcio della camionabile). Infine il prossimo 10 febbraio l’assemblea della Grap spa, delibererà un nuovo esborso degli azionisti per 750.000 euro. Per qual motivo gli azionisti dovrebbero sborsare altri soldi se non hanno poi la possibilità di rientrare in questo (e i precedenti ) investimenti?».

Cantano vittoria invece i comitati Opzione Zero. Per Rebecca Rovoletto e Lisa Causin, portavoce di Opzione Zero: «Lo stralcio della camionabile è importante perché così viene a mancare uno degli assi di sviluppo più importanti del cosiddetto “Bilanciere del Veneto”, il progetto strategico regionale che tra autostrade e gigantesche urbanizzazioni speculative voleva stringere la Riviera del Brenta in un groviglio di cemento e asfalto. La lotta portata avanti dai comitati in questi anni è stata decisiva per salvare la Riviera: perché infatti oltre alla camionabile sono ormai “impantanati” anche Polo Logistico, Veneto City, Città della Moda, elettrodotto Terna e Parco Commerciale di Calcroci. Resta da abbattere il mostro più grande: la Orte-Mestre».

Alessandro Abbadir

 

Nuova Venezia – Vallone Moranzani, Giorgetti incontra Terna

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19

dic

2014

Interramento degli elettrodotti, l’assessore regionale sollecita all’azienda un nuovo piano

Nel quadro del mandato ricognitivo sullo stato di applicazione dell’Accordo di Programma per il Vallone Moranzani, l’assessore Massimo Giorgetti, che ha avuto un apposito mandato dalla giunta regionale di Luca Zaia, ha incontrato ieri i rappresentanti di Terna spa.

Alla società che gestisce la rete di trasmissione elettrica a livello nazionale, l’assessore Giorgetti ha sollecitato la presentazione di un nuovo progetto per l’interramento degli elettrodotti che attraversano il Vallone Moranzani dove, in base all’accordo sottoscritto nel 2008 da Comune, Provincia, Regione, Governo, Magistrato alle Acque, Autorità Portuale, Terna, Consorzio Acque Risorgive, ci sarà la grande discarica che dovrebbe ospitare, in sicurezza permanente, i fanghi inquinati che ancora devono essere scavati dal fondo dei canali industriali.

L’interramento di queste linee elettriche è inserito nel più ampio progetto di Terna per la razionalizzazione degli elettrodotti tra Padova e Venezia che aveva avuto il via libera del ministero dell’Ambiente ma che poi era saltato dopo che il Consiglio di Stato aveva bocciato sia l’intero progetto per un palo elettrico di sostegno, troppo vicino a villa Sagredo a Vigonovo, sia la successiva richiesta di Terna di poterlo correggere per evitare una nuova progettazione e un nuovo e lungo iter autorizzativo.

«Con i rappresentanti di Terna», ha riferito l’assessore Giorgetti, «ho avuto solo un primo incontro. Continueremo a lavorare, con un apposito incontro tecnico che abbiamo fissato con Terna per il 23 dicembre prossimo, al nuovo progetto, contando anche su un fattivo impegno del ministero dell’Ambiente per far sì che la procedura di valutazione ambientale venga realizzata nei tempi previsti dalla legge che, lo ricordo, corrispondono a sei mesi».

Terna non ha ancora chiarito se il nuovo progetto prevederà, come quello precedente, l’interramento di tutti e tre i suoi elettrodotti o se, invece, proporrà interventi diversi che potrebbero, nel caso, escludere solo l’interramento parziale di uno dei tre.

Gianni Favarato

 

Il neoassessore regionale: «Voglio capire chi non rispetta gli impegni, poi convocherò il tavolo»

Martedì prossimo, 16 dicembre, all’ordine del giorno della prevista seduta della Giunta regionale, oltre alla delibera di adesione della Regione Veneto al nuovo Accordo di Programma per Porto Marghera, ci sarà anche una seconda e speciale delibera su un altro importante accordo di programma che riguarda il cosiddetto Vallone Moranzani. Nella sua prossima seduta la Giunta, presieduta da Luca Zaia, conferirà all’assessore Massimo Giorgetti una sorta di “poteri speciali” al fine di avviare incontri «ricognitivi per verificare lo stato di applicazione dell’Accordo di Programma per il Vallone Moranzani» con tutti i soggetti (Comune, Provincia, Regione, Governo, Magistrato Acque, Autorità Portuale, Terna, Consorzio Acque Risorgive) che lo hanno firmato nel 2008.

Si tratta di un accordo molto complesso del valore di oltre 900 milioni di euro e un cronogramma di apertura e completamento dei cantieri puntuale e dettagliato che ha cominciato ad arenarsi da oltre un anno. Giorgetti, del tutto nuovo in materia (il governatore Zaia gli ha conferito le deleghe relative a Porto Marghera solo poche settimane fa) vuole capire il perché dello «stallo», seguito dal mancato completamento del previsto risanamento dei canali nei cui i fondali ci sono ancora grandi quantità di sedimenti inquinati (4 milioni di tonnellate) accumulati nel corso degli anni e che, se non rimossi, continuano a contaminare la laguna e il mare, in palese violazione delle normative europee in materia.

Poi è arrivato lo stop del Consiglio di Stato al progetto di Terna spa per l’interramento delle linee aeree nell’area del Vallone Moranzani, già imbottita di discariche tossiche di origine industriali e destinata a diventare una mega discarica controllata e in sicurezza che sarebbe destinata a diventare un grande parco urbano lineare di 200 ettari, collegato a SanGiuliano.

Infine, nell’estate scorsa è uscito di scena dell’ex assessore Renato Chisso e un alto dirigente della Regione che seguivano in prima persona tutti i molteplici aspetti dell’Accordo Moranzani che era stato firmato soltanto dopo il via libera dato dai residenti di Marghera e Malcontenta, con un apposito referendum.

La peculiarità dell’Accordo era che in cambio della mega discarica di fanghi che sorgerebbe nel vallone Moranzani, si sarebbero realizzate una serie di importanti opere viarie, idrauliche, ambientali e paesaggistiche che solo in parte, sono state inserite tra i progetti inclusi nel nuovo Accordo di Programma per Porto Marghera che dovrebbe essere firmato prima di Natale o subito dopo al ministero dello Sviluppo Economico.

«Ho già cominciato a sentire i i soggetti in questione _ spiega l’assessore Massimo Giorgetti _ voglio accertare lo stato di esecuzione dei loro impegni, previsti nell’Accordo Moranzani e avere una spiegazione del perché non sono stati mantenuti».

«Per esempio – continua l’assessore – vorrei capire da Terna perché non ha presentato un nuovo progetto per gli elettrodotti a Malcontenta e dal Magistrato alle Acque lo stato perchè non sono stati scavati i fanghi nelle quantità previste. E Veritas, che fa capo al comune di Venezia, deve spiegare perché non sono stati realizzati i collegamenti con il depuratore di Fusina degli scarichi delle acque piovane delle Prima Zona industriale e aree del Parco Vega e, inoltre, perché non è stato riavviato l’inceneritore di fanghi Sg31».

Completate queste prime verifiche bilaterali , Giorgetti è intenzionato a «convocare un tavolo generale con tutti i soggetti per eventuali modifiche da apportare all’Accordo del 2008 e, naturalmente, coinvolgere anche la popolazione con il riavvio dell’Agenza 21».

(g.fav.)

 

Lo stop del Vallone Moranzani finirà sul tavolo dei Ministri dell’Ambiente e del Tesoro. A loro, il senatore Felice Casson chiederà, con un’interpellanza parlamentare, di intervenire perché gli enti che, nel 2008, hanno sottoscritto l’Accordo di Programma rispettino gli impegni assunti allora. E non mandino in frantumi il sogno del risanamento ambientale. Questo l’impegno che Casson ha comunicato ieri durante l’incontro pubblico «Riprendiamoci il Vallone», organizzato ieri dai circoli di Malcontenta e di Marghera del Partito Democratico.

«Il patto stipulato è stato disatteso in maniera grave: il problema è che accordi di questo genere non creano presupposti giuridici che impongano ai vari soggetti di rispettare quanto promesso. A farne le spese,- ha sottolineato Casson al Canevon – sono sempre i cittadini. Gli enti, da Terna all’Autorità Portuale, invece, devono essere richiamati ai loro obblighi sociali nei confronti della cittadinanza. Bisogna richiamare alle sue responsabilità la Regione che non può sottrarsi agli impegni perché un dirigente e un assessore sono stati arrestati per la vicenda Mose. Deve garantire i suoi impegni».

Sul fronte regionale, si muoverà anche il consigliere Lucio Tiozzo che ha già presentato un’interrogazione all’assessore ai Lavori Pubblici Massimo Giorgetti, neoincaricato da Zaia della vicenda Vallone, le cui tappe sono state illustrate, in apertura di assemblea, dal portavoce della delegazione di zona di Malcontenta Dario Giglio, relatore dell’assemblea – cui è intervenuto anche il presidente di Marghera Flavio Dal Corso – insieme al segretario del Pd di Marghera Tonino Cossidente e a Marco Rizzetto. «Marghera e Malcontenta – ha sottolineato Cossidente – hanno dimostrato di poter stoppare progetti deleteri per il territorio come il potenziamento di Alles. Che la Municipalità coordini la mobilitazione di associazioni, partiti e cittadini che devono unire le forze per evitare lo scempio ambientale che avverrebbe nel caso il progetto Vallone non fosse condotto a termine.»

 

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